Ogni giorno nel campo delle fonti energetiche alternative, qualche ricercatore compie un passo in avanti per migliorare e rendere più efficienti i metodi per produrre energia e riuscire a produrla a costi più contenuti e soprattutto in modo eco-sostenibile.
Arriva questa volta dai ricercatori del Georgia Institute of Technology e della Purdue University che, congiuntamente, hanno brevettato un metodo per costruire cellule solari partendo da substrati di nanocristalli di cellulosa (CNC) ricavati dagli alberi o altre piante. Un ulteriore vantaggio deriva dal fatto che queste cellule organiche sono assolutamente biodegradabili e quindi riciclabili rispetto alle celle di plastica o altri derivati del petrolio.
Il principio di funzionamento è come quello che accade normalmente nelle piante. Lo strato di origine vegetale, come una foglia, filtra la luce facendola assorbire dallo strato sottostante. Nel caso della cella solare il substrato è un semiconduttore organico.
Questa nuova tecnologia consente al momento un’efficienza di conversione della luce solare di appena il 2,7%, contro il 10-20% delle celle attualmente in uso, ma i ricercatori sono fiduciosi poiché questa è la resa più alta mai ottenuta con materiali rinnovabili di origine naturale. L’obiettivo è raggiungere o superare un’efficienza pari a quella degli altri materiali non naturali.
Vi ricordate? L’anno scorso abbiamo già parlato di questo argomento [vedi: “IBM: le 5 innovazioni che cambieranno il mondo“] e trattandosi di un argomento esclusivamente tecnologico, trova posto sulle nostre pagine di pieno diritto. Si tratta dell’annuale manifestazione indetta dal gigante tecnologico americano IBM, con la quale Big Blue elenca le cinque innovazioni che potrebbero essere in grado di cambiare il modo di lavorare, vivere e divertirsi. La selezione delle 5 innovazioni si basa sulla ricerca condotta da IBM a livello mondiale per scoprire, in ogni angolo del pianeta tecnologie emergenti, tendenze sociali e di mercato che possono realizzare queste trasformazioni. Quest’anno, Big Blue ha cercato queste innovazioni in quello che viene definito “cognitive computing“. IBM ė infatti convinta che questo sarà l’anno delle macchine in grado di apprendere, adattarsi, iniziare a percepire il mondo così com’è realmente. Quindi, le innovazioni sono state ricercatore facendo riferimento ai sistemi di percezione umani, cioè i sistemi sensoriali di cui è dotato: olfatto, tatto, gusto, udito e vista.
Il cognitive computing, rappresenta il passo avanti tecnologico verso sistemi che potranno aiutarci nel lavoro e nelle attività quotidiane. Ci aiuterà a pensare, ma non penserà per noi. Ci aiuterà a informarci e ci fornirà informazioni più precise e pertinenti, consentendoci di migliorare la nostra esistenza e di abbattere ogni tipo di barriera (linguistica, razziale, geografica, ecc.).
TATTO
Toccare attraverso il cellulare.
La sfida è grande, ma pare che le tecnologie aptiche e grafiche, siano mature per questo salto tecnologico. nei prossimi 5 anni assisteremo ad una rivoluzione di alcuni settori della manifattura e non solo. Attraverso il sistema delle vibrazioni di cui sono dotati i nostri cellulari, sarà possibile simulare le caratteristiche di una superficie. In pratica, il nostro cellulare vibrerà in maniera differenziata a seconda il tipo di tessuto che stiamo toccando, simulandone al tatto la differenza. Per cui, le vibrazioni saranno diverse se il tessuto da simulare è seta oppure lino, trasferendo ai recettori sensoriali posti sulle nostre dita il senso di quello che stiamo toccando. Sarà quindi possibile scegliere un tessuto dall’altra parte del mondo e scegliere anche la trama virtualmente, visualizzando il colore e la tessitura. Già tecnologie simili esistono nel campo video ludico, dove lo spettatore giocatore viene immerso in una dimensione quadrimensionale. Oggi si stanno sviluppando applicazioni per il retail, la sanità ed altri settori, utilizzando tecnologie aptiche, sensibili alla pressione e a raggi infrarossi. Secondo IBM, questa tecnologia diventerà onnipresente nella nostra quotidianità, trasformando i telefoni cellulari in strumenti per l’interazione naturale e intuitiva con il mondo che ci circonda.
VISTA
Dal pixel un mondo di informazioni.
Scattiamo 500 miliardi di foto l’anno. Ogni minuto vengono caricate su YouTube 72 ore di video. Secondo le previsioni, il mercato globale della diagnostica per immagini crescerà a 26,6 miliardi di dollari entro il 2016. Oggi i computer comprendono le immagini solo in base al testo che utilizziamo per taggarle o intitolarle; la maggior parte delle informazioni – l’effettivo contenuto dell’immagine – è un mistero. Nei prossimi cinque anni, i sistemi saranno in grado non solo di guardare e riconoscere il contenuto delle immagini e dei dati visivi, ma trasformeranno i pixel in significato, iniziando a capirne il senso, così come un essere umano vede e interpreta una fotografia. In futuro, funzionalità simili a quelle del cervello consentiranno ai computer di analizzare caratteristiche come colore, modelli di struttura o informazioni sui margini e di estrarre elementi di conoscenza dai supporti visivi. Ciò avrà un impatto profondo su settori quali la sanità e l’agricoltura. Entro cinque anni, queste funzionalità saranno messe in pratica nel settore sanitario, dando un senso agli enormi volumi di dati medici, come risonanze magnetiche, TAC, radiografiche e immagini ecografiche, per acquisire informazioni adattate a una particolare area anatomica o a una patologia. Gli elementi critici in queste immagini possono essere impercettibili o invisibili all’occhio umano e richiedono una misurazione attenta. Essendo addestrati a discriminare che cosa cercare nelle immagini – ad esempio distinguendo il tessuto sano da quello malato – e mettendolo in correlazione con la cartella clinica del paziente e la letteratura scientifica, i sistemi in grado di “vedere” aiuteranno i medici a rilevare i problemi con maggiore velocità e accuratezza.
UDITO
Dai suoni alle emozioni.
IBM è sicura di questo, cioè che i computer del prossimo futuro, saranno in grado attraverso sofisticati sistemi di percepire, comprendere e tradurre ogni tipo di suono. Per cui, ad esempio, comprendere i lamenti di un neonato, sarà tradotto in linguaggio comprensibile dagli adulti. I computer interpreteranno ogni tipo di lamento e legandolo ad altre informazioni sensoriali o fisiologiche, come frequenza cardiaca, polso e temperatura, saranno in grado di dirci di cosa ha bisogno il bambino. Il sistema registrerà i suoni e ogni volta che si troverà di fronte ad uno nuovo, lo confronterà con gli altri, lo immagazzinerà in una banca dati e trarrà informazioni per la sua successiva interpretazione. Ad esempio, gli scienziati della IBM, stanno monitorando i suoni che i sistemi di sfruttamento dell’energia dal moto ondoso provocano nelle profondità marine, cioè se questi apparecchi, modificano o disturbano in qualche modo l’ecosistema marino.
GUSTO
Mangiare intelligente.
Sistemi complessi uniranno la chimica dei composti alimentari con la psicologia dei sapori. Ciò che piace verrà correlato con la sua composizione chimica. Dal confronto di questi dati con milioni di ricette questo sistema diverrà creativo, capace di associare chimicamente cibi e sostante che piacciono, aiutando nella scelta e nella combinazione infinita di ingredienti e prodotti. I computer, saranno in grado di analizzare algoritmicamente la composizione dei cibi e associarle ai motivi per cui alcune persone li associano ai cibi preferiti. Inoltre, più importante, i computer saranno in grado di determinare automaticamente i cibi migliori per le nostre specificità, ossia i cibi più sani e quelli più indicati per una corretta alimentazione del nostro corpo. Tutto ciò prediligendo le sostanze che noi associamo con le più buone o le preferite. Ad esempio, per malati di diabete, il sistema potrà trovare ricette e sapori piacevoli, ma capaci anche di tenere sotto controllo i livelli glicemici.
OLFATTO
Computer olfattivi.
Nel corso dei prossimi cinque anni, minuscoli sensori incorporati nel computer o nel cellulare rileveranno se state per prendervi un raffreddore o un’altra malattia. Analizzando odori, biomarcatori e migliaia di molecole nel respiro di una persona, i medici avranno un aiuto per la diagnosi e il monitoraggio dell’insorgenza di disturbi e malattie. I computer, saranno in grado di rilevare in un ambiente batteri resistenti o pericolosi per la salute umana, avvisando prontamente chi soggiorna nello spazio circostante. Pensate quali vantaggi per chi lavora in ambienti ricchi di possibili contatti con batteri patogeni come gli ospedali o i presidi medici. Secondo IBM, questa tecnologia “annuserà” le superfici per rilevarese sono state igienizzate. Utilizzando wireless mesh network, i dati su varie sostanze chimiche saranno raccolti e misurati dai sensori e apprenderanno e si adatteranno nel corso del tempo. In ambiente urbani questa tecnologia potrebbe aiutarci a mantenere pulite le nostra città, indicandoci il grado di inquinamento e le procedure da attivare per migliorare la situazione.
Anche quest’anno IKEA e LegaAmbiente, come l’anno scorso, propongono un concorso-gioco a premi per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado (medie) e delle scuole primarie (elementari) per gli anni quarto e quinto. Il concorso è ispirato alla eco-sostenibilità, al risparmio energetico e all’utilizzo e riciclo di tutte le risorse.
Il concorso, che mira a sensibilizzare gli adolescenti al risparmio e all’uso consapevole delle risorse, si svolge con modalità adatte ad un pubblico di questa età. Infatti, ci si immergerà nello spirito del gioco costruendosi un “avatar”, un robottino le cui sembianze saranno create con fantasia dagli alunni utilizzando elementi classici del design Ikea. Dovremo scegliere la testa, il viso, braccia e gambe, il corpo del nostro protagonista virtuale.
Poi, il nostro robottino (noi) si confronterà con il gioco vero e proprio. Dovremo fargli eseguire un TEST per poi partecipare alla gara vera e propria.
Ebbene si, proprio di una gara si tratta; e di una gara a squadre. Infatti, io ho già provveduto a iscrivere le classi e fornirò a ciascuno studente un codice di accesso per poter partecipare all’interno del gruppo di appartenenza. La gara prevede il confronto per classi, quindi la partecipazione di tutti indistintamente e in maniera corretta; questo consentirà alla classe di guadagnare punti che la metteranno a confronto con le altre classi nazionali per il premio generale e quelle regionali per il premio assegnato alla propria regione.
Premere sul pulsante ACCEDI per gli studenti; si avrà accesso alla pagina di registrazione al sito. Basterà inserire il codice che vi fornirò in classe e inventarvi un nickname per poter partecipare.
Una volta dentro, seguite le indicazioni, molto semplici, divertitevi a costruire il vostro robottino-avatar e allenatevi partecipando al test (vi viene indicato in alto a destra con un’apposita icona).
Sarete pronti alla gara. Mi raccomando, partecipate solo quando siete tranquilli e quando nessuno vi disturba in modo da poter essere rapidi, concisi e precisi. Infatti, i punteggi migliori si raccolgono rispondendo esattamente, ma anche velocemente. Finiti i test, dovrete cliccare sul pulsante rosso “Partecipa al Gioco”. Verrete portati nell’area gioco. Sceglierete 3 ambienti della casa e risponderete velocemente a 7 domande per ogni ambiente. Ricordatevi, inoltre, che non partecipate per voi stessi, ma per la classe, quindi il vostro punteggio si andrà a sommare a quello dei vostri compagni e farà media per il punteggio finale complessivo.
Per concludere, in bocca al lupo a tutti e ricordate che ciascuno dovrà partecipare entro e non oltre il 22 aprile e eseguire 3 diversi test prima di aver concluso la gara. FATE ATTENZIONE, I TEST DELLA GARA SONO 3 COME I TEST E BISOGNA FARLI TUTTI per guadagnare il punteggio.
Nella guerra degli smartphone, ogni giorno un nuovo elemento o un nuovo componente rivoluzionario viene annunciato. Questo segmento dell’informatica di consumo è diventato il terreno della sperimentazione dove tutti si confrontano per raggiungere il primato tecnologico. E dopo l’annuncio del Galaxy S4 da parte di Samsung è Apple questa volta a muoversi su più fronti per contrastare la concorrenza del nemico coreano. Dopo l’iWatch, sempre più insistenti voci sui nuovi iPhone di prossima generazione. Questa volta il rumour è sulla scelta del vetro da utilizare per i display del melafonino. Secondo Eric Virey, un analista di Yole Développement pare che Apple potrebbe utilizzare per il nuovo iPhone il vetro denominato zaffiro. Si tratta di un materiale dalle caratteristiche incredibili, inscalfibile (tranne che dal diamante e pochi altri materiali) ed è molto più duro del Gorilla Glassdell’attuale iPhone.
Questo materiale è già largamente in uso in apparecchiature di fascia alta come gli orologi da collezione o come già fa la stessa Apple per coprire l’obiettivo della propria videocamera sull’iPhone. Il problema per un uso su larga scala è il costo di produzione. Mentre ha poca importanza per gli orologi preziosi che, essendo di per se molto costosi, non scoraggiano i produttori a utilizzarli nei loro prodotti, ma il problema del prezzo si pone per i prodotti di fascia consumer come i cellulari. Infatti, il vetro Zaffiro, costa circa 10 volte di più del gorilla glass, ma visti i numeri che macina Apple, questa potrebbe ottenere importanti sconti e far si che il prezzo del prodotto si abbassi molto rapidamente.
Questo semplice annuncio ha scatenato una quantità enorme di rumours sulla rete. Pare infatti che ricercatori americani, ma anche coreani e russi, siano al lavoro per produrre nuove generazioni di vetro zaffiro ultra sottile e con processi di produzione decisamente meno costosi (circa 3 volte soltanto un vetro gorilla glass). La GT Advanced Technologies, un’azienda di Nashua in New Hampshire negli Stati Uniti, sarebbe già in uno stato avanzato nella produzione proprio di questi pannelli di vetro da poter utilizzare come schermo touch per gli smartphone di prossima generazione.
Non si sa se sarà Apple ad annunciare il primo prodotto con questa nuova tecnologia, perché anche Google pare sia interessata anch’essa a questo prodotto per il suo futuro telefonino chiamato (per ora) Google X Phone che dovrebbe vedere la luce alla fine di quest’anno.
Google X Phone
Noi di educazionetecnica.com come sempre vigileremo e racconteremo di ogni novità in tal senso. Restate in linea.
L’impianto fognario cittadino, è costituito da un sistema di condotte sotterranee che porta gli scarichi luridi (liquami) dalle nostre case fino al depuratore per poi riversarle nuovamente in mare, in un percorso virtuoso che se correttamente effettuato, garantisce la sicurezza e la salubrità dei nostri mari. Ma andiamo a vedere di cosa si tratta e come funziona.
IMPIANTO DI SCARICO E FOGNARIO
Immagine tratta dal libro TECNOLOGIA del porf. Gianni Arduino
L’impianto idrico-sanitario di cui abbiamo già parlato, trova il suo naturale completamento nell’impianto di scarico e poi nella rete fognaria comunale oppure in una vasca biologica di scarico, chiamata imhoff. In pratica, le acque luride e le acque bianche scaricate dal nostro impianto, vengono convogliate in un grande tubo di scarico, chiamato colonna montante che porta tali scarichi (liquami), tramite tubature del diametro di circa 70 cm realizzate in grès, ad un canale in cemento che costituisce la condotta principale del sistema fognario. Tale canale si trova a circa 3 metri di profondità sotto le nostre strade e ha un diametro compreso tra i 3 e i 4 metri. Tale condotta porta gli scarichi fino al depuratore. Ma seguiamo il percorso degli scarichi dal nostro alloggio fino alla fine del suo percorso, cioè in mare.
Le condotte principali, raccolgono, percorrendo le nostre strade, tutti gli scarichi sia che essi provengano dai nostri impianti sanitari che dai pluviali (scarichi acque piovane) o dalle caditoie lungo i margini stradali. Il sistema fognario, funziona per gravità, quindi necessità di essere realizzato con apposite differenze di quota.
Quindi le tubature, debbono essere poste tutte in pendenza, con un dislivello non inferiore al 2% e ogni tanto, sistemi di sollevamento, riportano in alto i liquami per fare in modo che essi riprendano il loro percorso verso il sistema di depurazione.
Nei punti di raccordo, di cambio di direzione o di pendenza, vengono poste delle botole (pozzetti di ispezione) sotto il piano stradale comunicanti con l’esterno attraverso appositi tombini posti a filo con il manto stradale.
Tutte le condotte, confluiscono al depuratore centrale dove i fanghi vengono trattati per essere re-immessi nei fiumi o direttamente in mare.
DEPURATORE
Completato il loro percorso dalla città, i fanghi o liquami, giungono al depuratore, il luogo dove perdono la loro componente inquinante per poter essere nuovamente immessi nell’ambiente.
Schema di funzionamento di un impianto di depurazione
Il procedimento di depurazione prende il nome di depurazione ai fanghi attivi, proprio perché si controlla in ogni momento in laboratorio che, la flora batterica contenuta nei fanghi sia sempre attiva e quindi in grado di depurare le acque. Ma come funziona un depuratore. Il procedimento è lungo, ma i passaggi sono abbastanza semplici e facili da memorizzare.
I fanghi, che arrivano dal collettore cittadino, vengono fatti passare attraverso una griglia che ha la funzione di trattenere i materiali grossolani (stracci, carta, oggetti di plastica, ecc.). Questi materiali, una volta raccolti, vengono posti in un’apposita vasca contenente calce viva, in modo da impedire lo sviluppo di batteri patogeni (portatori di malattie) e trasportati alla discarica.
I fanghi, così separati dagli oggetti più grandi, vengono inviati nella seconda vasca di depurazione dell’impianto, chiamata vasca di dissabbiatura e disoleatura. Qui, la sabbia contenuta nell’acqua, a causa del suo peso si deposita sul fondo della vasca, mentre gli oli e i grassi rimangono a galla e vengono separati dall’acqua attraverso un canale laterale che li trattiene.
Il liquame, a questo punto è parzialmente depurato, ma ancora potenzialmente pericoloso ed inquinante. Viene così inviato ad una successiva vasca detta di areazione, dove i liquami, vengono mossi da apposite turbine messe in immersione nella vasca. La violenta rotazione delle turbine, consente il passaggio di ossigeno dall’aria al liquido in modo da garantire la formazione di batteri anaerobi (flora batterica).
Il liquame passa poi ad un’altra vasca detta di sedimentazione finale, nella quale, i batteri attivi, scindono le sostanze organiche rendendole sedimentabili, ossia separabili dai fanghi. Tali sostanze, separandosi dai fanghi si depositano sul fondo delle vasche. I fanghi, così separati dalle sostanze grossolane, e dai sedimenti organici, tornano ad essere acqua pura che attraverso apposite condutture viene re-immessa nei corsi d’acqua.
PRODUZIONE DI BIOGAS E CONCIMI
I fanghi raccolti nel procedimento di sedimentazione, vengono poi ulteriormente trattati “biologicamente” per due scopi: produrre energia e concimi. Infatti, alcuni impianti sono dotati di un impianto per la produzione di biogas, che ha la funzione di produrre l’energia necessaria al funzionamento del depuratore, o per produrre il gas necessario al funzionamento delle centrali termo-elettriche.
Digestore
L’elemento fondamentale di un impianto di produzione di biogas è il digestore.
Questo è costituito essenzialmente da una vasca di grandi dimensioni, generalmente in cemento armato o in acciaio con coperture plastiche, che hanno lo scopo di trattenere i gas che si sviluppano durante il processo di fermentazione anaerobica, ossia in assenza di ossigeno. In questa vasca, avviene un processo di fermentazione in tempi molto brevi, di un fenomeno che in natura, nel sottosuolo, impiega milioni di anni.
La fermentazione avviene grazie alla presenza di particolari batteri che si nutrono di sostanza organica (carbonio, azoto, ecc.) e che producono, durante la digestione, il cosiddetto biogas, composto da vari elementi, tra cui il metano, utile ad alimentare i motori che generano energia elettrica e calore.
Questi fanghi, così trattati, ulteriormente disidratati ed essiccati, vengono macinati e insaccati in modo da poter essere riutilizzati come concimi naturali in agricoltura.
Questo procedimento, alquanto complesso, dimostra come se ben realizzati e manutenti, gli impianti di depurazione delle acque luride cittadine, possono essere molto efficaci per mantenere pulito l’ambiente e oltremodo utili per la produzione di sostanze che avvantaggiano altri settori produttivi.
FOSSA BIOLOGICA o IMHOFF
In alcuni casi, le utenze non sono collegabili al collettore principale cittadino, perché troppo distanti, per un problema di quote o altro. In questi casi, le utenze sono obbligate per legge a dotarsi di apposite fosse biologiche private chiamate anche vasche imhoff dal nome dell’ideatore, l’ingegnere tedesco Karl Imhoff.
Si tratta di una vasca a compartimenti separati sovrapposti che realizza in un unico contenitore quello che avviane in più vasche di un depuratore.
Essa è costituita da due compartimenti prefabbricati in cemento armato interrati e sovrapposti. In quello superiore abbiamo la vasca di sedimentazione primaria, mentre in quello inferiore abbiamo la vasca di digestione anaerobica dei fanghi.
La vasca superiore è generalmente costituita da una parte in alto a sezione rettangolare e da una parte in basso dotata di una fessura longitudinale attraverso la quale passano i fanghi sedimentabili.
Sempre per la serie “impianti indispensabili per le abitazioni“, parliamo oggi di impiantoidrico-sanitario, ossia di quell’impianto che rifornisce le abitazioni di acqua potabile. Purtroppo questa considerazione, evidenzia anche un grosso limite di questo sistema. Infatti, la distribuzione dell’acqua avviene oggi attraverso un unico sistema ed un unico tubo. Per cui, l’acqua potabilizzata rifornita dall’ente gestore, viene in buona parte sprecata perché utilizzata non solo per usi potabili, ma anche per usi industriali e per i servizi sanitari. Recenti normative, e indicazioni di buon senso, stanno facendo in modo che tutto questo, cambi. Si prevede, infatti, la realizzazione di due diverse reti di servizio, una per l’acqua potabilizzata e una per l’acqua destinata ad altri usi.
Ma seguiamo il percorso che fa l’acqua per giungere nei nostri edifici partendo dal luogo in cui viene prelevata.
IL CICLO DELL’ACQUA
Prima di descrivere l’impianto idrico-sanitario delle nostre case è importante capire qualcos’altro. Dobbiamo per questo sconfinare in un altra disciplina, le scienze, e rivedere l’argomento sul “ciclo dell’acqua”. L’acqua piovana, quella che scorre nei fiumi o nei laghi, rifornisce per permeazione del terreno le falde acquifere (corsi d’acqua sotterranei). In poche parole l’acqua viene assorbita dagli strati permeabili del terreno. Quando l’acqua scendendo nel sottosuolo incontra uno strato roccioso impermeabile, si accumula formando le cosiddette falde acquifere e inizia a scendere verso il mare, ritornando lì da dove partita. Il simpatico video di seguito ci spiega chiaramente lo svolgimento di questo ciclo.
L’acqua che utilizziamo per le nostre utenze, viene proprio da queste falde acquifere sotterranee. La sua estrazione, avviene attraverso la realizzazione di pozzi che raggiungono in profondità le falde, nei quali viene inserito un tubo di acciaio chiamato colonna il cui diametro variabile tra i 20 cm e i 50 cm. Il pozzo attraversa nella sua discesa diversi strati di terreno permeabili imbevuti di acqua (le falde acquifere). La colonna, in prossimità di questi strati presenta delle aperture chiamate filtri attraverso i quali l’acqua passa dalla falda al pozzo. I filtri impediscono che sostanze estranee possano passare inquinando l’acqua. All’interno del pozzo troviamo poi un altro elemento fondamentale per l’estrazione dell’acqua: la pompa sommersa. Questa, ha la funzione di aspirare l’acqua e sollevarla fino un serbatoio posto in superficie dell’altezza di circa 30-40 m, quindi una torre molto alta. Il portare l’acqua in un posto così alto è necessario affinché possa raggiungere, per la pressione accumulata, attraverso la rete di tubazioni le nostre case. In genere quest’altezza consente all’acqua di rifornire utenze fino al secondo, terzo piano. Per utenze poste a piani ancora maggiori sarà necessario dotare l’edificio di una pompa o di una autoclave in maniera tale da avere la pressione sufficiente a spingere l’acqua fino a tali altezze. Attraverso tubature di circa 1 m di diametro, l’acqua viene trasportata dall’acquedotto alle città e poi con tubi più piccoli agli edifici.
L’impianto idrico dell’edificio, riceve l’acqua dalla rete idrica dell’acquedotto (ente gestore) e la distribuisce a tutte le utenze. Anche in questo caso, come per l’impianto di riscaldamento, possiamo avere un impianto di tipo centralizzato o un impianto autonomo. In ciascuno dei due casi, l’impianto idrico è dotato di alcuni elementi fondamentali; vediamo quali.
IL CONTATORE AD IMMERSIONE
L’acqua giunge all’edificio dal basso, quindi troviamo le tubature idriche nei cantinati o al piano terra; il primo elemento di questo impianto è il contatore. Si tratta di un apparecchietto metallico in cui in immersione troviamo una serie di indicatori che ci forniscono alcune utili informazioni sul funzionamento dell’impianto e sui consumi. Oggi, leggere il contatore è abbastanza semplice, perché è stato semplificato al massimo per consentire una immediata lettura dei consumi.
Aprendo il coperchio in plastica si scopre l’indicatore di consumo. In pratica basta leggere il valore numerico progressivo, espresso in metri cubi, per conoscere il proprio consumo. Le asticelle rosse non vanno considerate, mentre per sapere se l’impianto funziona e l’acqua scorre, basta osservare la rotella nera posta al centro (se ruota l’impianto è funzionante).
IL RUBINETTO GENERALE
Ogni impianto che si rispetti è dotato di un rubinetto generale necessario all’interruzione dell’erogazione dell’acqua in caso di perdite o di manutenzione. Normalmente questo rubinetto è posto all’ingresso della fornitura dell’alloggio, o sul balcone o in una delle stanze servite (bagno, cucina, lavanderia, ecc.). Oggi si tende a dotare ogni ambiente di un proprio rubinetto generale, in modo da sezionare l’impianto così che, se abbiamo un guasto in bagno, chiudiamo l’acqua solo in quell’ambiente lasciando serviti tutti gli altri. Il rubinetto può essere o a manopola a rotella o a scodellino cromato (vedi immagini qui a lato).
L’AUTOCLAVE
L’autoclave è una vasca metallica chiusa ermeticamente che contiene al suo interno un compressore. Questo pompa all’interno della vasca aria. L’acqua dell’impianto riempie per metà la vasca dell’autoclave. Poiché l’acqua è un liquido non comprimibile, una diminuzione della sua quantità all’interno delle tubazioni provocherebbe una diminuzione della pressione nell’impianto e quindi un suo funzionamento non ottimale. L’aria presente nella nella vasca impedisce queste variazioni di pressione e quindi l’impianto funziona sempre a pieno regime. L’autoclave è poi abbinata a una elettropompa di soprelevazione che ha il compito di spingere l’acqua fino all’ultimo piano dell’edificio.
LE TUBAZIONI
L’acqua, spinta dalla elettropompa, sale attraverso una lunga tubatura inserita all’interno dei muri dell’edificio chiamata colonna verticale, tubatura realizzata in acciaio zincato. Alla colonna verticale, ad ogni piano, sono collegate le tubazioni orizzontali che portano l’acqua ad ogni elemento idrico dell’appartamento (wc, lavabo, doccia, lavatrice, lavastoviglie, caldaia, ecc.).
IL SIFONE
Sifone a T e a U
L’acqua che fuoriesce dai rubinetti dei vari sanitari, scorre via, poi, attraverso altre tubazioni realizzate in materiale plastico, molto resistenti alle azioni degli acidi presenti in tali acque. Prima di finire nelle tubazioni orizzontali di scarico e poi in quelle verticali (colonna montante), le acque attraversano un un tubo particolare che prende il nome di sifone. Questo tubo ha una particolare forma a U o a T in modo che, al suo interno resti sempre una parte di acqua pulita che ha la funzione di non far risalire l’aria mefitica proveniente dalla fognatura sfruttando il principio dei vasi comunicanti.
Vasi comunicanti
Approfondisco: in base alla legge di Stevino, in un sistema di vasi comunicanti, ossia collegati tra di loro alla base, il fluido in essi contenuto raggiunge la stessa quota indipendentemente dalla forma dei recipienti.
Anche l’acqua piovana che si raccoglie sui tetti o sui terrazzi, viene incanalata attraverso delle tubazioni verticali apposite (grondaie, pluviali, gocciolatoi, ecc.) e scaricata anch’essa nella rete fognaria comunale.
Insegnanti battono alunni 1 – 0. Perlomeno negli Stati uniti. Infatti, da uno studio curato dal Pew Research Center e dal College Board, risulta che gli insegnanti sono più social, più digitali e più avanti tecnologicamente della media nazionale e degli alunni a cui insegnano. La ricerca dal titolo “How teachers are using tecnhology” ha infatti dimostrato che i docenti americani delle scuole superiori e medie, naviga quotidianamente ad alta velocità sulla fibra ottica, smanetta sui tablet o sugli smartphone, guarda i video su YouTube e legge gli e-reader più dei libri cartacei. Quindi dallo studio e dalle interviste viene fuori un nuovo aspetto dell’insegnante che superando le barriere generazionali e mentali, ha aggiornato il proprio curricolo e la propria formazione, diventando sempre più dipendente dalle tecnologia.
Lo studio evidenzia come il 94% dei professori possiede un cellulare (contro il 84% della media nazionale), di questi il 50% ha uno smartphone di ultima generazione, possiede un notebook o un pc e ne fa uso continuativo, uno su due ha una console per gioco e svago e il 47% legge libri su e-reader. Stranamente risulta fanalino di coda il tablet: solo il 39% lo possiede. Inoltre, il 63% degli insegnanti intervistati con età superiore a 55 anni, ama ascoltare la musica su lettori Mp3 e che molti di loro non sdegnino lo svago su console come la XBox o la Playstation.
Le lezioni vengono preparate attraverso il classico sistema, integrato però con tutto ciò che oggi la tecnologia fornisce. Per cui il docente consulta i social network (percentuale anche in questo caso superiore alla media nazionale) e usa Wikipedia, Google e ogni altro strumento in modo massiccio e sistematico.
Il vero problema nasce dalla veridicità e dal controllo delle informazioni presenti sulla rete. Il parere degli intervistati è che la quantità di informazioni presenti rende, allo studente, difficile distinguere tra informazione corretta e non. Infatti, la maggior parte degli intervistati è convinto che per avere voti alti sarà indispensabile “la capacità di giudicare la qualità delle informazioni” oltre all’abilità nell’uso degli strumenti tecnologici disponibili.
Quindi gli insegnanti battono gli alunni 1 a 0….perlomeno in America. Ma, in Italia?
Qui discutiamo ancora sull’uso o meno del cellulare in classe. Mentre se ne parla, il mondo va avanti e non aspetta. Forse è il momento che oltre a cambiare classe dirigente si cominci anche a cambiare il ruolo della scuola nella formazione. La scuola italiana sta perdendo questo treno, restando alla finestra a guardare il progresso che le passa sotto il naso incapace di coglierne l’essenza e di guidarne l’apprendimento. Peccato, ma faremo di tutto per cambiare questo status.
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DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello
Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:
usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le consegne delle 2 schede sotto.
COME INIZIARE
Per prima cosa, dovremo disegnare un’area perfettamente quadrata:
contiamo in orizzontale il numero di quadretti dell’area da disegno, come in figura;
dovremo considerare il numero massimo di quadretti pari; quindi, se per caso il foglio avrà 47 quadretti, dovremo fermarci a 46, il numero pari più grande possibile;
stabilito il numero di quadretti massimo orizzontali, riportiamoli in verticale come in figura;
adesso tracciamo l’area quadrata composta in orizzontale e verticale dallo stesso numero di quadretti;
tracciamo le diagonali all’interno dell’area quadrata;
scegliamo un quadrante; come nell’animazione sotto, iniziamo ad unire con delle rette usando le squadrette, il primo punto in alto con il secondo dal centro nel quadrante appena scelto;
poi il secondo con il terzo, il terzo con il quarto e così via fino a completare tutto il quadrante;
ripetiamo specularmente la stessa procedura nel quadrante in alto, in quello in basso e in quello a sinistra.
INVILUPPO DIAGONALE 1
nella prima consegna, dovrete unire punti distanti 1 centimetro come nell’immagine sotto;
INVILUPPO DIAGONALE 2
nella seconda consegna, dovrete unire punti distanti 1/2 centimetro come nell’immagine sotto. Otterrete una griglia più fitta con il doppio delle linee;
Tutti sappiamo che oggi l’energia dall’atomo può essere sfruttata attraverso il processo chiamato fissione nucleare (ossia dalla rottura di un atomo pesante “uranio235“). Dal processo inverso, ossia dall’unione di due isotopi dell’idrogeno leggeri in uno più pesante chiamato fusione nucleare, non è attualmente possibile ottenere energia perché le condizioni in cui ciò può avvenire richiede condizioni estreme riscontrabili solo sulle stelle.
La fusione a freddo, è diventata quindi la chimera da inseguire per gli scienziati del pianeta e ogni giorno l’obiettivo si avvicina sempre di più. L’ultimo passo in questa direzione viene dagli Stati Uniti, dalla California dove gli scienziati del NIF (National Ignition Facility) di Livermore hanno sviluppato e realizzato un approccio diverso per realizzare tale processo.
La tecnica chiamata ad ignizione promette di fornire una quantità di energia pulita e a costo bassissimo in brevissimo tempo. Mike Dunne del NIF, afferma che “…la teoria fisica funziona e che con finanziamenti adeguati, si riuscirà ad immettere sulle reti elettriche incredibili quantità di energia entro i prossimi 10 anni…“.
[ IGNIZIONE – è la temperatura minima alla quale deve essere portata una sostanza combustibile perché si inneschi la sua combustione. ]
La tecnica sperimentata al NIF vede la costruzione del più potente raggio laser mai creato a concentrare la sua potenza in un punto. In pratica, l’energia di 192 laser è stata concentrata istantaneamente su un bersaglio di 2 millimetri, sprigionando la cifra pazzesca di 500 trilioni di Watt di energia e 1,85 megajoule di luce agli infrarossi. L’obiettivo è quello di raggiungere e realizzare quello che accade normalmente sul Sole, ossia superare quel punto in cui le reazioni si autoalimentano producendo più energia di quanta ne consumano.
Il futuro è iniziato, vedremo se e in quanto tempo gli scienziati, sia quelli americani del NIF che quelli europei del progetto ITER, raggiungeranno questo incredibile risultato. A detta loro la “meta è vicina”, noi staremo a vedere.
Come sapete alla Dante SUCCEDONO sempre un sacco di cose. E anche oggi è SUCCESSO qualcosa di particolare. Un grande salto nella tecnologia offerto dal gigante coreano Samsung che con la sua sede italiana, ha presentato a Catania presso l’hotel NH Parco degli Aragonesi, la sua soluzione per la scuola chiamata SMART SCHOOL.
SUCCEDE che, in questa occasione, i rappresentanti di Samsung in Italia hanno illustrato ai presenti in sala, docenti e dirigenti scolastici, le nuove soluzioni che propongono per la scuola italiana. E SUCCEDE anche che il sottoscritto ha partecipato all’evento e in questa sede ve lo racconterà e chissà….forse qualcosa SUCCEDERA’ anche alla Dante.
Cos’è Smart School. Citando le loro stesse parole “…soluzione educativa mobile che consente a studenti, genitori e insegnanti di trarre vantaggio da un’ampia gamma di informazioni correlate all’istruzione dal proprio dispositivo mobile. Esse includono informazioni aggiornate sulla scuola, accesso a risorse di apprendimento fondamentali e indicatori di presenza e partecipazione in tempo reale, tutte informazioni che servono ad aumentare l’impegno e le prestazioni dei tuoi studenti. È possibile definire dei canali di comunicazione tra istituzioni e studenti, producendo un ambiente di apprendimento più interattivo. Migliorando i rapporti e aumentando la flessibilità tra studenti e insegnanti, queste soluzioni possono avere un impatto positivo su un’ampia varietà di istituzioni.” In breve è una soluzione integrata tra hardware e software che affronta tutte le tematiche dell’insegnamento, un passo avanti, nuovo, contemporaneo e digitale di fare scuola, sostituendo alla classica lezione frontale e i classici libri cartacei con grandi quantità di dati digitali, divisi per argomenti e tipologie, modificabili e creabili a loro volta dagli utenti di questo sistema, cioè docenti e studenti.
Ma veniamo al racconto, breve ma intenso di questa giornata teknologica…SUCCEDE anche questo.
Ore 10 apre la sessione di presentazione; sul palco il Network Sales & Marketing Senior Manager di Samsung Giorgio Tencati, che dopo aver fatto gli onori di casa e averci fatto una breve cronistoria di Samsung ha lasciato la parola al Product and Solution Supervisor Ernesto D’Alessandro, manager anche per l’area scuola italiana che ha introdotto l’argomento sui nativi digitali (i giovani d’oggi) e il modo in cui interagiscono e usano i devices che hanno a disposizione. Si è discusso di come i ragazzi siano diventati multitasking, nel senso che riescono a fare più cose contemporaneamente e con più strumenti insieme e di come oggi il linguaggio di comunicazione e gli strumenti di socializzazione si siamo stravolti.
A questo punto SUCCEDE che sono stati presentati alcuni strumenti hardware che Samsung ha progettato e realizzato appositamente per la scuola anche in collaborazione con alcuni partner certificati al fine di creare, non tanti strumenti indipendenti, ma un universo verso cui convergono diversi dispositivi mobili e non. Ha presentato così il Galaxy Note 10.1 evidenziando le specifiche hardware e sottolineando la caratteristica di supportare la scrittura a mano libera utilizzando una tecnologia chiamata Wacom per il registro elettronico e per la firma grafometrica. Si tratta di una tecnologia sviluppata da Wacom che registra oltre alla posizione della penna, la pressione sulla tavoletta e altri dati biometrici della persona in fase di scrittura, rendendola assolutamente naturale e sicura.
Questo è stato il momento della LED E-BOARD, l’innovativa lavagna interattiva proposta da Samsung. Si tratta di un dispositivo retroilluminato LED con diagonali da 55″, 65″ o 75″, totalmente touch screen di ultima generazione integrato con un software di gestione MagicBoard intuitivo e completo. Permette di scrivere a mano libera, sia con la penna ottica sia direttamente con le dita, permette la visualizzazione di testi e documenti di cui è possibile evidenziare delle parti e su cui è possibile inserire annotazioni. Si possono condividere i contenuti trasmettendoli ai tablets, accedere a internet e interagire con ogni tipo di contenuto multimediale.
Parte il video prono che mostra questa caratteristiche di convergenza e interattività. Un video carino ed emozionante che vi propongo di seguito:
E’ la volta di Andrea Russo e Giuseppe Mola che ci illustrano la piattaforma LMS sulla quale saranno depositati tutti i contenuti multimediali di questo sistema integrato. Contenuti che oltre a essere prodotti dalla case editrici, potranno essere scaricati dalla rete, prodotti dai docenti o dagli stessi studenti.
Nella seconda parte della mattinata, sono intervenuti invece docenti di scuole italiane in cui la sperimentazione delle soluzioni Samsung è già iniziata, e a uno ad uno i professori, di ogni ordine e grado hanno mostrato e raccontato le loro esperienze con questi strumenti, evidenziando ancora una volta come questo processo, iniziato e inarrestabile, ha la portata di una vera e propria rivoluzione storica. Sono stati evidenziati anche i gravi problemi in cui versa la scuola italiana visualizzando, con delle slides, i dati appena pubblicati del rapporto sulla digitalizzazione. Impietosi a dir poco! La scuola italiana è agli ultimi posti con Grecia e Romania per digitalizzazione e mentre altri paesi, negli ultimi sei anni, gli investimenti nelle tecnologie e nella scuola sono cresciuti a volte anche di quattro volte, in Italia non vi è stato alcun incremento relegandoci, ancora una volta, all’ultimo posto in Europa.
Alle 13:30 e i rappresentanti della Samsung hanno completato le loro esposizioni e hanno rinviato gli ospiti alla seconda parte della conferenza con programmazione pomeridiana, in cui noi docenti e dirigenti dovremo cedere agli altri fruitori della scuola, cioè gli alunni. Quindi, SUCCEDE che…ma questa è tutta un’altra storia.
Di seguito potete vedere una galleria di immagini scattate durante lo svolgimento della manifestazione.
Innovazione tecnologica è anche parlare di cose che ad alcuni potrebbero sembrare futili, ma che rappresentano invece lo stato dell’arte della tecnologia in quel campo e prototipo per avveniristiche soluzioni che poi, col tempo, diventano applicazioni standard negli oggetti di uso quotidiano. Qualcuno potrebbe storcere il naso sentendo parlare di Ferrari su educazionetecnica.com; potrebbe sembrare un uscire fuori dai binari, un narrare di cose da rivista sportiva, lontane dagli scopi informativi e didattici del nostro sito. Ma il nuovo gioiello di casa Ferrrari rappresenta, al contrario, un condensato di tecnologie e scelte innovative che la pongono di diritto ad essere rappresentata su queste pagine.
La casa di Maranello, sta presentando al Salone di Ginevra 2013 il suo nuovo gioiello ipercostoso, che prenderà il nome evocativo di “LaFerrari“. Il sito ufficiale, recita infatti le seguenti parole: “…la Casa di Maranello ha sfruttato al massimo la sua capacità di innovare. La vettura è stata realizzata con l’obiettivo di ottenere una maggiore efficienza aerodinamica, una distribuzione dei pesi ideale, la maggiore riduzione possibile dell’altezza del baricentro e soprattutto una perfetta integrazione del nuovo sistema ibrido, il tutto senza penalizzare abitabilità ed accessibilità mantenendo le dimensioni contenute.“
In LaFERRARI, gli ingegneri hanno fatto un lavoro incredibile, condensando in un’auto sola la tecnologia normalmente applicata in due autovetture. In quest’auto convivono un motore termico V12 da 800 CV con un motore elettrico da 120 Kw (163 CV), per una potenza complessiva di oltre 960 CV e un cambio tipo Formula1 a doppia frizione.
Sedile e pedaliera, sono completamente regolabili e adattabili alle caratteristiche del guidatore. il sedile è completamente integrato nel telaio dell’autovettura e presenta una posizione inclinata intermedia tra una monoposto di formula 1 e una vettura da strada. Lo sterzo è più piccolo e anch’esso totalmente regolabile alle esigenze del pilota. Il sistema di chiusura ed apertura delle porte, in salita e discesa è facilitato senza compromettere lo spazio a bordo.
La nuova LaFerrari, ha raggiunto grazie agli studi in laboratorio e in galleria del vento nuovi livelli di aerodinamicità con fattore 3 che garantiscono il massimo sfruttamento dei flussi d’aria intorno alla vettura.
L’integrazione di tecnologie da monoposto di formula1 in questa vettura è stata garantita dalla sinergia nella progettazione tra tecnici del settore corse con il team preposto alla creazione della LaFerrari.
Solo 499 esemplari di questo nuovo gioiello tecnologico (già tutti venduti) saranno prodotti per un mercato d’elite. Tre i colori scelti per queste autovetture: rosso corsa, giallo modena e nero.
Infine, e cosa non da poco, il sito di Bloomberg Businessweek ha rivelato che il presidente della Ferrari, Luca Cordero Di Montezemolo è in trattative con Apple per una ampia collaborazione per i servizi di intrattenimento in-car.
usando un foglio F4, posizionato in orizzontale, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA).
In questa esercitazione, effettueremo le 3 Proiezioni Ortogonali di un quadrato di lato dato. Nella prima, il quadrato sarà posto parallelamente al Piano Orizzontale, nella seconda al Piano Verticale e nella terza al Piano Laterale. In ognuna di esse sarà fondamentale disegnare il quadrato al centro del piano a cui è parallelo.
FIGURA DI RIFERIMENTO:
P.O. QUADRATO // AL PIANO ORIZZONTALE
01 – Il quadrato posto parallelamente al Piano Orizzontale, ossia al piano che passa sotto i nostri piedi come il pavimento su cui camminiamo si trova nella posizione descritta sotto rispetto ai tre piani e proietta la sua superficie proprio sul Piano Orizzontale. Essendo una figura bidimensionale e non avendo per cui spessore, sugli altri due piani proietterà due linee di lunghezza pari al lato del quadrato.
01 – Quadrato parallelo al Piano Orizzontale
02 – Nell’immagine seguente, potete osservare le tre proiezioni del quadrato sui tre piani ortogonali.
02 – Proiezioni del quadrato di lato dato sui tre piani ortogonali
03 – Una volta che i 3 piani vengono ribaltati sul foglio da disegno trovandosi in posizione complanare, saremo in grado di disegnare le Proiezioni Ortogonali del quadrato sul foglio. Si dovrà partire dal quadrato sul Piano Orizzontale per poter poi determinare le proiezioni sui piani Verticale e Laterale che, come detto, saranno due segmenti di lunghezza pari al lato del quadrato.
03 – Proiezioni ortogonali di un Quadrato parallelo al Piano Orizzontale
TUTORIAL VIDEO:
dividiamo l’area da disegno in quattro parti uguali tracciando un asse orizzontale e uno verticale;
trascriviamo con il normografo i nomi dei diversi piani: P.O. (Piano Orizzontale), P.V. (Piano Verticale), P.L. (piano laterale);
trascriviamo, inoltre, sull’asse orizzontale, all’inizio e alla fine le lettere L. e T. (Linea di Terra);
costruiamo ora su P.O. il QUADRATO dato il lato utilizzando il metodo appreso precedentemente;
nominiamo ogni vertice del quadrato ABCD;
proiettiamo ciascuno spigolo ABCD ortogonalmente su P.V.;
all’altezza indicata sui dati dell’esercitazione, tracciamo il segmento proiezione del quadrato ABCD sul Piano Verticale e inseriamo i nomi degli spigoli come in figura;
proiettiamo ora ABCD su P.L.; per fare ciò dovremo proiettare gli spigoli del quadrato sull’asse verticale della costruzione. Poi puntando il compasso al centro degli assi ribaltiamo le proiezioni ABCD su L.T.;
alziamo adesso le proiezioni all’altezza stabilita precedentemente (l’altezza su P.V. e su P.L. è la stessa) e colleghiamo le proiezioni su P.V. e su P.L.;
per completare l’elaborato, rinforziamo solo le proiezioni del quadrato sui tre diversi piani (linee in rosso).
P.O. QUADRATO // AL PIANO VERTICALE
01 – Il quadrato posto parallelamente al Piano Verticale, ossia al piano posto di fronte a noi come una parete si trova nella posizione descritta sotto rispetto ai tre piani e proietta la sua superficie proprio sul Piano Verticale. Essendo una figura bidimensionale e non avendo per cui spessore, sugli altri due piani proietterà due linee di lunghezza pari al lato del quadrato.
01 – Quadrato parallelo al Piano Verticale
02 – Nell’immagine seguente, potete osservare le tre proiezioni del quadrato sui tre piani ortogonali.
02 – Proiezioni del quadrato di lato dato sui tre piani ortogonali
03 – Una volta che i 3 piani vengono ribaltati sul foglio da disegno trovandosi in posizione complanare, saremo in grado di disegnare le Proiezioni Ortogonali del quadrato sul foglio. Si dovrà partire dal quadrato sul Piano Verticale per poter poi determinare le proiezioni sui piani orizzontale e laterale che, come detto, saranno due segmenti di lunghezza pari al lato del quadrato.
03 – Proiezioni ortogonali di un Quadrato parallelo al Piano Verticale
P.O. QUADRATO // AL PIANO LATERALE
01 – Il quadrato posto parallelamente al Piano Laterale, ossia al piano posto alla nostra destra come la parete di una stanza posta lateralmente a noi, si trova nella posizione descritta sotto rispetto ai tre piani e proietta la sua superficie proprio sul Piano Laterale. Essendo una figura bidimensionale e non avendo per cui spessore, sugli altri due piani proietterà due segmenti di lunghezza pari al lato del quadrato.
01 – Quadrato parallelo al Piano Laterale
02 – Nell’immagine seguente, potete osservare le tre proiezioni del quadrato sui tre piani ortogonali.
02 – Proiezioni del quadrato di lato dato sui tre piani ortogonali
03 – Una volta che i 3 piani vengono ribaltati sul foglio da disegno trovandosi in posizione complanare, saremo in grado di disegnare le Proiezioni Ortogonali del quadrato sul foglio. Si dovrà partire dal quadrato sul Piano Laterale per poter poi determinare le proiezioni sui piani Orizzontale e Verticale che, come detto, saranno due segmenti di lunghezza pari al lato del quadrato.
03 – Proiezioni ortogonali di un Quadrato parallelo al Piano Laterale
Negli HGST Labs (società di proprietà di Western Digital), è stata annunciata una nuova tecnologia capace di rivoluzionare il modo di memorizzare i dati su dischi magnetici (HDD – Hard Disk Drive). In pratica, attraverso una tecnica chiamata nanolitografia, si è riuscito a raddoppiare la capacità di immagazzinamento dei dati sui dispositivi di memorizzazione. La nanolitografia viene utilizzata normalmente per stampare microscopiche impronte sui platorelli di un disco rigido.
[ nanolitografia – è la tecnica con la quale si costruiscono strutture su scala nanometrica, vale a dire a modelli con dimensione compresa tra la grandezza di un singolo atomo e quella di circa 100 nm. La nanolitografia viene utilizzata prevalentemente nella fabbricazione di circuiti integrati semiconduttori. ]
La scoperta consentirà di avere il doppio di capacità di memorizzazione nella stessa unità di spazio fisico. In pratica, si riusciranno a ottenere microscopiche “isole magnetiche” all’interno dei solchi circolari del disco magnetico di memorizzazione. Ma il vantaggio non è solo immediato. Secondo il C.E.O. di HGST, Tom Albrecht, questa tecnica che, non utilizza la fotolitografia convenzionale, non solo aumenta enormemente le capacità di memorizzazione, ma ci proietta verso ulteriori livelli di miniaturizzazione attualmente non immaginabili. Le isole magnetiche create alla HGST, hanno una dimensione massima di 10 nanometri, pari a circa 50 atomi di larghezza.
Oggi, HGST risulta essere la prima azienda a fare auto-assemblaggio di molecole, raddoppio delle linee e nanoimprinting finalizzate a rendere compatibili, le strutture rettangolari di soli 10 nanometri ai percorsi radiali e circolari presenti sul supporto rotante del disco rigido.
Questa scoperta, apre nuovi scenari nel campo della memorizzazione, rivitalizzando i “vecchi” supporti magnetici che vedono pian piano il loro primato eroso dall’avvento di nuove biotecnologie.
Come sempre staremo a vedere come e se questa scoperta verrà applicata realmente sul campo o resterà una chimera dalla quale gli scienziati muoveranno per ulteriori conquiste.