Dic 022017
 

Campione di Perovskite

Al fine di superare i limiti di memorizzazione dei nostri sistemi elettronici, il cervello umano ha rappresentato per gli scienziati il primo elemento a cui fare riferimento nei propri studi. La sua capacità di selezionare le informazioni e di scegliere quali eliminare e quali mantenere è da sempre un fattore che ha affascinato gli scienziati.

Il cervello per funzionare correttamente, ha necessità di liberare spazio in quanto ha grandi capacità di memorizzazione ma queste non infinite. Alcune informazioni non sono importanti e lui sa riconoscerle, inoltre, ha la capacità di liberarsi degli stimoli ricorrenti, ossia quegli stimoli che si ripetono più e più volte come la paura di cadere dai pattini o dalla bici eliminando questa sgradevole sensazione ad ogni successivo uso.

Ispirandosi a questa incredibile capacità del cervello umano, alcuni scienziati statunitensi che si occupano di nano-tecnologie, hanno cercato di creare un materiale non biologico in grado di adattarsi alle informazioni ricevute scartando o accettando quelle ritenute importanti.

Hanno così prodotto un lattice che, prende il nome di perovskite quantistica, dimostrando attraverso simulazioni computerizzate e ai raggi X, di come questo materiale possegga un comportamento simile al cervello umano e di come manifesti elettronicamente la stessa capacità di cancellare le informazioni.

Il suo comportamento è spiegabile osservandolo al microscopio. La perovskite, agisce come una spugna che respira. Ogni volta che viene aggiunto un protone, la sua struttura atomica si espande o si contrae per assecondare questo cambiamento. Ripetendo il processo diverse volte, il materiale diventa sempre più insensibile allo stimolo e le sue contrazioni o espansioni diventano sempre meno visibili fino a non avvenire per nulla. In pratica la sua risposta allo stimolo diventa sempre meno importante fino a che questo lattice non mostra più alcun interesse alla variazione del numero dei protoni, ossia diventa indifferente ai nuovi stimoli.

I possibili impieghi sono sicuramente nel campo dell’intelligenza artificiale, per creare nuovi sistemi in grado di imitare sempre più il comportamento del cervello umano e fornire alle nostre macchine maggiori capacità di pensiero e autonomia decisionale.

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