Feb 212014
 

07 - iwatchOramai sulla rete si trova di tutto, ogni tipo di “concept” in merito al fantomatico futuro iWatch di Apple. Ma a parte la fantasia e le indiscrezioni, pare che il nuovo oggetto tecnologico della casa di Cupertino, stia diventando realtà. In molti sostengono che avrà funzioni biometriche in grado di consentire il controllo di alcuni parametri vitali della persona (per questo Apple ha assunto diversi esperti del settore oltre che guru negli strumenti informatici associati al fitness.

L’altra caratteristica che pare sia reale è quella per cui l’iWatch avrà uno schermo Amoled flessibile? Anzi, secondo il Digitimes parrebbe proprio di sì, perché Apple avrebbe già inoltrato ala società di Taiwan, TPK, gli ordinativi per questo componente. Anzi a suffragio di questa ipotesi, pare che il vetro “zaffiro” che dovrebbe essere utilizzato da Apple per questi dispositivi, non sia più disponibile sul mercato dati gli ordinativi giganteschi che la Apple ha già provveduto a realizzare.

08 - iwatchLa realizzazione di questo componente tecnologico consentirebbe un salto tecnologico non indifferente; infatti, si tratta di una nuova tecnologia basata su microscopici filamenti in argento, collocati molto distanziati tra loro e collocati in maniera casuale su una superficie trasparente. Sarebbe come usare una specie di inchiostro da stampare sulla superficie del vetro. La distanza tra i filamenti e le loro dimensioni renderebbero il supporto sensibile al tocco, simile ad un vetro tradizionale, ma visto che si può usare normale PET (polietilene) questo permette allo schermo di essere modellato senza problemi.

Una differenza non da poco, visto che gli schermi touch attuali sono basati su ossido di Indio-Stagno, materiale friabile da disporre su un supporto rigido (il vetro) e ha proprietà conduttive minori. Tutto ciò crea la necessità di creare strati più spessi, riducendo la trasparenza dello schermo. Quindi maggiore peso e fragilità.

09 - iWatchQuesta tecnologia ai nanotubi di argento, è commercializzata da 3M. La società californiana Cambrios, ha invece brevettato degli speciali inchiostri usati per “stampare” le pellicole.

Secondo il Digitimes, TPK, grazie alla tecnologia di un’altra società specializzata, la Nissha Printing, Apple, sarebbe pronta a dare il via alla produzione degli schermi entro l’estate con la spedizione di circa due milioni di schermi da 6 pollici al mese.

Seguiremo con curiosità tutto ciò che gira intorno a iWatch, sicuri che conquisterà grande visibilità e spazio nel futuro diventando un nuovo oggetto del desiderio.

Galleria

ALCUNI FANTASIOSI CONCEPT DELL’IWATCH APPLE

Articoli1

Feb 202014
 
VETRO

Mappa Concettuale dell’Argomento

Indice
titolo gruppo
CENNI STORICI Sardegna
MATERIE PRIME Sicilia
PROPRIETA’ Sicilia
LAVORAZIONI Salina
LA VETRERIA – TRA INDUSTRIA E ARTIGIANATO  Salina
FLOAT GLASS Sicilia
I TIPI DI VETRO Favignana
IL RICICLAGGIO Favignana

CENNI STORICI

Vetro02Il vetro ha origini molto antiche e ancora oggi è difficile stabilire con certezza quale popolo possa vantarne la scoperta. Anticamente furono i popoli della Mesopotamia, ad utilizzare il vetro nel III millennio, forgiandone delle perline. Successivamente anche gli Egizi appresero questa arte che utilizzarono nella produzione di oggetti artistici. I Romani, seppur in maniera rudimentale, crearono le prime finestre con i vetri ma ciò aveva un prezzo esorbitante tale che solo i patrizi potevano permettersele. Il vetro naturale, o ossidiana, è in uso fin dall’antichità.

Vetro01La prima manifattura documentata del vetro si ha in Egitto, nel II millennio a.C., quando fu impiegato nella produzione di stoviglie, altri utensili e monili. Nel I secolo a.C. fu sviluppata la tecnica del soffiaggio, che ha permesso che oggetti prima rari e costosi divenissero molto più comuni. Durante l’Impero Romano il vetro fu plasmato in molte forme, principalmente vasi e bottiglie.

I primi vetri erano di colore verde a causa della presenza di impurità di ferro nella sabbia utilizzata. Alcuni vetrai veneziani si spostarono in altre aree d’Europa diffondendo così l’industria del vetro. Fino al XII secolo il vetro drogato cioè con impurità coloranti come metalli non fu impiegato. Ma intorno al 1688 un nuovo processo di fusione fu sviluppato, ed il vetro divenne un materiale molto più comune. L’invenzione della pressa per vetro nel 1827 diede inizio alla produzione di massa di questo materiale. Nel 1920 fu sviluppato un nuovo metodo consistente nello stampaggio diretto delle decorazioni sul vetro fuso.

MATERIE PRIME

Vetro04La silice (SiO2, biossido di silicio) è il più comune formatore del reticolo vetroso ed è quindi la più importante materia prima per la produzione del vetro. Circa metà della crosta terrestre è formata da minerali di silice (silicati e quarzo), il maggior costituente di rocce e sabbie. Tuttavia la silice naturale non ha, in generale le caratteristiche necessarie per la produzione del vetro, sia perché forma dei minerali complessi con altri ossidi (come ad esempio nelle argille e nei feldspati con l’allumina, Al2O3), sia perché contiene degli elementi come il ferro che, anche in piccola quantità, danno al vetro una colorazione indesiderata. Solo silice che contiene meno dello 0,1% di ossido di ferro (Fe2O3) può essere usata per la produzione di lastre; ma, per produrre vetro da tavola e artistico, tale percentuale scende al 0,01% e solo pochi giacimenti di quarzo garantiscono questi limiti. Per il vetro usato nell’ottica la quantità accettabile è ancora più bassa, meno dello 0,001%. E’ una quantità piccolissima, equivalente a 10 milligrammi per chilo di sabbia. Ancora minore deve essere il contenuto di altri minerali, come gli ossidi di cromo, cobalto, rame, ecc.. che hanno un potere colorante maggiore di quello del ferro. Nessuna sabbia naturale è in grado di rispondere ai requisiti del vetro per l’ottica; per questo, anche le sabbie dei migliori giacimenti devono essere ulteriormente purificate con speciali trattamenti.

PROPRIETA’

Proprietà del vetro

LAVORAZIONI

Le lavorazioni più comuni cui può essere sottoposto il vetro sono:

  • Foratura

Vetro05ll vetro può essere forato al trapano con apposite punte diamantate, adeguatamente refrigerate con getto continuo d’acqua. La foratura può essere eseguita da trapani per vetro manuali o a controllo numerico. I fori non devono essere troppo vicini al bordo (a seconda anche dello spessore del vetro) per evitare rotture dovute alle tensioni interne del pezzo. Nuovi macchinari permettono di forare con un particolare tipo di sabbia miscelata ad acqua.

  • Taglio

Vetro06Il taglio di piccoli pezzi può essere eseguito a mano con strumenti appositi, ma in generale viene eseguito da un banco di taglio. Il banco di taglio è un macchinario a controllo numerico che presenta un piano fisso, solitamente vellutato e con fori per generare un cuscino d’aria (utile per lo spostamento del vetro), che viene chiamato anche “pantografo”. Sopra di questo vi è un ponte mobile che tramite un tagliavetro fornito di rotella in carburo di tungsteno o diamante sintetico pratica incisioni sul vetro a seconda della programmazione eseguita tramite un software chiamato “ottimizzatore”; il software ottimizzatore è implementato affinché ottimizzi il taglio, evitando al minimo lo sfrido.

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  • Curvatura

Vetro08Il vetro curvo è un vetro sottoposto ad un procedimento di riscaldamento graduale ad alte temperature (tra i 500 e i 750 °C circa), fino a diventare abbastanza plastico da aderire (per gravità o costretto in una qualche maniera) ad uno stampo concavo o convesso, disposto orizzontalmente o verticalmente all’interno del forno di curvatura. Non è possibile ottenere un vetro curvo che si adagi sullo stampo esclusivamente sotto l’azione della sua forza peso senza che il vetro stesso non venga segnato dalla tesatura dello stampo, compromettendone la trasparenza e l’uniformità di spessore della lastra. Per tale motivo, in genere l’azione di curvatura della lastra viene coadiuvata da dispositivi meccanici o pneumatici, che agevolano il processo. Il vetro viene raffreddato molto lentamente (“detensionamento” o “ricottura” del vetro), per evitare di indurre tensioni che ne precluderebbero un’eventuale successiva lavorazione o che potrebbero innescare fenomeni di rottura spontanea del materiale. Viceversa, molto più frequentemente per il vetro impiegato nel settore dell’arredamento, il processo di curvatura si conclude con un raffreddamento istantaneo, al fine di ottenere un vetro curvo temprato. Per vetro curvo si intende comunemente il vetro sottoposto alla curvatura lungo un solo asse della lastra (si pensi ad esempio alla curvatura che subisce un foglio di carta quando si tendono ad avvicinare due lati opposti).

  • Smerigliatura

Vetro11Esistono tre modi per smerigliare il vetro:

  1. sabbiatura, che viene eseguita con uno strumento molto particolare che “spara” la sabbia ad alta velocità, scalfendo il vetro. Purtroppo è un lavoro da far fare a persone esperte nel settore e, proprio per questo, ha un costo piuttosto alto.
  2. acidatura, una speciale pasta, molto acida, che va spennellata nel vetro e lasciata asciugare almeno 24 ore. Dopo il periodo di asciugatura, la pasta va eliminata con una lama, che completa l’abrasione del vetro.
  3. smerigliatura, usando un piccolo smerigliatore per unghie, si usa come una penna.

Naturalmente, per riuscire a seguire il disegno correttamente, senza sbavature, senza rovinare le parti del vetro che si vogliono tenere intatte, per tutti e tre i sistemi è necessario eseguire alcuni passaggi. Pulire perfettamente il vetro con dell’alcol puro per togliere qualsiasi residuo dalla superficie. Quindi il vetro va ricoperto con la carta adesiva; è importante non lasciare spazi liberi, proprio per evitare che si smeriglino parti del vetro che si vogliono lasciare lucide. La carta deve aderire perfettamente, senza bolle d’aria. Si traccia il disegno con un pennarello indelebile. Aiutandosi con un taglierino ben affilato, s’intagliano le parti che si vogliono smerigliare. Il taglio deve essere netto, preciso, senza sbavature. In caso contrario, il contorno del soggetto risulterà poco chiaro, non ben definito. Viene asportata la carta adesiva in eccesso. Già in questo passaggio ci si rende conto di come sarà il vetro a lavoro ultimato. Se non si è soddisfatti , conviene ricominciare da capo, sin dal primo passaggio. Se invece il soggetto ottenuto ci piace, possiamo procedere o con la pasta per smerigliare o con lo smerigliatore.

  • Molatura

Vetro25Il vetro viene sottoposto a una operazione di molatura quando si deve eliminare il bordo che dopo il taglio diventa tagliente e dalla forma irregolare. La molatura quindi è l’operazione che trasporta e re-uniforma definitivamente il bordo del vetro.

Questo può essere molato in diversi modi: filo lucido e tondo, dove il bordo viene lucidato con cura e arrotondato, il grado di lavorazione è alto; filo lucido e piatto: il bordo viene lucidato e risulta perpendicolare alla superficie, il grado di lavorazione e sempre alto; filo grezzo, dove si ottiene una rugosità maggiore.

  • Tempra

La tempra è il raffreddamento termico che avviene per indurire il vetro. Il vetro viene tagliato in modo adeguato, viene riscaldato su un tavolo a rulli a 640° e subito dopo viene raffreddato da un getto d’aria fredda in modo da raffreddarne solo l’esterno e lasciare l’interno caldo e malleabile.

LA VETRERIA – TRA INDUSTRIA e ARTIGIANATO

Lavorazione industriale

Il vetro è un elemento che non presenta un punto di fusione netto, pertanto si lavora in un range di temperatura in cui esso è allo stato plastico. I limiti di tale intervallo oscillano tra picchi massimi detti “punti di aggregazione”, in cui la temperatura è di 1100 °C circa, e livelli minimi, detti “punti di trasformazione”, in cui la temperatura si aggira intorno a 800 °C.

Vetro12La fabbricazione e la lavorazione del vetro si articolano in quattro fasi:

  • fusione,
  • formatura,
  • ricottura,
  • finitura.

Fusione: è la fase iniziale, durante la quale, la carica, formata da componenti diversi tra loro, viene polverizzata e mescolata a rottami di vetro che agiscono da fondente. Durante la fusione, si verificano l’eliminazione dell’acqua presente nei componenti di partenza, la dissociazione dei carbonati e dei solfati con sviluppo di anidride carbonica o solforosa, la formazione di una massa fusa il più possibile omogenea. Il secondo momento della fusione è detto affinaggio o affinazione: essa rappresenta l’operazione in cui la massa fusa viene privata di tutte le bollicine di gas presenti, che potrebbero dare origine a difetti nei manufatti preparati. L’affinazione viene realizzata aggiungendo alla massa fusa piccole percentuali di agenti affinati. Conclusa questa fase, il vetro fuso è una massa avente in tutti i punti uguale composizione chimica e, conseguentemente, le medesime proprietà fisiche. E’ possibile, a questo punto, operare una decolorazione del vetro, tramite l’ossidazione di sali di ferro. La fusione si conclude con la fase di riposo o di condizionamento, durante la quale la massa fusa viene raffreddata gradualmente fino alla temperatura di foggiatura o di formatura.

Formatura: viene eseguita in diverse modalità quando il vetro è ancora fluido e si trova in un campo di temperatura nel quale assume viscosità tale da poter essere lavorato e da conservare la forma impartita, senza alterazioni.

Ricottura: consiste in un riscaldamento del vetro fino alla temperatura superiore di ricottura e serve ad eliminare le torsioni che si generano durante la formatura e che rendono difficile le operazioni di finitura come, ad esempio, il taglio. E’ una fase essenziale per eliminare le tensioni interne formatesi per irregolarità di riscaldamento o raffreddamento. La scelta della temperatura e della velocità di raffreddamento sono in funzione del tipo di vetro e del suo spessore. Dopo aver raggiunto la temperatura dovuta, l’oggetto viene mantenuto in tale stato per un periodo sufficiente ad assicurare il raggiungimento dell’uniformità termica in ogni suo punto; quindi viene raffreddato lentamente fino a una temperatura inferiore di 50 °C a quella di ricottura, ed infine viene portato rapidamente a temperatura ambiente.

Lavorazione artigianale

Vetro13Il vetro di Murano è uno dei più preziosi vetri che vengono realizzati in Italia. Lo si realizza, secondo tradizioni antiche di secoli, sulla famosa isola di Murano, vicino Venezia. La scelta di questa isola per realizzare i vetri non fu affatto casuale. I primi forni vi furono installati nel 1291, sia perché Murano era fuori dal centro cittadino, quindi eventuali incendi non avrebbero arrecato grandi danni (i forni all’epoca erano realizzati in legno), sia perché si trovava di tramontana rispetto a Venezia, quindi i fumi della produzione non avrebbero raggiunto la città principale. Esistono diverse tecniche con le quali i mastri vetrai, oggi, producono i loro preziosissimi oggetti, a seconda del tipo di vetro devono realizzare: vetro di Murrina, vetro in piastra, vetro a lume, vetro soffiato.

Tra tutte le tecniche, la più lunga e complessa è senza dubbio quella del vetro di Murrina. Si inizia con il tagliare in tanti piccoli pezzi le canne di Murrina, delle canne di vetro colorato. Quindi, questi piccoli pezzi sono adagiati, uno ad uno ed a mano, all’interno di formine di rame, in maniera molto paziente e con fantasia, per creare dei disegni sempre diversi. Durante la notte, questo “puzzle” viene tenuto in forno, in maniera che il vetro si sia solidificato in un pezzo unico e che questo possa quindi essere lavorato e levigato per poterlo adattare ai vari orologi, tappi, cornici, lampade, lampadari e quant’altro.

La lavorazione del vetro in piastra è la tecnica più recente. Su una lastra di vetro vengono sparsi diversi oggetti, come foglie di oro e argento e pezzi di Murrina, che vengono composti, con fantasia, per realizzare un grande disegno, sempre diverso ogni volta. Sul disegno così ottenuto, quindi, viene posta un’altra lastra di vetro, come fosse un panino. L’oggetto viene quindi tenuto in forno per una notte, in maniera da divenire un pezzo unico, e viene quindi tagliato per i vari oggetti a cui farà da ornamento.

La lavorazione del vetro a lume è la più antica fra tutte. Il mastro vetraio, con una fiamma a gas che raggiunge temperature molto alte, fonde e mescola insieme diversi tipi di vetro e foglie di oro e argento, per creare delle forme e dei colori sempre differenti. I vetri ottenuti da questa tecnica vengono usati per abbellire lampade, lampadari, collane, pendenti e bijoux.

La lavorazione del vetro soffiato è una tecnica di alto livello, con la quale il vetro viene modellato a caldo e, tramite delle filigrane, creano il famoso e tanto apprezzato effetto merletto all’interno del vetro stesso.

FLOAT GLASS

Vetro14Per quanto concerne la produzione di vetro piano, a partire dalla fine degli anni Cinquanta è stato introdotto il processo float (Pilkington) in sostituzione dei precedenti metodi di tiratura. Il prodotto che si ottiene (float glass) ha sostituito il cristallo ottenuto da molatura di vetro greggio tirato. Nel processo denominato float glass, la pasta vitrea, proveniente dal crogiolo alla temperatura di 1100 °C, assume forma perfettamente piana in un forno a tunnel la cui base è formata da un letto di 7cm di stagno fuso. Questo è posto in atmosfera contenente azoto e idrogeno, in modo da non essere ossidato. Lo stagno leviga la superficie inferiore del vetro per diretto contatto, mentre la parte superiore si appiattisce per gravità essendo ancora allo stato semifuso.

I TIPI DI VETRO

Esistono diverse composizioni di vetro. Quelle che elencheremo ora sono le più usate.

Il vetro solubile

Vetro16E’ un prodotto trasparente che trova larga applicazione in molte industrie. La maggior quantità viene utilizzata come detersivo per lavastoviglie ma trova impiego anche nella produzione di pietre d’arte artificiali; serve per indurimento di cementi, marmi e come mezzo sbiancante nelle lavanderie di lana, nella fabbricazione di adesivi, smalti, fiammiferi ecc.


Il vetro comune

Vetro17Appartiene alla più vasta produzione vetraria. Commercialmente viene distinto in base al colore: bianco (perfettamente decolorato), mezzo bianco, colorato. In funzione all’ impiego che se ne deve fare, viene scelto l’ossido più adatto (calcio, bario, zinco …).


I vetri borosilicati

Sono di elevata resistenza chimica (per questo detti neutri) e di composizione molto varia: contengono, in genere quantità relativamente elevate di allumina e anidride borica. Questi tipi di vetro vengono usati per la fabbricazione di contenitori per medicinali (flaconi e fiale), per apparecchiature da laboratorio chimico, ecc. Per le loro proprietà sono resistenti al calore e trovano numerosi impieghi per manufatti da forno (vetro Pyrex) o per particolari applicazioni.


Il vetro quarzo

Vetro18È’ vetro costituito da pura silice. Possiede importanti caratteristiche chimico-fisiche, ma ha elevate temperatura di fusione e alta viscosità. La sua lavorazione quindi è molto costosa.


Il vetro piano

Vetro19Questi tipi di vetro sono largamente diffusi in edilizia e vengono classificati in base allo spessore della lastra, che può variare da 1,6 mm a 10-14 o anche 17 mm. I vetri artistici La produzione di vetri artistici lavorati a mano necessita di un tempo di lavorazione più lungo. Per questo alla silice si aggiunge una percentuale di sostanze che facilitano le lavorazioni, ma rendono il vetro più fragile.


Il vetro artistico

Vetro20La produzione di vetri artistici lavorati a mano necessita di un tempo di lavorazione più lungo. Per questo alla silice si aggiunge una percentuale di sostanze che facilitano le lavorazioni, ma rendono il vetro più fragile. Il vetro artistico deve essere anche in grado di accogliere elementi coloranti e discrete dosi di piombo, che ne aumenta la lucentezza e la rifrazione.


Il vetro per ottica

Vetro21Questo tipo di vetro è destinato alle lenti di occhiali, microscopi e cannocchiali, agli obbiettivi delle macchine fotografiche e delle telecamere: deve essere quindi particolarmente raffinato. Un particolare tipo di vetro, chiamato foto cromico (fotocromatico ), assorbe la luce diventando più scuro, fino al cessare della radiazione luminosa.


I vetri di sicurezza

Vetro22La fragilità del vetro e la formazione di piccoli e taglienti schegge costituiscono un serio ostacolo all’ impiego delle lastre nelle costruzioni edili. Sono stati quindi studiati vari sistemi per aumentare il grado di sicurezza del vetro. Si fabbricano infatti vetri temperati, oppure vetri retinati (per la presenza di una rete metallica all’interno della lastra) Il vetro retinato è molto utile per gli incendi.


Il vetro per fibre

Vetro23Le fibre di vetro possono avere un diametro da 1 a 8 micron; notevole è anche l’elasticità alla trazione. Per soffiatura con aria e vapore si ottengono fibre corte e continue, adatte per pannelli isolanti. I vetri per fibre sono: i vetri tessili (paraurti di automobili, scafi di barche,attrezzi sportivi ecc.) lana di vetro o lana di roccia (isolamento di edifici, pareti di frigoriferi, forni, stufe ecc.) e fibre ottiche (telecomunicazioni).


Il vetro camera

Vetro24E’ composto da due o più lastre; all’interno della vetrata è presente aria disidratata oppure gas isolante. Il vetrocamera garantisce un alto isolamento termico e acustico.


IL RICICLAGGIO

Vetro15Il vetro è l’unico materiale a possedere una dote preziosa: la riciclabilità totale. Il riciclaggio del vetro consente di risparmiare le materie prime (minerali, sabbia) necessarie per la sua produzione. Il vetro è il materiale “ecologico” per eccellenza. Non è inquinante ed è riutilizzabile per un numero illimitato di volte. Se abbandonata, una bottiglia di questo materiale si decompone solo dopo 4.000 anni. Per questo, è fondamentale separare accuratamente il vetro. Ovviamente, il cosiddetto “rottame di vetro” non può essere riciclato così com’è, deve essere sottoposto a numerose verifiche per eliminare le numerose “impurità” che contiene.

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https://www.youtube.com/watch?v=OBDXLxnMvI8

https://www.youtube.com/watch?v=DtbLisamAgU

Gruppi

Gruppo Segretario Alunni
FAVIGNANA Giuffrida T. Provvidenza D.-Vitaliano E.-Longo S.
SICILIA Fonti G. Spina A.-Giordano E.-Bergamo D.-Maiorana C.-Micena N.
SALINA Cantarella B. Bollo C.-S. Favara-P. Ferraro-M. Guardabasso-E. Paradiso
SARDEGNA Strazzeri F. Gueli M.-Di Bella F.-Meli S.-Mollica F.

Links

  • www.glassway.org
  • www.iceuropa.it/uno/ESAME2009/esame3A/Capelli_Scalini/PAGINE/vetro_storia.htm
  • www.vitrum.it/vetrofloat.htm

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Feb 182014
 

Stampa01Il professor Sean Xia-An Zhang della Jilin University, insieme ad un team di stretti collaboratori ha inventato una stampante che, al posto del normale inchiostro, usa l’acqua per imprimere testo e immagini su carta. La nuova stampante, denominata “water-jet” permette di riscrivere su un foglio speciale, non quindi della solita carta che utilizziamo per stampare, fino a 50 volte. Questo è possibile in quanto, l’inchiostro si dissolve dal foglio dopo meno di un giorno dalla sua stampa, se mantenuto a una temperatura inferiore ai 35 gradi. A temperature più elevate la dissolvenza risulta ancora più rapida. Ancora questa tecnologia presenta dei limiti dovuti al fatto che è possibile stampare in un solo colore, il blu ma sono allo studio nuove tecnologie per stampare a colori come un comune stampante.

La caratteristica della dissolvenza dell’inchiostro in così poco tempo rende questa stampante realmente “green” ed è compatibile con il dato che ci riferisce che in un ufficio, mediamente le stampe sono lette solo una volta prima riessere cestinate. Ancora meglio se si considera che il foglio può essere ristampato fino a 50 volte con un risparmio di carta e alberi non indifferente.

Vedremo quali saranno gli ulteriori sviluppi di questa tecnologia di stampa.

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Feb 182014
 

iPad-Nano_45915_1

Apple si prepara a rilasciare l’aggiornamento a iOS 7.1 che pare arriverà a metà di marzo. A quanto pare non si tratterà solo di un aggiornamento minore, ma porterà con se una moltitudine di novità, prima fra tutte una che potrà interessare direttamente la scuola o le società. Pare che Apple abbia inserito in questo aggiornamento potenti strumenti MDM (Mobile device management) che permetteranno a scuole, grandi aziende e società di gestire da una postazione centrale intere gruppi costituiti da centinaia o anche migliaia di iPhone e iPad. L’anticipazione dei nuovi strumenti MDM trova una conferma nel fatto che Apple ha da poco registrato un nuovo sito “Volume Services“.

Volume ServiceNella home page un messaggio accoglie i visitatori citando: “Implementare i dispositivi iOS e Mac all’interno della tua organizzazione non è mai stato così facile”. In basso troviamo invece le due funzioni principali: automatizzare la configurazione MDM dei dispositivi e Acquistare app ed ebook in volumi.

Queste nuove funzioni di MDM, rappresentano una grande evoluzione di questo servizio da parte di Apple rispetto all’attuale Configurator sia in termini di utilizzo che di sicurezza. Le scarse capacità di questo sistema di offrire quanto richiesto, hanno fatto proliferare soluzioni di terze parti e sistemi ad hoc al fine di colmare questa lacuna. Dimostrano, inoltre, un nuovo interesse di Apple verso i settori Educational e Office.

mini-ipadTra le caratteristiche innovative del nuovo servizio MDM di Apple troviamo la possibilità di controllare a distanza il gruppo di devices (denominati flotta) sia attraverso la normale rete cellulare che internet o wi-fi. L’amministratore della flotta, in ogni momento potrà constatare lo stato della flotta (iPhone e iPad) e attivare funzioni che vanno dalla sicurezza, alla modifica delle configurazioni globali. In pratica, l’amministratore apportando una modifica al suo sistema, potrà aggiornare in automatico l’intera flotta di dispositivi collegati al suo tablet. Questo significa, che potrà installare un software su tutta la flotta di devices in un colpo solo o stoppare o congelare tutti i sistemi in remoto con un solo gesto.

Conoscendo la qualità e la cura con cui Apple aggiorna i suoi gioielli, possiamo aspettarci qualcosa di sbalorditivo e unico.

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Feb 162014
 
Alunni Articolo scritto: GIULIA CATANIA, ELENA CIRNIGLIARO, ROBERTA COMPAGNINI, ELEONORA LOMBARDO, RUGGERO RUSSO
Classe: 3E – Anno: 2007-08

Prefazione a cura del prof. Betto

L’evento storico contemporaneo più cruento e più conosciuto. Una ferita aperta nel cuore degli Stati Uniti d’America ma soprattutto una grande tragedia per molte famiglie d’America e non solo. Purtroppo questo evento ha cancellato anche due delle opere architettoniche più maestose e inconfondibili che l’uomo era riuscito a costruire. Le hanno raccontate alcuni miei alunni qualche anno fa. Un racconto dettagliato che non ho voluto toccare, lasciandolo fermo al momento in cui l’anno descritto, cioè 6 anni fa. Sappiamo tutti che la Freedom Tower e il nuovo volto di Ground Zero sono ormai una realtà. Ma alcune cose vanno oltre il tempo, per cui vi invito ancora una volta a una attenta lettura. Buon divertimento.

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WORLD TRADE CENTER – NEW YORK

All’inizio del 1960 la Porth Authority (autorità portuale) of New York and New Jersey stabilì che gli oltre 500 milioni di dollari che erano stati ricavati dai pedaggi sulle merci e sulle navi in transito nel porto di New York dovevano essere investiti in un progetto architettonico che niente doveva aver a che fare con il porto e con le navi.

L’autorità Portuale di New York e del New Jersey aveva già costruito opere imponenti come il Lincoln Tunnel, una galleria autostradale che attraversa il fiume Hudson e giunge a Manhattan e il George Washington Bridge, un ponte che collega Manhattan al New Jersey che avevano portato la sua giurisdizione fuori dal mare e dai vascelli.

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George Washington Bridge

La somma da investire era troppo grande per fare qualsiasi cosa e il presidente dell’Autorità Portuale, Austin J. Tobin decise che l’unico modo realisticamente possibile per poter spendere tutti quei soldi era costruire un grattacielo o addirittura una serie di grattacieli. Ma dove sarebbero stati costruiti? New York non poteva che non essere la scelta ideale ed obbligata. Ma l’Autorità Portuale non era solo dello stato di New York, era anche sotto la giurisdizione dello stato del New Jersey. Quindi bisognava trovare un luogo dal quale l’opera eventualmente costruita fosse stata visibile anche dagli abitanti del New Jersey. Fu deciso allora che l’opera sarebbe stata costruita nel West Side di Manhattan (separato dal New Jersey da appena 1 kilometro dal fiume Hudson) e che avrebbe occupato un’area di 65.000 metri quadrati. Ma ancora non si sapeva chi l’avrebbe progettata. Tobin si trovò costretto a scegliere fra una rosa di architetti di primo piano, ma la scelta cadde inaspettatamente su Minoru Yamasaki, un architetto giapponese nato negli Stati Uniti che allora lavorava nei pressi di Chicago. Dotato di una personalità geniale, Yamasaki aveva fatto da apprendista presso la bottega degli architetti Shreve Lamb ed Harmon (che nel 1931 avevano costruito l’Empire State Building). Non aveva costruito nulla di così di imponente. Le sue opere essenziali e raffinate (come ad esempio un palazzo d’uffici del Michigan) non facevano presagire che all’inizio del 1973 avrebbe terminato di costruire l’opera umana in assoluto più grande mai concepita in tutta la storia della civiltà: le Torri Gemelle del World Trade Center di New York. Gli spazi dovevano essere ampi e luminosi come in Piazza San Marco a Venezia, e le finestre dovevano essere progettate in modo da far sentire al sicuro le persone anche a grandi altezze dal suolo. Inoltre l’aspetto degli edifici doveva essere completamente nuovo e gli edifici stessi dovevano sembrare come degli oggetti “alieni” mai visti prima sulla Terra.

WTC08Quando furono costruite sembrarono a tutti come dei siamesi monoliti alieni, come oggetti che non potevano ancora appartenere alla cultura umana e che ricordavano al visitatore immagini fantastiche ed elementi della fantascienza più bella (come il monolite di Kubrick del film 2001 Odissea nello Spazio).

Entrambe le torri erano alte ciascuna 110 piani ma differivano lievemente per altezza effettiva: la prima torre (Torre Nord o 1 WTC) era alta 417 metri, mentre la seconda torre (Torre Sud o 2 WTC) era più bassa e misurava dal suolo 415,5 metri. Furono per un anno gli edifici più alti del Mondo per poi venire superate nel 1973 dalla Sears Tower di Chicago.

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Sears Tower

Rimasero comunque gli edifici più alti di New York e i più grandi del Mondo fino alla loro distruzione. Ogni torre contava un’area calpestabile di 400.000 metri quadrati e, contando l’insieme di tutti gli edifici presenti nel complesso si raggiungeva una superficie calpestabile pari a 1.200.000 metri quadrati di superficie, in grado di ospitare ogni giorno quasi 80.000 persone. Questi dati fecero molto scalpore e furono in tanti a storcere il naso di fronte all’opera definendola come una “mostruosità”, un’espressione della civiltà frutto di una tecnologia che era stata portata ormai agli estremi delle sue possibilità. Le Torri Gemelle erano viste come un’opera pionieristica ed erano diventate il simbolo della potenza degli Stati Uniti. L’ossessione estrema per la grandezza fu come un motore che non era più possibile fermare e in quegli anni videro la luce i primi esemplari di aerei Boeing 747 che rappresentavano ancora una volta una fede incrollabile nella tecnologia degli Stati Uniti. L’insieme dei due edifici contava 43.600 finestre oltre a tanti cavi, fra linee telefoniche e linee elettriche, quanti se ne potevano utilizzare per cingere la circonferenza terrestre non per una, ma per più volte consecutive.

WTC22

Schema Strutturale

La Porth Authority era ormai anni luce avanti a tutti e Tobin chiese addirittura alla Otis di progettare un sistema di ascensori pionieristici con porte scorrevoli sul davanti e sul retro in modo che i primi a salire fossero stati anche i primi a scendere. Date le dimensioni “fuori scala” degli edifici si rese necessario realizzare un sistema di ascensori completamente nuovo che fosse in grado di servire quella che era diventata a tutti gli effetti “una città verticale” dentro la città. Fu così che si giunse a un compromesso che adottava una soluzione particolarissima che vedeva gli edifici scomposti in più unità sovrapposte l’una all’altra. In pratica si trattava di 3 edifici sovrapposti che, complessivamente, contribuivano a creare l’edificio vero e proprio nella forma fisica ed estetica con la quale era identificabile dall'”esterno”. In questo modo le torri erano divise in 3 zone contenenti ciascuna i propri ascensori di servizio accessibili dal proprio “piano terra” (detto “skylobby”) che era evidenziato già all’esterno da delle “strisce” che formava l’acciaio stesso della struttura con una tecnica che rendeva quella sezione leggermente più scura rispetto alla lucentezza abbagliante del resto dell’edificio. In corrispondenza della prima “striscia” partivano da terra, formando bellissimi archi gotici, le immense colonne d’acciaio della struttura portante dell’edificio, che permettevano per la prima volta di eliminare i pilastri interni della struttura ottenendo maggiore superficie ed area calpestabile all’interno dell’edificio.

WTC09Alla seconda “striscia” corrispondeva invece il “piano terra” della seconda sezione della torre (a ridosso del 44esimo piano), mentre la seconda “striscia” evidenziava il “piano terra” della terza sezione (corrispondente al 74esimo piano) dell’edificio e infine l’ultima striscia, nella quale l’acciaio si piegava ulteriormente intersecandosi in eventi architettonici di natura goticheggiante, conteneva gli ultimi piani estremi della torre con l’accesso al tetto. I visitatori e gli utenti del complesso per accedere ai piani relativi a ciascuna sezione delle torri dovevano quindi effettuare 2 corse con più ascensori diversi per arrivare a destinazione. La soluzione, che a molti sembrò un po’ troppo artificiosa, permetteva invece di risparmiare tempo e di evitare lunghe code per poter salire sulle torri. Tuttavia un sistema di ascensori espressi permetteva comunque di “scavalcare” il locale garantendo un accesso rapido e completo a tutte le aree degli edifici. Per costruirle fu necessario creare nuove strade e abbattere più di 200 edifici nei quali vi erano negozi e abitazioni. La terra che venne portata via dal luogo dove dovevano essere costruite le fondamenta delle torri era in quantità talmente elevata che non sarebbe stato possibile neppure scaricarla nel fiume, poiché si sarebbe creata un’isola artificiale che avrebbe sconvolto l’intero equilibrio geologico di tutta la regione. Fu allora utilizzata per incrementare gli argini del fiume Hudson del sud di Manhattan; vennero creati nuovi isolati e fu possibile così ottenere nuovo territorio dove erigere altre torri. Il valore di questi nuovi terreni si aggirava sui 900 milioni di dollari e per terminare la costruzione delle Torri venne speso oltre 1 miliardo e mezzo di dollari. Quasi 220 piani, un chilometro di altezza complessiva, avrebbero ornato il cielo degli Stati Uniti che si affaccia sull’Atlantico. L’opera fu portata a termine in ben 10 anni, con interruzioni ai lavori e timori che la tecnologia del XX secolo non fosse ancora pronta per realizzare simili manufatti. Alcuni poi temettero addirittura che se le torri fossero state costruite il sud di Manhattan si sarebbe trovato completamente isolato dal resto del mondo come racchiuso nel bel mezzo di un immensa, gigantesca gabbia di Faraday che non avrebbe permesso alle trasmissioni radio di attraversare le strutture metalliche degli edifici. Nonostante tutto questo il 4 aprile del 1973 vennero inaugurate le Torri Gemelle (o Twin Towers) del centro del commercio mondiale e i giornali di tutto il mondo titolarono che era iniziata una nuova era: due edifici talmente grandi da poter ospitare ogni giorno più di 60.000 persone in quasi 900 metri di piani, stanze, ascensori, scale e finestre. Nel timore che davvero le trasmissioni radio potessero essere disturbate o addirittura interrotte dai 2 edifici le autorità, appena terminati i lavori, installarono un gigantesco pennone radio-televisivo in cima alla torre più alta (1 WTC).

WTC23

Windows On The World

Alla fine del 1973 venne aperto al centosettesimo piano della torre nord il ristorante Windows On The World (Finestre Sul Mondo) che sarà frequentato negli anni a venire da Frank Sinatra e John Lennon; e sul tetto della Torre sud (al centodecesimo piano) venne creato un super osservatorio a quasi 420 metri di altezza dal suolo dal quale era possibile vedere persino la frontiera col Canada (distante quasi 500 chilometri da New York). Appena terminati i lavori di costruzione, nel 1973, all’interno delle torri venne creata la prima rete audio-video a fibre ottiche al mondo, che permetteva di comunicare e trasmettere dati non utilizzando per la prima volta gli elettroni, ma fasci di luce laser proiettati all’interno di fili vitrei. Vennero utilizzate tecnologie talmente avanzate che il mercato mondiale avrebbe dovuto attendere 3 decenni per vederne la luce. Venne inoltre realizzato un collegamento computerizzato fra l’osservatorio della torre sud e il pennone radio-televisivo della torre nord, che venne integrato con un circuito di trasmissione a raggi laser che permetteva ai visitatori dell’osservatorio di scrivere su una postazione informatica un messaggio che poi veniva immediatamente trasmesso e inviato nello spazio. Come un ultimo “schiaffo” che veniva dato alla modernità stessa, come per dire che le torri erano esse stesse la rappresentazione fisica e tangibile che la modernità dava di se medesima.

LA “TRAGICA” STORIA RECENTE

WTC11

Il World Trade Center di New York “era” un complesso di sette edifici situato nella parte sud dell’isola di Manhattan (in inglese locale, Lower Manhattan), famoso in particolare per le torri gemelle o ‘Twin Towers’. Con il crollo delle torri (denominate WTC 1 e WTC 2) anche gli altri edifici minori (WTC 3, WTC 4, WTC 5, WTC 6 e WTC 7) furono distrutti o danneggiati irreversibilmente, e quindi abbattuti nei mesi successivi. Le torri gemelle furono costruite dall’architetto giapponese-americano Minoru Yamasaki tra il 1966 e il 1977. Ogni torre aveva un’area calpestabile complessiva di ben 400.000 metri quadrati; questo significa che sommando le superfici calpestabili complessive dei due edifici (400.000 + 400.000 metri quadrati) e aggiungendovi quelle degli altri edifici facenti parte del complesso (oggi anch’essi distrutti) si raggiungeva una superficie calpestabile pari a oltre 1.000.000 di metri quadrati (circa 1 chilometro quadrato di superficie!). Si tratta in assoluto (insieme al Pentagono e alla Muraglia cinese) dell’opera più imponente mai costruita dall’uomo.

L’11 SETTEMBRE 2001

WTC12Attorno alle ore 9, durante la mattina dell’11 settembre 2001 due aerei di linea (della American e della United Airlines) si schiantano, a distanza di alcuni minuti l’uno dall’altro, contro le due torri, causandone l’incendio e la parziale distruzione di alcuni piani. Le vittime totali furono 2817. La versione ufficiale dei fatti (quella comunicata dalle autorità americane) dice che il dilagare dell’incendio provocò l’indebolimento della struttura portante in acciaio atta a sorreggere le torri. Tale indebolimento, indotto dalle alte temperature sviluppatesi al momento dell’impatto, provocò il collasso totale delle stesse, evento drammatico entrato di fatto a far parte della Storia contemporanea degli Stati Uniti d’America. L’amministrazione statunitense dichiarò che l’attentato fu ordinato da Osama Bin Laden, terrorista islamico.

RICOSTRUZIONE

WTC13La ricostruzione del World Trade Center è al momento affidata all’architetto polacco-americano Daniel Libeskind e al suo Master Plan for the New World Trade Center. L’edificio di punta del New World Trade Center sarà la Freedom Tower, un edificio di 541 metri (cioè 1776 piedi, un riferimento simbolico alla data della Rivoluzione Americana e della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America).

Le date previste per la realizzazione del nuovo complesso sono però ancora incerte, visto l’acceso (e spesso polemico) dibattito e le tante pastoie burocratiche e politiche che circondano il progetto.

WTC15Indipendentemente dal Master Plan e da Libeskind, si sta al momento ricostruendo il WTC 7 (la parte esterna è stata completata nel 2005) sebbene il nuovo edificio, architettonicamente, non abbia molto a che vedere con il vecchio. Non è chiaro se il WTC 7 verrà considerato parte del nuovo World Trade Center.

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MINORU YAMASAKI

WTC16Architetto, Minoru Yamasaki è nato il 1° dicembre 1912 a Seattle, Washington, da immigrati giapponesi di seconda generazione. Nonostante provenisse da una famiglia dalle modeste possibilità economiche, Minoru Yamasaki si laureò presso l’Università di Washington; pagò i propri studi lavorando, quando non doveva frequentare le lezioni, presso un conservificio di salmone d’Alaska. Nel 1930, dopo essersi trasferito a New York City si iscrisse alla facoltà d’architettura dell’Università di New York ed ottenne lavoro presso lo studio di Shreve, Lamb and Marmon, progettisti dell’Empire State Building. Formatosi sulla scuola di pensiero di Mies van der Rohe, cercò tuttavia di rompere col clima razionalista mediante un’adesione, assai discussa, a eclettismi neogotici con ricordi orientali. Autore di molte opere, è noto soprattutto per aver disegnato le due torri principali del World Trade Center.

WTC17Il suo primo progetto importante fu Pruitt-Igote housing project in 5t. Luis Missouri, 1955. Nonostante la sua predilezione per il desing tradizionale giapponese, questa fu una struttura in cemento armato rigida e modernista, divenuta talmente impopolare da venire demolita nel 1972; distruzione considerata da alcuni, come l’inizio dell’architettura postmoderna. Minoru Yamasaki disegnò anche parecchie costruzioni di aereoporti internazionali. Molti dei suoi edifici sono ispirati dall’architettura gotica e fanno uso di finestre verticali molto strette; è stato da più parti detto che lo stile di queste deriva dalla sua particolare paura per l’altezza. Yamasaki non è vissuto abbastanza per assistere alla distruzione delle torri l’11 settembre 2001. Morì di cancro nel 1986. Fra le sue realizzazioni di maggiore importanza vanno ricordati Aluminium Building l’aereoporto di Saint Louis, il Reynoids Aluminium Building (1959-61) di Detroit, e il Community Center della Wavne Uiversity, oltre alle citate torri del World Trade Center di New York.

Video1

http://www.youtube.com/watch?v=p4nolhGeJ0Q

Articoli1

Feb 142014
 
Prefazione a cura del prof. Betto

Sto riscoprendo tanti grandi lavori scritti negli anni dai miei alunni. Scritti pieni di passione, ricerca e curiosità. Approfondimenti che li hanno portati a viaggiare con la fantasia attraverso la rete, a scoprire le bellezze che il mondo, al di la dello spazio che loro conoscono, custodisce. I nostri cinque scrittori si sono cimentati con un’altra mega-struttura, quella dei ponti. Simbolicamente il ponte rappresenta il superamento di un limite, il raggiungimento di un obiettivo lontano e per certi versi irraggiungibile. Si è evoluto raggiungendo livelli strutturali e funzionali eccellenti, ma rappresentando sempre una sfida architettonica e un trionfo dell’ingegneria civile. Leggiamo insieme quanto prodotto dai nostri ragazzi.

Ponti01

I ponti sono normalmente costruzioni dell’uomo per l’attraversamento di corsi d’acqua, arterie stradali e valli. Su di essi la gente può camminare o viaggiare su di un veicolo per varcare un ostacolo sottostante. I ponti naturali (di pietra) invece non sono altro che il risultato di un fenomeno naturale.

Il primo ponte fu probabilmente un semplice tronco d’albero caduto per caso fra le due rive di un fiume.

Ponti03Per ben comprendere come sono fatti i ponti, bisognerà prima definire alcuni termini. L’impalcato è la struttura orizzontale che sorregge il piano viabile. A volte con tale parola s’intende anche, per estensione, l’intera struttura orizzontale del ponte, includendo le travi, sostenuta dalle pile e dalle spalle. L’impalcato può essere costituito da tavole o travetti di legno, o da una piastra, o soletta, in calcestruzzo armato, o da una lamiera d’acciaio irrigidita da nervature tra loro ortogonali, che prende nome di lastra ortotropa. Il tipo di ponte la cui struttura longitudinale è formata soltanto da travi è detto appunto ponte di travi, o ponte a travata. Un sistema di travi assemblato in modo da formare una struttura a maglie triangolari si chiama travata reticolare (nell’ambito dei ponti) o capriata (nell’ambito dell’edilizia). Un sistema di travi reticolari o capriate consente di realizzare una struttura di maggiore altezza e capacità portante di quanto si potrebbe realizzare con una semplice trave, e quindi consente di superare maggiori luci libere. La struttura orizzontale del ponte, che sostiene l’impalcato, viene normalmente chiamata travata. Le spalle sono le strutture che danno sostegno all’impalcato alle sue estremità e che costituiscono elemento di transizione tra il ponte ed i tratti di strada ad esso adiacenti. Quando il ponte attraversa un corso d’acqua le spalle possono essere conformate in modo da proteggere le sponde dall’erosione. In generale i ponti e i viadotti sono costruzioni stabili, senza parti in movimento, e quindi di tipo fisso.

I ponti possono essere costruiti e classificati secondo tre tipologie:

  1. ponte fisso;
  2. ponte mobile;
  3. ponte ribaltabile.

Ponti02

Prima di approfondire la trattazione di questi tipi di ponti, bisogna comunque descrivere alcuni elementi fondamentali che li costituiscono, cioè: trave; trave maestra; capriata; continuo.

A TRAVE

Ponti044Si dispongono parallelamente alla strada per sostenere il piano viabile lunghe travi di acciaio dal profilo a doppio “T”. Esempi frequenti di questo semplicissimo genere di ponte sono i ponti ferroviari con campate da quindici metri, e ponti per arterie di grande comunicazione con campate da trenta metr

A TRAVE MAESTRA

Vasco da Gama BridgeTre piastre di acciaio vengono saldate insieme per formare una trave a doppia “T”, capace di sopportare un carico maggiore di quello addossabile a un trave normale a doppia “T” a un sol pezzo. Questo tipo di sostegno si adopera per campate più lunghe di quelle ottenibili con un ponte a travate semplici. Ha anche il pregio di una bassa franchigia quando lo si desideri.

[ Franchigia – massima altezza consentita ai natanti per non urtare contro il ponte. ]Punto-interrogativo2-icon

A CAPRIATA

Ponti06

Elementi strutturali verticali e orizzontali di acciaio vengono rinforzati con tiranti in diagonale in modo da formare dei triangoli. Questo è un tipo rigido ed economico per campate più lunghe e semplici. Occorre una notevole franchigia a causa della complessità dell’intelaiatura.

CONTINUO

Un ponte continuo è sostanzialmente una serie di campate semplici appoggiate su tre o più punti.

PONTI FISSI

Questo tipo di ponte è costruito in posizione permanente. Ha una franchigia in altezza ritenuta sufficiente per tutto il traffico che prevedibilmente deve passarvi sotto. Ponti fissi di piccola luce, del tipo a travi, a travate o a travi reticolari, congiungono le due spalle senza alcuna pila intermedia e sono di tipo a travi o a travata. In caso di grande distanza tra le spalle si prevedono pile intermedie o ponti del tipo ad arco, o del tipo strallato, o del tipo sospeso.

TIPO AD ARCO

Il piano viabile è sostenuto da una struttura di acciaio o calcestruzzo o muratura o legno, conformata ad arco (corto segmento di cerchio). Se il piano viabile corre al di sopra dell’arco il ponte è detto a via superiore; l’impalcato è sostenuto dall’arco mediante una serie di elementi verticali o subverticali sollecitati a compressione e chiamati piedritti; l’arco trasferisce al terreno consistenti forze orizzontali, dette “spinte” ed il sistema viene chiamato ad “arco spingente”. Se l’arco sovrasta il piano viabile il ponte è detto a via inferiore; l’impalcato è sospeso all’arco mediante elementi verticali o inclinati sollecitati a trazione e chiamati pendini o tiranti. In questo caso la travata d’impalcato può essere resa solidale con le estremità dell’arco ed in tal caso può equilibrare in toto o parzialmente le componenti orizzontali delle azioni trasmesse dall’arco; questo tipo di struttura prende il nome di “arco a spinta eliminata” e consente di trasferire sul terreno minime o nulle azioni orizzontali.

TIPO STRALLATO

L’impalcato è sostenuto da una serie di tiranti inclinati, chiamati stralli, confluenti in sommità di strutture a prevalente sviluppo verticale, chiamate antenne o piloni e conformate a torre, a portale, ad H, ad A o a lambda. Talvolta la struttura che sostiene gli stralli è conformata ad arco. L’impalcato, le antenne e gli stralli possono essere configurati e dimensionati in modo da realizzare una struttura analoga ad una struttura reticolare in cui gli elementi sono soggetti a prevalenti azioni assiali; ne deriva in questo caso una struttura ad elevata efficienza statica, e in molti casi di grande snellezza e valore estetico. L’elevata efficienza statica consente di superare grandi luci libere. Il maggiore ponte strallato realizzato in Italia è il Ponte all’Indiano a Firenze. Il maggiore ponte strallato realizzato attualmente nel mondo è il Tatara Bridge in Giappone con una luce di 890m.

TIPO SOSPESO

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Un ponte a sbalzo ha due campate che si vengono incontro e sono unite nella mezza mercé, una campata semplice sospesa. È un principio simile a quello di due persone che si tocchino a vicenda le punte delle dita tenendo le braccia stese. Le campate sporgenti, dette a sbalzo, sono sostenute da un sistema di pile principali e ancoraggi che giungono fino alle sponde. Una costruzione di questo genere non presenta difficoltà perché le campate a sbalzo si sorreggono da sé. Questo genere di ponte è caratterizzato da grandi franchigie in larghezza.

PONTI MOBILI

Questo tipo di ponte si costruisce per facilitare la navigazione sollevando il piano del ponte o ruotando in modo da scostarlo. Il piano è fatto di travi, di travi maestre o di elementi a capriata, ma in un certo punto fa perno o si allontana dal contatto con la terra. All’interno di questa tipologia di ponti abbiamo: ponte levatoio, ponte girevole, ponte ribaltabile, ponte sollevabile.

PONTE LEVATOIO

È imperniato ad un’estremità soltanto, e si solleva o si abbassa a ruota lateralmente per mezzo di un contrappeso.

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PONTE GIREVOLE

Ha una sola campata ed è fissato ad un’estremità tramite un perno verticale, attorno al quale ruota. Può essere costituito da due semiponti fissati alle opposte estremità, i quali aprono il ponte nel mezzo ruotando indipendentemente l’uno dall’altro. Il Ponte Girevole di Taranto ha una lunghezza di 90 metri.

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PONTE RIBALTABILE

È un perfezionamento del ponte girevole. Si compone di due parti equilibrate a sbalzo fatte a capriata o a trave maestra. Siccome il ponte si apre nel mezzo, la franchigia evidentemente non ha limiti nemmeno in canali angusti.

PONTE SOLLEVABILE

Due torri fornite di cavi, contrappesi e motori sollevano e abbassano il piano del ponte. Questo ponte funziona in modo molto simile a un ascensore.

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PONTI TRAGHETTO

Questo ponte è in realtà una specie di natante. Una imbarcazione viene caricata a una sponda e con un cavo la si rimorchia verso l’altra. Dei piloni a ciascuna estremità e un’intelaiatura fatta a capriata sorreggono il meccanismo di rimorchio.

CHIATTA

Galleggia sull’acqua. Le imbarcazioni, o pontoni, che sostengono il piano del ponte, possono essere ancorate se la costruzione è permanente. Le unità militari generalmente si servono di ponti su chiatte in via temporanea.

PUOI LEGGERE ANCHE:
ANCHE NOI SCRITTORI
Alunno/i autore/i dell’articolo:
G. CONTICELLO – A. GRILLO – T. GRILLO – G. PRIVITERA – N. RAPISARDA
Classe e Anno: Argomento di Riferimento:
Terza E – 2007/08 ARCHITETTURA
Feb 132014
 
Alunni Articolo scritto: VALENTINA DI GRAZIA, VIRGINIA PODESTA’, NAUSICA ANTONELLI, GABRIELE BUDA, MARCO DELLA MONICA
Classe: 3E – Anno: 2007-08

Prefazione a cura del prof. Betto

Ancora architettura e ancora un lavoro realizzato dagli studenti della Dante Alighieri. Anche questo edificio rientra in un progetto più grande che ha consentito agli studenti di cimentarsi con la realizzazione di elaborati, anche complessi, e con la manualità del costruire all’interno del laboratorio tecnologico. Questa volta si parla dell’icona della città di New York, il suo maestoso grattacielo noto come Empire State Building, meta annuale di milioni di turisti. Un racconto dettagliato, curioso e divertente su un simbolo dell’architettura contemporanea. Buona lettura a tutti.

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informazioni generali anno
Preceduto da CHRISLER BUILDING
Superato da WORLD TRADE CENTER 1972
Stato Completato
Costruito 1929-31
Inaugurazione 1 maggio 1931
misure
Antenna/guglia 449 metri
Tetto 381 metri
Peso 275.000 tonnellate 
Numero piani 102 (86 disponibili) 
Area calpestabile 254.000 mq 
Ascensori 73 
Finestre 6.500
dati progettuali
Architetto SHREVE, LAMB AND HARMON
Costruttore STARRETT BROTHERS AND EKEN


EMPIRE STATE BUILDING

Gli oltre 5000 metri cubi di pietra calcarea insieme alle travi di acciaio e i 10 milioni di mattoni utilizzati conferiscono all’Empire State Building il peso di circa 332.000 tonnellate! In questo gigante di 102 piani, ci sono 73 ascensori, 1860 scalini e 6500 finestre e al suo interno vi lavorano oltre 15.000 persone.

Rimase il grattacielo più alto al mondo dall’anno della sua costruzione (1931) fino al 1972, anno in cui vennero inaugurate le torri gemelle. Dopo l’attentato dell’11 settembre è rimasto il secondo edificio più alto degli Stati Uniti d’America.

Quando iniziarono i lavori di costruzione, nel 1929, l’Empire era straordinariamente avanzato. Era il primo edificio a non avere una cisterna d’acqua sul tetto, ma si serviva di pompe sistemate, ogni 20 piani. Gli operai – in certi giorni in cantiere c’erano più di tremila persone – potevano contare su misure di sicurezza all’avanguardia per l’epoca e nei 13 mesi che furono necessari per costruirlo, si contarono ‘solo’ 12 incidenti mortali.

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TRA STORIA E IMMAGINARIO

Nel periodo immediatamente successivo alla sua costruzione, in piena grande depressione, gli uffici erano quasi interamente vuoti e la sera le luci venivano accese appositamente per evitare che ciò si capisse: questa situazione iniziale valse al grattacielo il nomignolo di Empty State Building.

King Kong

Empire06L’Empire State Building è una delle mete obbligate per chi si reca a New York: ormai non è più il grattacielo più alto del mondo, ma rimane uno dei simboli della Grande Mela, ed è entrato anche nell’immaginario cinematografico. King Kong racconta di un gorilla gigante strappato all’isola fantastica dove viveva; trasformato in fenomeno da baraccone per la gioia dei newyorkesi, il potente gorilla riesce a scappare dalla gabbia e scalato l’Empire come fosse una montagna viene assassinato da un attacco aereo. Nel celebre film di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack non mancano i riferimenti al mito della bella e la bestia. Infatti Kong si innamora della bella Ann Darrow e sacrifica la sua vita pur di salvarla. Il film portò molta notorietà all’attrice che interpretò il ruolo, Fay Wray, e quando l‘attrice è scomparsa nel 2004, le luci che perennemente illuminano l’Empire sono state spente in suo onore.

Una storia di “luci”

Empire04Poco sotto la sua cima esiste un osservatorio che offre una notevole vista sulla città sottostante e che è un’importante meta turistica. La cima stessa è generalmente illuminata con colori che corrispondono alle varie ricorrenze (ad esempio, dopo gli attentati del settembre 2001 le luci sono rimaste a lungo dei colori della bandiera americana).

L’Empire State Building, il grattacielo simbolo di New York, è stato illuminato giorno 07/04/2004 completamente di rosso, per celebrare i 50 anni della presenza della Ferrari negli Stati Uniti. Un tributo al cavallino rampante, con una mostra di Ferrari d’epoca al Rockefeller Center, e un galà al Javits Center per raccogliere fondi per la East Side House del Bronx, un’istituzione che aiuta bambini in difficoltà.

Il DVD del film dei Simpson ha superato niente meno che Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Il merito, oltre all’impagabile simpatia di Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie, va senza dubbio ricercato nell’imponente campagna pubblicitaria fatta dalla Fox, che non si è limitata a un classico annuncio sulla stampa specializzata e, in stile perfettamente americano, ha preferito “colorare” il mitico Empire State Building di giallo in onore della famiglia Simpson.

Nel 1995 e nel 1998, rispettivamente per gli 80 anni e per la morte di Frank Sinatra, tutte le luci del grattacielo assunsero il colore blu, in omaggio al colore degli occhi del leggendario cantante italo-americano.

Accendere le luci del grattacielo è ormai da vari anni un’usanza. Per il Columbus Day, ad esempio, l’Empire State Building viene illuminato coi colori del tricolore italiano.

L’incidente aereo

Nel 1945 l’Empire State Building fu coinvolto in un incidente aereo, quando un bombardiere B-25 Mitchell si schiantò accidentalmente sul suo lato nord, fra il settantanovesimo e l’ottantesimo piano, uccidendo 14 persone. La struttura non subì nessun danno di rilievo.

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L’antenna

Negli anni ’50 sulla sua cima fu aggiunta l’antenna per le trasmissioni televisive, alta oltre 50 metri. L’Empire State Building è un perfetto punto di trasmissione per le stazioni radiotelevisive di New York, tanto che diversi dei suoi ultimi piani sono occupati da studi televisivi.

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Il record di scalini

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A proposito di scalini: il Guinnes dei Primati riporta il miglior tempo impiegato per “scalare” l’Empire: 10 minuti e 47 secondi e annualmente un gruppo di atleti ripete questa impresa nella speranza di battere questo record. E’ vivamente consigliato salire almeno all’osservatorio dell’86° piano, utilizzando i velocissimi ascensori (impiegano meno di un minuto), oppure per i più audaci percorrendo i 1860 gradini per raggiungere il centoduesimo piano. Se la giornata è limpida, è anche spettacolare salire all’ultimo piano per godersi il panorama di sera, lasciandosi incantare dalla vista delle luci di New York. L’osservatorio, infatti, è aperto tutti i giorni dalle 9.30 del mattino a mezzanotte (l’ultima salita è alle 23.15). L’ingresso agli ascensori è 350 5th Ave alla W. 34th St.

Chico Scimone run-up

Empire09Quante volte vi è capitato di fare qualche rampa di scale di corsa perchè avevate fretta? Ecco, dovete sapere che qualcuno ha trasformato tutto questo in una competizione. Chi? Gli americani, Ogni anno si corre l’Empire State Building Run-Up. Al via si inizia a correre salendo i 1576 per raggiungere l’86° piano e diventare così il numero uno. Per dovere di cronaca vi informiamo che la vittoria per quanto riguarda gli uomini è andata al 22enne tedesco Thomas Dold che ha chiuso in 10 minuti e 25 secondi. Tra le donne ha trionfato l’australiana Suzy Walsham in 13 minuti e 12 secondi. Non c’era, chiaramente, il grande Chico Scimone l’italiano scomparso il 9 aprile del 2005 all’età di 93 anni. Chico partecipò a questa corsa ben 15 volte, l’ultima qualche mese prima di morire. Ancora qualcuno gareggia indossando una maglietta con la scritta “Chico Runs” in memoria dell’arzillo vecchietto che portava il sorriso sul viso di tutti.

L’uomo ragno

Empire10Il francese Alain Robert ha scalato a mani nude l’Empire State Building. Come già successo altre volte, una volta sceso a terra, è stato fermato dalla polizia. Dopo qualche controllo Robert è stato rilasciato con una bella multa per turbativa dell’ordine pubblico.

Il quarantacinquenne francese ha iniziato la sua carriera off-limits (e fuori anche dalle leggi) nel 1982. Prima di allora era un famoso freeclimber, ma un incidente lo ha reso invalido al 66%. I medici, dopo avergli salvato la vita, si erano detti certi che non sarebbe più stato in grado di scalare pareti di roccia: in un certo senso, lui ha cercato di non smentirli.

LA SUA STORIA

L’edificio dell’Empire State Building sorge dove un tempo c’era la prima sede del Walford Astoria Hotel. Nel 1929 il Walford spostò la sua sede in quella attuale e al suo posto venne dificato l’Empire.

Gli scavi delle fondamenta di questo prestigioso edificio iniziarono poche settimane prima del terribile crollo della borsa dell’ottobre 1929 e i lavori furono ultimati nel 1931, non molti mesi dopo l’inaugurazione del Chrysler, a cui rubò il primato di edificio più alto del mondo, superandolo di circa 60 metri.

Per innalzare l’Empire State Building occorsero 14 mesi di lavori serrati, durante i quali fu battuto il record di costruzione di quattro piani alla settimana e, cosa mai successa prima di allora, le spese furono inferiori a quelle previste durante la progettazione.

L’inaugurazione avvenne il 1° maggio del 1931 anche se meno della metà degli spazi erano già stati affittati, cosa che gli valse il nomignolo di Empty (vuoto) State Building. Ma il vero successo dell’edificio che si affaccia sulla Fifth Avenue furono le terrazze panoramiche aperte al pubblico. Per la prima volta infatti si pensò di dotare un edificio di quell’altezza di un osservatorio panoramico aperto ai turisti. Alle terrazze, come ai piani superiori, ci si accedeva con gli ascensori in grado di arrivare all’86° piano in meno di un minuto.

Empire11In un secondo momento si pensò di dotare l’edificio di un pennone di attracco per dirigibili, ma l’operazione risultò essere più ardua del previsto e così questo divenne una torre per la ricezione di programmi radiotelevisivi. Il pennone alto 46 metri ancora oggi trasmette i programmi di diverse reti tv e radio in altri 4 stati oltre New York.

Nel 1933 l’Empire fece la sua apparizione nel cinema, diventando celebre la sua scalata da parte di King Kong, che da lassù cercava di catturare gli aerei che lo attaccavano. Infatti, negli ascensori che portano all’80° piano è possibile incontrare King Kong che vi tiene compagnia lungo il percorso verso l’alto.

Nel 1945 questo celebre edificio fu protagonista di un triste incidente in cui un caccia bombardiere, persosi nella nebbia della città, volando troppo basso andò a schiantarvici all’altezza del 78° piano. Era il 28 luglio del 1945 e il tenente William Franklin Smith su un Bombardiere B-25 voleva atterrare all’aereoporto di Newark, non avendo ottenuto immediatamente l’autorizzazione deviò verso l’aeroporto di La Guardia, e quindi la torre di Newark gli diede il permesso immediato. A questo punto il La Guardia lanciò il suo messaggio: “al momento non riusciamo a vedere la sommità dell’Empire State Building…” poco dopo, alle 9:49 il suo arereo si schiantò sul 79° piano dell’edificio. Smith morì nello schianto, insieme al copilota, e ad un giovane marinaio di 20 anni che era stato rimandato a casa per assistere i genitori che avevano appena perso un altro figlio nel Pacifico.

L’Empire oscillò di circa un metro, mentre l’aereo provocò un foro di 7 metri nella parete, il carburante fuoriuscito dai serbatoi provocò un incendio su due piani, il motore di sinistra attraversò l’edificio e uscì dalla parte opposta andando a distruggere un attico della 34th Street. Il motore di destra cadde nella tromba di uno degli ascensori, tranciandone i cavi, e facendolo precipitare per circa 300 metri, ma grazie ai freni di emergenza, l’addetta all’ascensore Betty Lou Oliver riuscì a sopravvivere nonostante le ferite riportate. Nell’incidente persero la vita altre dieci persone, e questo perchè non era un giorno lavorativo normale, altrimenti le vittime sarebbero state molte di più.

IL MITO

Ancora oggi il mito dell’Empire State Building sopravvive intatto, diventando con la sua altezza e la sua storia l’icona della città di New York. Sopravvissuto alla tragedia dell’11 settembre ha da quella data, suo malgrado, riconquistato il primato sottrattogli dal World Trade Center di edificio più alto. Oggi è nuovamente secondo dietro alla Freedom Tower, che ha sostituito le torri gemelle nella loro collocazione a Ground Zero. Ma se pensiamo a New York, la prima cosa che ci viene in mente è proprio lui, il gigante della V strada, la metà più ambita dal turista che si reca nella Grande Mela.

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Feb 062014
 
Alunni Articolo scritto: NAUSICA ANTONELLI, GABRIELE BUDA, MARCO DELLA MONICA, VALENTINA DI GRAZIA, VIRGINIA PODESTA’
Classe: 3E – Anno: 2007-08

Prefazione a cura del prof. Betto

Pubblico con grande piacere un articolo scritto da un gruppo di studenti di una terza classe di qualche anno fa. Un lavoro completo, approfondito, appassionato di cui questo estratto è solo una parte di un lavoro molto più ampio condotto lungo l’intero anno scolastico e attraverso tante ore di laboratorio pomeridiano. Un percorso teorico-pratico che ha portato alla realizzazione, tra l’altro, di un modello in scala dell’Empire State Building di New York e di una serie di volumi scritti su grandi temi di architettura. Una racconto entusiasmante sulle caratteristiche e sulla storia di una delle tipologie costruttive più discusse e controverse dell’umanità, i GRATTACIELI. Buona lettura a tutti.

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Il grattacielo è un edificio altissimo, caratteristico dell’architettura urbana del XX secolo. La nascita e la diffusione della tipologia edilizia del grattacielo furono rese possibili dall’introduzione di nuove tecnologie ingegneristiche e costruttive, dall’invenzione e messa a punto di nuovi impianti (ad esempio l’ascensore) e dall’utilizzo di nuovi materiali, principalmente dell’acciaio. Infatti, a differenza degli edifici tradizionali, nei quali la struttura portante è costituita dai muri, i grattacieli sono generalmente retti da solide intelaiature d’acciaio, alle quali vengono fissate solette destinate a sopportare carichi non grandi. Tale tecnica architettonica consente attualmente di realizzare edifici alti anche più di 600 metri.
UN PO’ DI STORIA: GRATTACIELI FAMOSI
Monadnock Building

Monadnock Building

La storia del grattacielo ebbe inizio a Chicago negli anni Ottanta del XIX secolo. Dopo il grande incendio che aveva distrutto la città nel 1871 si rese necessaria una rapida e massiccia ricostruzione, che vide affermarsi il modello dell’edificio molto alto. Alcuni architetti realizzarono per la prima volta palazzi con più di dieci piani, retti tuttavia ancora da spessi muri portanti (il Burnham & Root’s Monadnock Building, 1889-1892, ad esempio, si leva per 16 piani su una struttura tradizionale in mattoni). Tra le prime testimonianze dell’uso di pilastri portanti d’acciaio nell’edilizia civile (già da tempo la pratica era diffusa, soprattutto in Gran Bretagna, nell’architettura industriale), significativo è il brevetto depositato nel 1888 dall’architetto di Minneapolis Leroy S. Buffington, per una struttura in acciaio destinata a uffici e appartamenti.

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Manhattan Building

Il primo edificio costruito con questa nuova tecnica fu il Manhattan Building, progettato a New York da William Le Baron Jeney nel 1890-91. Lo sviluppo verticale degli edifici rese necessarie non solo nuove ricerche sui problemi ingegneristici, ma anche una nuova concezione dell’architettura, e portò allo sviluppo di inedite convenzioni estetiche.

Nel saggio Theall Building Artistically Considered (1896), Louis Sullivan affermò che “la forma segue sempre la funzione”: fu questa fondamentale impostazione teorica a determinare i caratteri dello sviluppo architettonico a Chicago. Le innovazioni tecniche e stilistiche statunitensi influenzarono profondamente anche gli architetti europei, molti dei quali trascorsero lunghi periodi oltreoceano per studiare attentamente le maggiori opere.

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Seagram Building

Il tedesco Ludwig Mies van der Rohe, ad esempio, si trasferì negli Stati Uniti, dove, sviluppando intuizioni già abbozzate in Germania, ideò una nuova tipologia di grattacielo, ben esemplificata dal Seagram Building (1958) di New York, disegnato insieme a Philip Johnson. A Chicago, lo studio Skidmore, Owings and Merrill progettò il John Hancock Center (1970) e la Sears Tower (1974), che con i suoi 443 metri fu l’edificio più alto del mondo per oltre vent’anni. Nel 1974 l’architetto statunitense di origine giapponese Yamasaki Minoru firmò, insieme con Emery Roth and Sons, le famose Twin Towers (Torri gemelle) del World Trade Center a New York, alte 110 piani: costruiti secondo le più avanzate tecnologie antisismiche, i due grattacieli vennero distrutti nel corso di un catastrofico attentato terroristico l’11 settembre del 2001. In anni più recenti, architetti come Philip Johnson, Michael Graves, César Pelli, Norman Foster e Helmut Jahn sono andati evolvendo la concezione architettonica del grattacielo.

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Sony Building

Ad esempio, il Sony Building (ex AT&T Building, 1978-1984) di New York, di Johnson, è un tipico grattacielo postmoderno; il Portland Building (1982) di Graves (a Portland, Oregon) appare improntato a uno stile “tecnologico” ancora più estremo.

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Portland Building

 

 

 

 

 

 

La Millennium Tower di Tokyo, progettata a partire dal 1989 da Norman Foster, sarà, una volta terminata, un edificio di 170 piani alto circa 800 metri; al suo interno troveranno posto, oltre agli uffici, alberghi, centri commerciali e appartamenti privati. Benché vengano sempre considerati criticamente per il loro forte impatto ambientale, i grattacieli diventano sovente simboli di orgoglio nazionale. La corsa alla costruzione più alta ora coinvolge, oltre alle metropoli statunitensi ed europee, anche le città asiatiche. Al momento l’edificio più alto del mondo è il Burj Khalifa alto 828 metri e sorge a Dubai (Emirati Arabi Uniti) seguito dal Taipei Financial Center, noto come Taipei 101, che raggiunge i 509 m d’altezza a Taipei (Taiwan). Seguono le Petronas Towers di Kuala Lumpur (Malaysia), progettate da César Pelli, che raggiungono i 451,9 metri attualmente le torri gemelle più alte al mondo.

TIPOLOGIE DI GRATTACIELI NEWYORKESI

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Equitable Building

Il Woolworth Building progettato da Cass Gilbert nel 1910 e completato nel 1913; in basso si nota il corpo centrale dell’edificio che è stato il più alto del Mondo fino al 1930. Il problema dell’eccessiva elevazione verticale del fronte degli edifici era sorto nel 1915 quando al termine della costruzione, tutti si accorsero che l’Equitable Building, alto 164 metri e a pianta molto estesa, soffocava le strade a sud di Wall Street e rendeva perennemente bui (anche in pieno giorno) due interi isolati del centro finanziario di Manhattan.

Nel 1916 l’entourage del governo municipale newyorkese stabilì tre diverse tipologie (o modelli) strutturali a cui architetti ed ingegneri dovevano adeguarsi:

  • modello a campanile;
  • modello a ziggurat;
  • modello a plaza.

MODELLO A CAMPANILE

Woolworth Building

Woolworth Building

L’edificio doveva essere concepito con una base ben ancorata al terreno che doveva elevarsi per non più di 15-17 piani e che doveva occupare tutta l’estensione territoriale del lotto. Il fronte della torre poteva elevarsi solo nella parte centrale del nocciolo (del core) dell’edificio. Da qui deriva il nome a campanile dal momento che tutti gli edifici di questo tipo mostravano un’esile ma alta torre che emergeva dal corpo centrale dell’edificio proprio come un campanile. Questa limitazione non solo garantiva una normale illuminazione naturale delle strade ma permetteva (al largo della base della costruzione) uno sviluppo in altezza teoricamente infinito per la torre. L’esempio più celebre di questa tipologia di edificio è rappresentato dal Woolworth Building che, con il suo “campanile”, raggiunge già nel 1913 quota 241 metri senza problemi.

MODELLO A ZIGGURAT

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General Electric Building

Secondo questo modello strutturale l’edificio poteva svilupparsi in altezza teoricamente all’infinito ma con un progressivo arretramento del fronte che doveva culminare con l’apice della costruzione. Da qui deriva il nome che fa riferimento alle antiche piramidi mesopotamiche e che porta qualche suggestione d’antichità alle più moderne costruzioni dell’uomo. Questo nuovo modello garantiva sì (ancora una volta) un’illuminazione naturale sufficiente alle strade sottostanti ma permetteva uno sviluppo più dinamico e vertiginoso agli edifici, eliminando quel forte stacco architettonico fra la base dell’edificio e la torre vera e propria (che si elevava già a partire dai primi piani della base), permettendo agli architetti di poter raggiungere quote considerevoli dell’ordine degli oltre 200 metri. Così fu concepita l'”ammiraglia” del famoso Rockefeller Center: il celebre General Electric Building, che l’architetto Raymond utilizzando i caratteristici set-backs (o rientri del fronte) è riuscito a elevare per oltre 260 metri di altezza dal suolo. L’edificio è stato definito new babylon per la sua complessa struttura.

MODELLO A PLAZA

L’ultimo modello elaborato dai tecnocrati del grattacielo rappresenta la soluzione più tecnologica e complessa al problema dell’elevazione degli edifici nella città moderna. In base a questo modello (che ricalca l’antico “campanile”) la torre viene concepita direttamente nel centro esatto del lotto di terreno, nel quale quasi tutta l’area rimane libera e costituisce una vera e propria piazza, sottostante tutto il perimetro dell’edificio (da cui il nome di derivazione spagnola). Questo sistema non solo crea nell’immaginario collettivo la torre dalla classica forma di parallelepipedo regolare, ma permette, senza oscurare le strade, uno sviluppo teorico completo e complessivo della torre infinito che dà ad architetti e scienziati delle costruzioni la possibilità di utilizzare tutta la tecnologia necessaria per poter arrivare ad altezze dell’ordine di centinaia di metri giungendo quasi al mezzo chilometro di altitudine dal suolo.

Grattacieli17Gli esempi di questo genere di costruzioni possono naturalmente essere infiniti poiché questa tipologia di edificio non solo è quella attualmente “in vigore” a New York, ma è anche quella utilizzata in tutto il Mondo per costruire grattacieli ed è per questo motivo che si dice che gli edifici costruiti in questo modo hanno uno stile internazionale (international style). Tuttavia si possono fare esempi celebri di edifici costruiti secondo questo criterio quali le Torri Gemelle del World Trade Center (alte rispettivamente 417 e 415,5 metri ma distrutte l’11 settembre del 2001), o la Sears Tower di Chicago che con i suoi 108 piani raggiunge i 442 metri. Da notare che è in questo momento storico e tecnologico che gli edifici concepiti come grattacieli perdono il nome classico di building (palazzo) per acquisire, per la prima volta, l’appellativo forte ed inequivocabile di tower (torre).

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Feb 022014
 

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Ancora 2.0, ancora software. La gestione della classe 2.0 richiede un tipo di approccio nuovo, completamente diverso, basato sul lavoro in remoto, lontano dalla classe e in condivisione. Per far si che questo si concretizzi, è necessario strutturare una piattaforma in grado di ospitare tutti gli alunni e capace di consentire un lavoro collaborativo a distanza. I gruppi potranno così procedere a realizzare il proprio lavoro anche senza incontrarsi fisicamente, da casa con comodità e in qualunque momento.


 Internet-iconNella continua ricerca sulla rete di soluzioni adatte al mio lavoro nella classe 2.0, ho subito capito che era necessario un approccio differente e per realizzare questo diverso metodo avevo bisogno di strumenti idonei. Il primo è stato il CAD Draftsight di cui vi ho già parlato, ma sia il programma da disegno che qualunque altro software sarebbero risultati poco produttivi senza la possibilità di lavorare con essi in remoto. Gli studenti dovevano poter usare i software anche a casa e consegnarmi il risultato del loro lavoro attraverso la rete. Il lavoro della 2.0 parte dalla rete e sulla rete deve potersi completare. Molto spesso si è parlato di tele-lavoro, di controllo remoto, di tele-assistenza. La classe 2.0 è la concretizzazione proprio di tutti questi aspetti procedurali nuovi. Nella 2.0 lo studente deve ritrovare molte delle operazioni e delle attività che ognuno di noi svolge quotidianamente e automaticamente.

Box_iconNella ricerca di piattaforme capaci di dare spazio alla mia idea, mi sono imbattuto in diverse, tra le quali Dropbox, CloudON, ecc., ma quella che mi ha maggiormente colpito per velocità, facilità di utilizzo, compatibilità multipiattaforma è stata BOX. Si tratta di un software di “storage cloud”, ossia di un software che fornisce, previo registrazione, uno spazio sulla nuvola (cloud) per la memorizzazione, scambio modifica di files diversi, tra cui quelli di Microsoft.

In BOX, è possibile salvare il proprio lavoro, foto, filmati, files audio e ogni altro tipo di contenuto digitale, condividerlo con altri utenti, pubblicarlo, modificarlo con software appositi, in pratica ogni operazione che normalmente facciamo sul desktop del nostro computer.

Individuata la piattaforma era giunto il momento di condividerla con tutti i ragazzi della classe e insegnare loro il modo di usarla.

ENTRIAMO NELLA NUVOLA

BOX04Il primo passo da compiere era quello dell’installazione del software su ciascuno dei computer adoperati dai ragazzi. Digitando www.box.com, si accede nella homepage del software dove in perfetto italiano (il sito è multilingue) viene spiegata la procedura di iscrizione al servizio.

Box05Cliccando sul tasto “iscriviti“, si è condotti ad una pagina di registrazione, dove con pochi passi e poche informazioni si riceve l’accesso e l’apertura dell’account. Prima però di poter utilizzare il servizio, bisognerà rispondere all’email automatica inviata all’indirizzo di posta con il quale ci siamo registrati per confermare la veridicità dei nostri dati e accedere al nostro spazio.

Lo spazio che viene fornito dalla procedura standard gratuita è di 10 gigabyte, che diventano 50 se si procede alla registrazione da iPad. Un’altra delle cose belle di BOX è la sua disponibilità su ogni piattaforma, MAC, WIN, iOS, Android, Linux, Windows Phone, Blackberry.

CONDIVIDIAMO LO SPAZIO

L’apertura dell’account è solo il primo passo verso una vera e propria integrazione del lavoro di classe sulla rete. Il docente dovrà creare una cartella sul suo spazio virtuale e condividerla con i suoi studenti. Per fare ciò è necessario conoscere le email di iscrizione al servizio di tutti gli studenti della classe in modo da creare una classe virtuale e invitare tutti i partecipanti a condividere lo spazio sulla rete con il docente.

Attraverso lo stesso BOX, invieremo gli inviti a tutti i nostri studenti e da questo momento saremo una vera e propria classe virtuale, in grado di interagire a distanza, scambiare e modificare i files prodotti a casa con il nostro lavoro.

BOX06E’  giunto il momento di sperimentare. Condividiamo dei files sul cloud e mettiamoli a disposizione degli studenti della classe. Non abbiamo più la necessità di usare chiavette USB, CD o DVD, o hard disk portatili per scambiare e immagazzinare i files della classe 2.0. Ognuno imparerà ad usare questo spazio come un cassetto digitale dove riporre il lavoro da svolgere. Diventerà facile fornire materiale e strumenti ai propri alunni, correggere i loro lavori durante la fase di realizzazione e modificarli in formato digitale in modo che essi trovino gli errori che noi abbiamo individuato. Potremo integrare gli elaborati di altri contenuti o semplicemente limitarci a osservarli. Gli alunni potranno chiedere il nostro intervento o i nostri consigli attraverso i commenti, a cui parteciperà tutta la classe.

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