Dic 282015
 
ENERGIA EOLICA
Indice Argomenti
1 IL VENTO
2 VENTO PRO E CONTRO
3 AEROGENERATORI E WIND-FARM
4 I PROBLEMI DI UNA WIND-FARM
5 MAPPA CONCETTUALE DELL’ARGOMENTO
6 APPROFONDISCI CON I VIDEO

IL VENTO

Anche il VENTO, come l’ACQUA e il SOLE, può essere considerata una fonte di energia e essere sfruttata per convertire la sua forma (energia eolica o cinetica delle masse d’aria) in un’altra forma.

Approfondisco: iPrincipio di Conservazione dell’Energia afferma che “l’energia non si può creare ne distruggere, ma solo trasformare, ossia passare da una forma ad un’altra.

Approfondisco: una Fonte di Energia è l’elemento naturale a disposizione dell’uomo da cui trarre l’energia. Una Forma di Energia, è la modalità in cui l’energia si manifesta. Sono ad esempio fonti, l’acqua, il Sole, il petrolio, il carbone, i rifiuti. Queste possono manifestare l’energia che possiedono in diversi modi, come ad esempio: energia termica, chimica, meccanica, luminosa, sonora, ecc.

Wind-FlagSi chiama VENTO quel fenomeno naturale rappresentato dallo spostamento delle masse d’aria tra zone a differente pressione atmosferica. In pratica la terra cede all’atmosfera il calore ricevuto dal sole, ma non lo fa in modo uniforme. Nelle zone fredde, in cui la Terra cede meno calore, la pressione dei gas atmosferici cresce, mentre nelle zone calde dove viene ceduto più calore, la pressione dei gas diminuisce. Si formano così aree di alta pressione e aree di bassa pressione. Quando diverse masse d’aria vengono a contatto, la zona dove la pressione è maggiore tende a trasferire aria dove la pressione è minore. Tanto maggiore è questa differenza, tanto più veloce sarà lo spostamento di queste masse d’aria e quindi il vento. Un’altra delle cause del VENTO è la rotazione terrestre.

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VENTO PRO E CONTRO

Il vento è una fonte naturale presente in qualche modo su tutta la superficie terrestre capace di generare in alcuni luoghi una grande quantità di energia.

PRO – il vento è una fonte inesauribilegratuita e non inquinante.

CONTRO – il vento è una forma di energia incostante perché non è presente in tutti i luoghi in maniera costante, cambia spesso di intensità e di direzione.

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DA ENERGIA CINETICA A ELETTRICA

Passaggi-eolico

L’energia contenuta nel vento prende il nome di Energia Eolica ed altro non è che lo spostamento di masse d’aria dal basso verso l’alto o viceversa, ossia Energia Cinetica delle masse d’aria. Per sfruttare questa forma di energia e trasformarla in elettricità, vengono realizzati degli appositi aero-genreatori, una sorta di giganteschi mulini a vento capaci di ruotare anche con venti minimi, trasformando l’energia cinetica in Energia Meccanica. La rotazione delle pale, impone una rotazione ad un rotore che, è collegato ad un generatore elettrico (alternatore) trasformando in questo modo, l’energia meccanica in Energia Elettrica.

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AERO-GENERATORI E WIND FARM

WindFARM

Una centrale eolica, chiamata anche wind-farm è costituita da una serie di torri metalliche che montano in cima una grande elica detti aero-generatori. Questi possono sorgere sia sulla terra ferma che in mezzo al mare (wind-farm off-shore) dove il vento soffia più intenso e costante.

EolicoSchema

Un aero-generatore è costituito da 3 parti fondamentali, pale e rotore, gondola o navicella e torre. A questa si aggiungono tutti i sistemi elettrici e di collegamento.

Aerogeneratore

Il rotore è la parte rotante dell’impianto ed è costituito da un mozzo su cui sono fissate le pale (di norma 2 o 3) dell’aero-generatore.

Approfondisco: il mozzo è la parte centrale di una ruota o di un organo rotante che alloggia al suo interno dei cuscinetti a sfera in modo da consentire alla componente che verrà montata sopra di esso di ruotare.

Il mozzo permette la rotazione delle pale e connette il rotore con il guscio metallico che contiene tutti gli apparati meccanici e di controllo dell’aero-generatore chiamato gondola o navicella. Nella gondola sono contenuti l’albero di trasmissione lento, il moltiplicatore di giri, l’albero di trasmissione veloce, il generatore elettrico e i dispositivi ausiliari.

Gondola

L’albero di trasmissione lento è quello che connette il rotore con il resto degli apparati all’interno della gondola. Attraverso un moltiplicatore di giri ossia un sistema di ruote dentate di differente diametro (come i rapporti nel cambio di una bici), l’albero di trasmissione lento trasmette la rotazione delle pale, al generatore. In pratica, questo sistema di ruote dentate, preleva la rotazione del primo asse e la trasmette tramite un secondo asse chiamato albero di trasmissione veloce decisamente più rapido, al generatore elettrico o alternatore in modo da trasformare un quantità di energia maggiore.

Sulla coda della gondola, troviamo due apparati di regolazione dell’aero-generatore chiamati anemometro e timone.

Anemometro

Anemometro

L’anemometro, è uno strumento utilizzato per misurare la velocità o la pressione del vento ed è formato da un asse verticale e da tre coppette che “catturano” l’aria. Comprende sensori di velocità e direzione. Il numero di giri al minuto viene registrato da un congegno elettronico che blocca automaticamente le pale con un sistema frenante qualora la velocità del vento sia superiore ai 25÷30 metri al secondo.

Il timone, molto simile alla coda di un aereo, serve per stabilire la direzione del vento. La sua rotazione trasmette un impulso ai sistemi di controllo che fanno ruotare la gondola sulla torre per posizionare le pale correttamente nella direzione del vento.

Interno-torre-eolica

Interno di una torre

La gondola, è montata attraverso un sistema di ingranaggi ad un sostegno tubolare chiamato torre che può avere, in base alle dimensioni, al suo interno sistemi di accesso verticale (scale o ascensori). L’altezza media di una torre e’ compresa tra i 40 e i 60 metri. E’ ancorata al terreno mediante strutture di fondazione o sistemi di galleggiamento quando sorge in mare. Alla base della torre troviamo anche il trasformatore elettrico e tutti gli altri apparati per la produzione e trasmissione dell’elettricità.

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I PROBLEMI DI UNA WIND-FARM

Le centrali eoliche pur utilizzando come fonte energetica da trasformare il vento, inesauribile, gratuito e non inquinante hanno comunque degli effetti negativi sull’ambiente perché realizzano una profonda trasformazione del territorio, impatto ambientale, generano interferenze elettromagnetiche e creano disturbi al sistema faunistico, modificando i flussi d’aria che conducono gli uccelli nei loro percorsi migratori.

Inoltre, le torri non possono essere installate l’una vicino all’altra, ma debbono distanziarsi longitudinalmente e trasversalmente di almeno 100 metri per non interferire l’una sull’altra sottraendosi vento.

Per evitare i problemi visivi e di impatto ambientale e per risolvere i problemi di dimensione e distanza, le torri oggi vengono realizzate in mare dove sono cresciute enormemente in dimensione e potenza.

Dimensione pale

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MAPPA CONCETTUALE

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APPROFONDISCI CON I VIDEO
COME NASCE IL VENTO? ENERGIA EOLICA
Durata: 2:35 Durata: 2:39
ENERGIA EOLICA (Ovo) WHAT’S INSIDE A WIND TURBINE?
Durata: 1:55 Durata: 5:28
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Dic 162015
 
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PlasticaRiciclata03

I nostri mari e i nostri oceani sono ormai completamente inquinati da montagne di polimeri plastici non bio-degradabili. Quante volte vediamo sui nostri schermi scene di incredibili disastri ambientali. Arriva da una grande marca di abbigliamento sportivo Adidas e da Parley for the Oceans una possibile soluzione a questo grave problema; utilizzando le tonnellate di plastica recuperabili dai nostri mari, attraverso sofisticate stampanti 3D, questi rifiuti, possono essere riciclati per realizzare parti di calzature sportive.

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In pratica, attraverso questo processo, vengono realizzate delle scarpe dotate di intersuola, ossia lo strato interposto tra la parte superiore e quella inferiore della suola, con materiali totalmente riciclati.

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La sede per presentare quello che ancora è un prototipo, è stata la città di Parigi che ospita in questi giorni la COP21, conferenza internazionale sul clima. Alla conferenza, l’Adidas, non ha voluto presentare il prototipo per una futura commercializzazione, ma per dimostrare come le aziende impegnate a livello internazionale in differenti ambiti, possano rivedere le proprie politiche commerciali e le proprie linee produttive in vista di un pianeta più green.

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Oramai il nostro pianeta è caratterizzato dalla presenza di vere e proprie isole artificiali della dimensione di oltre 700.000 chilometri quadrati, ossia una estensione pari a una nazione come la Spagna. La più grande si trova a galleggiare sull’oceano pacifico e prende il nome di Great Pacific Garbage Patch.

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Un problema globale, che non può e non deve essere sottovalutato e le cui soluzioni non possono più attendere le decisioni dei grandi leader mondiali; questo quanto affermato da Eric Liedtke di Adidas, il quale sottolinea la necessità di portare tutte le grandi aziende intorno a un tavolo per ridefinire le strategie produttive.

Ridurre l’inquinamento dei nostri mari e soprattutto dei fondali, è diventato il 14° obiettivo di sviluppo delle Nazioni Unite. Cyrill Gutsch di Parley for the Oceans, network che si occupa di riduzione dell’inquinamento negli oceani, ha rilasciato interviste entusiaste sull’avvio di questo progetto e sulla collaborazione di Adidas come partner per raggiungere questi obiettivi. La stessa Adidas oltre alla partnership ha deciso di dare un contributo reale e fattivo a questo progetto; ha infatti annunciato di voler eliminare totalmente dai propri negozi entro il 2016, quindi da subito, tutte le buste di plastica.

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Dic 152015
 
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PELED02

Un gruppo di ricercatori della Pohang University of Science and Technology (POSTECH) in collaborazione con i ricercatori dell’University of Cambridge, della Kyung Hee University, del Gwangju Institute of Science and Technology e del KAIST (Korea Advanced Institute of Science & Technology), è riuscito a creare dei diodi a emissione di luce che sfruttano le proprietà di un materiale noto come perovskite.

Approfondisco: i cristalli di perovskite scoperti nel 1939 a Achmatovskaja in Russia, sono cristalli opachi di forma cubica il cui nome è in onore del grande collezionista di minerali Lev Perovskij.

La perovskite possiede ottime proprietà di emissione luminosa e questa loro caratteristica potrebbe consentire ai ricercatori di creare specifici tipi di LED da utilizzare al posto degli attuali OLED (diodi organici a emissione di luce). Lo studio di questo materiale ha avuto avvio perché presenta una efficienza luminosa maggiore di altri materiali e possono essere usati agevolmente per aumentare la conversione della luce solare nei pannelli fotovoltaici e per la luce generata elettricamente.

Pare che attraverso l’uso della perovskite, sarà possibile realizzare dei display di qualità paragonabile agli attuali, con purezza e qualità del colore anche superiori ma con un costo di circa un decimo degli attuali.

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Dic 112015
 
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VESTITO01

La tecnologia, l’innovazione e la ricerca si spingono ogni giorno più a fondo per creare nuovi oggetti che possano rendere migliore la nostra esistenza e il nostro quotidiano. L’ultima fantasiosa creazione la dobbiamo ad una giovane architetto e design, Behnaz Farahi abituata ad esplorare le potenzialità offerte dall’interazione tra l’ambiente e il corpo umano.

I suoi studi e le sue realizzazioni spaziano a tutto campo, ma questa volta ha dato vita “letteralmente” ai vestiti, creando quello che lei stessa ha chiamato “Caress of the Gaze”, ossia un vestito vivente che reagisce agli sguardi comportandosi come una seconda pelle sul corpo di chi lo indossa.

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Lo studio è ispirato alla flessibilità della pelle e per la prima volta vengono utilizzate particolari stampanti 3D in grado di applicare materiali diversi per zone diverse, creando così un tessuto caratterizzato da densità che cambiano in base alle aree del corpo. Per cui si avranno zone con densità maggiore e zone con densità minore, proprio come la nostra pelle. Per rendere realistico il movimento, la designer, ha studiato anche un sistema di azionamento che prende spunto dai muscoli del corpo umano, attraverso un sistema di attuatori in lega capaci di riprodurre le sinuosità e l’ondulamento della pelle durante il movimento. Il tutto è collegato con un sistema ottico in grado di registrare sesso, età e orientamento dello sguardo di chi sta di fronte all’abito, in modo da impartire specifici ordini al sistema di movimento dei tessuti artificiali.

Questo sistema complesso, rende il nuovo abito capace di reagire a stimoli, sensazioni. Viene reinventato il concetto stesso di abito. E’ un nuovo modo di relazionarsi tra soggetto e ambiente che ci circonda, un ribaltamento del concetto stesso di rapporto tra uomo e ambiente.

Questa innovazione apre enormi spazi al design e ad un approccio tecnologico nella moda, che fornisce nuovi strumenti creativi agli stilisti, veri alchimisti della sperimentazione.

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Dic 092015
 
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ROBOT_Scroll
La Comunità Europea, ha investito grossi capitali in un progetto denominato Horizon 2020 al fine di realizzare innovazioni tecnologiche in ambito medico-scientifico per la realizzazione anche di androidi all’interno dei centri ospedalieri.
L’investimento pari a 80 milioni di euro, ha visto la realizzazione di numerosi e promettenti progetti capaci di risolvere e migliorare servizi quali l’assistenza, le connessioni, l’istruzione, le guide. Tutti i progetti sono in fase di prototipazione, ma i risultati già ottenuti sono molto promettenti, Alcuni di questi hanno raggiunto risultati migliori di altri e per questo sono quelli sui quali si focalizza maggiormente l’attenzione. Si tratta dei progetti Monarch, Alfred, Emote e Frog, tutti androidi specializzati in una specifica attività.
MONARCH ROBOT PEDIATRICO
Il primo prototipo, chiamato Monarch, è un robot la cui funzione è l’assistenza ai giovani ricoverati nei reparti pediatrici. Si tratta di automi, collegati alla rete internet e dotati di sensori in grado di farli interagire con i bambini ospedalizzati. Già oggi, questi automi sono in funzione presso l’Istituto di Oncologia dell’ospedale di Lisbona e dai primi risultati si registra una migliore accettazione da parte dei minori del loro ricovero e una maggiore accettazione dell’ambiente ospedaliero.
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ALFRED IL MAGGIORDOMO SMART
L’altro prototipo su cui si stanno concentrando le attenzioni sia della Comunità Europea, sia dei media, è Alfred, bot-maggiordomo la cui funzione è quella di assistenza attiva agli anziani. Lo scopo non è solo quello di monitorare lo stato psico-fisico attraverso una serie di sensori e dispositivi appositi, ma quello di mantenerli stimolati e dinamici proponendo loro giochi, consentendo la connessione con familiari a amici, verificando continuamente il loro stato emotivo. Attualmente Alfred interagisce attraverso comandi vocali, ma presto sarà equipaggiato con protesi che lo renderanno capace di svolgere molte più mansioni.
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TUTTE LE EMOZIONI DI EMOTE
Emote, è una sigla che sta per Embodied perceptivetutors for empathy based learning. Si tratta di un androide concepito per interagire con gli stati emozionali di chi si trova nelle sue vicinanze. Bambini e adolescenti potranno così avviare dei confronti vocali e sonori con il robot, interagire con lui e ottenere un sostegno negli studi e nelle ricerche.
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GUIDATI DA UNA RANA: FROG
Frog (rana in inglese) è in questo caso un acronimo di Fun robotic outdoor guide,  ossia una simpatica guida turistica dall’aspetto di una rana e dal colore verde brillante che ancor di più contribuisce a caratterizzarne l’aspetto.Fog si muove su ruote e rappresenta una versione altamente tecnologica della classica guida turistica. Non si limita a descrivere con dovizia di particolari le opere lungo il suo percorso, ma riesce anche ad interagire in maniera simpatica e spiritosa alle domande e curiosità dei turisti che guida.
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Dic 012015
 
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Ceramica02

Viene dal Giappone, dall’Università di Tokyo una nuova tecnologia capace di accumulare calore e rilasciarlo in modo graduale. Questa tecnologia chiamata in inglese Heat-Storage Ceramic (ceramica ad accumulo di calore) presenta la caratteristica di accumulare il calore come molti altri materiali, ma anche la peculiarità di rilasciarlo gradualmente quando necessario. Una semplice pressione gli consente di emanare calore come si potrebbe fare con una batteria e come questa, presenta il vantaggio di riuscire a trattenerlo per lungo tempo.

Il brevetto, è stato registrato dal prof. Ohkoshi della facoltà di Scienze dell’Università di Tokyo e dal suo team; una peculiarità di questo particolare tipo di ceramica è che, oltre al rilascio di calore, può “memorizzare” l’energia termica facendo passare una corrente elettrica attraverso il materiale o può irradiare energia luminosa.

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Questo nuovo materiale è composto da atomi di titanio e ossigeno e potrebbe essere utilizzato anche nei sistemi di produzione dell’energia solare per renderli più efficienti. Il materiale possiede incredibili capacità di assorbimento e rilascio di energia pari a 230 kJ/L pari a circa il 70% dell’energia necessaria all’azione di passaggio dallo stato liquido allo stato gassoso dell’acqua (evaporazione). Questo composto chimico prende il nome di Stripe-tipo-lambda-trititanium-pentoxide ed è costituito da ossidi di titanio e numerosi altri elementi. E’ assolutamente green perché costituito da elementi completamente naturali e si candida come elemento fondamentale nei prossimi sistemi per la generazione di calore solare e per l’uso efficiente di questo calore in ambito industriale.

Ceramica03

I possibili impieghi spaziano in numerosi campi, dall’elettronica ai sistemi per la produzione di energia. Sarà possibile realizzare in questo modo, resistenze di tipo resistance random access memory  (ReRAM), sensori sensibili alla pressione, fogli sensibili alla pressione.

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Nov 302015
 
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BIOTATUAGGI02

Diversi studi hanno evidenziato come i tatuaggi, i pittogrammi che ricoprono i corpi di molti di noi, vezzo dell’estetica contemporanea o simbolo di appartenenza, posso in qualche modo essere utilizzati per scopi molto meno futili.

Infatti, da tempo si studia come utilizzarli per sbloccare telefoni o come codici personali per creare password a prova di de-crittatura; nel campo medico ci si è spinti alla creazione di speciali decori cutanei in grado di sostituire tutti i devices fitness per il monitoraggio delle funzioni vitali. La società Chaotic Moon con sede in Texas (USA), ha sviluppato un prototipo funzionante di questo speciale sistema decorativo. Una speciale vernice elettro-conduttiva, sarebbe in grado di fornire tutte le informazioni necessarie per un controllo continuo e preciso delle nostre funzioni vitali.

BIOTATUAGGI03

Il progetto, registrato con il nome di Tech Tat, rappresenta per il CEO della società Ben Lamm, il futuro delle tecnologie indossabili. Oggi il mercato è pieno di braccialetti fitness in grado di leggere e registrare molte delle nostre funzioni vitali, quali battito cardiaco, pressione sanguigna, temperatura, di elaborarli e fornire suggerimenti e consigli medici o comunque di avvisarci della presenza di un qualsiasi problema. Secondo Lamm, il futuro di questo campo si sta spostando dai dispositivi indomabili a quelli bio-indossabili.

BIOTATUAGGI01Gli impieghi posso essere molteplici e non soltanto medici. Il bio-tatuaggio è lavabile, quindi non permanente potendolo così “indossare” ogni volta che sia necessario. Può servire a monitorare gli spostamenti di un individuo, a verificare la presenza di sostanze patogene nell’aria respirata da chi lo indossa.

E’ comunque il campo medico quello che potrebbe trarre il maggior vantaggio da una tecnologia del genere. Basti pensare a tutte quelle terapie che richiedono un monitoraggio costante del paziente, tipo un tracciato holster per verificare la pressione durante tutto il giorno.

Verifiche e sperimentazioni sono in corso per testare la reale fattibilità e utilizzabilità di tali dispositivi.

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Nov 252015
 

BOSCO02

Sorge nel centro storico di Milano, nel quartiere Isola un nuovo concept di progettazione architettonica ormai conosciuto universalmente con il nome di Bosco Verticale. Si tratta di due edifici residenziali di tipo a torre (grattacielo) con cui, lo Studio Boeri (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra) ha voluto ripensare il modello edilizio in verticale.

Come citano gli stessi architetti nel sito ufficiale dello studio di progettazione, le Torri del Bosco Verticale rappresentano un “modello per un edificio residenziale sostenibile, un progetto di riforestazione metropolitana che contribuisce alla rigenerazione dell’ambiente e della biodiversità urbana senza l’implicazione di espandere la città sul territorio“.

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La coppia di edifici mira a riqualificare un’area urbana depressa, puntando ad un reinserimento della natura nello spazio antropizzato della città, senza rinunciare alla necessità della densità edilizia. Si tratta di un progetto di riforestazione delle città. Una superficie di circa 7.000 mq di alberi e piante distribuite su una superficie ridotta, ma espansi in verticale lungo i 111 metri di altezza della Torre E e i 78 metri della Torre D. Due edifici di 27 e 18 piani che nel loro sviluppo verticale ospiteranno oltre 2.000 specie di piante tra alberi e arbusti con altezze variabili tra i 3 e i 9 metri.

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Si tratta del primo esperimento di “densificazione” verticale della natura all’interno di quel progetto più ampio che muove da politiche finalizzate al rimboschimento di grandi aree urbane. Questa foresta verticale, oltre a vantare un aspetto estetico di elevato pregio, contribuisce a realizzare un sistema di filtraggio capace di assorbire anidride carbonica, particelle di polvere, produrre umidità e ossigeno.

Non solo; questo magnifico esempio di edilizia ecosostenibile, ha ottenuto di recente il 12 novembre 2015 un grandissimo riconoscimento internazionale in campo edilizio, promosso dall’Illinois Institute of Technology di Chicago. Secondo il Council on Tall Buildings and Urban Habitat (CTBUH), organismo internazionale del settore edile, il Bosco Verticale risultato il miglior grattacielo del mondo.

La concorrenza internazionale era agguerrita e ricca di incredibili edifici rappresentativi; per le americhe concorreva il One World Trade Center, per l’Africa e il Medio Oriente il Burj Mohammed Bin Rashid Tower di Abu Dhabi e per l’Australia ed Asia il CapitaGreen di Singapore.

Torri

Per il Council on Tall Buildings and Urban Habitat, l’edificio di Boeri, vince per l’innovazione e le incredibili caratteristiche del progetto. Per la commissione esaminatrice l’eccezionalità del progetto è data dalla perfetta unione tra struttura cementizia e piante, che costituiscono come un’estensione dell’involucro esterno dell’edificio. Il progetto è stato giudicato un esperimento rivoluzionario, provocando il commento entusiasta del progettista che si è detto felice per Milano, l’Italia e l’architettura internazionale in genere.

BOSCO03

Il prestigioso premio è stato insignito all’architetto Boeri a Chicago durante un evento di gala. Bosco Verticale, comunque non è estraneo ai premi internazionali, in quanto si era già aggiudicato l’International Highrise Award nel 2014.

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Nov 252015
 
IL CORRETTO ORIENTAMENTO:

L’orientamento più vantaggioso è quello verso sud. Le finestre esposte a sud possono ricevere sole durante tutto il giorno. In inverno, la posizione del sole è bassa e la radiazione incide quasi perpendicolarmente, mentre in estate, quando la posizione del sole è alta, la facciata riceve invece meno apporti e le finestre sono più facilmente ombreggiabili tramite schermature orizzontali fisse (aggetti, balconi, gronde). L’ombreggiamento delle finestre previene surriscaldamenti e riduce così la necessità di raffrescare artificialmente gli ambienti; quindi contribuisce al risparmio energetico.

Le facciate esposte ad Est e Ovest pongono maggiori problemi; esse ricevono luce quando la posizione del sole è bassa (mattina, pomeriggio). Le finestre orientate verso Est e Ovest sono pertanto meno facilmente ombreggiabili e spesso la causa di surriscaldamenti. Queste finestre necessitano schermature mobili, adattabili alla variazione della posizione del sole. Le finestre esposte a nord ricevono radiazione diretta solo in alcune giornate d’estate e, di solito, non hanno bisogno di schermature.

Particolare attenzione la meritano le falde di tetto esposte verso Sud. Queste ricevono un massimo di apporti solari in estate, quando la radiazione solare incide quasi perpendicolarmente. Questo fatto può comportare un surriscaldamento delle strutture del tetto e degli ambienti sotto lo stesso. Le falde esposte a Sud sono però ideali per installarvi collettori solari e pannelli fotovoltaici.

All’efficienza energetica può contribuire anche un’idonea disposizione degli ambienti. La disposizione bisogna sceglierla in riguardo al clima. Nelle regioni settentrionali si tratta di captare molto sole in inverno e di ripararsi dai venti freddi, conviene quindi disporre il salotto (finestre grandi) sul lato SUD, dove riceve più sole, e la cucina, il bagno, i locali di servizio e la scala (finestre piccole) sul lato NORD, da dove provengono i venti freddi.

Nelle regioni meridionali, il problema principale è il caldo estivo e pertanto conviene una disposizione che procuri ombra e un’ottima ventilazione.

GLI SPAZI DELL’ALLOGGIO:

Le moderne case sono dotate di più spazi interni adibiti a specifiche funzioni. Tra i principali:

l’ingresso è la stanza in cui si apre la porta di entrata;

il salotto o soggiorno è la stanza accogliente e di dimensioni relativamente ampie in cui si sta abitualmente nel tempo libero;

la cucina è la stanza adibita alla preparazione a alla cottura dei cibi. È detta cucina abitabile qualora è abbastanza grande da poter consumare in lei i pasti (altrimenti vi è la sala da pranzo). In Italia la cucina molto spesso è utilizzata alla stregua del salotto diventando la stanza principale in cui si soggiorna;

la sala da pranzo stanza destinata al consumo dei cibi;

il disimpegno o corridoio di servizio è il locale della casa che consente l’accesso ad altri locali della casa;

il bagno è la stanza destinata all’igiene personale ed è dotata dei necessari apparecchi igienici. Spesso per questioni di economicità e spazio il bagno ricopre anche il ruolo della lavanderia, dotandosi degli apparecchi necessari al lavaggio dei capi di vestiario;

la lavanderia è la stanza adibiti al lavaggio e trattamento dei capi di vestiario;

la camera da letto è la stanza destinata al riposo e al recupero notturno e può essere “matrimoniale” se adibiti a letto matrimoniale, “doppia” se adibiti a due letti singoli o “singola” se adibita a un solo letto singolo. Si chiama “camera degli ospiti” se adibiti esclusivamente al pernottamento degli ospiti;

il balcone, la terrazza o la loggia negli appartamenti sono tesi a sopperire all’assenza di un giardino.

Questi spazi, per legge, al fine di garantire condizioni vitali idonee, sia per mobilità, sia per areazione che per illuminazione, debbono rispettare determinate misure minime al di sotto delle quali non può essere garantita la piena funzionalità.

Locale

Superficie

Altezza

Soggiorno 14,00 mq  > 2,70 m
Cucina – Pranzo 9,00 mq  > 2,70 m
Cucina sola cottura 5,00 mq  > 2,70 m
Camera ad un letto 9,00 mq  > 2,70 m
Camera a due letti 14,00 mq  > 2,70 m
Studio 7,00 mq  > 2,70 m
Primo servizio igienico 4,00 mq  > 2,70 m
Ulteriori servizi igienici 1,50 mq  > 2,40 m
Ripostiglio 1,50 mq  > 2,40 m
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Nov 192015
 

Ogni fenomeno, ogni avvenimento, ogni evento che accade in natura, colpisce l’inconscio di ciascuno di noi e per alcuni in particolare, artisti e architetti, diventano elementi di grande ispirazione per la realizzazione delle proprie creazioni. Il mondo è pieno di opere frutto di ispirazione tratte dalla natura, dagli edifici della bio-architettura ai nuovi materiali.

FacciateBioMimetiche03Basandosi proprio sui fenomeni naturali, uno studente del Master in Product Design al Royal College of Arts di Londra, Chao Chen, ha ideato un sistema capace di proteggere le facciate basato sulla bio-mimetica. In pratica, passeggiando in una giornata piovosa in Hyde Park, la sua attenzione è stata catturata dall’osservazione di un fenomeno naturale abbastanza comune. Le pigne degli,alberi del parco, a contatto con le gocce di pioggia, allungavano il loro guscio esterno in modo da evitare il contatto dei pinoli con l’acqua piovana. Da un’osservazione più attenta del frutto, si è reso conto che questo è composto da due strati uno interno ed uno esterno capaci di modificare la propria struttura in modo da proteggere il frutto dall’acqua.

Affascinato da questo fenomeno naturale, Chen ha cominciato a studiare il bio-mimetismo. L’idea era quella di poter applicare i risultati di queste scoperte ad ambiti diversi come l’architettura e l’ingegneria. L’acqua da sempre rappresenta infatti il nemico principale per architetti e progettisti nella realizzazione di edifici capaci di resistere agli agenti atmosferici.

FacciateBioMimetiche05

Il risultato di questa ricerca, è un materiale laminato capace di reagire all’umidità. In pratica questo laminato, a seconda il grado di umidità presente sulla sua superficie, riesce a modificare naturalmente, senza l’ausilio di sistemi elettronici o meccanismi, la propria forma, allungando le fibre e ritraendole in caso di assenza di umidità.

FacciateBioMimetiche06I campi e le prospettive che si sono aperti sono molteplici. Ad esempio in campo agricolo è possibile verificare l’umidità del suolo così da poter intervenire in modo opportuno all’irrigazione dei campi. Una lamina con colorazioni differenti sulle due superfici reagisce con l’umidità e cambia colore avvisando della necessità di acqua per il terreno.

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In campo architettonico, invece, Chen ha sperimentato una pensilina composta da lamelle capaci di chiudersi ermeticamente a contatto con l’acqua impedendone il passaggio così da proteggere le persone che vi soggiornano sotto. Al contrario in assenza di acqua le lamelle si aprono consentendo alla luce di passare generando un filtraggio della stessa con un effetto albero.

FacciateBioMimetiche04

Il prototipo più interessante è quello che realizza una facciata dinamica per un edificio. Si tratta di una serie di elementi romboidali uniti attraverso dei perni come fossero i petali di un fiore. Ogni elemento è libero di incurvarsi o di raddrizzarsi. In questo modo nelle giornate di pioggia i petali si distendono impedendo di fatto il passaggio dell’acqua, mentre quando il tasso di umidità cala, i petali si curvano nuovamente permettendo il passaggio della luce solare e del calore.

FacciateBioMimetiche07

I colori sono tenui e chiari proprio per rendere luminose le facciate degli edifici nelle giornate cupe e piovose e rappresentano un ottimo connubio tra design e innovazione.

Prima di poter essere immesse sul mercato e prodotte in serie, le facciate bio-mimetiche, dovranno essere sottoposte ad una serie di test che ne certifichino la qualità e la resistenza. Infatti bisognerà verificare la loro resistenza ai fenomeni atmosferici o quante volte ad esempio il materiale può curvarsi e tornare nello stato originale.

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Nov 172015
 

PO_TRONCO_Piramide_quad4

DESCRIZIONE:

Strumenti da Disegnofoglio F4 liscio gr.220, matita 3H, squadretteriga e compasso.

Livello: classi terze.

Difficoltà: medio/alta.

Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare l’esercitazione della scheda sopra.

PROCEDURA OPERATIVA:

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

PO_TRONCO_Piramide_quad1

  1. dividiamo l’area da disegno in quattro parti uguali tracciando un asse orizzontale e uno verticale;
  2. trascriviamo con il normografo i nomi dei diversi piani: P.O. (Piano Orizzontale),P.V. (Piano Verticale), P.L. (piano laterale);
  3. trascriviamo, inoltre, sull’asse orizzontale, all’inizio e alla fine le lettere L. e T.(Linea di Terra);
  4. costruiamo ora su P.O. la vista dall’alto della PIRAMIDE QUADRATA utilizzando le squadrette e la riga;
  5. nominiamo ogni spigolo del rettangolo ABCD (scriviamo piccolo e bene a mano libera) e V il vertice della Piramide;
  6. proiettiamo ciascuno spigolo ABCD ortogonalmente su P.V.;
  7. costruiamo pa proiezione verticale della nostra Piramide avente altezza 10 cm e riportiamo correttamente le lettere ABCD sul Piano Verticale compreso il vertice V;
  8. costruiamo adesso la proiezione della Piramide sul Piano Laterale;
  9. tracciamo adesso sul Piano Verticale e sul Piano Laterale, la linea di sezione (quella in verde) all’altezza stabilita dai dati dell’esercizio;
  10. PO_TRONCO_Piramide_quad2
  11. proiettiamo i punti di sezione sul perimetro della Piramide sul Piano Orizzontale;
  12. PO_TRONCO_Piramide_quad3
  13. rinforziamo il disegno, compresa la sezione;
  14. PO_TRONCO_Piramide_quad4
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Nov 152015
 
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La nuova frontiera della memorizzazione dei dati, arriva da un sistema di archiviazione di tipo ottico oramai allo studio da anni. Da più parti, infatti, si ritiene che la tecnologia olografica possa consentire un deciso e radicale cambiamento in questo ambito. Gli studiosi affermano che le memorie olografiche possano consentire spazi di memorizzazione maggiori, incrementi sostanziali nella velocità di trasferimento dei dati, maggiori densità per la conservazione dei dati.

realtà-olografica

Da oriente viene annunciato lo sviluppo di un nuovo sistema di memorizzazione olografica in grado di memorizzare fino a 2Tb di dati. La Tokyo University of Science ha infatti portato a termine la prima fase di questo progetto affermando che trovando uno sponsor, il progetto potrebbe divenire realtà nei prossimi 3 anni diventando nel futuro il sistema di memorizzazione dei dati standard a livello industriale.

Il sistema di memorizzazione olografico consentirebbe di utilizzare non solo la superficie del disco ma l’intero spessore del suo substrato. Questo sistema sfrutta un laser e un sistema molto complesso di messa a fuoco capace di gestire nel normale spazio di un disco ottico (DVD) l’equivalente di 400 DVD a doppio strato.

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Nov 062015
 
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E’ da molti anni che gli enti spaziali mondiali, alla ricerca di un propulsore idoneo a lunghi viaggi spaziali, hanno focalizzato la loro attenzione su motori definiti ionici ad effetto Hall. Si tratta di una ricerca che ha origini antiche visto che già dagli anni ’50-’60 Stati Uniti ed ex Unione Sovietica avevano avviato studi in questa direzione.

Ma come funziona un motore ionico e quali sono i suoi vantaggi rispetto ai tradizionali motori a combustibile chimico? Scopriamolo insieme.

Ionica03

I motori ionici, intrappolano degli elettroni in un campo magnetico e li utilizzano per ionizzare il propellente, normalmente xeno. A questo punto, un campo magnetico genera un campo elettrico che accelera gli ioni carichi che, nel loro percorso creano il tipico pennacchio di scarico di plasma capace di spingere un veicolo spaziale. Questo processo, ha il vantaggio di consumare pochissimo. Basti pensare che il propulsore a effetto Hall installato sul veicolo spaziale SMART-1 dell’Agenzia Spaziale Europea in 13 mesi ha consumato circa 60 kg di xeno. Inoltre, lo xeno è un gas non reattivo, per cui non può esplodere rendendo questo combustibile anche sicuro. La propulsione generata da questo tipo di motori è più piccola rispetto a quella generata dai motori chimici, ma la sua efficienza è tale che può alimentare le navette fino a portarle alla velocità nominale di circa 112.000 miglia orarie risultando essere circa 10 volte più efficienti dei motori a propulsione classici.

Tali propulsori, sono già in uso da parecchi anni. Sin dal 1971 sono in orbita, montati sui satelliti geostazionari come propulsori per la loro stabilizzazione. Non sono stati utilizzati nei viaggi spaziali, proprio per la mancanza dell’ottimizzazione della durata e dell’efficienza. I classici propulsori effetto Hall, garantiscono infatti una vita media di 10.000 ore oltre le quali, il flusso di plasma degrada significativamente le pareti del motore rendendolo inutilizzabile.

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Un viaggio spaziale importante, come quello che si progetta su Marte, richiederebbe almeno il triplo delle ore di durata per poter essere effettuato in sicurezza.

Sulla base di queste esperienze, un gruppo di fisici francesi è riuscito nell’intento di creare un prototipo di propulsore in grado di consentire un lunghissimo viaggio nello spazio profondo. Questo propulsore fa dell’efficienza la sua arma migliore, infatti, è in grado di consumare fino a 100 milioni di volte in meno il carburante utilizzato dalle normali navette a combustibile chimico. I fisici sono riusciti anche nell’intento di eliminare il danneggiamento fisico delle parti interne del motore. Hanno spostato l’anodo (elettrodo positivo) al di fuori del campo magnetico ottenendo così un propulsore senza pareti, quindi senza i vincoli sia del degrado della struttura che della limitazione della spinta (l’anodo, nella prima versione era posto all’interno del campo magnetico e questo lo faceva interagire con la nube di elettroni riducendo le prestazioni di spinta).

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Sicuramente si sono fatti grossi passi in avanti nella ricerca e sperimentazione dei propulsori ionici, ma tanto ancora bisogna fare e capire. Julien Vaudolon, l’autore principale dello studio, ha pubblicato i risultati di questa ricerca confermando i buoni risultati raggiunti, ma anche i numerosi dubbi che si sono aperti e che sono ancora da chiarire.

La conclusione è che grandi miglioramenti sono stati compiuti in questa direzione, però si è ancora lontani dall’aver compreso chiaramente come funziona la fisica dei propulsori ionici. Altre ricerche e studi dovranno essere condotti e i costi sono molto elevati. Le speranze sono grandi, però lungi dall’essere pronti ad utilizzare tali propulsori come motori delle prossime spedizioni spaziali.

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