Ott 162016
 

Dalla finzione alla realtà, dal film alla strada, la saga dei Transformers, i mezzi meccanici capaci di trasformarsi in giganteschi robots provenienti da un altro pianeta è diventata realtà grazie a un team di ingegneri turchi coadiuvati da alcuni meccanici.

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Questi, hanno fondato la Letrons, startup specializzata nella creazione di auto trasformabili in robot.

Il team, costituito da 12 ingegneri e 4 meccanici ha già realizzato Antimon, la prima vettura trasformabile al mondo. Si tratta di una BMW Serie 3 capace di viaggiare su strada grazie ad un motore elettrico e alla bisogna capace di trasformarsi in un gigantesco robot per ora molto limitato nei movimenti.

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L’auto chiaramente non è guidabile da un pilota al suo interno, ma attraverso un radiocomando esterno e il robot ancora molto limitato nei movimenti. La Letrons e i suoi ideatori, stanno testando il mercato per capire come portare avanti questa incredibile e fantasiosa invenzione, e quindi se dotare di altri e più complessi movimenti il robot.

La linea di progettazione dopo la realizzazione di Antimon, si arricchirà di altri 3 robots già progettati e pronti per l’assemblaggio.

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Dalla fantasia e dalla passione di questi ingegneri di Ankara, Autobot e Decepticon, forse solcheranno le nostre strade per esibizioni o che altro. Tutto dipenderà da come i creativi della Letrons riusciranno a inserire questa bizzarra creazione sul mercato mondiale.

 

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Ott 152016
 

Un’altra stravagante ma funzionalissima invenzione. Si tratta di GeoOrbital, idea nata da un gruppo di imprenditori americani che hanno affrontato e risolto un piccolo grande problema delle nostre città. Di cosa si tratta? La loro idea muove dalla necessità sempre più presente di poter usufruire di sistemi di spostamento economici, ma soprattutto non inquinanti. Infatti, si stanno sempre più affermando auto e scooter elettrici, ma soprattutto bici con pedalata servo-assistita. In pratica bici elettriche.

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Oggi però la diffusione di queste è rallentato dal loro costo, eccessivo per renderle appetibili a chi deve sostituire la vecchia bici con il nuovo mezzo.

Il gruppo di imprenditori americani ha avuto questa grande intuizione: GeoOrbital, ossia una ruota dotata di motore elettrico da sostituire a quella della propria bici, risolvendo così in un colpo solo le problematiche legate alle complicazioni burocratiche dei singoli paesi e quella dei costi.

Il progetto, inserito come sempre su Kickstarter per la raccolta fondi, ha sbancato raccogliendo la cifra record di 1 milione e 200 mila dollari per lo sviluppo e la progettazione del prototipo.

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Il sistema è semplice: una ruota dotata di motore Brushless elettrico, due batterie al litio, corpo in alluminio per mantenere basso il peso e una gomma in materiale inforabile per garantire durata e sicurezza al sistema. A piena carica, GeoOrbital garantisce un’autonomia che può variare dai 32 agli 80 chilometri a seconda delle condizioni.

L’installazione è rapida e molto semplice. Basta svitare il bullone della ruota esistente e sostituirla con GeoOrbital che arriva già completa di tutto comprese le chiavi speciali per il fissaggio.

GeoOrbitalIl blocco motore ha forma triangolare ed è composto da tre ruote con il propulsore al centro che viene fissato alla forcella del telaio e comandato da un accessorio che va montato sul manubrio. Tale accessorio oltre a comandare il motore fornisce indicazioni sull’accensione e sullo stato delle batterie.

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Il sistema è compatibile con il 95% delle bici in commercio oggi, è in 2 formati con diametro differente, ha batterie Panasonic sostituibili e si monta a detta dei creatori in meno di 60 secondi.

GeoOrbital, sarà venduto a breve ed il costo che era di 799 dollari in pre-ordine durante la campagna promozionale per la reaccolta fondi, sarà quello di 1.000 dollari pari a circa 900 euro durante la sua commercializzazione.

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Ott 142016
 

L’ottimizzazione delle tecnologie energetiche già in uso procedono di pari passo con la ricerca di nuove e efficaci soluzioni con lo scopo di massimizzare la “trasformazione” di forme di energia in elettricità (vedi Le Fonti e le Forme di Energia).

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Le soluzioni provengono da ricerche condotte da molti laboratori internazionali nelle direzioni più disparate. L’ultima arriva dalla Cina, dall’Università di Shanghai Jiao Tong dove un gruppo di ricercatori ha studiato la particolare composizione delle ali delle cicale. Queste sono composte da una serie infinita di microscopici coni con punta verso l’esterno.

I ricercatori hanno visto nell’inconsueta composizione di queste ali, la soluzione in grado di migliorare sensibilmente l’efficienza dell’energia solare riducendo sprechi e massimizzando l’efficienza.

Cicala02

Riproducendo la struttura di queste ali attraverso l’uso di altri materiali semiconduttori, tipo il biossido di titanio, i ricercatori sono riusciti a creare una superficie in grado di abbattere quasi totalmente il riflesso della luce. Pensate al vantaggio che è possibile ottenere con una superficie del genere se applicata alle celle fotovoltaiche; questi pannelli, che trasformano la luce solare direttamente in elettricità continua quando colpiti dai fotoni provenienti dal Sole, possono incrementare la loro efficienza in maniera esponenziale perché la luce rimane intrappolata interamente sulla sua superficie senza dispersione e senza ritorno nell’atmosfera.

Cicala03In pratica i microscopici coni realizzati sul semi-conduttore, creano dei percorsi obbligati che la luce è costretta a percorrere in infinite riflessioni penetrando sempre più in profondità e non riuscendo più a riemergere a causa di queste e della dispersione. Le frequenze comprese tra i 450 e i 750 nanometri restano così intrappolate permettendo al pannello di assorbire la massima quantità di energia.

I pannelli possono, inoltre, essere esposti a temperature fino a 500 °C e restare efficientissimi anche in condizioni climatiche estreme conservando la loro incredibile qualità.

Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale “Applied Physics Letters”, descrive dettagliatamente il progetto e ne fa comprendere la portata.

Da un impercettibile battito d’ali una grande fonte di energia.

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Ott 132016
 

Motorrad01

Dopo la Vision Next 100 prodotta per il centenario della casa Bavarese, gli ingegneri della BMW ci stupiscono ancora una volta con una moto fantascientifica per alcuni versi, spingendo l’asticella della sperimentazione tecnologica a livelli avveniristici.

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Si chiama Motorrad Vision Next 100, la nuova moto made in BMW. Si tratta di un prototipo a due ruote capace di non cadere mai, neppure quando il guidatore scende lasciandola senza cavalletto. Si tratta di un brevetto, denominato Self-Balancing, un sistema di auto-bilanciamento della due ruote capace di mantenerla in equilibrio anche da ferma. Il sistema è in grado, inoltre, di garantire al guidatore una maggiore stabilità durante tutte le fasi della guida incrementando il livello di sicurezza.

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La fantascientifica moto ha un propulsore elettrico, quindi totalmente green e a detta degli ingegneri, sarà in grado di accontentare tutti i livelli di guida, da quelli meno esperti ai centauri che richiedono prestazioni eccezionali. Anzi, pare che la  Motorrad Vision Next 100, sarà in grado di migliorare sensibilmente le esperienze di guida di chi la utilizza grazie ai sistemi di guida avanzati di cui dispone.

La moto è dotata di un telaio definito flessibile e senza snodi. In pratica la moto modifica la sua struttura durante le fasi di guida, aumentando o diminuendo la propria capacità di resistenza alla torsione, che diventa massima all’aumentare delle velocità e minima, rendendo la moto leggerissima, quando questa è ferma.

Motorrad06Ma BMW non ha lasciato nulla al caso. Una moto avanzatissima è accompagnata da una tuta di altrettanto livello. Si tratta di un indumento studiato apposta per la guida su moto definita climatizzata, perché capace di adattarsi alle esigenze del corpo durante ogni momento. La tuta registra le variazioni corporee e modifica la propria conformazione in base alle esigenze: favorisce la circolazione sanguigna, rilassa o supporta la muscolatura durante le diverse sessioni di guida. Addirittura la zona della nuca si riempie d’aria per sostenere la colonna vertebrale ed in particolare la zona cervicale.

La tuta è anche in grado di analizzare il battito cardiaco di chi la indossa e la sua temperatura adattando il sistema di ventilazione e climatizzazione. Fornisce, inoltre, indicazioni sulla guida e di navigazione e segnala con sensori di vibrazione inseriti nelle maniche e nelle gambe il raggiungimento della massima piega durante la guida avvisando così del pericolo che si sta correndo.

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Ott 122016
 

Aero01

Dalla fantasia e dalla creatività dello studio Pininfarina, dal nome del grande designer italiano, nasce il concept di una nuova matita capace di superarne i limiti.

Aero02Innovazione, tecnologia, nuovi materiali, design, sono condensati in un oggetto che innova a partire dalla forma. Una commistione tra il vecchio design della matita e le forme più complesse di una penna stilografica.

La matita, si sa, fatta di grafite, lascia un segno più o meno netto in base alla mescola di cui è composta la sua mina, mentre la penna è soggetta, nel migliore dei casi, a continue sostituzioni delle cartucce o dell’inchiostro, o come la vecchia, ma immortale BIC, ad essere gettata nel cestino dei rifiuti una volta esaurito l’inchiostro.

Il concept prende il nome di AERO ed è una via di mezzo tra matita e penna. Scolpita con le classiche linee curve del famosissimo brand, AERO è realizzata in Ethergraf, una lega di metalli tutta italiana; infatti è della Napkin questa miscela metallica capace di lasciare un segno sul foglio di carta, morbido come quello di una matita e indelebile come quello di una penna senza doversi preoccupare di ricariche o di dover temperare.

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L’idea è quella di poter scrivere all’infinito senza dover preoccuparsi di nulla se non del segno. La forma stessa della penna-matita, forgiata con alluminio aerospaziale con profili affusolati e ritorti su se stessi, disegna già il simbolo dell’infinito.

Completa questo capolavoro di design, il supporto realizzato in cemento, capace di evocare incredibili contrasti materici tra la sua semplicità e la complessa geometria della penna-matita.

Il costo non è indifferente, ma facendo riferimento a penne stilografiche o matite d’autore, la cifra di 120 euro la si può ritenere congrua pensando che questo strumento ci accompagnerà graficamente per sempre.

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Ott 082016
 
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MolecolaIl METANO è un combustibile fossile e può essere considerato una fonte di energia primaria. E’ un idrocarburo risultato della lenta decomposizione di sostanze organiche in assenza di ossigeno nel sottosuolo. Si presenta sotto forma di gas ed ha una molecola molto semplice formata da 1 atomo di carbonio e 4 atomi di idrogeno; formula chimica CH4. E’ più leggero dell’aria e risulta essere inodore, incolore e insapore. Proprio grazie a questa semplicità molecolare, il metano brucia completamente senza rilasciare sostanze nell’atmosfera e quindi tra gli idrocarburi è quello meno inquinante. E’ considerata una fonte esauribile perché il suo processo di formazione in natura richiede milioni di anni.

Approfondisco: gli idro-carburi  sono composti organici formati esclusivamente da molecole di idrogeno (idro) e carbonio (carburi).

PASSAGGI DI STATO DELL’ENERGIA
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CHIMICA TERMICA MECCANICA ELETTRICA
FORMAZIONE

Il metano, si trova nel sottosuolo quasi sempre in giacimenti petroliferi, in quantità pari al petrolio o può trovarsi in giacimenti di solo metano intrappolato sotto le rocce magazzino impermeabili.

Schema giacimento gas

La sua localizzazione nelle profondità marine o nel sottosuolo è dovuta allo sprofondamento in ere geologiche molto lontane di sedimento organico (normalmente plancton marino) lentamente ricoperto da detriti, sabbia e strati di terreno. L’azione combinata della pressione e del calore della Terra, in assenza di ossigeno ha fatto si che questi resti organici abbiano pian piano perso ossigeno trasformandosi, nelle porosità delle rocce sedimentarie, in idro-carburi.

RICERCA E TRASPORTO

Anche la ricerca dei pozzi di metano avviene con le stesse tecniche utilizzate per la ricerca del petrolio, ossia studi geologici del suolo, trivellazioni ispettive e carotaggi, sistemi sismografici.

Quando si trova in enormi giacimenti insieme al petrolio, sotto fortissima pressione, nel momento in cui la trivella lo raggiunge, questo fuoriesce con grande violenza. In alcuni casi, il metano non viene utilizzato nelle centrali per la produzione di elettricità, ma viene ripompato nel pozzo di estrazione per favorire, grazie alla pressione che genera, la fuoriuscita di ulteriore petrolio.

Il trasporto del gas alle raffinerie o alle centrali elettriche avviene attraverso speciali condutture chiamate metanodotti o gasdotti, che attraversano infiniti territori dal pozzo fino alla raffineria, o attraverso speciali navi metaniere dotate di doppio scafo e comparti separati per lo stoccaggio del gas.

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Gasdotto in superficie

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Gasdotto subacqueo

I metanodotti, possono essere in trincea, ossia invisibili perché nascosti sottoterra oppure in superficie, sospesi a circa un metro di altezza sul terreno e sono costituiti da grandi tubature metalliche. Per consentire al gas di raggiungere la destinazione, il metanodotto necessita di centrali di pompaggio ogni 200 chilometri circa per comprimerlo e spingerlo a percorrere altri chilometri all’interno di queste tubature.

Metaniera

Nave metaniera

IL METANO E L’ITALIA

In Italia la prima trivellazione ad opera dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) è datata 1959 nei pressi di Lodi. Successivamente altre perforazioni sono state realizzate a Crotone e nell’Adriatico a largo di Ravenna. Attualmente il metano estratto in Italia rappresenta circa il 15% del consumo di questo combustibile.

La restante parte, viene importata dall’estero tra cui una fetta consistente ci arriva tramite il Trans Mediterranean Pipeline o Transmed, gigantesco gasdotto che partendo da Hassi R’Mel, nel deserto algerino, attraversa la Tunisia per poi inabissarsi nel Mar Mediterraneo e riemergere in Sicilia nei pressi di Mazara del Vallo. Da qui risale lungo tutto lo stivale fino a Minerbio dove viene stoccato in una delle più grandi centrali europee. In tutto un percorso di circa 2.200 chilometri di cui 380 sommersi sotto il Canale di Sicilia. La parte italiana è di proprietà di SNAM Rete Gas.

Transmed

In viola il tracciato del TransMed italiano

CENTRALE A TURBO-GAS

Una centrale elettrica a turbogas serve a generare energia elettrica bruciando metano all’interno di un motore a combustione interna turbo-espansore. Un compressore inietta nella camera di combustione ossigeno preso dall’esterno in modo che al suo interno avvenga la combustione del gas generando energia termica ad alta temperatura. Il calore spinge le pale della turbina a vapore in modo che l’energia termica venga trasformata in energia meccanica. L’asse della turbina è collegato ad un generatore elettrico, l’alternatore.

CENTRALE TURBOGAS

METANO PRO E CONTRO

Il metano come detto è tra i combustibili fossili il più green perché non rilascia sostanze inquinanti nell’atmosfera per cui il suo uso si è pian piano sempre più diffuso.

Il processo di estrazione, come quello del petrolio, è ugualmente inquinante e soprattutto il metano è responsabile per il 18% dell’effetto serra mondiale perché da quando si è iniziato a farne largo uso la sua concentrazione è aumentata del 150% nell’atmosfera contribuendo all’aumento delle temperature.

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Ott 052016
 

DUOSKIN03

Una nuova ricerca condotta nei laboratori della Microsoft Research in collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) muove le basi da un’idea già vista, ma finalizza le sue applicazioni al campo dell’informatica.

Si tratta di una sorta di tatuaggio temporaneo, applicabile sulla pelle umana in grado di stabilire una comunicazione con diversi dispositivi elettronici e di comandarli attraverso un tocco.

Questo prototipo, prende il nome di DUOSKIN ed è una sorta di pellicola adesiva costituita da metallo, in particolare oro e rame che, in quanto ottimi conduttori, riconoscono il tocco sulla loro superficie, come ad esempio quello di un un dito e lo trasformano elettricamente in azioni precise sul dispositivo da controllare dotato di software ad hoc.

L’uso possibile di questi dispositivi skin, non è solo quello di comandare in remoto dispositivi elettronici, ma anche quello di monitorare l’attività corporea, quale temperatura e pressione modificando il proprio colore per evidenziare variazioni di stato. I dispositivi fitness sono quelli che potrebbero trarre maggior vantaggio da questo tatuaggio metallico. Infatti, tutti i dati raccolti potrebbero essere trasferiti in remoto a computer o sistemi di misurazione per fornire risultati in merito a prestazioni fisiche.

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Attualmente questi dispositivi hanno forme molto simili a circuiti elettronici, ma ben presto, la moda e l’impiego di materiali diversi potranno sicuramente renderli molto più fashion capaci così di attrarre fette di utenza non propriamente interessata alle innovazioni tecnologiche.

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Ott 052016
 

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E’ arrivata oggi la conferma che siamo stati inseriti dal sito WEBSITE OF THE YEAR AWARDS nel novero dei siti internet che possono concorrere al premio MIGLIOR SITO DELL’ANNO.

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Fra poco si terrà l’annuale premio SITO WEB DELL’ANNO e….lasciatemelo dire con immenso orgoglio concorreremo pure noi tra nomi blasonati e ipercliccati.

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Mi rendo conto che competere con colossi quali Adecco e Wikipedia lascia poco spazio all’immaginazione, ma vedere il nome del mio sito, un semplice sito didattico, inserito tra questi nella categoria CARRIERA & FORMAZIONE, ha dell’incredibile.

19 categorie e 230 siti divisi in queste, si contendono un ambizioso e importante premio. Siti di 7 Paesi europei in gara che dal 24 ottobre al 2 dicembre 2016 potranno essere votati per diventare il sito web dell’anno nella propria categoria.

Le persone possono valutare il proprio sito web preferito su contenuti, navigazione e design. Il voto del pubblico porta a due premi per categoria: Il sito web più popolare e il sito web migliore.

L’accesso non era per tutti, erano richiesti almeno 5.000 visitatori unici e dati di traffico non indifferenti durante un periodo indicato.

Sapendo che Educazionetecnica.dantect.it rientrava all’interno dei parametri richiesti dalla competizione ho iscritto il sito a luglio richiedendo la wildcard per la partecipazione. Non posso esprimervi la mia gioia e la mia soddisfazione nel veder premiato tanto lavoro e tanta fatica. Sono consapevole della crescita e del valore di queste pagine, ma non mi sarei mai aspettato di entrare tra i 12 migliori siti italiani in una categoria di un così prestigioso premio.

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Dal 24 ottobre, quindi scatenatevi e VOTATE, VOTATE e VOTATE. Facciamo in modo che un sogno possa diventare realtà. Ma comunque andrà, questa per me è già una vittoria, un riconoscimento ad un grande e impegnativo lavoro che ho sempre svolto con passione e entusiasmo.

Ancora una volta debbo ringraziare tutti voi che mi seguite e che apprezzate il mio quotidiano lavoro.

Una crescita costante caratterizzata da numeri sempre più consistenti e oggi, insieme alla nomination, ho registrato un’altro incredibile risultato, che mi rende ancora più orgoglioso, il record storico di visualizzazioni e visitatori unici per le nostre pagine.

Visitatori

La soglia delle 2.000 pagine visitate in un giorno e dei 1.000 visitatori unici è sempre più vicina e sono sicuro che presto anche questi obiettivi saranno raggiunti.

Grazie e ancora grazie a tutti.

Prof. Betto

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Set 262016
 

DOCUTECA

Finalmente dopo tantissimo lavoro e grande fatica per la selezione e la ricerca, nasce DOCUTECA, la sezione del nostro sito che fornisce a tutti un catalogo esteso, in continuo aggiornamento, di cortometraggi e filmati sugli argomenti trattati nella tecnologia.

Si tratta di corto tratti dai canali video più diffusi sulla rete, in primis Youtube, ma anche OVO, la RAI e i canali di informazione e documentari di Sky.

Si tratta di una attenta selezione di filmati (il più possibile recenti e di discreta qualità) da poter utilizzare durante le lezioni di tecnologia, da far visionare agli studenti o da proiettare sulle LIM insieme alla spiegazione. Non sarà necessario più perdere tempo nella ricerca, ma semplicemente selezionare l’argomento dal SOMMARIO interattivo e visuale posto ad inizio pagina.

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Il supporto delle immagini, molto di più dei video, aiuta il docente nella spiegazione e il discente a memorizzare e comprendere quanto spiegato. Ecco il perché di questa sezione, anello mancante dal sito che, concorre a completare le nostre pagine di tutti gli strumenti necessari ad una didattica moderna, digitale, inclusiva.

Il nome DOCUTECA deriva, com’è facile intuire, dal fatto che si tratta di un contenitore TECA di filmati DOCUMENTARI, in generale dei corto, ma presto con link a veri e propri documentari disponibili sulla rete di National Geografic, Discovery Channel piuttosto che History Channel.

Un grande lavoro che sono sicuro sarà molto apprezzato dagli addetti ai lavori. Spero che quest’ultima fatica possa agevolare i neo docenti nel loro ingresso in classe e i più anziani nel passaggio ad una didattica innovativa e al passo con i tempi.

Ogni feed-back è sempre ben accetto come l’indicazione di eventuali links a video interessanti o mancanti nel già esteso elenco di quelli proposti.

Auguro a tutti un buon lavoro e buona visione di DOCUTECA.

Prof. Betto

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Set 222016
 

Alle menti visionarie di architetti lungimiranti, quali Frei Otto e Mutsuro Sasaki, dobbiamo la creazione di strutture incredibili, sia per proprietà che per qualità. Queste strutture chiamate Grid-Shell dall’unione delle due parole Grid (griglia) e Shell (guscio) sono un trionfo dell’ingegneria edile e un incredibile ritrovato ecosostenibile dovuto all’impiego di un materiale 100% naturale quale il legno.

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In pratica, le grid-shell, non sono altro che elementi in legno che vengono utilizzati per le grandi proprietà elastiche di questo materiale. L’insieme dei pezzi viene assemblato in piano, poi secondo una precisa idea progettuale, già definita in fase di prototipazione, vengono curvati fino ad assumere la forma definitiva per poi fissarla definitivamente con altri elementi quali cavi in acciaio o altri assi in legno al fine di conferire all’insieme rigidezza strutturale e forma finale. I risultati sono strepitosi come nell’opera oramai ritenuta monumento storico e culturale dal 1998, la Multihalle di Mannheim del 1975 dell’architetto Frei Otto.

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Multihalle di Mannheim di Otto Frei, 1975

Le grid-shell, presentano diversi vantaggi come ad esempio quello di essere realizzate con materiali eco-compatibili, riciclabili e leggeri. Inoltre, combinano le morbide curve della strutture a conchiglia con la rigida geometria dei reticoli strutturali.

L’opera di Otto Frei, non aveva precedenti nell’architettura contemporanea; apriva nuove strade e nuovi orizzonti nella progettazione. Resistenza, ordine, spaziosità, rigidezza le parole associabili a questo tipo di realizzazione. Ma anche durabilità; la semplicità costruttiva e i materiali impiegati non richiedono grandi opere di manutenzione, le parti sono sostituibili con facilità perché non incastrate ne incollate. Oggi ancora dopo quaranta anni l’opera è li a testimoniare questa bontà costruttiva.

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Savill gridshell di Buro Happold e Glen Howells Architects a Windsor, anno 2006

L’opera strutturale di Otto Frei, ha aperto la strada a sperimentazioni diverse, con la realizzazione di griglie sempre più complesse e articolate e con la sperimentazione di altri materiali di maggiore resistenza come gli acciai.

Heasley Nine Bridges Golf Club House di Shigeru Ban a Seoul, anno 2010

Anche l’assemblaggio e la costruzione sono facili e poco costosi; infatti, i pezzi in origine sono semplici, facili da produrre, hanno dimensioni ridotte.

Le grid-shell, dall’esempio costruttivo di Frei Otto, hanno acquisito un loro ben precisa identità nel campo dell’ingegneria edile; sono strutture che risultano resistenti per forma, ossia la loro forma legata alla rigidità complessiva e all’ancoraggio in determinati punti fa si che si possano realizzare luci molto ampie e design spaziali molto fluidi e di grande impatto visivo.

Le tecniche necessarie per la realizzazione delle grid-shell in legno necessitano essenzialmente di 2 passaggi fondamentali:

il primo passaggio, richiede l’assemblaggio delle bacchette dritte per formare una griglia piana più o meno complessa, disegnando la forma richiesta su di una superficie, quindi un graticcio di forma ortogonale;

il secondo passaggio, richiede la deformazione per flessione degli elementi del graticcio orizzontale. Viene sfruttata l’estrema elasticità del legno, che consente alla maglia di piegarsi e conformarsi nella forma tridimensionale richiesta. Il legno, flettendosi, modifica la geometria delle maglie che passano da rettangolari a romboidali.

Piegati questi elementi, si passa al loro fissaggio al terreno e all’irrigidimento legandoli tra di loro con assi diagonali, cavi di acciaio o altri elementi necessari a conferire all’insieme la rigidità strutturale richiesta. La forma, come si può ben comprendere, è dettata dalla deformazione del materiale, e non può in fase progettuale essere definita dettagliatamente. Ecco perché una corretta e attenta progettazione può portare ad un risultato il più possibile vicino all’idea del progettista.

Padiglione del Giappone per l'expo di Hannover di Shigeru Ban, 2000

Padiglione del Giappone per l’expo di Hannover di Shigeru Ban, 2000

Le grid-shell, quindi, nella loro complessità e formale bellezza sono frutto di un’idea semplice, economica, eco-sostenibile. Nascono in un’era di passaggio tra un processo manuale-manifatturiero ad uno di tipo seriale-industriale. Questo tipo di elemento si colloca perfettamente tra questi due mondi frutto di ere e di tecnologie diverse.

La produzione degli elementi richiede macchinari piccoli, poco ingombranti e economici, una fase iniziale tipica di un processo industriale, ma le fasi successive che non prevedono giunzioni ne l’uso di collanti, ma solo bullonature, un carattere tipico della produzione artigianale.

Smontaggio e sostituzione dei pezzi sono semplicissimi, rendendo economica anche la parte manutentiva dell’impianto oltre che totalmente riciclabile.

Weald & Downland Museum di Edward Cullinan, Sussex, 2002

L’architetto Edward Cullinan vince, proprio per questo, il primo premio “Wood Awards” nel 2003 con la sua grid-shell realizzata per il Weald & Downland Museum del 2002 nel Sussex.

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Woodhome a Fratte Rosa, Gridshell.it, 2013

Le grid-shell con le loro forme, la tecnologia costruttiva artigianale e industriale, lo schema rigido del graticcio e quello morbido e irregolare del guscio, l’aspetto a metà tra tradizionale per l’impiego di materiali antichi e moderno per le sinuose curve, trovano il loro naturale habitat nel contesto urbano dialogando perfettamente con lo spazio antropizzato e quello naturalistico.

La loro leggerezza e la loro immagine si legano perfettamente a contesti diversi, sia rurali che urbani, creando dialogo tra gli elementi, legandoli in forme e composizioni mai uguali. Complessi software di progettazione parametrica, basasti su algoritmi generativi, consentono di immaginare queste strutture in fase di progettazione e di stabilire con relativa precisione forme e rinforzi per una resa strutturale perfetta. Ciò che viene fuori è una complessa intelaiatura capace di generare forme che rispecchiano la complessità della società contemporanea.

La tecnica prende spunto da antichi mestieri, da forme sviluppate negli antichi filatoi dove trama e ordito in differenti combinazioni realizzavano preziosissimi tessuti, o dalle tecniche ancestrali di tribù australiane che sapientemente intrecciavano il flessuoso e resistentissimo bamboo.

Un sistema strutturale perfetto, che consente di scaricare tutti i pesi, in verticale, sui sostegni laterali e le spinte ortogonali del vento o della neve vengono trasmessi e riassorbiti dal sistema di cavi che corre diagonale rispetto alla griglia.

In Italia solo un gruppo di ricerca guidato dall’arch. Sergio Pone dell’Università degli Studi Federico II di Napoli si sta occupando di questo tipo di struttura sin dal 2006.

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Grid-shell in accoya d’Australia

Lo stesso arch. Pone, in collaborazione con gli arch. Sofia Colabella e Alberto Pugnale, docente presso la Melbourne School of Design, hanno progettato nel 2014 la prima grid-shell post-formata in accoya d’Australia (un tipo di legno molto durabile e con grande stabilità dimensionale) capace di resiste alle condizioni più estreme, ad elevate prestazioni meccaniche e atossico.

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Set 202016
 

L’uso di terminali mobili, quali smartphone e tablet ha richiesto e sempre più richiederà l’uso di batterie di lunga durata e soprattutto ricaricabili. Molti sono gli studi in tal senso per riuscire a trovare la batteria perfetta per questi terminali e di molti ho scritto anche su queste pagine.

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In questo caso, l’idea è nata da uno studente della University of South Florida il quale è riuscito per la prima volta a estrarre alcuni tipi di metalli dai residui di batterie esauste.

Sulla base di questo esperimento, un team di ricercatori guidato da Jeffrey A. Cunningham, ha combinato insieme tre diversi funghi, il Penicillium simplicissimum, l’Aspergillus niger e il Penicillium chrysogenum, che hanno permesso loro di estrarre i metalli sopra citati.

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Questo processo consentirebbe alle case produttrici enormi risparmi, dato che è già possibile estrarre questi metalli dalle batterie esaurite ma a costo di impiegare sostanze acide e corrosive e costosi processi termici ad alte temperature.

In pratica la procedura è semplice; le batterie esauste vengono raccolte e i catodi (poli positivi) vengono polverizzati. Queste polveri vengono sottoposte all’azione combinata dei tre funghi che consentono, sviluppando acidi organici di estrarre i metalli.

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Il vantaggio è quello di essere totalmente “green”, consentendo un recupero importante dei metalli senza processi inquinanti.

I risultati sono molto incoraggianti, infatti con i funghi si estraggono il 48% del cobalto e l’85% del litio, ma il team mira ad ottenere la migliore combinazione possibile sia per quanto riguarda la percentuale di recupero dei metalli che per quanto riguarda l’aspetto ecologico.

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Set 162016
 

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Uno dei maggiori problemi della società moderna, soprattutto nelle grandi città, è l’eliminazione di milioni di tonnellate annue di rifiuti dovuti alla realizzazione di confezioni in plastica per gli alimenti. L’uso della plastica è favorito dal fatto che questa blocca il contatto del cibo con l’aria e quindi con i batteri in essa presenti che sono la causa principale del deperimento dei cibi.

Da uno studio condotto negli Stati Uniti, però parrebbe che questa tendenza possa essere cambiata. Questo studio condotto dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti afferma che nel giro di circa 3 anni, le plastiche per la conservazioni degli alimenti saranno sostituite integralmente da pellicole commestibili e biodegradabili derivate direttamente dal latte.

PlasticaLatte03

I vantaggi saranno notevoli, innanzitutto perché si ridurrà enormemente la quantità di prodotti plastici non bio-degradabili da smaltire, con enorme giovamento per l’ambiente e poi perché pare che questa bio-plastica sia molto efficace nel bloccare il contatto del cibo con l’ossigeno presente nell’aria. Questo migliore isolamento, circa 500 volte superiore, consentirebbe una migliore conservazione dell’alimento nella catena di distribuzione riducendo notevolmente gli sprechi.

Questo miracolo è dovuto al fatto che i pori di queste pellicole ottenute dalla caseina del latte, sono talmente piccoli da impedire quasi totalmente il passaggio dell’ossigeno. La resistenza all’umidità, alla trazione e alle temperature è stata ottenuta poi, utilizzando la pectina, un carboidrato estratto dai limoni.

Due delle ricercatrici coinvolte, Peggy Tomasula e Laetitia Bonnaillie, hanno affermato che le prime applicazioni di questa nuova bio-plastica, potranno essere quelle per la realizzazione di mono-porzioni di cibo e sicuramente quello di poter spruzzare questa pellicola come uno spray su alcuni cibi poco resistenti a contatto con l’umidità quali cereali e le famosissime pizze.

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Set 132016
 

Il ricercatore Chong-Chan Kim facente parte di un team dell’Università Nazionale di Seoul in Corea del Sud ha realizzato un display costituito al 90% di acqua utilizzando sali di cloruro di litio capaci di condurre elettricità e di trattenere l’acqua.

Tale display, denominato ad idrogel, è costituito da questo schermo morbido ed elastico, capace di adattarsi a tutte le superfici, quindi di modellarsi sul nostro corpo, e di allungarsi fino a 10 volte le sue misure iniziali.

Schermo Idrogel01

I video di presentazione della scoperta, sono molto divertenti perché utilizzano software applicativi ma soprattutto videogame per mostrarne le funzionalità.

Lanciando quindi il simpatico uccellino di Angry Bird l’utilizzatore passa ad usare lo schermo liquido per suonare una pianola, mostrando come lo questo reagisca correttamente agli stimoli impressi dalla sua pressione.

Ancora lo schermo è in fase di sperimentazione e non privo di problemi. Infatti, durante il suo uso continuativo, diventa sempre meno flessibile, condizione dovuta forse al fatto che pian piano il gel contenuto al suo interno evapora diminuendone conseguentemente l’elasticità.

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