prof. Davide Betto

laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria; dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione. Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.

Nov 202019
 

Al meno una volta nella vita ci siamo trovati tutti di fronte alla necessità di realizzare una presentazione di un prodotto, di un argomento, di una lezione e subito ci siamo organizzati con fotocopie, fogli di lucido, ritagli di giornale, testi scritti, mappe concettuali per poterla effettuare. Oggi questa operazione, grazie ai media digitali è diventata molto più semplice e accattivante, attraverso l’uso di software molto intuitivi e con effetti finali di tipo professionale. Le presentazioni digitali, prendono il nome inglese di Slide Show, perché sono costituite da un insieme di elementi multimediali quali immagini, video, testo, animazioni e suoni, che scorrono sullo schermo al volere del relatore o automaticamente come fossero un film animato.

L’origine è molto antica, si parla del 1600, quando immagini dipinte a mano su vetro, venivano proiettate tramite l’uso di una candela su di un muro. La necessità di una narrazione continua, di rappresentare la sequenza di eventi oltre i limiti della carta, portarono alla nascita di complesse e costose tecniche fotografiche riservate però ad un ristretto gruppo di professionisti. La vera svolta si ebbe con la diffusione di massa dei personal computer che grazie a specifici software, resero questa tecnica alla portata di tutti. PowerPoint© di Microsoft è sicuramente il più conosciuto e utilizzato, anche se esistono molte altre soluzioni gratuite o commerciali altrettanto valide.
La diffusione di schermi digitali ad alta definizione, la copertura wi-fi degli spazi in cui viviamo, la potenza dei processori, la mobilità degli strumenti (smartphone e tablet) hanno dato la spinta finale alla diffusione e all’affermazione di questa tecnica di rappresentazione.
Ma entriamo nello specifico e vediamo quali sono i criteri da seguire per realizzare una presentazione d’effetto.

Per realizzare una slide show, il software, ci mette a disposizione una sequenza di pagine digitali chiamate template, che possiamo riempire con i contenuti che vogliamo, purché siano anch’essi in formato digitale; quindi immagini (foto o disegni), video (fatti da noi con una videocamera o scaricati dalla rete), testo (poco), grafici e tabelle, animazioni (gif o altro), link ipertestuali (collegamenti a siti internet o files sul proprio dispositivo o cloud), suoni. Tutti questi contenuti possono essere semplicemente caricati sulle pagine messe a disposizione dal software, ordinate secondo i nostri gusti e rappresentate con una precisa cronologia con scorrimento autonomo o tramite input del presentatore. Infine, tutto questo può essere o meno arricchito con effetti speciali e transazioni tra pagine e/o oggetti contenuti nel progetto.

LA SLIDE SHOW COME MAPPA CONCETTUALE

Molti, nell’uso delle presentazioni, presi dalla facilità d’uso e dall’aspetto divertente della composizione sul PC, perdono molte volte di vista l’obiettivo. Un eccesso di immagini, o soprattutto di scrittura, sfondi troppo brillanti o caratteri troppo piccoli, rendono la nostra presentazione, illeggibile, stancante, noiosa a chi la osserva o chi ci deve seguire. Una presentazione per essere realmente efficace ed accattivante per il pubblico, deve essere graficamente molto bella e strutturata alla stregua di una MAPPA CONCETTUALE DIGITALE. In pratica, essa deve riportare quasi esclusivamente immagine dell’oggetto da presentare e una stringatissima descrizione dello stesso, meglio se attraverso la sola parola chiave, proprio come in una mappa concettuale. In questo modo il presentatore segue ordinatamente un percorso logico come leggendolo da una mappa, non distraendo lo spettatore e focalizzando l’attenzione su quanto sta dicendo e non sulla slide. Storiche da questo punto di vista sono state le presentazioni che, Steve Jobs il grande creatore della Apple, faceva dai teatri americani per la presentazione dei nuovi prodotti. Una immagine e a volte una parola, su fondo nero. Massimo impatto, nessuna distrazione, focalizzazione su un prodotto specifico per volta, canalizzazione del pubblico sulla propria figura che correva da un lato all’altro del palco.Per comprendere cos’è una presentazione, bisogna sgombrare il campo da una serie di idee completamente errate. Molti scambiano un programma per presentazioni per uno per video-scrittura, ma la differenza è abissale. In quest’ultimo caso, il testo ha lo scopo di essere letto, quindi non importa quante parole inseriamo per descrivere un oggetto o un avvenimento, perché i supporti digitale o cartaceo hanno scopo di accogliere proprio le parole e in alcuni casi le immagini, ma la descrizione deve essere dettagliata e approfondita, mentre in una presentazione bisogna catturare l’attenzione dello spettatore in tempo reale, carpire il suo sguardo e trasmettergli semplici e immediati messaggi. Quanto più la nostra presentazione risulta carica di contenuti, tanto maggiore sarà la possibilità di non raggiungere l’obiettivo comunicativo.
La prima operazione da compiere, è quella di mettersi nei panni dello spettatore, di chi dovrà osservare il nostro lavoro. In questo modo, sarà più facile comprendere cosa funziona e cosa invece dovrebbe essere rivisto. Essere critici verso il proprio elaborato ed analizzarlo, è un primo ottimo esercizio per produrre una presentazione veramente efficace.
Vediamo, quindi, quali sono i piccoli trucchi che, mi sento di suggerirvi, per realizzare una presentazione particolarmente efficace.

TEMPLATE o TEMI

Si inizia con la scelta del tema o template. Il software ce ne offre tanti già preconfezionati per non perdere tempo e concentrarci sul lavoro, ma nulla vieta di crearne altri personalizzati. I temi sono già strutturati in base all’obiettivo o agli argomenti da trattare, ricorrenti come ad esempio business, festività, matrimoni, viaggi, in cui gli oggetti, i colori, la struttura facilita l’utente nella composizione. Tutti gli elementi sono coerenti con il tema, per cui fonts, colori, sfondi sono già coordinati e perfettamente calibrati tra di loro. Il tema include normalmente una copertina, pagine master, ultima pagina e in alcuni casi anche pagine specializzate come indici o altro.

L’IMPORTANZA DEGLI SFONDI

Volendo personalizzare il proprio lavoro, la prima cosa da scegliere è lo sfondo o background, sul quale proiettare e sovrapporre i contenuti della propria presentazione. Bisogna evitare sfondi con troppe variazioni di colore, perché risulterà difficile se non impossibile sovrapporre un font che risulti leggibile o ben in contrasto su tutta la pagina. Un fondo piatto o con lievi sfumature risulterà ideale al contrario di una fotografia o di un’immagine colorata che renderà difficile la concentrazione e/o la lettura del testo. Lo sfondo non deve mai essere prevalente rispetto al contenuto da mostrare. Colori pastello, tenui e tutti in tinta sono da preferire. Riprendendo l’esempio di prima di Steve Jobs, si può notare come il fondo sia sempre nero assoluto, così da concentrare tutta l’attenzione sull’oggetto in presentazione e non distrarre lo spettatore con altre immagini.

Leggibilità, contrasto, colori in tinta rendono una presentazione più efficace

TESTO o NON TESTO, QUESTO E’ IL PROBLEMA

Anche se poco, il testo in una presentazione è necessario e sempre presente come accompagnamento efficace per alcune immagini. I moderni sistemi operativi, utilizzano decine di font o caratteri, molto diversi tra di loro e tanti altri possono essere scaricati liberamente dalla rete o acquistati. La scelta di un font e la dimensione con cui viene rappresentato, è fondamentale per la realizzazione di una presentazione veramente efficace. Anche in questo caso bisogna avere chiaro qual è l’obiettivo. Se la lettura deve avvenire sullo schermo retroilluminato di un computer è cosa molto diversa dal doverla proiettare su di uno schermo tramite videoproiettore.
Esistono comunque delle regole universali, utilizzabili in ogni occasione.

I font sono classificati in tre grandi famiglie: con grazie, senza grazie e decorativi. Come è possibile vedere dall’esempio qui sopra, i caratteri senza grazie sono molto più essenziali, hanno uno spessore di corpo costante e risultano immediatamente leggibili a qualunque distanza, un po’ come quelli utilizzati dall’oculista durante le visite ai propri pazienti. Helvetica, Arial, Futura, Gill Sans, Optima, Avant Garde e Verdana sono tra i più diffusi font senza grazie. Da sconsigliare vivamente i font di tipo handwriting, cioè quelli che simulano la scrittura umana e i decorativi a volte difficili da comprendere anche da una lettura da PC.
Altri fattori da non trascurare sono la dimensione, utile a dare enfasi ai concetti chiave del discorso (proprio come in una mappa concettuale), lo stile (evitare se possibile il corsivo e preferire un sottolineato), l’interlinea e la giustificazione; più regolare apparirà il testo, maggiore sarà la sua leggibilità e l’attenzione che lo spettatore vi porrà.

VIDEO – FOTO – ANIMAZIONI – GRAFICI – SUONI

Le immagini sono uno dei veicoli di maggiore impatto e comunicazione in una presentazione. La scelta di queste, in combinazione con lo sfondo, rappresenta in alcuni casi la chiave del successo del messaggio che si vuole far passare. La scelta della sua posizione, la proporzione rispetto alla pagina, eventuali cornici o ombre che la staccano dallo sfondo facendola risaltare, rappresentano anch’esse ottime scelte compositive. Ma anche in questo caso è sempre meglio non eccedere. Un’immagine o al massimo due, sono la scelta ideale. Troppe confondono chi guarda, distraggono lo sguardo; differenze evidenti tra le immagini inserite, per colori o dimensioni, finisce per far prevalere l’una sull’altra vanificando parte del messaggio. Se l’immagine è poi scontornata in formato png o con canale alpha (ossia con le trasparenze) accrescerà l’enfasi comunicativa. Organizzare le immagini in sequenza logica aggiungendo brevi descrizioni, accresce il potere comunicativo, guidando lo spettatore lungo il percorso narrativo.
In generale non è una buona idea inserire dei video all’interno di una presentazione. Meglio sarebbe un’icona o un pulsante capace di richiamare un link esterno dai canali video presenti sulla rete o dal nostro computer.
Anche i grafici non debbono sfuggire a queste linee guida. L’essenzialità e la leggibilità debbono essere i criteri fondamentali da seguire durante tutta la composizione: ampi spazi tra i grafici, font ad alta leggibilità, proporzioni tra gli elementi, nessuna distrazione come gif animate, wordart, colori di fondo o altro.

In una presentazione, i suoni non sono così essenziali, ma se questa viene avviata in loop, cioè si riavvia ogni volta che giunge alla fine, come nel caso di un trailer che sponsorizza un prodotto, una colonna sonora di fondo o una voce fuori campo che commenta, sono fondamentali. Effetti sonori che accompagnano le transazioni sono superflui ma se piacciono si possono anche utilizzare per enfatizzare un’azione. In generale, bisognerà proporzionare la nostra colonna sonora alla lunghezza della presentazione. Si possono anche aggiungere dei pulsanti che avviano una riproduzione audio quando si vuol fare ascoltare qualcosa ad un certo punto della presentazione.

PASSAGGI D’EFFETTO e LE TRANSAZIONI

Sono gli elementi che più colpiscono la fantasia degli studenti o dei novizi. Ogni pagina, ogni paragrafo scorre, rimbalza, ruota, sguizza via nel più scenografico degli effetti, ma proprio per questo si commettono gli errori più gravi. Un eccesso di effetti, sposta l’attenzione dello spettatore, distraendolo e distogliendolo dall’efficacia del messaggio. Inoltre, gli effetti, richiedono un tempo per mostrarsi, rallentando la presentazione e rendendola più difficile da seguire. Penso sia capitato a tutti di assistere ad una slide show dove il testo compare come digitato da una macchina per scrivere con tanto di suono del tasto di accompagnamento, facendo apparire il messaggio in un tempo lunghissimo. In questo caso la tempistica tra chi deve guardare e chi deve narrare sono completamente disallineate.
Anche le transazioni, purtroppo, sono soggette a questo ipertrofico sviluppo. Ogni pagina scorre con un effetto diverso sempre più imprevedibile. Se da un lato questa cosa potrebbe apparire divertente, dall’altro crea una assoluta mancanza di omogeneità nella narrazione. Mi spiego; se si sta descrivendo qualcosa, sarebbe opportuno utilizzare la stessa transazione tra le slide fino a quando non si cambia argomento, in modo che anche questa sottolinei la continuità narrativa. Al cambiamento di argomento si può far corrispondere un cambiamento di transazione tra le slide.
La qualità di una presentazione non dipende da quanto sia pirotecnica, o da quanti contenuti vengono inseriti, ma al contrario dalla semplicità, dalla fluidità della narrazione, dall’impatto che nell’insieme questa è in grado di provocare sullo spettatore.

Infine, le transazioni, come gli effetti, sono legati ad un aspetto temporale. Hanno una durata. L’operatore, può stabilire in secondi quanto debba durate il passaggio tra una slide e l’altra o quanto tempo è necessario affinché l’X effetto consenta di mostrare completamente il contenuto a cui essa è associato. L’operatore, può stabilire che tutto questo avvenga autonomamente una volta avviata la presentazione senza interventi o attraverso un click del mouse per scandire a proprio piacimento la rappresentazione. Nel primo caso bisogna avere l’accortezza di stabilire tempi ben precisi che, consentano allo spettatore di osservare e leggere con comodità quanto mostrato.

DURATA E SLIDE

Il numero di slide di cui si deve comporre una presentazione va stabilito conoscendo con esattezza il tempo disponibile per la presentazione Partendo da questo dato sarà possibile, attraverso prove e tentativi, raggiungere un corretto bilanciamento tra tempi ed esposizione. In generale, è buona norma non eccedere con il numero di slide, al limite meglio creare due differenti lavori spezzando la presentazione, considerando il fatto che i tempi attentivi, da parte del nostro auditorio, non sono in genere molto lunghi.

QUALE SOFTWARE SCEGLIERE?

Infine, un cenno ai software in grado di generare presentazioni dai nostri computer. Oggi la differenza tra sistemi operativi risulta superflua perché i software sono multipiattaforma, funzionando inoltre su dispositivi diversi come computer, tablet e smartphone. La scelta, quindi, si riduce a due differenti tipologie: software commerciali, ossia a pagamento, come Microsoft Powerpoint, o software freeware ossia gratuiti scaricabili dalla rete liberamente. I leader del mercato sono il già citato Powerpoint e Keynote della Apple, ma non mancano sulla rete moltissime soluzioni gratuite di pari livello come LibreOffice o OpenOffice.
Da non dimenticare, infine, un particolare importantissimo: il formato di registrazione. Si può lavorare con qualunque software, ma bisogna sapere con quale effettueremo la presentazione e la sua versione in modo da salvare il file in un formato compatibile e comunque leggibile. E’ bene sapere che passando da un software ad un altro verranno persi o modificati buona parte degli effetti creati, quindi potrebbe essere più utile, non sapendo quale sia il programma da utilizzare, salvare il lavoro sotto forma di file video in uno dei formati più diffusi, questo per evitare spiacevoli sorprese nel momento di presentare il proprio lavoro.

I 10 ERRORI DA EVITARE

Prima di chiudere, mi farebbe piacere condividere con voi quanto trovato sulla rete in una delle mie continue navigazioni esplorative. Mi sono imbattuto in una pagina, in cui venivano enunciati i 10 errori più gravi da non commettere realizzando una presentazione digitale; alcuni li ritrovate già in questo articolo, altri mi trovano perfettamente d’accordo anche se non citati, altri un po’ meno, ma ve li condivido senza cambiamenti per stimolare una riflessione e delle considerazioni come quelle che ho fatto io:

  1. PENSARE DI SCRIVERE TUTTO QUELLO CHE SI VUOLE DIRE A VOCE
  2. RIPETERE A VOCE CIO’ CHE E’ SCRITTO SULLA SLIDE
  3. RIEMPIRE LA SLIDE DI CONCETTI E INFORMAZIONI
  4. NON DEVI PRESENTARE, MA “INTRATTENERE”
  5. NON PIANIFICARE
  6. NON AVERE BEN CHIARO COSA VUOI TRASMETTERE
  7. NON AVERE UNO STORYBOARD
  8. NON CATALOGARE IDEE, IMMAGINI E ARTICOLI IN “BOARD”
  9. SOTTOVALUTARE TITOLI E INTESTAZIONI
  10. PARLARE DI SE STESSI (NO “SELFIE”)
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Nov 152019
 

Oltre alle ricerche di nuove fonti di energia per la risoluzione dei problemi dell’umanità per gli anni avvenire, troviamo anche nuovi studi relativi allo sfruttamento e alla produzione di combustibili fossili attraverso processi naturali e meno inquinanti.

L’università canadese di Waterloo ha pubblicato il risultato di un’interessantissima ricerca sulla rivista scientifica Nature Energy. In pratica i laboratori dell’università sono riusciti a produrre una foglia artificiale che, imitando il processo della fotosintesi clorofilliana dove l’anidride carbonica viene trasformata in glucosio e ossigeno, trasforma quest’ultima in metanolo liberando anche ossigeno come nel processo naturale. Il coordinatore di questa ricerca, Yimin Wu, spiega sulla rivista i passaggi necessari che questa foglia effettua per trasformare l’anidride carbonica in metanolo.

Il segreto è racchiuso in un altro prodotto naturale noto come ossido rameoso, un ossido prodotto dalla rame conosciuto in natura come cuprite. In pratica, durante questo processo, quando l’acqua viene portata a una determinata temperatura e mescolata con l’anidride carbonica, si proietta anche una intensa luce bianca, aggiungendo immediatamente dopo, l’ossido rameoso che innesca una reazione chimica che porta alla produzione del metanolo. Questo processo genera ossigeno da un lato, come nella fotosintesi, mentre dall’altro, l’anidride carbonica si converte direttamente in metanolo che viene raccolto durante la sua evaporazione.

I ricercatori cercheranno nel prossimo futuro di intensificare questa produzione in maniera tale da poter brevettare questa soluzione e commercializzarla.

 I vantaggi non sono indifferenti, infatti questo è il prodotto di questa trasformazione, si è in realtà un carburante alternativo perché pur avendo le caratteristiche del combustibile fossile naturale, è prodotto da sostanze che non provengono più da questi ma da un processo esclusivamente naturale con un impatto ambientale praticamente minimo.

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Nov 092019
 

Le sezioni in disegno tecnico, sono quelle operazioni geometriche che consentono di tagliare un oggetto per descriverne parti non visibili poste al suo interno. Ad esempio, immaginiamo di tagliare il tronco di un albero per scoprirne i suoi anelli di accrescimento o di tagliare un’arancia per vederne gli spicchi.

Questa operazione viene fatta abitualmente dagli architetti per mostrare nei loro elaborati grafici, gli interni di un alloggio oppure da un ingegnere per descrivere le parti nascoste di un pezzo meccanico.

Sezione architettonica di un appartamento

Sezioni tecniche di un pezzo meccanico

Nel disegno tecnico le sezioni si usano per tagliare solidi geometrici e descriverli in proiezioni ortogonali o in assonometria.

Sezione geometrica di solidi

Sezionare, quindi, vuol dire letteralmente tagliare e geometricamente questo taglio, viene fatto non con una lama, bensì con un piano chiamato piano di sezione immaginario che divide l’oggetto nella direzione in cui desideriamo tagliarlo.

Piano di Sezione

Potremo per cui avere sezioni parallele ad uno degli assi ortogonali:

  • sezione orizzontale se questo è posto orizzontalmente;
  • sezione verticale se invece taglia l’oggetto verticalmente ed in base alla sua posizione potrebbe anche essere chiamata sezione laterale.

Oppure sezioni oblique rispetto ai piani di proiezione:

  • sezione obliqua, quando non è parallela a nessuno dei 3 assi.
Oggetto da sezionare
Sezione con piano orizzontale Sezione con piano verticale
Sezione con piano laterale Sezione con piano obliquo

Le parti dell’oggetto sezionate, secondo le definizioni del sistema internazionale ISO 128-40, debbono essere disegnate con tratto più spesso e campite con un tratteggio di linee sottili inclinate a 45° oppure con un riempimento compatto come quello mostrato nelle sezioni sopra.

E’ chiaro, quindi, che in base a come disponiamo il piano di taglio si otterranno sezioni diverse dell’oggetto. Ovviamente la scelta del piano di taglio non deve essere casuale ma legata alla necessità di evidenziare particolari dettagli o elementi che non sono normalmente visibili in una vista in proiezione ortogonale o in assonometria.

Se immaginiamo un cono, questa sarà diversa a seconda di come sarà posizionato il piano di taglio. Se il piano è orizzontale, la sezione sarà un cerchio perfetto, mentre se sarà messo in verticale la sua sezione sarà una parabola se lo taglia parzialmente o un triangolo quando questa passa per la mezzeria. Se invece il piano dovesse essere inclinato, la sezione sarà una ellisse.

CONO
Sezione orizzontale = cerchio Sezione verticale = parabola
Sezione verticale su asse = triangolo Sezione obliqua = ellisse

Nel caso specifico del cono, le figure geometriche che ne risultano, vengono chiamate coniche e sono la circonferenza, l’ellisse, la parabola e l’iperbole.

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Tutto quello che noi disegniamo è basato su semplici segni grafici, ma se li osserviamo attentamente ci renderemo subito conto che si tratta di soli due simboli: la retta e il cerchio. E’ proprio grazie a questi due “segni” che, è nata e si è sviluppata una disciplina chiamata geometria, il cui nome deriva dalle parole del greco antico “geo = terra” e “metria = misura“. Si trattava della disciplina che si occupava della misurazione dei terreni, oggi divenuta una scienza scienza matematica che studia le forme nel piano e nello spazio.
I primi geometri, erano gli agrimensori dell’antico Egitto, coloro che si occupavano materialmente di effettuare queste misurazioni. In pratica, tendendo delle funi, riuscivano a tracciare sul terreno rette e cerchi e questa pratica rimase per molti secoli inalterata oltre che l’unico sistema conosciuto.

Agrimensore e misurazione di un campo

Gli agrimensori, effettuavano operazioni definite in gergo come “tirare una retta” o “descrivere un cerchio”, ma restavano comunque delle azioni empiriche. La scientificità di queste procedure divenne tale grazie ad Euclide che riuscì a trasferire queste conoscenze sui fogli di carta o sui libri utilizzando strumenti di disegno come la riga e il compasso.
A questi strumenti se ne aggiunsero poi altri più complessi che consentirono di realizzare e disegnare curve ben più complesse delle rette o dei cerchi. La cosa interessante, nell’uso di questi strumenti non era tanto il risultato rappresentato sul supporto da disegno, bensì quello che consentivano lo spostamento di un punto lungo una direzione specifica, senza che il profilo di quest’ultima fosse materialmente presente.

Le curve possono giacere su un piano o muoversi nello spazio, avendo quindi caratteristiche molto diverse. Quelle di cui ci occuperemo in questo articolo, vengono chiamate sezioni coniche perché derivano tutte dall’intersezione tra un piano e un cono e sono di conseguenza curve piane.

Per comprendere quali curve è possibile ottenere, basta immaginare una parete di fronte a noi (il piano) colpita dal cono di luce prodotto da una torcia elettrica.

In base all’inclinazione della torcia rispetto alla parete, è facile dimostrare e sperimentare che è possibile ottenere 4 differenti tipi di curva: circonferenza, ellissi, parabola e iperbole. Scopriamole insieme e vediamo quali sono le loro caratteristiche.

Indice Argomenti
1 CIRCONFERENZA
2 ELLISSE
3 PARABOLA
4 IPERBOLE

CIRCONFERENZA

Se puntiamo una torcia perpendicolarmente ad una parete, il suo cono luminoso genererà su di essa una luce esattamente circolare, quindi definirà una curva che chiamiamo circonferenza. E’ come se tagliassimo un cono (v. immagine a sinistra) con un piano orizzontale perpendicolare al suo asse.

DEFINIZIONE:

si definisce circonferenza, il luogo dei punti di un piano equidistanti da un punto detto centro della circonferenza“.

Gli elementi importanti che definiscono una circonferenza, sono:

  • raggio, il segmento che unisce il centro della circonferenza con qualsiasi punto della circonferenza;
  • corda, un segmento che unisce due punti qualsiasi della circonferenza;
  • diametro, qualsiasi corda che passi per il centro della circonferenza;
  • arco, parte della circonferenza che unisce due punti sulla circonferenza;
  • semicirconferenza, metà della circonferenza.
ELLISSE

Se incliniamo la torcia in una direzione o nell’altra quindi a destra o a sinistra, il cono luminoso si deformerà, il cerchio di luce inizierà ad allungarsi definendo una nuova forma curva, una seconda conica che chiamiamo ellisse. In questo caso, immaginiamo di tagliare un cono con un piano leggermente inclinato rispetto al proprio asse (v. immagine a sinistra).

DEFINIZIONE:

si definisce ellisse, il luogo geometrico dei punti di un piano per i quali è costante la somma delle distanze da due punti fissi detti fuochi“.

Gli elementi importanti che definiscono una ellisse, sono:

  • assi dell’ellisse, sono i segmenti che consentono di dividere l’ellisse in parti uguali;
  • vertici, sono i 4 punti di intersezione tra l’ellisse e i suoi assi;
  • centro, è l’intersezione degli assi e costituisce anche il centro di simmetria;
  • fuochi, sono due punti che si trovano sempre sull’asse maggiore e sono posizionati in modo da essere equidistanti dal centro. Inoltre, per definizione sono quei due punti tali per cui la somma delle loro due distanze da ciascun punto appartenente all’ellisse è costante.
PARABOLA

Se incliniamo ancora di più la torcia fino a quando non si trovi parallela al muro, noteremo che il cono luminoso si deformerà ulteriormente e il cerchio di luce inizierà ad allungarsi all’infinito definendo una nuova forma curva che chiamiamo parabola. In questo caso, è come se tagliassimo un cono con un piano parallelo ad uno dei suoi lati (v. immagine a sinistra).

DEFINIZIONE:

si definisce parabola, il luogo geometrico dei punti equidistanti da un punto fisso detto fuoco e da una retta detta direttrice“.

Gli elementi importanti che definiscono una parabola, sono:

  • direttrice, è la retta, esterna o interna alla parabola, che realizza la stessa distanza rispetto al fuoco per ciascun punto della parabola;
  • fuoco, è il punto che realizza la stessa distanza rispetto alla direttrice per ciascun punto della parabola;
  • asse, è la retta passante per il fuoco che divide in due parti uguali la parabola, perpendicolare alla direttrice;
  • vertice, è il punto di intersezione tra la parabola e l’asse di simmetria.
IPERBOLE

Se incliniamo la torcia fino a quando non si trovi in posizione parallela all’asse, il cono di luce cambierà ancora forma sdoppiandosi formando l’unica curva doppia nel cono a due falde che chiamiamo, iperbole. In questo caso il piano che taglia il cono a due falde è posizionato parallelamente all’asse (v. figura a sinistra).

DEFINIZIONE:

si definisce iperbole, il luogo geometrico dei punti per cui è costante la differenza delle distanze da 2 punti fissi detti fuochi“.

Gli elementi importanti che definiscono una iperbole, sono:

  • rami, le due curve che formano l’iperbole;
  • assi, sono le due rette per cui l’iperbole viene suddivisa in parti uguali e simmetriche; l’iperbole deve sempre intersecare uno dei due assi;
  • vertici, sono i punti di intersezione tra i rami ed uno dei due assi;
  • centro, è l’intersezione tra i due assi perpendicolari e rappresenta il centro di simmetria dell’iperbole;
  • fuochi, sono i due punti fissi per i quali è costante la differenza tra le distanze da ogni punto appartenente all’iperbole e appartengono sempre all’asse che interseca l’iperbole;
  • asintoti, sono le due rette passanti per il centro che racchiudono i due rami dell’iperbole.
GUARDA I VIDEO:

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Siamo passati molto rapidamente dagli antichi SMS, cioè gli Short Message System con i quali potevamo mandare al massimo 60 caratteri al nostro interlocutore, agli MMS ossia Multimedia Message System ed oggi ancora più completi come i sistemi di messaggistica su WhatsApp, Telegram o altri, con i quali possiamo inviare contenuti di ogni tipo, immagini, video, file, suoni, oltre al classico testo.

Ma se riflettiamo fino in fondo manca ancora qualcosa e i nostri sistemi di messaggistica sono incompleti perché incapaci di trasmettere parametri quali quelli olfattivi e di tatto. Un gruppo di ricercatori dell’Imagineering Institute che ha sede a Nusajaya in Malesia, sta lavorando in questa direzione, soprattutto in quella per riuscire a trasmettere gli odori attraverso Internet. E’ ovvio che l’odore non potrà essere canalizzato all’interno di circuiti elettrici o ai cavi di connessione della rete convenzionale, questa trasmissione potrà avvenire attraverso un approccio diverso.

Una serie di 31 volontari si sono sottoposti a un test molto particolare. All’interno delle loro narici sono stati posizionati degli elettrodi che avevano il compito di trasmettere specifici impulsi elettrici a bassa intensità a un gruppo di neuroni situati al loro interno nella parte alta. Questi sono quei recettori capaci di reagire allo stimolo olfattivo inviando l’impulso odoroso direttamente all’area del cervello responsabile della percezione degli odori quindi. In pratica i ricercatori hanno cercato di convertire in impulsi elettrici gli odori percepiti in modo da poter essere inviati digitalmente attraverso la rete per poi essere nuovamente convertiti in odore da apposite strumentazioni elettroniche. Nell’esperimento sono stati utilizzati 10 odori campione, tra cui legna, frutta e menta. L’esperimento ha dato dei risultati parziali perché gli odori non potevano essere preventivamente scelti e controllati alla fonte, ma questo ha aperto la strada a ulteriori sviluppi. Sicuramente l’idea futura dei ricercatori è quella di inserire degli appositi elettrodi sui naselli di speciali occhiali che faranno da recettori degli odori al posto delle apparecchiature da inserire all’interno delle narici, anche perché evidentemente scomode e poco pratiche.

Si tratta sicuramente di una futuristico quanto interessante sviluppo del nostro sistema di trasmissioni, che dal sonoro è passato alle immagini, al video e infine alla trasmissione di dati in diversi formati. Ma, come ci fanno notare gli stessi ricercatori che conducono questi studi, lo sviluppo di una tecnologia del genere richiederà probabilmente alcune decine di anni per essere sviluppato ad un livello da poter avere una diffusione di massa.

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L’invenzione della plastica, è stata una delle più grandi scoperte della storia. Come oramai quasi tutti sanno, la plastica deriva dal petrolio, dal quale viene estratto e poi miscelata con altre sostanze per formare infinite miscele di materiali diversi. Purtroppo, però, alcuni tipi di plastica portano con sé una grave conseguenza: non sono biodegradabili. Questo significa che questo materiale se non opportunamente riutilizzato ho riciclato, inquina pesantemente l’ambiente come del resto, stiamo quotidianamente scoprendo attraverso esperienze dirette o i mass-media che ce ne danno notizia.

La plastica derivata dal petrolio esiste da circa cinquant’anni, mentre invece i poliesteri, ossia il gruppo di sostanze a cui essa appartiene, esistono in natura da tempi remoti e costituiscono il rivestimento protettivo di alcune foglie. Alcuni batteri, approfittano da milioni di anni di queste sostanze nutrendosene e riuscendole a decomporre perfettamente. Alcuni scienziati dell’Università di Portsmouth nel Regno Unito, studiando e osservando questo fenomeno, hanno scoperto che alcuni di questi batteri si sono evoluti molto rapidamente e sono oggi in grado di digerire e nutrirsi del polietilene tereftalato (PET), una resina termoplastica, quella con cui vengono realizzate le bottiglie e molti contenitori alimentari che siamo soliti utilizzare tutti i giorni. Questo batterio, chiamato Ideonella sakaiensis, è in grado di digerire e metabolizzare le molecole del PET utilizzando alcuni enzimi compreso lo PETasi scoperto anch’esso grazie all’identificazione della Ideonella sakaiensis. La scoperta, molto recente, è stata pubblicata sulla rivista Science nel 2016 e apre incredibili scenari per il futuro del pianeta in riferimento al riutilizzo e il riciclo della plastica.

Passare dalla fase di sperimentazione e studio a quella di applicazione pratica, non è però semplicissimo. Bisogna infatti considerare che una colonia di batteri riesce a digerire piccoli frammenti di plastica in poche settimane ma i tempi variano ovviamente in base alla grandezza della colonia e alla superficie di plastica da dover smaltire.

La cosa che ha sorpreso gli scienziati, è come questi batteri siano stati in grado di adattarsi e modificare il loro regime alimentare in poco meno di cinquant’anni, ossia il tempo da cui è presente il PET nella nostra quotidianità, considerando che appunto prima di allora questa forma di plastica non esisteva.

Già oggi, buona parte delle materie termoplastiche, compreso il PET, vengono riciclate per ottenere nuovi oggetti e ridurre al tempo stesso la quantità di rifiuti presente nell’ambiente. Il problema è che ad ogni riciclo queste materie perdono alcune delle loro caratteristiche diventando sempre meno idonee ad essere riutilizzate e dovranno necessariamente finire in discarica o essere distrutte in un inceneritore.

Studiando le capacità della Ideonella sakaiensis e della sua capacità di utilizzo della plastica i ricercatori hanno prodotto un modello virtuale in 3D dell’enzima basandosi sulle osservazioni eseguite al microscopio elettronico. In questo modo hanno compreso meglio la sua struttura e sono riusciti ad individuare alcuni punti deboli che possono essere corretti. In questo modo saranno in grado di potenziare gli effetti di questa disgregazione e accelerare i processi di smaltimento. Lo studio ha dimostrato che la PETasi è in grado di riportare i poliesteri al livello originale ossia a come quando sono stati prodotti dal petrolio, quindi di ricreare plastica nuova con caratteristiche integre. E’ chiaro, però, che per arrivare a una produzione sul larga scala saranno necessari anni di studi e di laboratorio perché il problema non è solo quello di disgregare il polietilene tereftalato, bensì quello di farlo in larga scala e in un tempo minore affinché questo processo possa risultare vantaggioso sia economicamente che per l’ambiente.

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Ott 202019
 

Tokyo, la capitale giapponese, sarà sede dei giochi Olimpici e Paraolimpici del 2020 e già la città si sta organizzando per affrontare i grandi problemi di mobilità. All’interno del Villaggio Olimpico, gli atleti si potranno spostare attraverso una versione di piccolo bus riveduta da Toyota specificatamente per l’occasione. Si chiamerà e-Palette ed è il primo veicolo progettato dalla casa automobilistica giapponese per il trasporto urbano a guida autonoma e impatto zero.

Alimentazione elettrica e dimensioni tali da consentire il rapido afflusso degli atleti anche se con problemi di mobilità, capace di percorrere lunghi tragitti alla velocità di 20 km/h.

Questa vettura, un misto tra un van per il trasporto passeggeri e un piccolo autobus, verrà presentato al Motorshow che ti terrà in Giappone tra il 23 ottobre il 4 novembre.

e-Palette, dispone di un’interfaccia uomo macchina progettata per aiutare nella comunicazione tra coloro che si trovano intorno al veicolo durante la sua marcia automatizzata. Questa rende il veicolo in grado di mappare il terreno a 360° attorno alla sua posizione e di spostarsi in assoluta autonomia e sicurezza ovunque. Fari Lidar capaci di raccogliere informazioni in tempo reale sullo spazio circostante, di mappare il terreno e predisporre il percorso più rapido. Sensori di posizione in grado di individuare la posizione di ogni oggetto attorno al mezzo, di evitarlo e di agire prontamente in caso di emergenza. In ogni caso, un conducente umano sarà sempre posto all’interno del veicolo pronto ad intervenire in caso di necessità.

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Ott 202019
 

La stampa 3D è sicuramente una nuova tecnologia che sta prendendo sempre più piede in ogni ambito delle attività umane. Grandi successi sono già stati ottenuti in campo medico, chirurgico, delle costruzioni e oggettistica in genere. Si realizzano oggetti, casa, uffici, esoscheletri e i campi di applicazione crescono ogni giorno. Arriva, appunto, dagli Stati Uniti, dall’università del Maine la realizzazione della più grande stampante 3D al mondo, capace di crearee oggetti dalle dimensioni imponenti, lunghi fino a 30 metri, larghi fino a 7 metri e alti fino a 3 metri, il tutto con una velocità di stampa di circa 227 kg per ora.

Grazie a questa stampante l’università del Maine ha battuto contemporaneamente tre Guinness World Records ed esattamente quello della stampante 3D più grande del mondo, quello dell’oggetto stampato più grande del mondo e quello della barca stampata in 3D più grande del mondo. Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione tra la divisione UMaine Advance Structures and Composites Center dell’Università del Maine e grazie agli investimenti e collaborazioni, tra l’altro, con l’Oak Ridge National Laboratory.

La barca è stata stampata in soli tre giorni contro una media di costruzione di parecchie settimane se non addirittura di mesi per una barca costruita con procedure tradizionali. Questa è lunga 7,62 metri e pesa 2 tonnellate e 200 chilogrammi.

Questa tecnica di stampa, utilizza come materiale per la costruzione, un derivato della cellulosa, quindi parte del legno e viene ritenuta una grande risorsa per quei territori molto ricchi di vegetazione o ricoperti di di foreste. Anzi negli Stati Uniti si sta investendo tantissimo proprio per spingere l’economia di queste aree e il loro sviluppo.

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Set 282019
 

Si parla sempre più di mobilità, di sostenibilità, di rispetto dell’ambiente e anche le nazioni stanno agendo in questa direzione, soprattutto la Comunità Europea con una serie di interventi volti a limitare al massimo e nel modo più rapido possibile, fenomeni inquinanti.

Diverse sono le tecnologie in ballo per poter sostituire il motore endotermico a benzina o gasolio per intenderci. Ma quale tecnologia si affermerà sul mercato e quando questo cambiamento potrà realmente avvenire?

Le tecnologie in gara per sostituire il motore endotermico, sono due: quelle che utilizzano batterie elettriche e quelle che utilizzano celle a idrogeno. Ma riuscire a capire, qual è la migliore tra le due è piuttosto complesso e in ogni caso, questo, prevede analisi di lungo periodo, cioè proiettate nel tempo quando saranno disponibili non solo un numero sufficiente di autovetture in circolazione, ma anche sistemi di ricarica e rifornimento sufficienti a soddisfare la richiesta.

Gli analisti della società Horváth&Partners hanno tentato di rispondere a questa domanda attraverso la pubblicazione di uno studio intitolato “Automotive Industry 2035 Forecasts for the Future” nel quale si ipotizzano differenti scenari che potrebbero verificarsi nei prossimi anni in base ai dati raccolti che mostrano come l’industria dell’automobile si sta muovendo.

Nello studio, ciò che emerge è che esisteranno due differenti fasi temporali una che durerà fino al 2023 al massimo 2025, catalizzata dagli sforzi dei costruttori per realizzare autovetture a emissioni zero e rispettose dei rigidissimi standard di sicurezza e sostenibilità che, faranno lievitare evidentemente i costi. Una seconda fase, che si concluderà intorno al 2035 in cui le auto di nuova generazione sostituiranno quelle vecchie con motori endotermici per due motivi. Il primo è che queste ultime diverranno più care di quelle elettriche a causa dell’introduzione degli standard Euro7 e della tassazione della CO2 con incremento del costo dei combustibili fossili e dall’altro il progresso della tecnologia che renderà il prezzo delle macchine di nuova generazione molto più basso e competitivo.

Schema auto a motore elettrico

Un altro dei fattori che favoriranno lo sviluppo e la diffusione di queste autovetture, sono i costi in meno che ciascuno di noi dovrà affrontare non soltanto dal punto di vista del carburante la cui differenza è sensibile visto che si calcola un risparmio attuale tra i 40o e i 600 euro di carburante/anno, ma anche il risparmio di manutenzione perché questo tipo di autovettura non ha bisogno di sostituzioni di olii e filtri per cui è soggetta a minori interventi manutentivi.

Schema auto a celle di combustibile

I limiti all’attuale diffusione di queste auto rispetto a quelle attualmente in circolazione è dovuta ad una serie di fattori concatenati. La durata delle batterie, la mancanza di un numero sufficiente di colonnine di ricarica, i tempi di ricarica delle stesse. Inoltre la produzione dell’elettricità di queste auto, oggi, non si può dire assolutamente verde, ma essendo prodotta anche da fonti non rinnovabili è anch’essa fonte di inquinamento. Lo studio ha messo in evidenza che, un’auto elettrica oggi produce meno CO2 di un’auto endotermica solo dopo aver percorso 100.000 km, ma anche questo dato è soggetto a cambiare rapidamente nei prossimi anni.

Lo studio, infine, cerca di analizzare i dati per capire quale, tra le due tecnologie, è la migliore cioè quella che probabilmente avrà maggiore diffusione nell’immediato futuro. Le auto a batteria elettrica hanno una maggiore efficienza globale tra il 70 e l’80%, mentre quelle a idrogeno tra il 25 il 35%. Questo è dovuto ai costi di produzione e trasformazione, nonché nel trasporto dell’energia dalla fonte alle batterie. Si conclude che i vantaggi della cella combustibile vengono dall’autonomia e dalla velocità di rifornimento, ma sono meno efficienti e più costose quindi attualmente per percorrere circa 100 km di strada servono tra i 9 e i 12 euro per un’auto a celle e tra i 2 e i 7 euro per una elettrica. Tutto ovviamente potrà essere cambiato o sovvertito se nuove tecnologie e nuove scoperte modificheranno il panorama attuale da qui al prossimo decennio.

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Set 192019
 

Spesso veniamo informati dei media sulle condizioni non proprio ottimali delle nostre strade. Buche, manto stradale non idoneo alla carrabilità, cedimenti. Da anni si cerca una soluzione al problema utilizzando nuove miscele di asfalto capaci di resistere sempre di più all’usura, all’azione degli agenti atmosferici e a tutte quelle azioni meccaniche che tendono a modificarne la condizione iniziale.

Forse la soluzione a questo problema giunge proprio dall’Italia, dove Interchimica, un’azienda italiana leader mondiale nello sviluppo di soluzioni high-tech per l’asfalto e Directa Plus, produttore di prodotti a base di grafene, hanno stretto un accordo e realizzato per la prima volta una nuova miscela di asfalto basata sul materiale del futuro ( leggi, WONDER MATERIAL: GRAFENE), chiamato Gipave. 

Secondo quanto riportato dei calcoli della stessa Interchimica, la nuova super miscela stradale, permetterà di realizzare strade 3 volte più resistenti che con il tradizionale asfalto. Inoltre questo nuovo materiale resiste alla fatica il 250% in più e incrementa la resistenza al passaggio dei veicoli del 35% migliorando così anche la resistenza alla deformazione e riducendo in modo consistente le tracce lasciate dagli pneumatici.

L’esperimento è stato realizzato proprio lì dove le problematiche stradali sono state più volte evidenziate dai mass media, cioè a Roma sulla strada provinciale Ardeatina dove, una società indipendente ha effettuato l’analisi delle performance del manto stradale. I risultati sono stati in linea con quelli comunicati da Interchimica e questo aperto la strada alla sperimentazione in altre regioni italiane e in altri paesi quali Oman, Regno Unito e U.S.A.

L’amministratore delegato di Interchimica in un’intervista, ha affermato che gli esperimenti condotti sull’Ardeatina, sono stati effettuati semplicemente per validare sul campo i risultati già ottenuti in laboratorio. L’altro aspetto incredibile di questo nuovo materiale e che queste strade sono riciclabili al 100%, prodotte a bassa temperatura, durature, senza buche e rispettose dell’ambiente. Le strade infatti ottenute con questo nuovo materiale potranno essere smontate e ri-pavimentate all’infinito utilizzando sempre il materiale dello smontaggio riducendo così anche gli interventi di manutenzione.

Il punto di forza sicuramente di questo nuovo composto sta nella sua capacità di reggere meglio alle escursioni climatiche soprattutto al grande caldo e al grande freddo. Le sperimentazioni, infatti, in Gran Bretagna e in Oman hanno appunto questo scopo, ossia testare il prodotto in quelle condizioni estreme opposte.

Gipave è frutto di uno studio durato ben tre anni e al termine del quale, nel novembre 2017, la società ha depositato il brevetto di questo super modificatore.

L’uso di Gipave, è pensato per strade a grande traffico, quali autostrade, aeroporti e porti e l’obiettivo primario è quello di creare un nuovo sistema capace di essere al passo con le richieste tecnologiche del momento ed essere altamente sostenibile.

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Set 112019
 

Sembra ieri invece sono passati ben 8 anni da quando è iniziata questa avventura e molta acqua è passata sotto i ponti. Questo sito da piccola pagina con poche informazioni si è trasformato in un portale vero e proprio della Tecnologia, consultato quotidianamente da migliaia di persone e da oggi legato a tanti altri utenti attraverso i social network quali Facebook, YouTube, Instagram e tanti altri.

Tante informazioni, tante notizie, tante curiosità sul mondo della Tecnologia, attraverso articoli sempre nuovi ed interessanti, rivolti al mondo della scuola ma non solo. Da poche centinaia siamo diventati parecchie migliaia e continuiamo a crescere ogni anno, forse perché sono riuscito a trasmettere a molti di voi la grande passione che provo nei riguardi di questa disciplina e la cura maniacale che metto nel confezionare ogni singolo elemento di queste pagine.

Il taglio è decisamente didattico, perché la funzione di questo sito è proprio questa, aiutare i docenti e gli studenti ad imparare, ad approfondire, a studiare gli argomenti della Tecnologia attraverso un linguaggio semplice, comprensibile, capace di rendere alla portata di tutti argomenti anche molto complessi.

Lo scopo di noi docenti è proprio quello di aggiornarci e di essere aggiornati, in maniera tale da far si che la scuola resti lo strumento di informazione e la guida per i giovani del futuro e non il contrario quella che li insegue ponendosi come giudice supremo o peggio guardando in maniera distaccata i loro interessi e le loro passioni.

La scuola deve essere uno strumento di apprendimento, aggiornata con i tempi e con le tendenze al fine di risultare sempre al passo con i propri studenti, capace di coinvolgerli nello studio e di prepararli per il mondo del futuro. EducazioneTecnica nasce proprio con questo scopo e con questa missione e forse è proprio questo mi viene riconosciuto da molti anche nei continui feedback positivi che ricevo.

Vi ringrazio, quindi, per essere fedeli lettori, e condivido con voi questa giornata, questo compleanno del mio sito con grande gioia nella speranza che possa ancora essere di aiuto a tante persone e che, possa ancora crescere e migliorare grazie, anche, alla collaborazione di tutti voi. Tantissime saranno le novità, gli approfondimenti, gli argomenti trattati anche in questo nuovo anno scolastico, sempre contraddistinti dallo stesso entusiasmo, stessa gioia, stessa voglia di fare. 

Per alcuni è già iniziata, per altri sta per iniziare, quindi auguro a tutti un buon inizio di nuovo anno scolastico e mi raccomando restate fedeli utenti di queste pagine e non dimenticate di continuare a seguirci anche su tutti i nostri canali social, sulle riviste FlipBoard, sul canale YouTube, e anche sull’altro sito del quale sono autore all’interno della piattaforma Lattes, ilTechnologico.

Votate, mettete like, fate sentire la vostra approvazione e il vostro affetto.

Buon anno scolastico a tutti e soprattutto auguri a EducazioneTecnica nel giorno del suo ottavo compleanno.

Prof. Betto

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Set 042019
 

Ci siamo. Riparte la scuola con il suo carico di aspettative, ansie, libri, quaderni, zaini. Classi ed esperienze nuove; per alcuni professori e compagni diversi; e le domande sempre le stesse: come sarà la mia classe? E i miei compagni? Sarò all’altezza delle aspettative? Ma non saranno troppo difficili le materie quest’anno?

Le risposte arriveranno solo in corso d’opera, però, forse qualcosa sarà in grado di rasserenarvi, incuriosirvi, divertirvi. Avete indovinato. Sono le pagine di EDUCAZIONETECNICA, blog didattico e di informazione curato dal sottoscritto che, da anni accompagna migliaia di studenti e docenti nel percorso didattico sulla Tecnologia, per alcuni materia nuova, per altri ostica, per altri ancora misteriosa, cercando di fare luce e rendere sempre semplice l’apprendimento di concetti a volte complessi.

Divertenti, colorate, facili da consultare, le nostre pagine racchiudono tutto, ma proprio tutto quello che immaginiamo possa essere la tecnologia; aperte all’innovazione, capaci di chiarire i dubbi, di suggerire e stimolare l’approfondimento, traccia per professori e guida per gli alunni e perché no, anche per i genitori che li accompagnano in questo nuovo percorso.

Come ho scritto spesso, EDUCAZIONETECNICA è nato e continua ad esistere proprio per questo scopo. Rendere accessibile a tutti il mondo della Tecnologia, in continua evoluzione e verso il quale spesso ci sentiamo inadeguati e impreparati.

Come ogni anno, EDUCAZIONETECNICA si aggiorna, cambia look e diventa sempre più completo e accessibile con una infinità di novità e tanti cambiamenti piccoli e grandi tutti da scoprire. Di seguito vi elencherò alcuni di quelli più evidenti.

GRAFICA

Nuova grafica, colorata, accattivante, giovane, immediata. Figure semplici e pochi colori netti che danno subito il senso del contenuto.

EDUCAZIONETECNICA è un sito scolastico ma già dalla sua immagine si presenta al lettore come uno strumento divertente, giovane, frizzante, in grado di trasmettere un nuovo concetto e una nuova idea di scuola e di apprendimento, quella in cui credo, non ripetitiva, divertente e al passo con i tempi.

CLASSI

In linea con la nuova veste grafica, la scelta delle CLASSI è stata rivisitata e resa più compatta e di immediata fruizione. Ma i pulsanti sono solo l’inizio. Cliccateli per entrare nel vostro nuovo mondo.

Una montagna di novità, che a prima vista potrebbero spaventare o mettere in confusione chi vi accede per la prima volta, ma dopo qualche secondo di normale stupore, ci si rende conto di essere a casa. Le stesse cose degli anni passati, ma posizionate in modo più semplice e organico, un pannello di controllo completo che adesso fornisce tutti, ma proprio tutti gli strumenti e i collegamenti con le parti e le pagine importanti del sito.

In alto un grande pulsante HOMEWORK, un modo divertente e colorato per far sapere agli alunni e ai genitori quali sono i compiti che sono stati assegnati per casa. Basterà cliccarvi sopra per avere immediatamente la visione delle attività previste siano esse teoriche, grafiche, digitali per le classi 2.0 e 3.0 previste per la lezione successiva.,

Per chi è stato assente o vuole rivedere cosa è stato già fatto ecco invece il pulsante, leggermente più piccolo, con una cartelletta e una lavagna; siamo a OGGI IN CLASSE. Basterà cliccare su quest’altro pulsante per ritrovarsi proiettati “indietro nel tempo” nella parte della pagina dedicata alle attività svolte giorno per giorno, come su un registro elettronico.

Ed ecco la grande novità, la striscia immediatamente sotto i pulsanti principali, divisa in due differenti aree colorate con sfondo grigio e beige. Nella prima si ha accesso alle sezioni con le mappe concettuali, ai video per la LIM e di approfondimento, all’eserciziario grafico dove trovare gli esercizi da realizzare sul foglio da disegno o sul computer, la docuteca utilizzabile dal docente durante le lezioni per far vedere i grandi documentari dai canali digitali, nonché i pulsanti per le squadrature del disegno tecnico (diverse per anno scolastico) e la tabella dei numeri utilizzabile solo per le classi prime. Accanto, i pulsanti per connettersi al registro elettronico, quello per accedere all’orario del sottoscritto durante la settimana scolastica, la pagina con le indicazioni per l’acquisto del materiale didattico diviso per anno scolastico e infine il pulsante contatti attraverso il quale sarà possibile inviarmi una email.

CLASSI 3.0

Ecco una delle novità più eclatanti di questo anno scolastico alla dante Alighieri. Nasce per la prima volta la classe 3.0 in cui ogni alunno sarà connesso alla rete scolastica attraverso una flotta di iPad di ultima generazione gestiti e controllati dal docente attraverso un software MDM.

Inutile dirvi quanto questa esperienza possa essere incredibile all’interno di una scuola pubblica italiana, ed io e i miei colleghi siamo orgogliosissimi di iniziare questa nuova avventura con tutti i rischi e le difficoltà che comunque ci si porranno lungo questo pionieristico percorso.

CORSO DI DISEGNO TECNICO
Avvio Costruzioni Proiez. 2D Proiez. 3D Assonom. Prospettive

Anche questa completamente rivista nella grafica, la palette con i pulsanti del CORSO DI DISEGNO TECNICO apre la strada a pagine consuete ma che pian piano saranno completamente aggiornate e riviste in funzione delle nuove necessità didattiche.

SOCIAL, SOCIAL, SOCIAL
YouTube Instagram LinkedIn Pinterest Facebook Next

Era da molto che volevo avviare questa iniziativa, ma il tempo, sempre tiranno, me lo ha impedito. Quest’estate preso di coraggio ho avviato la parte social del nostro sito. Facebook, Instagram, Pinterest solo per citarne alcuni, i social dove il nostro blog allargherà i propri orizzonti. Inutile dirvi che i contenuti all’interno di queste pagine dovranno da voi essere diffusi, taggati, postati e pubblicizzati nel modo più capillare e puntuale possibile in maniera tale che siano sempre di più i ragazzi, i genitori, i docenti o i semplici visitatori a poterne beneficiare.

MATERIALE PER IL DOCENTE
Mappe Esercizi LIM DocuTech Next Next

Su questo sito i docenti hanno sempre avuto grande spazio e considerazione, non solo perché sono anch’io appartenente a questa categoria, ma perché ritengo che la formazione e l’informazione siano fondamentali per una professionalità di qualità. Con questa palette ho semplicemente raggruppato gli strumenti più importanti per l’azione dell’insegnante di Tecnologia, facili da reperire e raccolti tutti in un unico posto così da essere sempre a portata di mano durante le ore di lezione.

GRAFICA

Sempre più cosmopoliti con le riviste Flipboard. Un modo moderno, rapido, eclettico di leggere le nostre news, gli spazi di approfondimento tecnologico, l’informazione indipendente, curiosa, aggiornata. Scopritele scegliendo quella che vi piace o perché no, tutte quante. Votatemi, inserite i vostri like in modo da poter migliorare sempre e iscrivetevi per restare sempre aggiornati. Vi aspetto tutti.

il TechnoLOGICO

Il TechnoLOGICO, il blog della Lattes Editori del quale sono autore. Un altro spazio nel quale confrontarci come docenti o come semplici curiosi di Tecnologia.

Rubriche di robotica, didattica digitale, disegno dove tratto, con taglio meno giornalistico, argomenti di attualità o futuristici, metodologie di insegnamento, pillole di informatica. Dateci un’occhiata, non ve ne pentirete.


Che dirvi di altro? Nulla tranne che presto ci saranno grosse novità digitali e sul disegno tecnico, che renderanno il vostro legame con queste pagine sempre più indispensabile.

L’anno scorso siamo stati quasi 3.000 al giorno, e vorrei che quello in corso sia solo il trampolino di lancio per prossimi e nuovi records. Aspetto tutti voi su queste pagine, sempre numerosi, curiosi, e perché no anche un po’ critici. Inviatemi sempre i vostri feedback e le vostre considerazioni in merito, anche le critiche sono bene accette purché sempre costruttive.

A questo punto voglio solo augurarvi un meraviglioso nuovo anno scolastico 2019-2020.

Buon lavoro a tutti dal prof. Davide Betto

Ago 282019
 

Ci siamo quasi, tra poco riaprono le scuole e riparte la corsa all’acquisto di grembiuli, cartelle, astucci e soprattutto i libri😱, la voce più consistente e costosa dell’intero budget.

Mamma, nonne, zii, parenti stretti e meno stretti, si attivano tutti alla ricerca di una soluzione che consenta di risparmiare su questo costo. Libri usati dal fratello o dal cugino l’anno precedente, amici e compagni anche di altre scuole, vecchie edizioni, tutto fa brodo pur di risparmiare. Senza contare poi, le file presso le librerie o gli uffici dei rappresentanti delle case editrici per recuperare i fatidici libri in tempo per l’inizio delle lezioni.

Stress su stress al rientro dalle appena trascorse vacanze che sembrano immediatamente lontanissime.

Da qualche anno, diversi canali, permettono di risparmiare un po’, acquistando attraverso la rete e con la comodità di ricevere a casa propria senza file e senza stress i fantomatici libri, con la sicurezza di acquistare quello giusto perché il sistema fa riferimento ai canali ministeriali dove confluiscono tutte le indicazioni delle scuole per regione, provincia, scuola e  classe.

Amazon, il gigante dell’e-commerce, fornisce da alcuni anni questo servizio, praticando ove possibile uno sconto sui libri adottati ma soprattutto spedendoli gratuitamente e velocemente all’indirizzo desiderato.

Se pensate di adottare questo comodo canale, potete cliccare sul banner qui sotto che vi porterà direttamente alla pagina corretta:

Premi il banner per andare alla pagina desiderata

Una volta sulla pagina, cliccate sul seguente banner:

Vi condurrà su una cartina geografica dell’Italia. Scegliete la vostra regione di appartenenza e poi la provincia.

La successiva scelta riguarderà la tipologia di scuola tra elementare, media o superiore, ed infine bisognerà scegliere l’istituto. A questo punto verranno mostrate tutte le classi e per ciascuna i relativi libri di testo adottati, consigliati, da acquistare.

Non rimane che sceglierli, tramite “spunta”, inserire i propri dati e usare la carta di credito o il proprio account Paypal per pagare. Quindi, non ci resta che metterci comodi e attendere il corriere.

Con questa pagina, spero di avervi semplificato un compito che resta sempre tedioso e poco gradito. Non mi resta che augurarvi buoni acquisti e darvi appuntamento a scuola per un nuovo scoppiettante anno scolastico all’insegna della TEKNOLOGIA.

Prof. Davide Betto