Da tempo sentiamo ogni anno parlare delle COP al telegiornale o in generale sui media con grande enfasi e rilevanza. Ma cosa sono le COP e cosa significa questa parola? Si tratta di riunioni che coinvolgono tutti i paesi del mondo e sono organizzate annualmente nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), che è stata adottata durante il Summit della Terra a Rio de Janeiro nel 1992 ed è entrata in vigore nel 1994.
COP è un acronimo delle parole inglesi Conference of the Parties e lo scopo principale di queste conferenze è quello di coordinare gli sforzi globali per affrontare i cambiamenti climatici, attraverso negoziati e decisioni collettive finalizzate a mitigare le emissioni di gas serra, gestire gli impatti climatici e sostenere i Paesi più vulnerabili.
Ad oggi sono 198 gli Stati che aderiscono alla UNFCCC e che quindi partecipano formalmente alle COP. Non esistono pertanto Stati che non partecipano a queste riunioni a parte le eccezioni storiche degli Stati Uniti dell’era Trump rientrati poi con Biden, ma diverso è il loro impegno e la loro partecipazione alle varie iniziative.
La prima COP (01) si tenne a Berlino in Germania nel 1995 e aveva come obiettivo quello di valutare gli impegni degli Stati membri per ridurre le emissioni di gas serra e per definire i primi passi in merito ad ulteriori azioni da intraprendere per affrontare i cambiamenti climatici. Le riunioni come detto hanno avuto cadenza annuale, ma alcune di esse sono state particolarmente importanti per i risultati raggiunti. Tra queste si ricordano particolarmente:
1997 (COP3, Kyoto): Adozione del Protocollo di Kyoto. Si è trattato del primo accordo vincolante per la riduzione delle emissioni di gas serra, con obiettivi specifici per i Paesi industrializzati.
Successo: Creazione di un sistema di scambio di quote di emissione (Carbon Market). Si tratta di un sistema economico che gli Stati membri hanno sottoscritto per ridurre le emissioni di gas serra attraverso la compravendita di quote di emissioni. È un meccanismo basato sul principio del “chi inquina paga”.
Limiti: Esclusione dei Paesi in via di sviluppo e abbandono degli Stati Uniti nel 2001.
2015 (COP21, Parigi): Firma dell’Accordo di Parigi, un accordo globale per limitare il riscaldamento climatico. Viene fissato l’obiettivo globale di mantenere sotto i 2°C il riscaldamento globale nel tentativo di mantenerlo sotto i 1,5°C. Ogni Paese presentò contributi determinati a livello nazionale (NDCs) per la riduzione delle emissioni.
Successo: impegno universale con inclusione di tutti i Paesi;
Limiti: impegni volontari e non vincolanti, risorse economiche insufficienti.
2020 (COP25, Madrid): Definizione delle regole per il mercato globale delle emissioni.
Successo: progressi verso un mercato energetico unificato;
Limiti: parziale attuazione.
2022 (COP27, Sharm el-Sheikh): Creazione del Fondo Perdite e Danni per supportare i Paesi vulnerabili.
Successo: riconoscimento delle responsabilità storiche dei Paesi sviluppati;
Limiti: poca chiarezza sulla raccolta e distribuzione dei fondi.
Oggi: COP29 Baku, Azerbaijan
Quest’anno si è tenuta, e da poco conclusa, l’edizione 2024 denominata COP29 tenutasi a Baku in Azerbaijan, riunione sulla quale pesavano importanti e improcrastinabili scelte per il futuro del nostro pianeta. I maggiori risultati ottenuti sono stati:
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Definizione del Fondo Perdite e Danni (Loss and Damage Fund) istituito durante la COP27.
Questo fondo, fu istituito per aiutare i Piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) e Paesi meno sviluppati (LDCs) ma anche altre nazioni particolarmente vulnerabili a eventi estremi come cicloni, inondazioni e siccità.
I finanziamenti provengono da contributi di Paesi sviluppati e da fonti private. Si è anche discussa la possibilità di integrare contributi da industrie ad alte emissioni, come quelle dei combustibili fossili, ma l’accordo su queste proposte è rimasto piuttosto fumoso.
Sono stati adottati i regolamenti preliminari per il funzionamento del fondo nel prossimo futuro con la Governance dei Paesi donatori e di quelli beneficiari, in modo da assicurare trasparenza e distribuzione equa dei fondi.
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Finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo.
I Paesi sviluppati si sono impegnati a stanziare 300 miliardi di dollari all’anno fino al 2035 per supportare la transizione climatica dei Paesi in via di sviluppo;
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Mercato globale del carbonio.
Sono state definite le regole del Carbon Market per il controllo delle emissioni di carbonio sotto il controllo dalle Nazioni Unite e con sistemi di incentivazione per la riduzione delle emissioni.
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Nuova “Roadmap Baku-Belém”.
È stato stabilito un piano per raccogliere 1,3 trilioni di dollari all’anno da fonti pubbliche e private entro il 2035 per sostenere azioni climatiche globali.
- Aggiornamento degli impegni climatici (NDCs).
I Paesi dovranno presentare report aggiornati entro il 2025 mettendo in evidenza gli sforzi compiuti nella transizione energetica e nella riduzione delle emissioni di gas serra.
Prossima tappa Belém
È già stata fissata la sede della prossima COP, trentesima edizione che si svolgerà a Belém città nello Stato di Parà, in Brasile. La scelta non è casuale, ma per la prima volta viene scelta la regione amazzonica luogo chiave per le prossime sfide legate alla crisi climatica. La regione amazzonica, infatti, è un importante serbatoio di carbonio fondamentale per il bilancio climatico globale e l’impegno è quello di proteggere quest’importantissima area dalla deforestazione e dal degrado ambientale. Questa tappa fissa anche un rilancio da parte della nuova amministrazione brasiliana verso il recupero dell’Amazzonia e il rilancio della leadership del Brasile nelle negoziazioni climatiche globali.
Tra gli obiettivi che sono stati fissati per la prossima edizione troviamo la protezione delle foreste tropicali, il rilancio dei finanziamenti climatici e l’implementazione delle regole stabilite nell’Accordo di Parigi sui mercati del carbonio.
Nonostante gli impegni e la partecipazione di tutte le nazioni del Mondo, molti degli obiettivi previsti dalle COP non sono stati raggiunti e rappresentano ancor oggi i maggiori fallimenti su cui, in futuro, le Nazioni dovranno confrontarsi e lavorare. Sicuramente tra questi quelli centrali saranno:
- Rispetto dell’obiettivo di 1,5°C: nonostante gli impegni, le emissioni globali continuano a crescere e gli impegni presi dimostrano di non sono sufficienti per limitare il riscaldamento globale.
- Insufficienza dei finanziamenti: l’obiettivo di 100 miliardi di dollari annui da parte dei Paesi sviluppati per sostenere quelli in via di sviluppo non è stato ancora raggiunto.
- Influenza delle lobby dei combustibili fossili: la presenza di rappresentanti delle industrie fossili nelle negoziazioni ha rallentato il successo delle politiche sulla transizione energetica.