laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria;
dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione.
Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.
Anche in Sicilia l’eccellenza si può raggiungere. Sorgerà presso Carini, in provincia di Palermo, su un’area di 16 ettari di terreno il primo Centro al mondo per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica. Il centro, è frutto di una partnership tra soggetti diversi: la Fondazione Ri.Med (Ricerca scientifica nel Mediterraneo), la Regione Siciliana, il CNR, l’Università di Pittsburgh e la University of Pittsburgh Medical Center (UPMC). Da questa collaborazione, sorgerà un mega-centro di studi all’avanguardia su un terreno donato dalla Regione Siciliana alla Fondazione Ri.Med; avrà un’estensione di circa 31.000mq e pare che la prima pietra sarà posta nel 2013. Il centro si propone di creare un luogo dove la sperimentazione e l’avanguardia saranno dominanti e dove sarà possibile avviare 1200 nuovi posti di lavoro tra ricercatori e scienziati di ogni regione e formazione.
Il progetto è stato presentato alla presenza dei ministri della Salute e della Ricerca, Renato Balduzzi e Francesco Profumo e la progettazione è stata curata in modo attento. Infatti, è stato bandito un concorso, vinto da un consorzio di imprese internazionali e italiane, che ha curato in maniera particolare gli aspetti del risparmio energetico e dell’impatto ambientale proprio in virtu’ delle tecnologie all’avanguardia e dei materiali che verranno utilizzati per la sua realizzazione.
Progetto del CBRB
Il mega laboratorio sarà attrezzato con ben 8 aree di differente interesse e ricerca:
ricerca di nuovi farmaci;
sviluppo di vaccini;
biologia strutturale e computazionale;
medicina rigenerativa;
sviluppo di dispositivi biomedici;
Imaging molecolare;
neuroscienze;
ingegneria dei tessuti.
Costo dell’opera, circa 210 mln di euro provenienti da un finanziamento messo a disposizione dal governo; posa della prima pietra nel 2013 e completamento della struttura nel 2016. All’interno della stessa area, sorgerà in un secondo momento, anche un ospedale con 300 posti letto, che sarà collegato direttamente al CBRB così da creare un centro biomedico di rilevanza internazionale. Lo scopo dichiarato dell’opera è quello di risollevare l’economia e la rilevanza di una regione del sud, dando posto di lavoro a circa 600 addetti e altrettanti nell’indotto, ma il tentativo principale, è sicuramente quello di evitare la fuga di cervelli all’estero, proponendo una soluzione di unicità che dovrebbe poter attirare a Palermo, grandi ricercatori d’oltralpe e mantenere nel nostro paese quelli sfiduciati e privi di occupazione.
IBM, il colosso dell’elettronica mondiale, pare abbia trovato un nuovo modo per trasmettere le informazioni attraverso l’uso della luce anziché l’elettricità. Questo apre scenari nuovi per i computer del futuro, capaci in questo modo di trasmettere una quantità di dati maggiore e in minor tempo. Questa nuova tecnologia, chiamata “nanofotonica in silicio“, consentirà di integrare in un unico chip, costruito con una maggiore miniaturizzazione rispetto al passato, sia componenti ottici che componenti elettrici ed elettronici.
Questo consentirà di collegare al volo diversi computer e scavalcando il problema classico della saturazione di banda e della limitazione del trasferimento dati nelle interconnessioni tradizionali.
Il responsabile di questa ricerca, il dottor John E. Kelly, Senior Vice President e Director di IBM Research, orgogliosamente ha affermato “che questa scoperta è una grande rivoluzione ed è frutto di dieci anni di ricerca e sperimentazione e consentirà di trasferire la tecnologia della nanofotonica in silicio nell’ambiente di produzione reale, con un impatto su una vasta gamma di applicazioni”. La nanofotonica, ormai matura per la commercializzazione e l’uso in ambito aziendale si pone come la soluzione più idonea alla sempre maggiore richiesta di velocità per la trasmissione in tempo reale delle informazioni e per il collegamento di sempre maggiori quantità di terminali indipendentemente dalla loro distanza fisica. Sarà, infatti, possibile trasferire terabyte di dati in pochi istanti da una parte all’altra del pianeta grazie agli impulsi luminosi delle fibre ottiche.
IBM è riuscita in questo miracolo elettronico aggiungendo alcuni moduli ad una linea di fabbricazione di CMOS da 90 nm ad alte prestazioni. Di conseguenza, è possibile fabbricare, in una normale linea di produzione, singoli chip contenenti anche ricetrasmettitori per comunicazioni ottiche, con una significativa riduzione di costi rispetto agli approcci tradizionali. La tecnologia della nanofotonica CMOS, dimostra la possibilità di costruire ricetrasmettitori in grado di superare una velocità di trasmissione dati di 25 Gbps per canale riuscendo, inoltre, ad implementare una serie di flussi di dati ottici paralleli su di un’unica fibra, utilizzando dispositivi WDM “on-chip” compatti. Tutto questo, ossia la capacità di scambiare simultaneamente grandi flussi di dati in parallelo e di scambiarli a velocità di trasmissione elevate, consentirà la scalabilità delle comunicazioni ottiche del futuro.
Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le esercitazioni della scheda sopra.
PROEDURAOPERATIVA:
posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:
Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le esercitazioni della scheda sopra.
PROCEDURA OPERATIVA:
posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:
A distanza di qualche tempo riprendiamo il discorso su una delle capitali mondiali più controverse: DUBAI.
L’avevamo lasciata con la REALTA’, il realizzato, i progetti faraonici che si sono trasformati in icone dell’architettura contemporanea mondiale. Opere destinate a lasciare un segno e a divenire i nuovi modelli di riferimento nella progettazione. Opere che per la loro grandiosità hanno stupito, hanno superato i limiti fino ad ora consentiti, hanno acceso il dibattito, hanno trasformato Dubai nella mecca dell’architettura moderna.
I mesi a Dubai sono come gli anni; la velocità con la quale questa capitale cresce e prospera sono spaventosi. Pochi decenni fa non era altro che un villaggio nel deserto, ora svettano grattacieli, opere faraoniche, ponti e isole da sogno progettate e realizzate sfidando la natura e fissando nuovi standards di riferimento. Andare a Dubai significa ogni volta andare in una città nuova, in cui lo skyline si modifica di giorno in giorno, in cui la vita scorre frenetica. I più grandi architetti del mondo sono ormai di casa in questa modernissima città del medio oriente. Tutti la sfidano, ma nessuno la eguaglia; Dubai ormai è circondata da un’aurea di magia che le consente di mantenere il primato e di attirare turisti e curiosi in quantità.
Ancora una volta mi piace sottolineare che la si può amare o odiare, ma bisogna prima conoscerla e vederla per giudicarla, ma vi assicuro che le tante sfaccettature di cui si compone, l’affascinante bagliore delle sue costruzioni, i contrasti cromatici, i sapori e gli odori orientali, finiranno per conquistarvi. E proprio per celebrare queste virtù vi invito alla lettura di questo nuovo capitolo sulla capitale del Golfo Persico: signore e signori se siete pronti a volare benvenuti a…
Iniziamo il nostro viaggio con un video intitolato “Vibrant Dubai“, la Dubai vibrante, nel senso della vita pulsante che la contraddistingue; si tratta di un promo realizzato dal Dipartimento per il Turismo e il Commercio della capitale, un inno a Dubai e alle sue meraviglie, un video che spero vi possa fare sognare come lo ha fatto con me, descrivendo in pochi minuti l’accogliente e dorato mondo di questa infinita città. Buona visione e buona lettura…
Il realizzato, come abbiamo già visto, è eccezionale, ma quello che si sta progettando a Dubai ha dell’incredibile. L’asticella è stata spinta molto più in alto. Svincolata da riferimenti iconici del passato, priva di vincoli urbanistici e paesaggistici, senza un impianto di crescita rigido o legato ai limiti del territorio, questa città è diventata terra di conquista dell’architettura contemporanea. I più grandi studi e i migliori architetti si sfidano in una gara senza vincitori, una competizione che vede vincente solo lei, l’affascinante Dubai. Dal Waterfront alla spiaggia di Jumeira, passando per la sontuosa Sheikh Zayed Road (la strada che unisce tutti e sette gli emirati), è un susseguirsi di opere architettoniche e di ingegneria facilmente identificabili, progetti unici e irripetibili, nuovi monumenti del pensiero e delle capacità contemporanee. Ogni opera sorge con l’intento di diventare l’emblema della città, il simbolo di questa crescita e di questo sviluppo e finisce per integrarsi e amalgamarsi in un tutt’uno che lascia senza respiro. L’acqua è senza dubbio uno dei motivi che predomina nella progettazione, ma le dune del deserto, le linee aggraziate delle abra (imbarcazioni dei pescatori arabi), le onde dell’oceano, forniscono un’infinità di spunti ai progettisti di questo immenso harem architettonico.
Vediamo, quindi, come vorrà stupirci ancora una volta questa capitale dell’eccesso scoprendo i progetti che ne cambieranno la fisionomia negli anni a venire. Si tratta di una selezione di progetti particolarmente ambiziosi, effettuata dal sottoscritto, che non ha la pretesa di essere esaustiva ma semplicemente descrittiva di quanto si sta progettando a Dubai.
Quindi non mi resta che augurarvi, BUON VIAGGIO.
ARCH BRIDGE
Se qualcuno pensava che a Dubai i records venissero battuti solo in altezza o ampiezza, si sbagliava di grosso. Un concorso internazionale, bandito come al solito dall’emirato più avanzato al mondo, ha visto in gara molti studi di architettura internazionali e la vittoria del newyorkese Fxfowle International. Per realizzare cosa? Il futuro ponte ad arco più lungo e più alto del mondo. Il ponte sarà lungo 1,7 km e alto 205m, e la data di ultimazione è prevista per il 2012. Il ponte è chiaramente ispirato alle sinuose coste del mar Arabico e alle magnifiche dune del deserto che circonda Dubai. Il ponte, per ora noto come Arch Bridge, si chiamerà effettivamente Sheikh Rashid bin Saeed Crossing e potrà portare il peso di 2000 veicoli l’ora, sulle 12 corsie per senso di marcia. Il Dubai Arch Bridge è un ponte a mezza corsa, e sarà il più lungo mai realizzato con questa tecnologia: sino ad oggi il primato di lunghezza è detenuto dal Chaotianmen Bridge, a Chongquing (Cina), con una campata di 552 metri (per una lunghezza complessiva di 1742 metri), e dal Lupu Bridge, a Shangai (Cina), con una campata di 550 metri ed una lunghezza complessiva di 3900 metri.
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DUBAI AIRPORT
Ogni grande città ha un grande aeroporto famoso in tutto il mondo. New York ha il JFK, Los Angeles ha il LAX, Londra ha Heathrow; ma a Dubai hanno pensato ancora più in grande: il Dubai World Central International Airport sarà dieci volte più grande degli attuali International e Cargo Villane messi insieme. Per capirne la portata, basti pensare che sarà un aeroporto in grado di accogliere 120 milioni di passeggeri in un anno. Nel 2004, per fare un paragone, l’aeroporto con il maggior traffico passeggeri è stato quello di Atlanta negli Stati Uniti con 83,5 milioni di passeggeri.
Il progetto prevede un’aerostazione con 6 piste parallele tutte di 4,5 chilometri di lunghezza, ossia in grado di far atterrare e decollare il superjumbo A380 fiore all’occhiello della Ethiad e della Emirates. Ogni pista sarà distanziata dall’altra da uno spazio di circa 800 metri e sarà attrezzato con le più attuali tecnologie in campo aeronautico. La torre di controllo, per fare un esempio, sarà alta 92 metri, la più alta del medio oriente, ed avrà un design a “fiore”, idea progettuale che secondo i creatori dovrebbe diventare il simbolo aeronautico della regione.
L’aeroporto sarà dotato di tre terminal, di cui due di lusso (uno per le compagnie degli Emirati) e uno per le altre compagnie aeree ed uno ad alta funzionalità per i viaggi a basso costo e le compagnie charter. Ovviamente completeranno la faraonica opera, centri di ristorazione, grandi alberghi, centri commerciali e tutte le strutture di manutenzione e controllo in grado di effettuare i check-up su ogni tipo di velivolo compreso il già citato Airbus A380.
JXB sarà collegato all’attuale già premiato Dubai International Airport (DXB) attraverso una ferrovia veloce, e poi anche servito dalla Dubai Light Railway Network (Dubai Metro). Saranno resi disponibili circa 100.000 posti a parcheggio per automobili, e servizi di autonoleggio.
Il nuovo Terminal 3 sarà l’edificio più grande al mondo come superficie, con uno spazio di oltre 1.500.000 mq e si dice sarà “l’opulenza costruita”. Avrà una capacità di 43 milioni di passeggeri con 82 tappeti mobili, 97 scale mobili, otto sky train, 82 moving, e 157 ascensori. La sua forma ricorda l’ala di un aereo ed è lunga 1 km. Ma a Dubai nulla è mai il massimo, ed ecco che sono iniziati i lavori per il Terminal 4 che dovrebbe portare l’aeroporto a servire tra i 70 e gli 80 milioni di passeggeri entro il 2013.
“Al Maktoum International Airport (JXB)” questo il nome ufficiale, era noto precedentemente come “Jebel Ali International Airport” e “Dubai World Central International Airport”. Il nuovo nome è diventato ufficiale a partire da novembre 2007, in onore dell’ormai scomparso Sceicco Maktoum bin Rashid Al Maktoum, che era precedentemente a capo dell’Emirato.
Il Dubai Waterfront è un’agglomerato di isole e canali artificiali in corso di costruzione a Dubai: è per portata la più grande costruzione architettonica di questo tipo al mondo e occuperà tutte le coste ancora libere sul Golfo persico controllate da Dubai.
Queste isole avranno una forma di arco, e racchiuderanno al loro interno Jebel Ali, una delle tre Palm Islands, a forma di palma e anch’esse costruite dalla Nakheel Properties. Il progetto include anche un grande porto commerciale ed un canale di 75 km, l’Arabian Canal, che partendo dalla costa entrerà fin dentro il deserto. In totale, comprende 440 km quadrati di costruzioni su acqua e terra, in un area grande sette volte l’isola di Manhattan a New York. Includerà una serie di aree residenziali, commerciali, e di svago. Il progetto sarà gestito dalla Dubai Waterfront Company ed aperto agli investimenti stranieri. La costruzione si trova in una posizione strategica vicino al Dubai World Central International Airport, con accesso diretto alla Sheikh Zayed Road e direttamente collegata alla vicina Abu Dhabi. 10 aree principali di prestigio che, una volta completate saranno dominate dall’Al Burj, una magnifica torre che dovrebbe svettare tra i 700 e 1000 metri di altezza diventando l’edificio più alto del mondo.
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DUBAILAND
Se la vostra passione sono, invece, i parchi di divertimento, Dubai ha in serbo un tale progetto da far impallidire tutti gli altri. Ma non si tratta di un semplice parco, ma ben 6 grandi parchi tematici integrati in un’unica struttura, 279 milioni di metri quadrati. Una superficie in grado di superare di ben due volte la superficie di tutti i DisneyLand e DisneyWorld del mondo. Si tratterà di una vera e propria città che vivrà di vita autonoma, crescerà e si svilupperà secondo le proprie esigenze.
Il progetto di Dubailand fu ufficializzato il 23 ottobre del 2003 e prevede la costruzione di 6 mega parchi a tema. Alcune strutture, come ad esempio l’autodromo, sono già in funzione e le altre sono in fase di costruzione.
L’immensa superfici, sarà occupata oltre che dai parchi, anche da tutte quelle infrastrutture che fanno da contorno a questo tipo di realizzazione: alberghi, ristoranti, centri commerciali. Una gigantesca città del divertimento che vivrà all’interno di Dubai; potrai essere a Dubailand e non accorgerti di essere nell’Emirato.
Il completamento di questa Megastruttura è previsto per una data compresa tra il 2015 e il 2018, ma i problemi economici di Dubai legati alla crisi mondiale, rendono questa data molto improbabile. Il progetto si pensa sarà in grado di attrarre una quantità enorme di visitatori, circa 200.000 al giorno.
I parchi a tema che saranno costruiti sono i seguenti:
Attractions & Experience World (13km2)
Theme parks
The Global Village
Kids City
Giants World
Water Parks
Retail and Entertainment World (4 km²)
Flea Market
World Trade Park
Auction World
Factory Outlets
Themed Leisure and Vacation World (29 km²)
Women’s World
Destination Dubai
Desert Kingdom
Andalusian Resort and Spa
Eco-Tourism World (75 km²)
Desert Safari
Sand Dune Hotel
Desert Camps
Dubai Heritage Vision
Sports and Outdoor World (19 km²)
Dubai Sports City
Emerat Sports World
Plantation Equestrian and Polo Club
Autodromo di Dubai (già costruito)
Dubai Golf City
Downtown (1.8 km²)
Mall of Arabia, il più grande centro commerciale del mondo
City Walk
The Great Dubai Wheel, il secondo osservatorio più grande al mondo dopo il Shanghai Kiss.
Virtual Game World
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MAHAMMED GARDENS
Sicuramente uno dei più ambiziosi, colossali, smisurati mega-progetti sviluppati per Dubai. La Dubai Properties ha rivelato, infatti, le incredibili immagini e il plastico di questo immenso progetto. Tra Al Khail e la Emirates Road, questo immenso parco includerà aree smisurate, attrezzate a verde e centri per l’intrattenimento. All’interno comprenderà abitazioni, laghi, corsi d’acqua, strutture dedicate al commercio, alla finanza e al turismo. Una superficie che, se paragonata, supera per estensione tutti i parchi di Londra e New York messi insieme. Un progetto ambizioso, ma anche estremamente verde, un progetto che doterà Dubai di quel polmone di cui adesso manca dato il torrido clima desertico.
Questo progetto faraonico comprenderà 4 gigantesche aree a verde così individuate:
• The House of Humanity (la casa dell’umanità), un’area nella quale sarà centrale la civiltà umana in tutte le sue manifestazioni e dislocazioni geografiche. Qui troveranno sede le organizzazioni umanitarie e caritatevoli, come la Sheik Mohammed’s own Humanitarian Establishment e svariati musei che raccoglieranno opere incentrate sull’uomo e la società che ha sviluppato.
• The House of Commerce (la casa del commercio), nella quale troveranno sede gli uffici delle più importanti società multinazionali.
• The House of Wisdom (la casa della saggezza), un’area in cui la cultura la farà da padrona; qui verranno costruite biblioteche, università internazionali, esposizioni dedicate alla cultura, alla storia e la scienza, ed infine una moschea.
• The House of Nature (la casa della natura), qui l’ambiente la farà da padrona. Parchi, giardini zoologici, strutture alberghiere, strutture mediche, laboratori scientifici.
Questo progetto occuperà la discreta superficie di circa 300 milioni di metri quadrati e costerà la bellezza di 40 miliardi di euro.
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WATER DISCUS
Nella città degli eccessi non manca nulla e quel che manca si sta attrezzando per averlo. Dalla collaborazione tra una società di ingegneria svizzera, la Big Invest Group e la Drydocks World, nasce il progetto del Water Discus Hotel il primo hotel subacqueo al mondo. In realtà questo è il secondo progetto, infatti, il Discus Hotel nasce dalle ceneri dell’Hydropolis Underwater Hotel bocciato precedentemente. Enormi piloni contengono ascensori e scale, nonché tutti i sistemi di risalita verso la superficie. Situati a 10 metri di profondità si trovano, invece, le zone relax e i ristoranti. Trovano, inoltre, posto 21 camere affacciate sulla barriera corallina e l’incontaminato mare del Golfo di Dubai. Le zone comuni, come quelle delle camere sono progettate in modo da potersi adattare a fondali di differente profondità e sono progettate per risalire in superficie e galleggiare in caso di emergenza e fungere quasi da scialuppe di salvataggio. La versatilità della struttura presuppone variazioni di budget economico e la possibilità di essere realizzato anche in altri contesti geografici.
Nella progettazione del Discus, si è cercato di porre al primo posto la questione ambientale. I realizzatori definiscono il Discus una piattaforma per l’osservazione e il monitoraggio dell’eco sistema marino di quella zona, anche se le dimensioni e la tipologia dell’intervento gettano parecchi dubbi su questa funzione. Sicuramente il Discus Hotel contribuirà a far crescere la fama di città degli eccessi e dei record, attirando ancora una volta folle di turisti curiosi di vedere queste meraviglie architettoniche.
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BUSINESS BAY
La città degli affari, la città nella città. Ovviamente Dubai non poteva in questa sua sete espansionistica lasciare fuori gli investitori stranieri, lasciare fuori i capitali e le holding che l’hanno fatta grande. E non potendo realizzare qualcosa di normale o di consueto, Dubai si è presentata al mondo con un altro mega progetto: Business Bay. Dubai non ha mezze misure, e pensa in grande; Business Bay è pensata per trasformare la città nella capitale economica del medio oriente, a rivaleggiare con realtà quali New York, Tokyo e Londra. Business Bay nasce come un altro progetto che difficilmente avrà eguali nel mondo: 65.000 metri quadrati destinatia più di 240 edifici a torre, tutti con design e caratteristiche uniche e innovative, troviamo infatti la Business Bay Tower, a forma di cuneo con una superficie crescente con l’aumentare della costruzione, la Prism Tower a forma di prisma con un eliporto in cima, la Iris Bay Tower a forma ovale come una luna crescente.
Business Bay si propone di essere una zona di libero scambio dopo il successo sperimentale del libero commercio sulla zona di Dubai Internet City e Dubai Media City. Creare le condizioni commerciali più favorevoli per attirare capitali e investimenti, multinazionali e organizzazioni internazionali. Le premesse ci sono tutte; inoltre essendo attrezzata con tutte le infrastrutture necessarie e con una posizione privilegiata con all’interno dell’area un porto, il Dubai Business Bay Port, copre tutti gli aspetti e si propone come infrastruttura dinamica e vitale, centro nevralgico del commercio negli Emirati Arabi Uniti.
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NAKHEEL TOWER
Non si sono ancora spenti gli echi del record raggiunto dal Burj Khalifa che già si pensa al prossimo record in altezza. La torre Nakheel Harbour & Tower nuovo prodigio architettonico dovrebbe essere pronta nel 2020. Raggiungerà l’altezza incredibile di 1400 metri (4593 piedi), e vanterà più di 200 piani. Il progetto dello studio inglese Woods Bagot, è concepito come una vera e propria gigantesca città verticale in cui potranno vivere e lavorare ben 15.000 abitanti.
L’imponente progetto nasce per dare forma e rimarcare le origini della città e della cultura islamica. Non una, ma ben quattro torri parallele unite tra di loro ogni 25 piani da un ponte, quasi dei “corridori nel cielo”, che lasciano in questo modo, il nucleo dell’edificio vuoto con fessure laterali verticali di chiara ispirazione ai modelli architettonici islamici delle torri delle moschee. Le fessure hanno anche una funzione tecnica, quella di attenuare l’effetto del vento a causa dell’altezza dell’edificio. Le quattro torri parallele rappresentano quattro quartieri con caratteristiche diverse e richiamano quattro grandi città islamiche del passato: il grande lungomare di Tangeri in Marocco, il porto di Alessandria d’Egitto, i ponti di Isfahan in Iran e i giardini di Alhambra in Spagna. Residenza, commercio, ricreazione, saranno alcune delle attività che è possibile svolgere all’interno di questo immenso edificio. Ma la complessità e dimensioni non hanno fatto dimenticare ai progettisti l’aspetto ambientale ed ecologico richiesto ad un edificio di moderna concezione. La Nakheel Harbour & Tower punta ad ottenere la certificazione LEED platinum utilizzando una vasta gamma di tecnologie verdi come il trattamento delle acqua nere, la raccolta delle acque piovane, il riutilizzo dell’acqua usata nelle prove antincendio, pannelli solari, turbine eoliche ed altre tecnologie.
Il basamento dell’edificio avrà una forma che, ancora una volta, richiamerà la simbologia dell’antica cultura islamica. Un immenso podio a forma di mezzaluna si avvolge fino ad immergersi nel canale arabo creando per la prima volta in assoluto, un porto all’interno di una città. In questo modo, si realizza la parte commerciale di questa piccola ma gigantesca città nella città.
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Il tempo impiegato per scrivere questa seconda parte su Dubai, per raccontare luci ed ombre, per far sognare (come ho sognato io) nel raccontare le impensabili meraviglie che si stanno pensando e costruendo in questa città, vi fa capire quale siano state le difficoltà nel selezionare i progetti. Molti dei quali sono rimasti solo grandiose idee sulla carta. La crisi economica ha smorzato lo slancio incredibile con cui questa metropoli cresceva. Ha ridimensionato la visione, ma non ha spento la capacità attrattiva e non ha spento i sogni di un’umanità che vede realizzarsi, in quell’angolo del pianeta, meraviglie e prodigi impensabili in altri luoghi. Ciò che salta all’occhio guardando Dubai è il contrasto tra tanta modernità e il tradizionalismo islamico della cultura di questo popolo. Si percepisce la formazione euro-americana di questa nuova generazione di reggenti, capaci di visioni illuminate e grande apertura mentale nei riguardi di tutte le culture. Dietro ogni ostentazione, c’è sempre il pensiero alle tradizioni, al ripetere antichi riti, a riscoprire l’appartenenza di questo popolo. Dubai è certamente eccessiva, dichiarandosi capitale del lusso, esplicita questa sua vocazione, ma per far ciò usa strumenti comunicativi trasversali, non dirompenti, ma ammalianti e coinvolgenti.
In pochissimo tempo si è ritagliata uno spazio nel panorama mondiale, una moderna Las Vegas che non usa però le sue luci per conquistare orde di giocatori, ma diversifica questi sforzi per attirare diverse forme di turismo e capitali al fine di garantirsi la sopravvivenza anche dopo che il petrolio avrà finito di costituire una forma incredibile di ricchezza. Da questo punto di vista Dubai si presenta come la formica e non come la cicala, parafrasando una nota fiaba, investendo sul proprio futuro, forse in alcuni casi in maniera eccessiva costruendo pian piano quello che la sta trasformando in un incredibile SOGNO.
Oggi è una data storica. L’SMS (Short Message System), in italiano “messaggino”, compie vent’anni. Infatti, fu proprio il 3 dicembre del 1992 che Neil Papworth un tecnico della Vodafone del regno unito lanciò il primo SMS con un sistema cellulare. Si trattava di un semplice messaggio di auguri che recitava “Merry Christmas”. Da quel momento in poi, la diffusione fu capillare e esplosiva e contribuì in maniera determinante alla consacrazione dei cellulari. Successo a cui ha contribuito anche Ericsson Telecomunication, la quale, con la standardizzazione del sistema GSM e la realizzazione della rete cellulare, ha contribuito a consolidare definitivamente.
Il messaggino, ha solcato questi 20 anni diventando uno strumento indispensabile e sempre più diffuso. Prima dagli adolescenti che lo hanno usato come strumento di comunicazione rapida (oggi soppiantato dai sistemi di instant messaging), poi da tutti noi, dalle Istituzioni pubbliche e private per comunicare rapidamente e a basso costo con cittadini, utenti, clienti. Oggi è uno strumento di modernizzazione e comunicazione essenziale nei paesi in via di sviluppo grazie anche all’attività di collaborazione con organizzazioni internazionali.
Molti pensano che presto possa andare in pensione, soppiantato da sistemi più moderni e attuali, capaci di inviare una moltitudine di media a costi ancora più bassi. Attraverso le connessioni internet, sia wi-fi che 3G, Whatsup, Skype, iMessage, Dropbox e tanti altri, forniscono connessione in tempo reale, possibilità di chat, archiviazione dati, connessioni multiutente che il vecchio SMS ovviamente non consente. Però difficilmente la semplicità, l’immediatezza e la facilità d’uso di questo strumento saranno sostituiti a breve da qualcos’altro.
Non ci resta per cui, augurare buon compleanno e una lunga e prosperosa vita all’SMS.
Da tempo, la sonda spaziale americana Curiosity, girovaga libera in esplorazione sulla superficie di Marte. Ma qualche giorno fa, lo scienziato John P. Grotzinger, leader del progetto Curiosity, in un’intervista alla radio americana Npr, si è lasciato sfuggire che, la sonda avrebbe fatto una scoperta di portata storica. E’ bastata questa semplice frase, in quanto lo scienziato non ha più detto nulla, per scatenare un tam tam mediatico e su internet con illazioni e ipotesi sulla grandiosa scoperta. E le parole di Charles Elachi, direttore del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, non hanno fatto altro che alimentare questa sete di curiosità. Elachi ha affermato che Curiosity potrebbe aver scoperto “molecole organiche e non biologiche”. La conferma a tutte queste supposizioni dovrebbe venire il 3 dicembre a San Francisco in occasione dell’incontro dell’American Geophysical Union.
Sicuramente la scoperta ha a che fare con il Sample Analysis at Mars, noto come SAM, cioè il braccio robotizzato della sonda con la quale Curiosity sta analizzando un minuscolo campione di sabbia raccolto sul terreno marziano. Il lavoro della sonda, iniziato il 9 novembre, non è ancora finito, ma la fantasia e la curiosità degli scienziati e degli appassionati del settore, ha iniziato a galoppare.
La scoperta di queste molecole organiche sul pianeta rosso, ha un’importanza storica, in quanto negli anni passati gli scienziati, erano convinti che su Marte potesse essere esistita la vita in virtù della presenza di queste molecole. Gli scienziati tentarono di dimostrare questa tesi attraverso i risultati raccolti dalla sonda Viking, ma questa ipotesi fu bocciata proprio perché non trovate, in quell’occasione, tracce di molecole biologiche. Curiosity, ha spiegato Elachi, non è dotato di strumenti idonei a trovare molecole di questo tipo, cioè composti a base di carbonio che, non provano l’esistenza della vita, ma senza di esse questa non può svilupparsi, almeno nel nostro modo di concepirla. Curiosity, comunque, ha la capacità di riconoscere queste molecole; e se così fosse, ribalterebbe in un colpo solo tutte le teorie che avevano bocciato l’ipotesi di vita su Marte.
Ad alimentare le attese e la curiosità ci si è messa pure la NASA attraverso il Jet Propulsion Laboratory che ha twittato il messaggio “La missione, finirà nei libri di storia“.
Restano comunque tantissime incognite. Lunedì 3 scopriremo insieme di cosa si tratta, anche se la cautela in questi casi è d’obbligo. Infatti, pare difficile che una sonda non attrezzata per analisi di laboratorio approfondite riesca a fornire risultati così sorprendenti su campioni raccolti in superficie. E’, invece, più attendibile trovare realmente resti organici più in profondità, formati presumibilmente in epoche più umide e con condizioni ambientali diverse. Ma per arrivare a questi livelli ci vorranno ancora parecchi mesi di lavoro per la piccola sonda “curiosa”.
Noi di educazionetecnica.com staremo attenti a quello che succederà domani e riferiremo su queste pagine.
Avevamo parlato qualche tempo fa (vedi IGZO il retina display di SHARP) della nuova tecnologia IGZO (Indio Gallio Ossido di Zinco) di Sharp. Ora, Sharp ha avviato la produzione degli schermi che utilizzano tale tecnologia con risoluzione 4K, vale a dire 3.840*2.160 pixel, quattro volte la definizione di uno schermo Full HD tradizionale. Questa tecnologia porta con se notevoli vantaggi: dallo spessore inferiore, quindi la possibilità di realizzare schermi più grandi con cornici più sottili, al risparmio energetico, infatti gli schermi IGZO consentono un notevole risparmio rispetto ai tradizionali LCD, nel contrasto e nell’angolo di visione e anche nella reattività, accendendosi molto più velocemente rispetto agli schermi tradizionali e nella rigenerazione dell’immagine. La produzione è iniziata con il PN-K321, uno schermo da 32”, che incorpora due porte HDMI, una DisplayPort, un ingresso cuffia, il supporto per il montaggio a muro, il tutto il soli 35 millimetri di spessore. Ovviamente il costo per ora è altissimo, circa 5000 dollari e la data di vendita (solo in Giappone) è quella di febbraio 2013. Lo schermo molto probabilmente sarà presentato alla fiera dell’elettronica CES di Las Vegas (vedi Apre a Las Vegas il C.E.S.).
La qualità del prodotto è tale da aver interessato addirittura la Apple che già pensa a questi nuovi schermi da inserire sui prossimi devices. Questa evenienza è molto probabile, visto che si vocifera da molte parti che Apple sia intervenuta economicamente in questi giorni per salvare la stessa Sharp dai grossi problemi economici derivanti dalla crisi mondiale.
Continuiamo a scoprire gli strumenti che ci potranno risultare utili per un uso professionale e evoluto di Word: gli STILI. Cosa sono? In pratica si tratta di una serie di caratteristiche di formattazione che assegnamo ad un testo ed a cui assegnamo un nome che le identifica. Per comprendere meglio di cosa si tratta, proviamo a fare un esempio.
Prendiamo ad esempio il I canto della Divina Commedia di Dante Alighieri:
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“.
Questo il testo “normale” di default. Assegnamo a questo testo, adesso, delle caratteristiche personali. Ad esempio, carattere ARIAL, dimensione 14 punti, corsivo e colore rosso. Il testo diverrà:
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“.
oppure, Comic Sans, 18 punti di altezza, grassetto e sottolineato:
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“.
Ricordiamoci, che la formattazione di un testo è importantissima, e va effettuata prima di iniziare a lavorare. Inoltre, le scelte che operiamo per le caratteristiche di impaginazione e del testo, vanno effettuate in relazione al risultato finale che ci proproniamo di raggiungere. Ad esempio, se debbo scrivere una poesia, la scelta del carattere, la spaziatura, l’interlinea ed ogni altro parametro (vedi WORD: FORMATTAZIONI), saranno profondamente diverse da quelle effettuate per la realizzazione di un libro o di una relazione.
Ma come facciamo a definire uno stile? E’ semplice; nel menu FORMATO, troveremo la voce STILE; cliccandovi sopra, si aprirà la finestra di dialogo nella quale troveremo tutti i parametri per definire un nuovo stile o modificarne uno esistente.
Ma esiste un metodo più rapido e semplice per creare un nuovo stile. Dobbiamo selezionare il PARAGRAFO (vedi WORD: FORMATTAZIONI) sul quale abbiamo applicato le scelte di formattazione che vogliamo diventino uno stile di riferimento per il documento. A questo punto spostiamo il mouse sulla casella dello stile nella barra degli strumenti (quella dove c’è scritto “Normale”), e cliccandovi sopra dobbiamo semplicemente digitare il nome che vogliamo attribuire allo stille creato, ad esempio “Mio Stile”. Da questo momento lo stile entrerà a far parte degli stili del documento e potrà essere selezionato quando ne abbiamo bisogno.
Quindi, potremo creare stili per ogni necessità: per il testo del documento, per i titoli dei capitoli, per le didascalie, per i titoletti dei sotto-capitoli, e così via. Fatto ciò inizieremo a scrivere il nostro documento a cui assegneremo gli stili creati, non preoccupandoci più della formattazione del documento o del suo testo. E questo già ci aiuta nel lavoro non dovendo ogni volta riassegnare i parametri di formattazione.
Ma, durante il lavoro ci accorgiamo che abbiamo necessità di cambiare alcuni di questi parametri. Normalmente avremmo dovuto selezionare manualmente tutto il testo a cui vogliamo cambiare le caratteristiche (ad esempio cambiare carattere da ARIAL 12 a TIMES 10). MA CON GLI STILI DIVENTA TUTTO PIU’ FACILE. Selezioniamo un qualunque paragrafo nel documento che abbiamo scritto e modifichiamo solo a questo il carattere come deciso sopra. Andiamo sulla casella dello stile nella barra degli strumenti e selezioniamo lo stile “Mio Stile”. A questo punto, Word rilevando una differenza tra “Mio Stile” registrato e il paragrafo modificato, chiederà all’utente “Ridefinire lo stile usando il testo selezionato come esempio?” Rispondendo “OK”, Word provvederà a modificare “tutti” i paragrafi formattati con “Mio Stile”, anche se questi sono centinaia, tutto in un istante. Come potete capire, gli STILI fanno un lavoro incredibile, perché possiamo permetterci di cambiare idea o di voler modificare il documento in qualunque momento, effettuano una sua modifica integrale in pochissimi istanti.
usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le 2 consegne delle schede sotto.
LINEE INCROCIATE 1
posizionando il foglio in verticale (ossia con il lato corto verso di noi) e i fori a sinistra, procediamo nel seguente modo:
è importante notare come queste schede di disegno siano un’evoluzione di un’altra scheda, quella sulle linee inclinate. Per cui bisognerà procedere nel seguente modo:
quindi procedere allo stesso modo, ma tracciando le linee nella direzione opposta;
otterrete così una griglia di linee perpendicolari tra di loro ma inclinate di 45°.
LINEE INCROCIATE 2
Ripeti la stessa procedura distanziando, questa volta, le linee solo di 1 quadratino. Otterrai una sequenza con il doppio delle linee rispetto alla consegna precedente.
procedere come per l’esercizio precedente fino ad aver riempito tutta l’area da disegno.
Scrivere con Word di Microsoft e creare un documento .DOC è abbastanza facile, tutti ci siamo cimentati ad usare almeno una volta il programma principe per la videoscrittura. Altra cosa, invece, è usare Word professionalmente per creare documenti complessi e articolati. Il vantaggio di usare un programma di video-scrittura, o un programma per computer in generale, è che questi debbono rendere facile e rapida qualunque operazione per quanto complessa. Word (parola in inglese) serve proprio a facilitare la scrittura, nel senso di aiutare nell’impaginazione, nello stile e soprattutto nella correzione dei testi. Per fare questo è dotato di strumenti evoluti ed è programmato per assistere l’utente durante il suo lavoro. Ma affinché Word risulti effettivamente utile siamo noi a dover conoscere e domare i suoi potenti strumenti. Scopriamone insieme qualcuno.
Per prima cosa dobbiamo conoscere come si chiamano i vari elementi che Word visualizza e in questo modo saremo in grado di riconoscerli, modificarli e utilizzarli con sicurezza. Iniziamo con l’osservare una normale pagina scritta e impaginata con Word; sotto ho inserito due immagini, una con la pagina appena detta, e accanto un’altra immagine che differenzia con i colori le diverse parti di cui si compone una sua pagina. Cliccate sulle immagini per ingrandirle:
Pagina in Word
Elementi della Pagina in Word
Analizziamole tutte, una per una:
CORPO DEL TESTO (azzurro) si tratta della vera e propria area di scrittura, lo spazio dove ci sarà consentito scrivere; questo spazio è delimitato dai MARGINI, spazi modificabili che creano un’area bianca attorno al testo come fossero una cornice.
All’interno del CORPO DEL TESTO, possiamo individuare diversi elementi che lo compongono:
TITOLO (blu scuro) si tratta di un elemento stilistico che si differenzia per carattere, dimensione, stile, perché descrive il significato dell’opera che stiamo scrivendo.
PARAGRAFO (blu chiaro) in Word, ogni porzione di testo racchiusa tra due punti a capo, prende il nome di paragrafo e non va confuso con i paragrafi di un libro che rappresentano, invece, parti più piccole all’interno di un capitolo.
Dove trovarlo: dal menu FORMATO, alla voce PARAGRAFO, si aprirà una finestra di dialogo che consentirà di impostare o modificare i diversi parametri di cui si compone.
IMMAGINE (viola) vale anche per ogni altro contenuto multimediale tipo video, audio, animazione. Per l’inserimento di questi contenuti abbiamo già visto la precedente lezione, WORD: SAPER SCEGLIERE E INSERIRE LE IMMAGINI. All’immagine può essere abbinata una DIDASCALIA.
DIDASCALIA (rosso) questa è il testo che descrive l’immagine. Può essere abbinata ad una etichetta per l’indicizzazione, ossia per poter essere inserita in un elenco delle immagini a fine documento.
Dove trovarlo: dal menu INSERISCI, alla voce DIDASCALIA, si aprirà una finestra di dialogo che consentirà di fissarne i parametri.
MARGINI (giallo) rappresentano i limiti entro i quali sarà inserito il testo del nostro scritto. I margini saranno sempre SUPERIORE, INFERIORE, DESTRO e SINISTRO.
Dove trovarlo: dal menu FORMATO, alla voce DOCUMENTO, si aprirà una finestra di dialogo che consentirà di inserire una dimensione per ogni margine. Bisogna ricordarsi che se si vuole rilegare il documento, il MARGINE SINISTRO dovrà essere maggiore, perché una parte del foglio servirà per la rilegatura e non sarà utilizzabile.
INTESTAZIONE e PIE’ DI PAGINA (verde) sono gli spazi in cui inserire informazioni in merito al nostro scritto. Ad esempio nell’intestazione visualizzata, si trovano informazioni sulla finalità dello scritto, l’autore e la sede di lavoro, mentre nel piè di pagina, si trova il titolo dell’opera e il contatore delle pagine con pagina visualizzata e numero di pagine totali del documento. Ciò non toglie che è possibile inserire qualunque genere di informazione, ricordandosi che queste saranno visibili in tutte le pagine del documento, quindi la scelta va fatta con oculatezza, mettendo in evidenza ciò che si vuole comunicare.
Dove trovarlo: dal menu VISUALIZZA, alla voce INTESTAZIONE E PIE’ DI PAGINA. Si evidenzieranno sulla pagine le aree interessate, mentre per definirne l’altezza, ciò è possibile attraverso la stessa finestra di dialogo del MARGINI.
Bisogna, inoltre, sapere che il testo si distribuisce sulla pagina in base a criteri che noi definiamo in fase iniziale. Il testo, infatti, in Word si può distribuire sulla pagina allineandosi sul margine sinistro (allineamento a sinistra), sul margine destro (allineamento a destra), al centro (allineamento centrato) o su entrambi i margini (allineamento giustificato).
Prima di cominciare il lavoro, vanno comunque indicati altri parametri attraverso i quali, Word, costruirà il nostro documento. Questi parametri sono: carattere (font), stile, dimensione, colore, interlinea.
La scelta di un carattere non può dipendere esclusivamente da ciò che ci piace, ma deve dipendere dalla finalità e dalle caratteristiche dell’opera che stiamo scrivendo. Per cui, ad esempio, se scrivo una poesia, essendo un testo breve e ricco di licenze, posso utilizzare un carattere con glifi o in stile corsivo, mentre se debbo scrivere una relazione, essendo un documento molto più lungo dovrò utilizzare un carattere semplice e distanziarlo con una interlinea maggiore per non stancare la vista del lettore. Gli stili standard che Word mette a disposizione sono: corsivo, grassetto, sottolineato, ma ciò non toglie che posso mischiare a piacimento questi tra loro, per cui avrò un corsivo sottolineato, oppure un grassetto in corsivo. Possiamo mischiarli come vogliamo e possiamo anche variarne il colore, per cui un testo può essere evidenziato colorandolo di rosso ad esempio. L’interlinea ci consente di distanziare le righe tra di loro e possiamo modificarne il valore attraverso la stessa palette del comando PARAGRAFO.
IMPORTANTE: tutti questi parametri vanno fissati prima di iniziare a scrivere. Perderete un po’ di tempo all’inizio, ma vi assicuro che in seguito ne risparmierete proprio tanto e scopriremo perché.
Quante volte ci siamo trovati nei guai perché abbiamo forato uno pneumatico? “Dov’è il crick? Come faccio ora a cambiare la gomma? Avrei fatto bene a restare a casa oggi“. Queste alcune delle frasi che ognuno di noi almeno una volta ha pronunciato quando si è trovato in questa situazione. Ma pare che tra poco tutto ciò sarà un ricordo. Dal Giappone e in particolare dalla multinazionale degli pneumatici Bridgestone, si sta lavorando ad AirFree, un concept del “non-pneumatico” che dovrebbe risolvere i problemi delle gomme sgonfie.
In pratica si tratta di un’ingegnosa struttura a raggi, capace di sostenere il peso dell’autovettura e delle sollecitazioni durante la corsa, ricoperta di un particolare tipo di gomma come battistrada. Lo scopo di questo progetto, però è molto più ambizioso. Infatti, l’intero insieme di elementi che costituiscono l’AirFree sono al 100% eco, nel senso che tutti i componenti sono totalmente riciclabili. Sia l’acciaio, che la gomma che la plastica usata per i cerchioni sono totalmente riutilizzabili. AirFree, potrebbe vedere la luce già nel 2015 e sostituire piano piano i vecchi e inquinanti pneumatici. La cosa che rende inoltre questi unici gli AirFree, è che i copriruota in plastica sono stampabili, per cui chiunque potrà far stampare sul fianco delle proprie ruote l’immagine che vuole e cambiarla a proprio piacimento ogni qual volta lo desidera, ovviamente dal gommista.
Infine, dei sensori sistemati sotto lo pneumatico, trasmetteranno al conducente tutte le informazioni sul percorso per rendere l’esperienza di guida serena e sicura. Tali sensori, inoltre, trasmetteranno queste informazioni agli altri veicoli vicini in modo da realizzare una rete di sicurezza della guida.
Internet, la connessione wi-fi, la necessità di restare sempre in collegamento con il mondo, sembrano oggi diventati un imperativo per tutti, qualcuno addirittura non riesce a farne a meno, ma fino ad oggi c’era un posto dove ciò non era possibile e oltre a dover smettere di fumare, ci veniva imposta una disconnessione dal mondo della rete…fino ad oggi. Quel luogo, come molti di voi avranno intuito, sono gli aeroplani di qualunque compagnia aerea. Infatti, le possibili interferenze dei nostri dispositivi digitali, con la sofisticatissima strumentazione di bordo degli aeroplani ha consigliato per motivi di sicurezza, lo spegnimento preventivo di ogni possibile devices digitale. Ma pare che questo limite stia per cadere; la società americana Gogo Inflight Internet ha messo a punto un sistema di reti wireless in volo con tecnologia ATG-4 (Air-To-Ground) che verrà installata inizialmente sui voli di tre compagnie aeree americane: Delta, US Airways e Virgin America.
La tecnologia sviluppata da Gogo, offre una velocità di picco di 9,8 Mbps maggiore degli attuali sistemi di trasmissione che hanno una velocità di 3,1 Mbps. La maggiore velocità è raggiunta attraverso l’applicazione di due antenne direzionali, una su ciascun lato dell’aereo e di un modem doppio che va ad aggiungersi alla tecnologia EV-DO Rev.B, usata per la trasmissione senza fili attraverso i segnali radio. Per garantire il funzionamento del servizio, bisognava aggiornare anche i ripetitori e le antenne di terra e la Gogo ha già aggiornato i suoi 150 ripetitori di terra. Dopo quest’inizio, si prevede che la Gogo installerà questa nuova tecnologia su centinaia di aerei entro la fine del prossimo anno di compagnie non solo americane.
Il lato negativo di tutto ciò, è l’aumento dei prezzi dei voli che utilizzano questa tecnologia di circa 18$.
Vedremo se e quando questa novità tecnologica verrà adottata anche in Italia o sugli aerei che solcheranno i nostri cieli.