Nov 302015
 
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Diversi studi hanno evidenziato come i tatuaggi, i pittogrammi che ricoprono i corpi di molti di noi, vezzo dell’estetica contemporanea o simbolo di appartenenza, posso in qualche modo essere utilizzati per scopi molto meno futili.

Infatti, da tempo si studia come utilizzarli per sbloccare telefoni o come codici personali per creare password a prova di de-crittatura; nel campo medico ci si è spinti alla creazione di speciali decori cutanei in grado di sostituire tutti i devices fitness per il monitoraggio delle funzioni vitali. La società Chaotic Moon con sede in Texas (USA), ha sviluppato un prototipo funzionante di questo speciale sistema decorativo. Una speciale vernice elettro-conduttiva, sarebbe in grado di fornire tutte le informazioni necessarie per un controllo continuo e preciso delle nostre funzioni vitali.

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Il progetto, registrato con il nome di Tech Tat, rappresenta per il CEO della società Ben Lamm, il futuro delle tecnologie indossabili. Oggi il mercato è pieno di braccialetti fitness in grado di leggere e registrare molte delle nostre funzioni vitali, quali battito cardiaco, pressione sanguigna, temperatura, di elaborarli e fornire suggerimenti e consigli medici o comunque di avvisarci della presenza di un qualsiasi problema. Secondo Lamm, il futuro di questo campo si sta spostando dai dispositivi indomabili a quelli bio-indossabili.

BIOTATUAGGI01Gli impieghi posso essere molteplici e non soltanto medici. Il bio-tatuaggio è lavabile, quindi non permanente potendolo così “indossare” ogni volta che sia necessario. Può servire a monitorare gli spostamenti di un individuo, a verificare la presenza di sostanze patogene nell’aria respirata da chi lo indossa.

E’ comunque il campo medico quello che potrebbe trarre il maggior vantaggio da una tecnologia del genere. Basti pensare a tutte quelle terapie che richiedono un monitoraggio costante del paziente, tipo un tracciato holster per verificare la pressione durante tutto il giorno.

Verifiche e sperimentazioni sono in corso per testare la reale fattibilità e utilizzabilità di tali dispositivi.

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Nov 252015
 

BOSCO02

Sorge nel centro storico di Milano, nel quartiere Isola un nuovo concept di progettazione architettonica ormai conosciuto universalmente con il nome di Bosco Verticale. Si tratta di due edifici residenziali di tipo a torre (grattacielo) con cui, lo Studio Boeri (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra) ha voluto ripensare il modello edilizio in verticale.

Come citano gli stessi architetti nel sito ufficiale dello studio di progettazione, le Torri del Bosco Verticale rappresentano un “modello per un edificio residenziale sostenibile, un progetto di riforestazione metropolitana che contribuisce alla rigenerazione dell’ambiente e della biodiversità urbana senza l’implicazione di espandere la città sul territorio“.

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La coppia di edifici mira a riqualificare un’area urbana depressa, puntando ad un reinserimento della natura nello spazio antropizzato della città, senza rinunciare alla necessità della densità edilizia. Si tratta di un progetto di riforestazione delle città. Una superficie di circa 7.000 mq di alberi e piante distribuite su una superficie ridotta, ma espansi in verticale lungo i 111 metri di altezza della Torre E e i 78 metri della Torre D. Due edifici di 27 e 18 piani che nel loro sviluppo verticale ospiteranno oltre 2.000 specie di piante tra alberi e arbusti con altezze variabili tra i 3 e i 9 metri.

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Si tratta del primo esperimento di “densificazione” verticale della natura all’interno di quel progetto più ampio che muove da politiche finalizzate al rimboschimento di grandi aree urbane. Questa foresta verticale, oltre a vantare un aspetto estetico di elevato pregio, contribuisce a realizzare un sistema di filtraggio capace di assorbire anidride carbonica, particelle di polvere, produrre umidità e ossigeno.

Non solo; questo magnifico esempio di edilizia ecosostenibile, ha ottenuto di recente il 12 novembre 2015 un grandissimo riconoscimento internazionale in campo edilizio, promosso dall’Illinois Institute of Technology di Chicago. Secondo il Council on Tall Buildings and Urban Habitat (CTBUH), organismo internazionale del settore edile, il Bosco Verticale risultato il miglior grattacielo del mondo.

La concorrenza internazionale era agguerrita e ricca di incredibili edifici rappresentativi; per le americhe concorreva il One World Trade Center, per l’Africa e il Medio Oriente il Burj Mohammed Bin Rashid Tower di Abu Dhabi e per l’Australia ed Asia il CapitaGreen di Singapore.

Torri

Per il Council on Tall Buildings and Urban Habitat, l’edificio di Boeri, vince per l’innovazione e le incredibili caratteristiche del progetto. Per la commissione esaminatrice l’eccezionalità del progetto è data dalla perfetta unione tra struttura cementizia e piante, che costituiscono come un’estensione dell’involucro esterno dell’edificio. Il progetto è stato giudicato un esperimento rivoluzionario, provocando il commento entusiasta del progettista che si è detto felice per Milano, l’Italia e l’architettura internazionale in genere.

BOSCO03

Il prestigioso premio è stato insignito all’architetto Boeri a Chicago durante un evento di gala. Bosco Verticale, comunque non è estraneo ai premi internazionali, in quanto si era già aggiudicato l’International Highrise Award nel 2014.

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Nov 252015
 
IL CORRETTO ORIENTAMENTO:

L’orientamento più vantaggioso è quello verso sud. Le finestre esposte a sud possono ricevere sole durante tutto il giorno. In inverno, la posizione del sole è bassa e la radiazione incide quasi perpendicolarmente, mentre in estate, quando la posizione del sole è alta, la facciata riceve invece meno apporti e le finestre sono più facilmente ombreggiabili tramite schermature orizzontali fisse (aggetti, balconi, gronde). L’ombreggiamento delle finestre previene surriscaldamenti e riduce così la necessità di raffrescare artificialmente gli ambienti; quindi contribuisce al risparmio energetico.

Le facciate esposte ad Est e Ovest pongono maggiori problemi; esse ricevono luce quando la posizione del sole è bassa (mattina, pomeriggio). Le finestre orientate verso Est e Ovest sono pertanto meno facilmente ombreggiabili e spesso la causa di surriscaldamenti. Queste finestre necessitano schermature mobili, adattabili alla variazione della posizione del sole. Le finestre esposte a nord ricevono radiazione diretta solo in alcune giornate d’estate e, di solito, non hanno bisogno di schermature.

Particolare attenzione la meritano le falde di tetto esposte verso Sud. Queste ricevono un massimo di apporti solari in estate, quando la radiazione solare incide quasi perpendicolarmente. Questo fatto può comportare un surriscaldamento delle strutture del tetto e degli ambienti sotto lo stesso. Le falde esposte a Sud sono però ideali per installarvi collettori solari e pannelli fotovoltaici.

All’efficienza energetica può contribuire anche un’idonea disposizione degli ambienti. La disposizione bisogna sceglierla in riguardo al clima. Nelle regioni settentrionali si tratta di captare molto sole in inverno e di ripararsi dai venti freddi, conviene quindi disporre il salotto (finestre grandi) sul lato SUD, dove riceve più sole, e la cucina, il bagno, i locali di servizio e la scala (finestre piccole) sul lato NORD, da dove provengono i venti freddi.

Nelle regioni meridionali, il problema principale è il caldo estivo e pertanto conviene una disposizione che procuri ombra e un’ottima ventilazione.

GLI SPAZI DELL’ALLOGGIO:

Le moderne case sono dotate di più spazi interni adibiti a specifiche funzioni. Tra i principali:

l’ingresso è la stanza in cui si apre la porta di entrata;

il salotto o soggiorno è la stanza accogliente e di dimensioni relativamente ampie in cui si sta abitualmente nel tempo libero;

la cucina è la stanza adibita alla preparazione a alla cottura dei cibi. È detta cucina abitabile qualora è abbastanza grande da poter consumare in lei i pasti (altrimenti vi è la sala da pranzo). In Italia la cucina molto spesso è utilizzata alla stregua del salotto diventando la stanza principale in cui si soggiorna;

la sala da pranzo stanza destinata al consumo dei cibi;

il disimpegno o corridoio di servizio è il locale della casa che consente l’accesso ad altri locali della casa;

il bagno è la stanza destinata all’igiene personale ed è dotata dei necessari apparecchi igienici. Spesso per questioni di economicità e spazio il bagno ricopre anche il ruolo della lavanderia, dotandosi degli apparecchi necessari al lavaggio dei capi di vestiario;

la lavanderia è la stanza adibiti al lavaggio e trattamento dei capi di vestiario;

la camera da letto è la stanza destinata al riposo e al recupero notturno e può essere “matrimoniale” se adibiti a letto matrimoniale, “doppia” se adibiti a due letti singoli o “singola” se adibita a un solo letto singolo. Si chiama “camera degli ospiti” se adibiti esclusivamente al pernottamento degli ospiti;

il balcone, la terrazza o la loggia negli appartamenti sono tesi a sopperire all’assenza di un giardino.

Questi spazi, per legge, al fine di garantire condizioni vitali idonee, sia per mobilità, sia per areazione che per illuminazione, debbono rispettare determinate misure minime al di sotto delle quali non può essere garantita la piena funzionalità.

Locale

Superficie

Altezza

Soggiorno 14,00 mq  > 2,70 m
Cucina – Pranzo 9,00 mq  > 2,70 m
Cucina sola cottura 5,00 mq  > 2,70 m
Camera ad un letto 9,00 mq  > 2,70 m
Camera a due letti 14,00 mq  > 2,70 m
Studio 7,00 mq  > 2,70 m
Primo servizio igienico 4,00 mq  > 2,70 m
Ulteriori servizi igienici 1,50 mq  > 2,40 m
Ripostiglio 1,50 mq  > 2,40 m
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Nov 192015
 

Ogni fenomeno, ogni avvenimento, ogni evento che accade in natura, colpisce l’inconscio di ciascuno di noi e per alcuni in particolare, artisti e architetti, diventano elementi di grande ispirazione per la realizzazione delle proprie creazioni. Il mondo è pieno di opere frutto di ispirazione tratte dalla natura, dagli edifici della bio-architettura ai nuovi materiali.

FacciateBioMimetiche03Basandosi proprio sui fenomeni naturali, uno studente del Master in Product Design al Royal College of Arts di Londra, Chao Chen, ha ideato un sistema capace di proteggere le facciate basato sulla bio-mimetica. In pratica, passeggiando in una giornata piovosa in Hyde Park, la sua attenzione è stata catturata dall’osservazione di un fenomeno naturale abbastanza comune. Le pigne degli,alberi del parco, a contatto con le gocce di pioggia, allungavano il loro guscio esterno in modo da evitare il contatto dei pinoli con l’acqua piovana. Da un’osservazione più attenta del frutto, si è reso conto che questo è composto da due strati uno interno ed uno esterno capaci di modificare la propria struttura in modo da proteggere il frutto dall’acqua.

Affascinato da questo fenomeno naturale, Chen ha cominciato a studiare il bio-mimetismo. L’idea era quella di poter applicare i risultati di queste scoperte ad ambiti diversi come l’architettura e l’ingegneria. L’acqua da sempre rappresenta infatti il nemico principale per architetti e progettisti nella realizzazione di edifici capaci di resistere agli agenti atmosferici.

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Il risultato di questa ricerca, è un materiale laminato capace di reagire all’umidità. In pratica questo laminato, a seconda il grado di umidità presente sulla sua superficie, riesce a modificare naturalmente, senza l’ausilio di sistemi elettronici o meccanismi, la propria forma, allungando le fibre e ritraendole in caso di assenza di umidità.

FacciateBioMimetiche06I campi e le prospettive che si sono aperti sono molteplici. Ad esempio in campo agricolo è possibile verificare l’umidità del suolo così da poter intervenire in modo opportuno all’irrigazione dei campi. Una lamina con colorazioni differenti sulle due superfici reagisce con l’umidità e cambia colore avvisando della necessità di acqua per il terreno.

FacciateBioMimetiche02

In campo architettonico, invece, Chen ha sperimentato una pensilina composta da lamelle capaci di chiudersi ermeticamente a contatto con l’acqua impedendone il passaggio così da proteggere le persone che vi soggiornano sotto. Al contrario in assenza di acqua le lamelle si aprono consentendo alla luce di passare generando un filtraggio della stessa con un effetto albero.

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Il prototipo più interessante è quello che realizza una facciata dinamica per un edificio. Si tratta di una serie di elementi romboidali uniti attraverso dei perni come fossero i petali di un fiore. Ogni elemento è libero di incurvarsi o di raddrizzarsi. In questo modo nelle giornate di pioggia i petali si distendono impedendo di fatto il passaggio dell’acqua, mentre quando il tasso di umidità cala, i petali si curvano nuovamente permettendo il passaggio della luce solare e del calore.

FacciateBioMimetiche07

I colori sono tenui e chiari proprio per rendere luminose le facciate degli edifici nelle giornate cupe e piovose e rappresentano un ottimo connubio tra design e innovazione.

Prima di poter essere immesse sul mercato e prodotte in serie, le facciate bio-mimetiche, dovranno essere sottoposte ad una serie di test che ne certifichino la qualità e la resistenza. Infatti bisognerà verificare la loro resistenza ai fenomeni atmosferici o quante volte ad esempio il materiale può curvarsi e tornare nello stato originale.

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Nov 172015
 

PO_TRONCO_Piramide_quad4

DESCRIZIONE:

Strumenti da Disegnofoglio F4 liscio gr.220, matita 3H, squadretteriga e compasso.

Livello: classi terze.

Difficoltà: medio/alta.

Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare l’esercitazione della scheda sopra.

PROCEDURA OPERATIVA:

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

PO_TRONCO_Piramide_quad1

  1. dividiamo l’area da disegno in quattro parti uguali tracciando un asse orizzontale e uno verticale;
  2. trascriviamo con il normografo i nomi dei diversi piani: P.O. (Piano Orizzontale),P.V. (Piano Verticale), P.L. (piano laterale);
  3. trascriviamo, inoltre, sull’asse orizzontale, all’inizio e alla fine le lettere L. e T.(Linea di Terra);
  4. costruiamo ora su P.O. la vista dall’alto della PIRAMIDE QUADRATA utilizzando le squadrette e la riga;
  5. nominiamo ogni spigolo del rettangolo ABCD (scriviamo piccolo e bene a mano libera) e V il vertice della Piramide;
  6. proiettiamo ciascuno spigolo ABCD ortogonalmente su P.V.;
  7. costruiamo pa proiezione verticale della nostra Piramide avente altezza 10 cm e riportiamo correttamente le lettere ABCD sul Piano Verticale compreso il vertice V;
  8. costruiamo adesso la proiezione della Piramide sul Piano Laterale;
  9. tracciamo adesso sul Piano Verticale e sul Piano Laterale, la linea di sezione (quella in verde) all’altezza stabilita dai dati dell’esercizio;
  10. PO_TRONCO_Piramide_quad2
  11. proiettiamo i punti di sezione sul perimetro della Piramide sul Piano Orizzontale;
  12. PO_TRONCO_Piramide_quad3
  13. rinforziamo il disegno, compresa la sezione;
  14. PO_TRONCO_Piramide_quad4
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Nov 152015
 
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La nuova frontiera della memorizzazione dei dati, arriva da un sistema di archiviazione di tipo ottico oramai allo studio da anni. Da più parti, infatti, si ritiene che la tecnologia olografica possa consentire un deciso e radicale cambiamento in questo ambito. Gli studiosi affermano che le memorie olografiche possano consentire spazi di memorizzazione maggiori, incrementi sostanziali nella velocità di trasferimento dei dati, maggiori densità per la conservazione dei dati.

realtà-olografica

Da oriente viene annunciato lo sviluppo di un nuovo sistema di memorizzazione olografica in grado di memorizzare fino a 2Tb di dati. La Tokyo University of Science ha infatti portato a termine la prima fase di questo progetto affermando che trovando uno sponsor, il progetto potrebbe divenire realtà nei prossimi 3 anni diventando nel futuro il sistema di memorizzazione dei dati standard a livello industriale.

Il sistema di memorizzazione olografico consentirebbe di utilizzare non solo la superficie del disco ma l’intero spessore del suo substrato. Questo sistema sfrutta un laser e un sistema molto complesso di messa a fuoco capace di gestire nel normale spazio di un disco ottico (DVD) l’equivalente di 400 DVD a doppio strato.

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https://www.youtube.com/watch?v=3seTlvQtIgc
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Nov 062015
 
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E’ da molti anni che gli enti spaziali mondiali, alla ricerca di un propulsore idoneo a lunghi viaggi spaziali, hanno focalizzato la loro attenzione su motori definiti ionici ad effetto Hall. Si tratta di una ricerca che ha origini antiche visto che già dagli anni ’50-’60 Stati Uniti ed ex Unione Sovietica avevano avviato studi in questa direzione.

Ma come funziona un motore ionico e quali sono i suoi vantaggi rispetto ai tradizionali motori a combustibile chimico? Scopriamolo insieme.

Ionica03

I motori ionici, intrappolano degli elettroni in un campo magnetico e li utilizzano per ionizzare il propellente, normalmente xeno. A questo punto, un campo magnetico genera un campo elettrico che accelera gli ioni carichi che, nel loro percorso creano il tipico pennacchio di scarico di plasma capace di spingere un veicolo spaziale. Questo processo, ha il vantaggio di consumare pochissimo. Basti pensare che il propulsore a effetto Hall installato sul veicolo spaziale SMART-1 dell’Agenzia Spaziale Europea in 13 mesi ha consumato circa 60 kg di xeno. Inoltre, lo xeno è un gas non reattivo, per cui non può esplodere rendendo questo combustibile anche sicuro. La propulsione generata da questo tipo di motori è più piccola rispetto a quella generata dai motori chimici, ma la sua efficienza è tale che può alimentare le navette fino a portarle alla velocità nominale di circa 112.000 miglia orarie risultando essere circa 10 volte più efficienti dei motori a propulsione classici.

Tali propulsori, sono già in uso da parecchi anni. Sin dal 1971 sono in orbita, montati sui satelliti geostazionari come propulsori per la loro stabilizzazione. Non sono stati utilizzati nei viaggi spaziali, proprio per la mancanza dell’ottimizzazione della durata e dell’efficienza. I classici propulsori effetto Hall, garantiscono infatti una vita media di 10.000 ore oltre le quali, il flusso di plasma degrada significativamente le pareti del motore rendendolo inutilizzabile.

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Un viaggio spaziale importante, come quello che si progetta su Marte, richiederebbe almeno il triplo delle ore di durata per poter essere effettuato in sicurezza.

Sulla base di queste esperienze, un gruppo di fisici francesi è riuscito nell’intento di creare un prototipo di propulsore in grado di consentire un lunghissimo viaggio nello spazio profondo. Questo propulsore fa dell’efficienza la sua arma migliore, infatti, è in grado di consumare fino a 100 milioni di volte in meno il carburante utilizzato dalle normali navette a combustibile chimico. I fisici sono riusciti anche nell’intento di eliminare il danneggiamento fisico delle parti interne del motore. Hanno spostato l’anodo (elettrodo positivo) al di fuori del campo magnetico ottenendo così un propulsore senza pareti, quindi senza i vincoli sia del degrado della struttura che della limitazione della spinta (l’anodo, nella prima versione era posto all’interno del campo magnetico e questo lo faceva interagire con la nube di elettroni riducendo le prestazioni di spinta).

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Sicuramente si sono fatti grossi passi in avanti nella ricerca e sperimentazione dei propulsori ionici, ma tanto ancora bisogna fare e capire. Julien Vaudolon, l’autore principale dello studio, ha pubblicato i risultati di questa ricerca confermando i buoni risultati raggiunti, ma anche i numerosi dubbi che si sono aperti e che sono ancora da chiarire.

La conclusione è che grandi miglioramenti sono stati compiuti in questa direzione, però si è ancora lontani dall’aver compreso chiaramente come funziona la fisica dei propulsori ionici. Altre ricerche e studi dovranno essere condotti e i costi sono molto elevati. Le speranze sono grandi, però lungi dall’essere pronti ad utilizzare tali propulsori come motori delle prossime spedizioni spaziali.

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Nov 052015
 

work-in-progress

Come molti di voi avranno notato, in questi giorni alcune cose sul sito stanno cambiando a partire dalla HOME PAGE. Ho avviato, infatti, un profondo aggiornamento del sito che mi richiederà del tempo (e lavoro), ma credo fosse necessario al fine di renderlo più moderno, snello e funzionale visto il numero di utenti in costante crescita e visualizzazioni record. E’ il secondo restyling profondo che effettuo dalla nascita di queste pagine alle quali ho sempre dedicato parecchio tempo per l’aggiornamento sia grafico, ma soprattutto dei contenuti. Le pagine resteranno attive, ma vi chiedo scusa anticipatamente se qualcosa non dovesse funzionare a dovere; vi assicuro che presto tutto tornerà normale e queste pagine saranno ancora più fruibili e ricche di prima.

Grazie per la fiducia e la simpatia che mi accordate sempre.

Prof. Betto

Nov 012015
 
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Per noi è scontato aprire il rubinetto, versarci dell’acqua e fare una bella bevuta. Purtroppo nel mondo esistono paesi dove il livello di contaminazione dell’acqua è tale da renderla imbevibile oltre che portatrice di malattie come il tifo.

La Tanzania è uno di quei paesi dove le malattie legate ai batteri presenti nell’acqua mietono ogni anno migliaia di vittime soprattutto tra i bambini.

Portraits and documentary images of Dr. Askwar Hilonga, top 4 finalists in the inaugural Africa Prize for Engineering Innovation. Dr. Askwar Hilonga has written 37 papers on nano technology and has used his nano technology knowledge to develop a water filter system that can be customised to each individual customer depending on their particular environment. The Africa Prize for Engineering Innovation aims to stimulate, celebrate and reward innovation and entrepreneurship in sub-Saharan Africa. The Africa Prize encourages ambitious and talented sub-Saharan African engineers from all disciplines to apply their skills to develop scalable solutions to local challenges, highlighting the importance of engineering as an enabler of improved quality of life and economic development. Crucial commercialisation support will be awarded to a shortlist of innovative applicants through a six month period of training and mentoring. Following this period of mentorship, finalists will be invited to present at an event held in Africa and a winner will be selected to receive £25,000 along with three runners-up who will be awarded £10,000 each. - See more at: http://www.raeng.org.uk/grants-and-prizes/international-research-and-collaborations/africa-prize#sthash.iS70GWnC.dpuf

Un ingegnere chimico della Tanzania, il prof. Askwar Hilonga, ha lavorato a lungo per risolvere questo problema che attanaglia il suo paese, soprattutto alla ricerca di un sistema economico, facile da realizzare e esportabile su larga scala compatibile con i problemi economici e tecnologici di un paese come il suo. E alla fine ha raggiunto il suo obiettivo. Si tratta di una serie di semplici secchi, collegati tra di loro mediante piccoli tubicini contenenti strati di microorganismi definiti buoni, capaci di nutrirsi dei batteri patogeni (portatori di malattie) e delle tossine. I secchi contengono pure, una serie di nanomateriali che hanno la funzione di filtro trattenendo impurità pesanti come pesticidi e metalli.

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In questo modo, in pochi minuti, questo sistema di filtraggio è in grado di eliminare il 99,9% degli inquinanti presenti nell’acqua rendendola assolutamente pura e potabile.

Askwar Hilonga, è già riuscito a installare questo sistema in molte delle comunità dove il tifo miete tante vittime, ottenendo anche un importante riconoscimento per l’innovazione proprio nel continente africano.

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