Un altro compleanno eccellente dopo quello dei cellulari. Questo aprile è ricco di eventi importanti per la tecnologia e i suoi strumenti.
Sono passati tre anni, ebbene si, tre anni in cui il mondo dei devices digitali è stato rivoluzionato per sempre. Tre anni fa, un ormai malato e stanco Steve Jobs presentava sul palco del Yerba Buena Theatre (centro per le arti) del Moscone Center di San Francisco, la prima incarnazione dello strumento che oggi tutti bramano di possedere: l’iPAD.
Seduto su una poltrona nera, sia per mostrare la comodità di uso dello strumento da seduti, sia per riposare le sue stanche membra consumate dalla malattia, Steve presentò al mondo la grande tavoletta per la lettura dei libri. Schermo a bassa risoluzione, spessore consistente, profilo un po’ goffo, ma accattivante, affascinante, al punto di superare quello che fino a quel momento sembrava insuperabile, il melafonino, lo smartphone per eccellenza, l’iPhone.
Come ogni intuizione di Jobs, anche l’iPAD ha rivoluzionato il mondo, diventando parte della nostra vita. Oggi parlare di tablet è normale, ma tre anni fa non era così scontato. Oggi l’iPAD è entrato in ogni settore della vita quotidiana, diventando strumento inseparabile per insegnanti, medici, manager, studiosi, liberi professionisti e studenti.
I tablet come l’iPAD, non sono PC senza tastiera, hanno usi e funzioni diversi, più limitati per alcuni aspetti, ma infinitamente più versatili e potenti per altri. Consentono un’autonomia, una trasportabilità, una capacità di interazione multi-devices che i PC non hanno e non possono avere. Jobs li paragonò alle moderne autovetture che hanno pian piano sostituito i furgonati americani, i cosiddetti truck, usando l’espressione “post-PC device”, ossia dispositivi post-PC.
L’iPAD in pochissimo tempo ha rivoluzionato il mondo dell’editoria, il modo di vivere l’informatica (quest’anno i devices portatili compresi i tablets hanno per la prima volta superato in vendite i PC desktop), il modo di vivere l’intrattenimento ed ancora molte delle trasformazioni non sono ancora avvenute. Qualcuno ha detto che l’iPAD ha avviato una rivoluzione storica, creando uno spartiacque: prima dell’iPAD e dopo l’iPAD. Noi viviamo l’era del dopo iPAD, l’era in cui il tablet è diventato uno standard della vita comune.
Tante ancora saranno le possibili implicazioni e le sicure trasformazioni, ma quel giorno a San Francisco è stata segnata una tappa storica dell’evoluzione. E’ cominciata l’era in cui stiamo vivendo.
Anche noi di educazionetecnica.com ci uniamo al coro e diciamo: BUON COMPLEANNO iPAD.
Non si direbbe, ma i telefoni cellulari hanno compiuto il 3 aprile ben 40 anni. Infatti, proprio il 3 aprile del 1973 in una strada di New York, l’ingegnere americano della multinazionale Motorola, Martin Cooper, attorniato da giornalisti e passanti incuriositi, effettuò la prima telefonata cellulare con un prototipo di quello che poi sarebbe diventato l’attuale smartphone, chiamato DynaTac, acronimo che voleva dire Dynamic Adaptive Total Area Coverage. Ovviamente non era uno degli eleganti e ultraleggeri smartphone che oggi tutti esibiamo o bramiamo acquistare, ma un grosso apparecchio dal peso di 1,5 kg, dotato di una autonomia di solo 30 minuti.
DynaTAC 8000x
La comunicazione è rimasta celebre, perché Martin, chiamò dal cellulare il suo avversario più accanito, nonché capo della ricerca dei Bell Labs, Joel S. Engel, il quale aveva già concettualizzato le comunicazioni cellulari fin dal 1947. Ragion per cui di quella telefonata; ironicamente Martin disse testualmente: “Joel, this is Marty. I’m calling you from a cell phone, a real handheld portable cell phone“. La telefonata, partita dal cellulare di Martin, utilizzava una cella radio posta a poca distanza, connessa con la rete terrestre del gigante delle comunicazioni americane AT&T.
Per il decimo anniversario da quella conversazione, Motorola fece uscire sul mercato il primo vero telefono cellulare chiamato Motorola DynaTAC 8000x soprannominato The Brick (il mattone) a causa delle sue dimensioni e del suo peso. Ma il DynaTAC apriva anche un’era; con il suo costo (4.000$) e quello che consentiva di fare, divenne simbolo di ricchezza, manifestazione di rampantismo e opulenza da parte di grandi manager e protagonisti della vita economica del paese.
MicroTAC
Il DynaTAC venne sostituito, dopo diverse evoluzioni, dal famosissimo MicroTAC che rappresentava un grosso passo avanti dell’azienda nella riduzione del peso e del dimensioni ai, fino ad allora, pesanti e ingombranti avi dei cellulari.
Ma prima di chiudere qualche piccola curiosità; vi dieta chiesti dal giorno della loro nascita, quali sono stati i modelli di cellulari più venduti nel mondo?
Nokia 1110
Molti di noi direbbero subito l’iPhone, o il Galaxy S3! Invece no; una classifica l’ha stilata il Daily Telegraph che vede ben 9 modelli su 10 nella top ten occupati da Nokia, il gigante finlandese che prima del l’avvento dell’iPhone dominava incontrastata il mercato mondiale. Il modello top é il Nokia 1110 seguito dal Nokia 3210 e da altri. In grande ascesa l’iPhone di Apple al 12o posto e 17o e 18o dai Samsung Galaxy S2 e S3. L’unica posizione, della classifica, non occupata da Nokia è la sesta detenuta da Motorola con il famosissimo RAZR V3.
usando un foglio F4, posizionato in orizzontale, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA).
In questa esercitazione, effettueremo le 3 Proiezioni Ortogonali di un rettangolo di lati dati. Nella prima, il rettangolo sarà posto parallelamente al Piano Orizzontale, nella seconda al Piano Verticale e nella terza al Piano Laterale. In ognuna di esse sarà fondamentale disegnare il rettangolo al centro del piano a cui è parallelo.
FIGURA DI RIFERIMENTO:
P.O. RETTANGOLO // AL PIANO ORIZZONTALE
01 – Il rettangolo posto parallelamente al Piano Orizzontale, ossia al piano che passa sotto i nostri piedi come il pavimento su cui camminiamo si trova nella posizione descritta sotto rispetto ai tre piani e proietta la sua superficie proprio sul Piano Orizzontale. Essendo una figura bidimensionale e non avendo per cui spessore, sugli altri due piani proietterà due linee di lunghezza pari ai lati del rettangolo.
01 – Rettangolo parallelo al Piano Orizzontale
02 – Nell’immagine seguente, potete osservare le tre proiezioni del rettangolo sui tre piani ortogonali.
02 – Proiezioni del rettangolo sui tre piani ortogonali
03 – Una volta che i 3 piani vengono ribaltati sul foglio da disegno trovandosi in posizione complanare, saremo in grado di disegnare le Proiezioni Ortogonali del quadrato sul foglio. Si dovrà partire dal quadrato sul Piano Orizzontale per poter poi determinare le proiezioni sui piani Verticale e Laterale che, come detto, saranno due segmenti di lunghezza pari al lato del quadrato.
03 – Proiezioni ortogonali di un Rettangolo parallelo al Piano Orizzontale
TUTORIAL VIDEO:
dividiamo l’area da disegno in quattro parti uguali tracciando un asse orizzontale e uno verticale;
trascriviamo con il normografo i nomi dei diversi piani: P.O. (Piano Orizzontale),P.V. (Piano Verticale), P.L. (piano laterale);
trascriviamo, inoltre, sull’asse orizzontale, all’inizio e alla fine le lettere L. e T.(Linea di Terra);
costruiamo ora su P.O. il RETTANGOLO utilizzando le squadrette e la riga;
nominiamo ogni spigolo del rettangolo ABCD (scriviamo piccolo e bene a mano libera);
proiettiamo ciascuno spigolo ABCD ortogonalmente su P.V.;
all’altezza indicata sui dati dell’esercitazione, tracciamo il segmento proiezione del rettangolo ABCD sul Piano Verticale e inseriamo i nomi degli spigoli come in figura;
proiettiamo ora ABCD su P.L.; per fare ciò dovremo proiettare gli spigoli del quadrato sull’asse verticale della costruzione. Poi puntando il compasso al centro degli assi ribaltiamo le proiezioni ABCD su L.T.;
alziamo adesso le proiezioni all’altezza stabilita precedentemente (l’altezza su P.V.e su P.L. è la stessa) e colleghiamo le proiezioni su P.V. e su P.L.;
per completare l’elaborato, rinforziamo solo le proiezioni del quadrato sui tre diversi piani (linee in rosso).
P.O. RETTANGOLO // AL PIANO VERTICALE
01 – Il rettangolo posto parallelamente al Piano Verticale, ossia al piano posto di fronte a noi come una parete, si trova nella posizione descritta sotto rispetto ai tre piani e proietta la sua superficie proprio sul Piano Verticale. Essendo una figura bidimensionale e non avendo per cui spessore, sugli altri due piani proietterà due linee di lunghezza pari ai suoi lati maggiore e minore.
01 – Rettangolo parallelo al Piano Verticale
02 – Nell’immagine seguente, potete osservare le tre proiezioni del rettangolo sui tre piani ortogonali.
02 – Proiezioni del rettangolo sui tre piani ortogonali
03 – Una volta che i 3 piani vengono ribaltati sul foglio da disegno trovandosi in posizione complanare, saremo in grado di disegnare le Proiezioni Ortogonali del rettangolo sul foglio. Si dovrà partire dal rettangolo sul Piano Verticale per poter poi determinare le proiezioni sui piani orizzontale e laterale che, come detto, saranno due segmenti di lunghezza pari ai suoi lati.
03 – Proiezioni ortogonali di un rettangolo parallelo al Piano Verticale
P.O. RETTANGOLO // AL PIANO LATERALE
01 – Il rettangolo posto parallelamente al Piano Laterale, ossia al piano posto alla nostra destra come la parete di una stanza posta lateralmente a noi, si trova nella posizione descritta sotto rispetto ai tre piani e proietta la sua superficie proprio sul Piano Laterale. Essendo una figura bidimensionale e non avendo per cui spessore, sugli altri due piani proietterà due segmenti di lunghezza pari ai suoi lati minore e maggiore.
01 – Rettangolo parallelo al Piano Laterale
02 – Nell’immagine seguente, potete osservare le tre proiezioni del rettangolo sui tre piani ortogonali.
02 – Proiezioni del rettangolo sui tre piani ortogonali
03 – Una volta che i 3 piani vengono ribaltati sul foglio da disegno trovandosi in posizione complanare, saremo in grado di disegnare le Proiezioni Ortogonali del rettangolo sul foglio. Si dovrà partire dal rettangolo sul Piano Laterale per poter poi determinare le proiezioni sui piani Orizzontale e Verticale che, come detto, saranno due segmenti di lunghezza pari ai suoi lati.
03 – Proiezioni ortogonali di un rettangolo parallelo al Piano Laterale
Viene da un genio creativo, artista e designer giapponese Yuri Suzuki, l’idea di un vinile sferico che racconta in musica il nostro pianeta.
Grazie alla collaborazione con Vestax, casa famosa per la realizzazione di giradischi, Suzuki è riuscito a ricoprire di lacca una sfera e ha progettato una testina in grado di leggere le tracce sul supporto sferico anziché piatto di un normale disco in vinile. E’ nato così The Sound Of Earth, il primo disco sferico della storia.
Sulla sfera, sono tracciati dei minisolchi che riproducono i contorni dei continenti e delle nazioni del mondo. Ruotando la sfera, la testina incontra paesi diversi e in base alla dimensione, riproduce i suoni di quella nazione. Infatti, questo progetto è la conclusione di una ricerca che dura da 4 anni, in cui il designer giapponese, in giro per il mondo ha raccolto musica folk tradizionale, inni nazionali, la musica popolare, trasmissioni radio o suoni ambientali. In pratica la testina passando sopra la nazione riproduce i suoni registrati proprio in quei luoghi. Dove lo spazio è poco, la musica dura poco; ad esempio in Inghilterra, il brano audio dura appena 2 secondi.
Lo sfera stereo, ha quindi una testina rotante montata su un braccio che le consente di seguire le rotondità della superficie come accade per un mappamondo ed è dotata di un altoparlante dal quale fuoriesce il suono. Volendo il sistema è anche collegabile con un wifi per trasmettere il suono a speaker esterni o cuffie.
Il sistema consente di ascoltare in questo modo circa 30 minuti di audio, ma l’idea dell’instancabile creativo, è quella di realizzare una sfera di 3 metri di diametro capace di suonare per almeno 24 ore.
Come era prevedibile, il sondaggio invernale ha dato come vincitore un servizio annesso al sito che, oramai, è diventato uno strumento immancabile e super utilizzato da voi tutti. Ovviamente sto parlando della TEKNOCHAT, la piccola chat che ci consente di sentirci, di dialogare, di salutare, di fare amicizia in modo semplice e diretto. E pare che abbiate gradito molto l’aggiunta di questa caratteristica, visto che in ordine di tempo è l’ultima novità inserita sul nostro sito.
Ma anche la piccola rubrica sui PIU’ CHIACCHIERONI, non è da meno. Il 28% delle preferenze è andata a lei, e pare proprio che sotto sotto, molti di voi concorrano in silenzio per essere proprio i più chiacchieroni, ossia coloro che inviano più commenti.
Insomma, sia che si tratti di chat o di chiacchiere, una cosa è sicura: amate parlare sulla nostre pagine e amate condividere le vostre impressioni e le vostre idee con gli altri.
HIGHLIGHT e VIDEO DEL GIORNO, ossia le notizie raccontate in evidenza e attraverso video linkati da Youtube, raccolgono le vostre ulteriori preferenze. Highlight, in particolare mi rende orgoglioso, perché mette in evidenza ciò che di nuovo e più attuale in diverse categorie, viene trattato su educazionetecnica.com, ed il fatto che sia così apprezzato premia una mia idea e il mio sforzo innovativo.
SUCCEDE ALLA DANTE è la pagina più specificatamente legata alla nostra scuola, la Dante Alighieri di Catania, tra quelle presenti sul sito e a quanto pare è stata particolarmente apprezzata da parte vostra, penso soprattutto al video I BABBI NATALE ALLA DANTE che è e resterà uno dei momenti più belli di vita scolastica raccontati sulle nostre pagine.
Il servizio Google di traduzione simultanea in più lingue TRANSLATOR piace molto (ma era prevedibile) come la possibilità di curiosare su quanti siamo e da dove ci colleghiamo, MAPPA UTENTI, raccolgono il vostro consenso.
LE PAROLE PIU’ UTILIZATE, effettivamente non dice molto e non da molte informazioni in più sul sito, quindi molto probabilmente sarà presto sostituita da qualcosa di altro.
Ancora una volta debbo ringraziarvi per aver espresso il vostro parere, per aver scelto e fornitomi delle indicazioni precise, per avermi aiutato a migliorare queste pagine.
A breve lancerò una campagna per raccogliere REDATTORI, ossia coloro che tra di voi vogliono dedicare un po’ di tempo a queste pagine scrivendo articoli o curando rubriche. Cercare di fare tutto da solo sta diventando davvero complicato, perché il sito è cresciuto e cresce sempre di più e perché la mia idea è sempre stata quella di non farne uno spazio autoreferenziale, ma uno spazio di comunicazione e scambio condiviso. Per cui, chiunque abbia suggerimenti, voglia di fare, di pubblicizzare, è il benvenuto. Se EDUCAZIONETECNICA.COM vi piace (o non vi piace) e avete la voglia di collaborare per migliorare o cambiare queste pagine, vi aspetto tutti, non siate timidi e chiedetemi, come già hanno fatto alcuni di voi. Aspetto le vostre proposte, i vostri scritti, le vostre idee per fare di questo spazio uno spazio ancora più utile e social.
Ogni giorno nel campo delle fonti energetiche alternative, qualche ricercatore compie un passo in avanti per migliorare e rendere più efficienti i metodi per produrre energia e riuscire a produrla a costi più contenuti e soprattutto in modo eco-sostenibile.
Arriva questa volta dai ricercatori del Georgia Institute of Technology e della Purdue University che, congiuntamente, hanno brevettato un metodo per costruire cellule solari partendo da substrati di nanocristalli di cellulosa (CNC) ricavati dagli alberi o altre piante. Un ulteriore vantaggio deriva dal fatto che queste cellule organiche sono assolutamente biodegradabili e quindi riciclabili rispetto alle celle di plastica o altri derivati del petrolio.
Il principio di funzionamento è come quello che accade normalmente nelle piante. Lo strato di origine vegetale, come una foglia, filtra la luce facendola assorbire dallo strato sottostante. Nel caso della cella solare il substrato è un semiconduttore organico.
Questa nuova tecnologia consente al momento un’efficienza di conversione della luce solare di appena il 2,7%, contro il 10-20% delle celle attualmente in uso, ma i ricercatori sono fiduciosi poiché questa è la resa più alta mai ottenuta con materiali rinnovabili di origine naturale. L’obiettivo è raggiungere o superare un’efficienza pari a quella degli altri materiali non naturali.
Vi ricordate? L’anno scorso abbiamo già parlato di questo argomento [vedi: “IBM: le 5 innovazioni che cambieranno il mondo“] e trattandosi di un argomento esclusivamente tecnologico, trova posto sulle nostre pagine di pieno diritto. Si tratta dell’annuale manifestazione indetta dal gigante tecnologico americano IBM, con la quale Big Blue elenca le cinque innovazioni che potrebbero essere in grado di cambiare il modo di lavorare, vivere e divertirsi. La selezione delle 5 innovazioni si basa sulla ricerca condotta da IBM a livello mondiale per scoprire, in ogni angolo del pianeta tecnologie emergenti, tendenze sociali e di mercato che possono realizzare queste trasformazioni. Quest’anno, Big Blue ha cercato queste innovazioni in quello che viene definito “cognitive computing“. IBM ė infatti convinta che questo sarà l’anno delle macchine in grado di apprendere, adattarsi, iniziare a percepire il mondo così com’è realmente. Quindi, le innovazioni sono state ricercatore facendo riferimento ai sistemi di percezione umani, cioè i sistemi sensoriali di cui è dotato: olfatto, tatto, gusto, udito e vista.
Il cognitive computing, rappresenta il passo avanti tecnologico verso sistemi che potranno aiutarci nel lavoro e nelle attività quotidiane. Ci aiuterà a pensare, ma non penserà per noi. Ci aiuterà a informarci e ci fornirà informazioni più precise e pertinenti, consentendoci di migliorare la nostra esistenza e di abbattere ogni tipo di barriera (linguistica, razziale, geografica, ecc.).
TATTO
Toccare attraverso il cellulare.
La sfida è grande, ma pare che le tecnologie aptiche e grafiche, siano mature per questo salto tecnologico. nei prossimi 5 anni assisteremo ad una rivoluzione di alcuni settori della manifattura e non solo. Attraverso il sistema delle vibrazioni di cui sono dotati i nostri cellulari, sarà possibile simulare le caratteristiche di una superficie. In pratica, il nostro cellulare vibrerà in maniera differenziata a seconda il tipo di tessuto che stiamo toccando, simulandone al tatto la differenza. Per cui, le vibrazioni saranno diverse se il tessuto da simulare è seta oppure lino, trasferendo ai recettori sensoriali posti sulle nostre dita il senso di quello che stiamo toccando. Sarà quindi possibile scegliere un tessuto dall’altra parte del mondo e scegliere anche la trama virtualmente, visualizzando il colore e la tessitura. Già tecnologie simili esistono nel campo video ludico, dove lo spettatore giocatore viene immerso in una dimensione quadrimensionale. Oggi si stanno sviluppando applicazioni per il retail, la sanità ed altri settori, utilizzando tecnologie aptiche, sensibili alla pressione e a raggi infrarossi. Secondo IBM, questa tecnologia diventerà onnipresente nella nostra quotidianità, trasformando i telefoni cellulari in strumenti per l’interazione naturale e intuitiva con il mondo che ci circonda.
VISTA
Dal pixel un mondo di informazioni.
Scattiamo 500 miliardi di foto l’anno. Ogni minuto vengono caricate su YouTube 72 ore di video. Secondo le previsioni, il mercato globale della diagnostica per immagini crescerà a 26,6 miliardi di dollari entro il 2016. Oggi i computer comprendono le immagini solo in base al testo che utilizziamo per taggarle o intitolarle; la maggior parte delle informazioni – l’effettivo contenuto dell’immagine – è un mistero. Nei prossimi cinque anni, i sistemi saranno in grado non solo di guardare e riconoscere il contenuto delle immagini e dei dati visivi, ma trasformeranno i pixel in significato, iniziando a capirne il senso, così come un essere umano vede e interpreta una fotografia. In futuro, funzionalità simili a quelle del cervello consentiranno ai computer di analizzare caratteristiche come colore, modelli di struttura o informazioni sui margini e di estrarre elementi di conoscenza dai supporti visivi. Ciò avrà un impatto profondo su settori quali la sanità e l’agricoltura. Entro cinque anni, queste funzionalità saranno messe in pratica nel settore sanitario, dando un senso agli enormi volumi di dati medici, come risonanze magnetiche, TAC, radiografiche e immagini ecografiche, per acquisire informazioni adattate a una particolare area anatomica o a una patologia. Gli elementi critici in queste immagini possono essere impercettibili o invisibili all’occhio umano e richiedono una misurazione attenta. Essendo addestrati a discriminare che cosa cercare nelle immagini – ad esempio distinguendo il tessuto sano da quello malato – e mettendolo in correlazione con la cartella clinica del paziente e la letteratura scientifica, i sistemi in grado di “vedere” aiuteranno i medici a rilevare i problemi con maggiore velocità e accuratezza.
UDITO
Dai suoni alle emozioni.
IBM è sicura di questo, cioè che i computer del prossimo futuro, saranno in grado attraverso sofisticati sistemi di percepire, comprendere e tradurre ogni tipo di suono. Per cui, ad esempio, comprendere i lamenti di un neonato, sarà tradotto in linguaggio comprensibile dagli adulti. I computer interpreteranno ogni tipo di lamento e legandolo ad altre informazioni sensoriali o fisiologiche, come frequenza cardiaca, polso e temperatura, saranno in grado di dirci di cosa ha bisogno il bambino. Il sistema registrerà i suoni e ogni volta che si troverà di fronte ad uno nuovo, lo confronterà con gli altri, lo immagazzinerà in una banca dati e trarrà informazioni per la sua successiva interpretazione. Ad esempio, gli scienziati della IBM, stanno monitorando i suoni che i sistemi di sfruttamento dell’energia dal moto ondoso provocano nelle profondità marine, cioè se questi apparecchi, modificano o disturbano in qualche modo l’ecosistema marino.
GUSTO
Mangiare intelligente.
Sistemi complessi uniranno la chimica dei composti alimentari con la psicologia dei sapori. Ciò che piace verrà correlato con la sua composizione chimica. Dal confronto di questi dati con milioni di ricette questo sistema diverrà creativo, capace di associare chimicamente cibi e sostante che piacciono, aiutando nella scelta e nella combinazione infinita di ingredienti e prodotti. I computer, saranno in grado di analizzare algoritmicamente la composizione dei cibi e associarle ai motivi per cui alcune persone li associano ai cibi preferiti. Inoltre, più importante, i computer saranno in grado di determinare automaticamente i cibi migliori per le nostre specificità, ossia i cibi più sani e quelli più indicati per una corretta alimentazione del nostro corpo. Tutto ciò prediligendo le sostanze che noi associamo con le più buone o le preferite. Ad esempio, per malati di diabete, il sistema potrà trovare ricette e sapori piacevoli, ma capaci anche di tenere sotto controllo i livelli glicemici.
OLFATTO
Computer olfattivi.
Nel corso dei prossimi cinque anni, minuscoli sensori incorporati nel computer o nel cellulare rileveranno se state per prendervi un raffreddore o un’altra malattia. Analizzando odori, biomarcatori e migliaia di molecole nel respiro di una persona, i medici avranno un aiuto per la diagnosi e il monitoraggio dell’insorgenza di disturbi e malattie. I computer, saranno in grado di rilevare in un ambiente batteri resistenti o pericolosi per la salute umana, avvisando prontamente chi soggiorna nello spazio circostante. Pensate quali vantaggi per chi lavora in ambienti ricchi di possibili contatti con batteri patogeni come gli ospedali o i presidi medici. Secondo IBM, questa tecnologia “annuserà” le superfici per rilevarese sono state igienizzate. Utilizzando wireless mesh network, i dati su varie sostanze chimiche saranno raccolti e misurati dai sensori e apprenderanno e si adatteranno nel corso del tempo. In ambiente urbani questa tecnologia potrebbe aiutarci a mantenere pulite le nostra città, indicandoci il grado di inquinamento e le procedure da attivare per migliorare la situazione.
Anche quest’anno IKEA e LegaAmbiente, come l’anno scorso, propongono un concorso-gioco a premi per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado (medie) e delle scuole primarie (elementari) per gli anni quarto e quinto. Il concorso è ispirato alla eco-sostenibilità, al risparmio energetico e all’utilizzo e riciclo di tutte le risorse.
Il concorso, che mira a sensibilizzare gli adolescenti al risparmio e all’uso consapevole delle risorse, si svolge con modalità adatte ad un pubblico di questa età. Infatti, ci si immergerà nello spirito del gioco costruendosi un “avatar”, un robottino le cui sembianze saranno create con fantasia dagli alunni utilizzando elementi classici del design Ikea. Dovremo scegliere la testa, il viso, braccia e gambe, il corpo del nostro protagonista virtuale.
Poi, il nostro robottino (noi) si confronterà con il gioco vero e proprio. Dovremo fargli eseguire un TEST per poi partecipare alla gara vera e propria.
Ebbene si, proprio di una gara si tratta; e di una gara a squadre. Infatti, io ho già provveduto a iscrivere le classi e fornirò a ciascuno studente un codice di accesso per poter partecipare all’interno del gruppo di appartenenza. La gara prevede il confronto per classi, quindi la partecipazione di tutti indistintamente e in maniera corretta; questo consentirà alla classe di guadagnare punti che la metteranno a confronto con le altre classi nazionali per il premio generale e quelle regionali per il premio assegnato alla propria regione.
Premere sul pulsante ACCEDI per gli studenti; si avrà accesso alla pagina di registrazione al sito. Basterà inserire il codice che vi fornirò in classe e inventarvi un nickname per poter partecipare.
Una volta dentro, seguite le indicazioni, molto semplici, divertitevi a costruire il vostro robottino-avatar e allenatevi partecipando al test (vi viene indicato in alto a destra con un’apposita icona).
Sarete pronti alla gara. Mi raccomando, partecipate solo quando siete tranquilli e quando nessuno vi disturba in modo da poter essere rapidi, concisi e precisi. Infatti, i punteggi migliori si raccolgono rispondendo esattamente, ma anche velocemente. Finiti i test, dovrete cliccare sul pulsante rosso “Partecipa al Gioco”. Verrete portati nell’area gioco. Sceglierete 3 ambienti della casa e risponderete velocemente a 7 domande per ogni ambiente. Ricordatevi, inoltre, che non partecipate per voi stessi, ma per la classe, quindi il vostro punteggio si andrà a sommare a quello dei vostri compagni e farà media per il punteggio finale complessivo.
Per concludere, in bocca al lupo a tutti e ricordate che ciascuno dovrà partecipare entro e non oltre il 22 aprile e eseguire 3 diversi test prima di aver concluso la gara. FATE ATTENZIONE, I TEST DELLA GARA SONO 3 COME I TEST E BISOGNA FARLI TUTTI per guadagnare il punteggio.
Nella guerra degli smartphone, ogni giorno un nuovo elemento o un nuovo componente rivoluzionario viene annunciato. Questo segmento dell’informatica di consumo è diventato il terreno della sperimentazione dove tutti si confrontano per raggiungere il primato tecnologico. E dopo l’annuncio del Galaxy S4 da parte di Samsung è Apple questa volta a muoversi su più fronti per contrastare la concorrenza del nemico coreano. Dopo l’iWatch, sempre più insistenti voci sui nuovi iPhone di prossima generazione. Questa volta il rumour è sulla scelta del vetro da utilizare per i display del melafonino. Secondo Eric Virey, un analista di Yole Développement pare che Apple potrebbe utilizzare per il nuovo iPhone il vetro denominato zaffiro. Si tratta di un materiale dalle caratteristiche incredibili, inscalfibile (tranne che dal diamante e pochi altri materiali) ed è molto più duro del Gorilla Glassdell’attuale iPhone.
Questo materiale è già largamente in uso in apparecchiature di fascia alta come gli orologi da collezione o come già fa la stessa Apple per coprire l’obiettivo della propria videocamera sull’iPhone. Il problema per un uso su larga scala è il costo di produzione. Mentre ha poca importanza per gli orologi preziosi che, essendo di per se molto costosi, non scoraggiano i produttori a utilizzarli nei loro prodotti, ma il problema del prezzo si pone per i prodotti di fascia consumer come i cellulari. Infatti, il vetro Zaffiro, costa circa 10 volte di più del gorilla glass, ma visti i numeri che macina Apple, questa potrebbe ottenere importanti sconti e far si che il prezzo del prodotto si abbassi molto rapidamente.
Questo semplice annuncio ha scatenato una quantità enorme di rumours sulla rete. Pare infatti che ricercatori americani, ma anche coreani e russi, siano al lavoro per produrre nuove generazioni di vetro zaffiro ultra sottile e con processi di produzione decisamente meno costosi (circa 3 volte soltanto un vetro gorilla glass). La GT Advanced Technologies, un’azienda di Nashua in New Hampshire negli Stati Uniti, sarebbe già in uno stato avanzato nella produzione proprio di questi pannelli di vetro da poter utilizzare come schermo touch per gli smartphone di prossima generazione.
Non si sa se sarà Apple ad annunciare il primo prodotto con questa nuova tecnologia, perché anche Google pare sia interessata anch’essa a questo prodotto per il suo futuro telefonino chiamato (per ora) Google X Phone che dovrebbe vedere la luce alla fine di quest’anno.
Google X Phone
Noi di educazionetecnica.com come sempre vigileremo e racconteremo di ogni novità in tal senso. Restate in linea.
L’impianto fognario cittadino, è costituito da un sistema di condotte sotterranee che porta gli scarichi luridi (liquami) dalle nostre case fino al depuratore per poi riversarle nuovamente in mare, in un percorso virtuoso che se correttamente effettuato, garantisce la sicurezza e la salubrità dei nostri mari. Ma andiamo a vedere di cosa si tratta e come funziona.
IMPIANTO DI SCARICO E FOGNARIO
Immagine tratta dal libro TECNOLOGIA del porf. Gianni Arduino
L’impianto idrico-sanitario di cui abbiamo già parlato, trova il suo naturale completamento nell’impianto di scarico e poi nella rete fognaria comunale oppure in una vasca biologica di scarico, chiamata imhoff. In pratica, le acque luride e le acque bianche scaricate dal nostro impianto, vengono convogliate in un grande tubo di scarico, chiamato colonna montante che porta tali scarichi (liquami), tramite tubature del diametro di circa 70 cm realizzate in grès, ad un canale in cemento che costituisce la condotta principale del sistema fognario. Tale canale si trova a circa 3 metri di profondità sotto le nostre strade e ha un diametro compreso tra i 3 e i 4 metri. Tale condotta porta gli scarichi fino al depuratore. Ma seguiamo il percorso degli scarichi dal nostro alloggio fino alla fine del suo percorso, cioè in mare.
Le condotte principali, raccolgono, percorrendo le nostre strade, tutti gli scarichi sia che essi provengano dai nostri impianti sanitari che dai pluviali (scarichi acque piovane) o dalle caditoie lungo i margini stradali. Il sistema fognario, funziona per gravità, quindi necessità di essere realizzato con apposite differenze di quota.
Quindi le tubature, debbono essere poste tutte in pendenza, con un dislivello non inferiore al 2% e ogni tanto, sistemi di sollevamento, riportano in alto i liquami per fare in modo che essi riprendano il loro percorso verso il sistema di depurazione.
Nei punti di raccordo, di cambio di direzione o di pendenza, vengono poste delle botole (pozzetti di ispezione) sotto il piano stradale comunicanti con l’esterno attraverso appositi tombini posti a filo con il manto stradale.
Tutte le condotte, confluiscono al depuratore centrale dove i fanghi vengono trattati per essere re-immessi nei fiumi o direttamente in mare.
DEPURATORE
Completato il loro percorso dalla città, i fanghi o liquami, giungono al depuratore, il luogo dove perdono la loro componente inquinante per poter essere nuovamente immessi nell’ambiente.
Schema di funzionamento di un impianto di depurazione
Il procedimento di depurazione prende il nome di depurazione ai fanghi attivi, proprio perché si controlla in ogni momento in laboratorio che, la flora batterica contenuta nei fanghi sia sempre attiva e quindi in grado di depurare le acque. Ma come funziona un depuratore. Il procedimento è lungo, ma i passaggi sono abbastanza semplici e facili da memorizzare.
I fanghi, che arrivano dal collettore cittadino, vengono fatti passare attraverso una griglia che ha la funzione di trattenere i materiali grossolani (stracci, carta, oggetti di plastica, ecc.). Questi materiali, una volta raccolti, vengono posti in un’apposita vasca contenente calce viva, in modo da impedire lo sviluppo di batteri patogeni (portatori di malattie) e trasportati alla discarica.
I fanghi, così separati dagli oggetti più grandi, vengono inviati nella seconda vasca di depurazione dell’impianto, chiamata vasca di dissabbiatura e disoleatura. Qui, la sabbia contenuta nell’acqua, a causa del suo peso si deposita sul fondo della vasca, mentre gli oli e i grassi rimangono a galla e vengono separati dall’acqua attraverso un canale laterale che li trattiene.
Il liquame, a questo punto è parzialmente depurato, ma ancora potenzialmente pericoloso ed inquinante. Viene così inviato ad una successiva vasca detta di areazione, dove i liquami, vengono mossi da apposite turbine messe in immersione nella vasca. La violenta rotazione delle turbine, consente il passaggio di ossigeno dall’aria al liquido in modo da garantire la formazione di batteri anaerobi (flora batterica).
Il liquame passa poi ad un’altra vasca detta di sedimentazione finale, nella quale, i batteri attivi, scindono le sostanze organiche rendendole sedimentabili, ossia separabili dai fanghi. Tali sostanze, separandosi dai fanghi si depositano sul fondo delle vasche. I fanghi, così separati dalle sostanze grossolane, e dai sedimenti organici, tornano ad essere acqua pura che attraverso apposite condutture viene re-immessa nei corsi d’acqua.
PRODUZIONE DI BIOGAS E CONCIMI
I fanghi raccolti nel procedimento di sedimentazione, vengono poi ulteriormente trattati “biologicamente” per due scopi: produrre energia e concimi. Infatti, alcuni impianti sono dotati di un impianto per la produzione di biogas, che ha la funzione di produrre l’energia necessaria al funzionamento del depuratore, o per produrre il gas necessario al funzionamento delle centrali termo-elettriche.
Digestore
L’elemento fondamentale di un impianto di produzione di biogas è il digestore.
Questo è costituito essenzialmente da una vasca di grandi dimensioni, generalmente in cemento armato o in acciaio con coperture plastiche, che hanno lo scopo di trattenere i gas che si sviluppano durante il processo di fermentazione anaerobica, ossia in assenza di ossigeno. In questa vasca, avviene un processo di fermentazione in tempi molto brevi, di un fenomeno che in natura, nel sottosuolo, impiega milioni di anni.
La fermentazione avviene grazie alla presenza di particolari batteri che si nutrono di sostanza organica (carbonio, azoto, ecc.) e che producono, durante la digestione, il cosiddetto biogas, composto da vari elementi, tra cui il metano, utile ad alimentare i motori che generano energia elettrica e calore.
Questi fanghi, così trattati, ulteriormente disidratati ed essiccati, vengono macinati e insaccati in modo da poter essere riutilizzati come concimi naturali in agricoltura.
Questo procedimento, alquanto complesso, dimostra come se ben realizzati e manutenti, gli impianti di depurazione delle acque luride cittadine, possono essere molto efficaci per mantenere pulito l’ambiente e oltremodo utili per la produzione di sostanze che avvantaggiano altri settori produttivi.
FOSSA BIOLOGICA o IMHOFF
In alcuni casi, le utenze non sono collegabili al collettore principale cittadino, perché troppo distanti, per un problema di quote o altro. In questi casi, le utenze sono obbligate per legge a dotarsi di apposite fosse biologiche private chiamate anche vasche imhoff dal nome dell’ideatore, l’ingegnere tedesco Karl Imhoff.
Si tratta di una vasca a compartimenti separati sovrapposti che realizza in un unico contenitore quello che avviane in più vasche di un depuratore.
Essa è costituita da due compartimenti prefabbricati in cemento armato interrati e sovrapposti. In quello superiore abbiamo la vasca di sedimentazione primaria, mentre in quello inferiore abbiamo la vasca di digestione anaerobica dei fanghi.
La vasca superiore è generalmente costituita da una parte in alto a sezione rettangolare e da una parte in basso dotata di una fessura longitudinale attraverso la quale passano i fanghi sedimentabili.
Sempre per la serie “impianti indispensabili per le abitazioni“, parliamo oggi di impiantoidrico-sanitario, ossia di quell’impianto che rifornisce le abitazioni di acqua potabile. Purtroppo questa considerazione, evidenzia anche un grosso limite di questo sistema. Infatti, la distribuzione dell’acqua avviene oggi attraverso un unico sistema ed un unico tubo. Per cui, l’acqua potabilizzata rifornita dall’ente gestore, viene in buona parte sprecata perché utilizzata non solo per usi potabili, ma anche per usi industriali e per i servizi sanitari. Recenti normative, e indicazioni di buon senso, stanno facendo in modo che tutto questo, cambi. Si prevede, infatti, la realizzazione di due diverse reti di servizio, una per l’acqua potabilizzata e una per l’acqua destinata ad altri usi.
Ma seguiamo il percorso che fa l’acqua per giungere nei nostri edifici partendo dal luogo in cui viene prelevata.
IL CICLO DELL’ACQUA
Prima di descrivere l’impianto idrico-sanitario delle nostre case è importante capire qualcos’altro. Dobbiamo per questo sconfinare in un altra disciplina, le scienze, e rivedere l’argomento sul “ciclo dell’acqua”. L’acqua piovana, quella che scorre nei fiumi o nei laghi, rifornisce per permeazione del terreno le falde acquifere (corsi d’acqua sotterranei). In poche parole l’acqua viene assorbita dagli strati permeabili del terreno. Quando l’acqua scendendo nel sottosuolo incontra uno strato roccioso impermeabile, si accumula formando le cosiddette falde acquifere e inizia a scendere verso il mare, ritornando lì da dove partita. Il simpatico video di seguito ci spiega chiaramente lo svolgimento di questo ciclo.
L’acqua che utilizziamo per le nostre utenze, viene proprio da queste falde acquifere sotterranee. La sua estrazione, avviene attraverso la realizzazione di pozzi che raggiungono in profondità le falde, nei quali viene inserito un tubo di acciaio chiamato colonna il cui diametro variabile tra i 20 cm e i 50 cm. Il pozzo attraversa nella sua discesa diversi strati di terreno permeabili imbevuti di acqua (le falde acquifere). La colonna, in prossimità di questi strati presenta delle aperture chiamate filtri attraverso i quali l’acqua passa dalla falda al pozzo. I filtri impediscono che sostanze estranee possano passare inquinando l’acqua. All’interno del pozzo troviamo poi un altro elemento fondamentale per l’estrazione dell’acqua: la pompa sommersa. Questa, ha la funzione di aspirare l’acqua e sollevarla fino un serbatoio posto in superficie dell’altezza di circa 30-40 m, quindi una torre molto alta. Il portare l’acqua in un posto così alto è necessario affinché possa raggiungere, per la pressione accumulata, attraverso la rete di tubazioni le nostre case. In genere quest’altezza consente all’acqua di rifornire utenze fino al secondo, terzo piano. Per utenze poste a piani ancora maggiori sarà necessario dotare l’edificio di una pompa o di una autoclave in maniera tale da avere la pressione sufficiente a spingere l’acqua fino a tali altezze. Attraverso tubature di circa 1 m di diametro, l’acqua viene trasportata dall’acquedotto alle città e poi con tubi più piccoli agli edifici.
L’impianto idrico dell’edificio, riceve l’acqua dalla rete idrica dell’acquedotto (ente gestore) e la distribuisce a tutte le utenze. Anche in questo caso, come per l’impianto di riscaldamento, possiamo avere un impianto di tipo centralizzato o un impianto autonomo. In ciascuno dei due casi, l’impianto idrico è dotato di alcuni elementi fondamentali; vediamo quali.
IL CONTATORE AD IMMERSIONE
L’acqua giunge all’edificio dal basso, quindi troviamo le tubature idriche nei cantinati o al piano terra; il primo elemento di questo impianto è il contatore. Si tratta di un apparecchietto metallico in cui in immersione troviamo una serie di indicatori che ci forniscono alcune utili informazioni sul funzionamento dell’impianto e sui consumi. Oggi, leggere il contatore è abbastanza semplice, perché è stato semplificato al massimo per consentire una immediata lettura dei consumi.
Aprendo il coperchio in plastica si scopre l’indicatore di consumo. In pratica basta leggere il valore numerico progressivo, espresso in metri cubi, per conoscere il proprio consumo. Le asticelle rosse non vanno considerate, mentre per sapere se l’impianto funziona e l’acqua scorre, basta osservare la rotella nera posta al centro (se ruota l’impianto è funzionante).
IL RUBINETTO GENERALE
Ogni impianto che si rispetti è dotato di un rubinetto generale necessario all’interruzione dell’erogazione dell’acqua in caso di perdite o di manutenzione. Normalmente questo rubinetto è posto all’ingresso della fornitura dell’alloggio, o sul balcone o in una delle stanze servite (bagno, cucina, lavanderia, ecc.). Oggi si tende a dotare ogni ambiente di un proprio rubinetto generale, in modo da sezionare l’impianto così che, se abbiamo un guasto in bagno, chiudiamo l’acqua solo in quell’ambiente lasciando serviti tutti gli altri. Il rubinetto può essere o a manopola a rotella o a scodellino cromato (vedi immagini qui a lato).
L’AUTOCLAVE
L’autoclave è una vasca metallica chiusa ermeticamente che contiene al suo interno un compressore. Questo pompa all’interno della vasca aria. L’acqua dell’impianto riempie per metà la vasca dell’autoclave. Poiché l’acqua è un liquido non comprimibile, una diminuzione della sua quantità all’interno delle tubazioni provocherebbe una diminuzione della pressione nell’impianto e quindi un suo funzionamento non ottimale. L’aria presente nella nella vasca impedisce queste variazioni di pressione e quindi l’impianto funziona sempre a pieno regime. L’autoclave è poi abbinata a una elettropompa di soprelevazione che ha il compito di spingere l’acqua fino all’ultimo piano dell’edificio.
LE TUBAZIONI
L’acqua, spinta dalla elettropompa, sale attraverso una lunga tubatura inserita all’interno dei muri dell’edificio chiamata colonna verticale, tubatura realizzata in acciaio zincato. Alla colonna verticale, ad ogni piano, sono collegate le tubazioni orizzontali che portano l’acqua ad ogni elemento idrico dell’appartamento (wc, lavabo, doccia, lavatrice, lavastoviglie, caldaia, ecc.).
IL SIFONE
Sifone a T e a U
L’acqua che fuoriesce dai rubinetti dei vari sanitari, scorre via, poi, attraverso altre tubazioni realizzate in materiale plastico, molto resistenti alle azioni degli acidi presenti in tali acque. Prima di finire nelle tubazioni orizzontali di scarico e poi in quelle verticali (colonna montante), le acque attraversano un un tubo particolare che prende il nome di sifone. Questo tubo ha una particolare forma a U o a T in modo che, al suo interno resti sempre una parte di acqua pulita che ha la funzione di non far risalire l’aria mefitica proveniente dalla fognatura sfruttando il principio dei vasi comunicanti.
Vasi comunicanti
Approfondisco: in base alla legge di Stevino, in un sistema di vasi comunicanti, ossia collegati tra di loro alla base, il fluido in essi contenuto raggiunge la stessa quota indipendentemente dalla forma dei recipienti.
Anche l’acqua piovana che si raccoglie sui tetti o sui terrazzi, viene incanalata attraverso delle tubazioni verticali apposite (grondaie, pluviali, gocciolatoi, ecc.) e scaricata anch’essa nella rete fognaria comunale.
Insegnanti battono alunni 1 – 0. Perlomeno negli Stati uniti. Infatti, da uno studio curato dal Pew Research Center e dal College Board, risulta che gli insegnanti sono più social, più digitali e più avanti tecnologicamente della media nazionale e degli alunni a cui insegnano. La ricerca dal titolo “How teachers are using tecnhology” ha infatti dimostrato che i docenti americani delle scuole superiori e medie, naviga quotidianamente ad alta velocità sulla fibra ottica, smanetta sui tablet o sugli smartphone, guarda i video su YouTube e legge gli e-reader più dei libri cartacei. Quindi dallo studio e dalle interviste viene fuori un nuovo aspetto dell’insegnante che superando le barriere generazionali e mentali, ha aggiornato il proprio curricolo e la propria formazione, diventando sempre più dipendente dalle tecnologia.
Lo studio evidenzia come il 94% dei professori possiede un cellulare (contro il 84% della media nazionale), di questi il 50% ha uno smartphone di ultima generazione, possiede un notebook o un pc e ne fa uso continuativo, uno su due ha una console per gioco e svago e il 47% legge libri su e-reader. Stranamente risulta fanalino di coda il tablet: solo il 39% lo possiede. Inoltre, il 63% degli insegnanti intervistati con età superiore a 55 anni, ama ascoltare la musica su lettori Mp3 e che molti di loro non sdegnino lo svago su console come la XBox o la Playstation.
Le lezioni vengono preparate attraverso il classico sistema, integrato però con tutto ciò che oggi la tecnologia fornisce. Per cui il docente consulta i social network (percentuale anche in questo caso superiore alla media nazionale) e usa Wikipedia, Google e ogni altro strumento in modo massiccio e sistematico.
Il vero problema nasce dalla veridicità e dal controllo delle informazioni presenti sulla rete. Il parere degli intervistati è che la quantità di informazioni presenti rende, allo studente, difficile distinguere tra informazione corretta e non. Infatti, la maggior parte degli intervistati è convinto che per avere voti alti sarà indispensabile “la capacità di giudicare la qualità delle informazioni” oltre all’abilità nell’uso degli strumenti tecnologici disponibili.
Quindi gli insegnanti battono gli alunni 1 a 0….perlomeno in America. Ma, in Italia?
Qui discutiamo ancora sull’uso o meno del cellulare in classe. Mentre se ne parla, il mondo va avanti e non aspetta. Forse è il momento che oltre a cambiare classe dirigente si cominci anche a cambiare il ruolo della scuola nella formazione. La scuola italiana sta perdendo questo treno, restando alla finestra a guardare il progresso che le passa sotto il naso incapace di coglierne l’essenza e di guidarne l’apprendimento. Peccato, ma faremo di tutto per cambiare questo status.
ESEGUI LE CONSEGNE 1 E 2 IN DIGITALE USANDO IL CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello
Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:
usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le consegne delle 2 schede sotto.
COME INIZIARE
Per prima cosa, dovremo disegnare un’area perfettamente quadrata:
contiamo in orizzontale il numero di quadretti dell’area da disegno, come in figura;
dovremo considerare il numero massimo di quadretti pari; quindi, se per caso il foglio avrà 47 quadretti, dovremo fermarci a 46, il numero pari più grande possibile;
stabilito il numero di quadretti massimo orizzontali, riportiamoli in verticale come in figura;
adesso tracciamo l’area quadrata composta in orizzontale e verticale dallo stesso numero di quadretti;
tracciamo le diagonali all’interno dell’area quadrata;
scegliamo un quadrante; come nell’animazione sotto, iniziamo ad unire con delle rette usando le squadrette, il primo punto in alto con il secondo dal centro nel quadrante appena scelto;
poi il secondo con il terzo, il terzo con il quarto e così via fino a completare tutto il quadrante;
ripetiamo specularmente la stessa procedura nel quadrante in alto, in quello in basso e in quello a sinistra.
INVILUPPO DIAGONALE 1
nella prima consegna, dovrete unire punti distanti 1 centimetro come nell’immagine sotto;
INVILUPPO DIAGONALE 2
nella seconda consegna, dovrete unire punti distanti 1/2 centimetro come nell’immagine sotto. Otterrete una griglia più fitta con il doppio delle linee;