prof. Davide Betto

laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria; dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione. Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.

Mag 102012
 

I ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology a Cambridge negli Stati Uniti), hanno sviluppato un nuovo tipo di vetro caratterizzato da una superficie nanotextured capace di essere anti-appannamento, anti-riflesso e autopulente.

Immagine al microscopio

Questo prodigio si basa su un nuovo modello di fabbricazione; in pratica, la superficie del vetro è realizzata sovrapponendo diversi strati sottili, compreso uno strato di photoresist (usato in elettronica e nel campo delle nanotecnologie per la produzione di microchip) che viene inciso con un reticolo illuminato; le incisioni successive producono le forme coniche. Questo tipo di vetro è stato realizzato con una tessitura superficiale in grado di eliminare qualunque tipo di riflesso sulla sua superficie con il risultato che le gocce d’acqua rimbalzano, come piccole palle di gomma. La speranza dei ricercato, ora, è quella di riuscire a realizzare un processo produttivo a basso costo al fine di poterlo utilizzare nei prossimi dispositivi digitali, quali smartphone, televisori, dispositivi ottici, pannelli solari, vetri di automobili e anche come vetri per gli edifici.

Come le nanostrutture eliminano la riflessione della luce

Questa immagine mostra come le nanotexture eliminano i riflessi di luce. A sinistra un raggio di luce viene parzialmente riflesso da un  vetro normale (circa il 6 % della luce viene riflessa). A destra, si vede come un raggio di luce interagisce con una superficie di vetro nanotextured. Ad ogni riflessione del raggio tra le nanotexture si riduce l’intensità del raggio riflesso di circa il 6%; per cui, ogni rimbalzo vedrà ridotta drasticamente la quantità di luce riflessa. Il risultato è che la luce praticamente non viene riflessa dalle nanotexture.

Come le nanostrutture eliminano la gocce d’acqua

La figura a sinistra mostra come una goccia d’acqua si diffonda su una superficie di vetro normale. Quella a destra, invece, mostra come quando una goccia d’acqua colpisce i coni delle nanotextures, solo una minima parte del vetro viene ricoperta dall’acqua. Le nanotextures, riducono la diffusione superficiale dell’acqua di circa dieci volte. La goccia diventa sferica e viene respinta dalla superficie. Dal contatto con la superficie, l’acqua raccoglie anche la polvere sospesa in prossimità o sopra le parti superiori dei coni perché non può penetrare gli spazi molto piccoli che separano i coni uno dall’altro.

Pare che uno dei produttori interessati al progetto del MIT, sia proprio la Apple Computer, la quale potrebbe utilizzarlo nell’iPad, nell’iPhone e nell’iPod Touch, tutti dispositivi touch-screen. L’idea è quella di realizzare dispositivi che non solo annullano i riflessi rendendo perfetta la visone delle immagini in qualunque condizione di luce, ma anche di resistere alla contaminazione del sudore. Da tempo, infatti, si vocifera che Apple si appresti a lanciare un iMac di nuova generazione con display anti-riflesso.

Apple iMAC

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Mag 072012
 

Grandi novità nel campo delle memorie all’Università Johns Hopkins di Baltimora, i ricercatori sono riusciti a cambiare le proprietà di elementi utilizzati nelle memorie a cambiamento di fase. Questa innovazione potrebbe portare in breve tempo ad un sistema per la creazione di supporti più rapidi, più capienti e più risparmiosi.

APPROFONDIMENTO – Le memorie a cambiamento di fase sono memorie a stato solido, il cui materiale standard è una lega di Germanio (Ge), Antimonio (Sb) e Tellurio (Te) chiamata GST. Questa lega, ha la proprietà di cambiare fase (cristallina o amorfa) in modo reversibile e controllato per mezzo di una corrente che la attraversa; il passaggio di questa corrente, riscalda il GST inducendo il cambiamento di fase.

Questa tecnologia è già vecchia di trent’anni, ma grazie alle scoperte dei ricercatori della Johns Hopkins, potrebbe conoscere una nuova giovinezza e espansioni impensabili fino a qualche tempo fa. La possibilità di controllare sulla materia questi cambiamenti di fase, già sperimentati su supporti ottici quali CD e DVD riscrivibili, può consentire di ottenere supporti ad alta densità capaci di memorizzare molti più dati, in maniera decisamente più rapida e duratura di quelli attuali. Anche queste memorie sono soggette a usura, ma possono sopportare fino 10 milioni di cicli di scrittura contro i 100.000 degli attuali sistemi di memorizzazione flash. Tra i big impegnati in questo settore IBM e Intel.

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Mag 012012
 
La forza di un popolo si vede dalla capacità di rialzarsi dopo una grande sconfitta, e gli Stati Uniti sono proprio l’emblema di questa rinascita. Distrutti dalla più grave sciagura di tutti i tempi, questo popolo e questa città hanno saputo rialzarsi e reagire a ciò che li ha travolti. A quasi undici anni da quel giorno, un nuovo emblema tecnologico svetta, modificando profondamente lo skyline di New York City. Ebbene si, questa notte il cantiere della Freedom Tower, il progetto per realizzare un grattacielo alto 1776 piedi, ha superato l’Empire State Building, rimasto suo malgrado l’edificio più alto di NYC fino ad oggi, diventando il grattacielo più alto di Manhattan. L’1 World Trade Center, questo il nome ufficiale della torre, con la realizzazione di uno dei pilastri d’acciaio al centesimo piano, ha raggiunto quota 387,4 metri, sei in più dell’Empire. A questo ritmo di crescita, in un paio di mesi, la torre raggiungerà i 416,96 metri, l’altezza delle Twin Towers, distrutte dagli attentati dell’11 settembre 2001, per poi superarle fino ad arrivare alla quota finale di 541,32 metri. L’edificio, che presto diverrà il più alto degli Stati uniti superando anche la Sears Tower di Chicago, aveva già da tempo superato gli altri giganti della città, ossia  la Bank of America Tower e il Chrysler BuildingL’altezza finale di 1776 piedi, pari a 541 metri non è casuale; tale altezza è stata scelta poiché nel 1776 l’America raggiunse l’indipendenza; questo aggiunge un altro significato simbolico ai già tanti che circondano la costruzione di questo edificio in quest’area di Manhattan.

I lavori dovrebbero concludersi nel 2014 e costeranno circa 4 miliardi di dollari 2 in più di quelli inizialmente stanziati.

 

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GALLERIA IMMAGINI

 

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Apr 302012
 

Quando si parla di tecnologia, il più delle volte non si può fare a meno di parlare di coloro che la fanno. E in questa epoca, dopo la scomparsa di Steve Jobs, parte della sua grande eredità è stata lasciata nelle mani di un suo fidato collaboratore, nonché vide presidente del settore design industriale di Apple inc., Jonathan Ive. Ne parliamo, perché in questi giorni, in Inghilterra, si è svolto l’UK Intellectual Propriety Office, concorso che ha come scopo quello di premiare i cosiddetti innovatori, cioè coloro che hanno raggiunto la fama attraverso la creazione e lo sviluppo di prodotti innovativi, sia nel design che nell’uso, diventando veri e propri strumenti della quotidianità sociale mondiale. Ebbene, Jonathan Ive, durante il World Intellectual Property Day 2012, è stato insignito, con larghissimo consenso, del premio British Visionary Innovator. Per capire la portata di tale premio basti pensare che concorrevano calibri del tipo Tim Berners-Lee (inventore del www World Wide Web) e J.K. Rowling (autrice di Henry Potter).

Per chi non sapesse chi è Jonathan Ive, ricordo alcuni passi del suo prestigioso curriculum. Jonathan è nato a Chingford in Inghilterra ed è un designer, noto per aver disegnato oggetti come l’iMac, iPod, iPhone e altri oggetti di culto della Apple. Ricordo, inoltre, che Ive è stato insignito con il titolo di KBE, ossia Cavaliere Comandante dell’Impero Britannico da sua maestà la regina Elisabetta II d’Inghilterra. Ha iniziato la sua carriera in Apple nel 1992 e dal ’97 dirige il reparto di Design industriale.

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Apr 242012
 

L’uomo ha sempre cercato di comunicare, escogitando sempre nuovi metodi e trovato soluzioni che rendessero questo processo, più rapido, meno costoso e più duraturo. Il mezzo individuato è quello che oggi chiamiamo con il termine scrittura. Il primo segno tangibile di questo processo, lo troviamo nelle scene incise sulle rocce; rappresentazioni di vita quotidiana o scene di caccia, un primordiale metodo basato sull’abrasione attraverso punta a scalpello di una roccia più tenera. Ma l’esigenza di comunicare era intrinseca nell’uomo, per cui gli studiosi sono d’accordo sul fatto che la scrittura si sviluppò contemporaneamente in più parti del mondo, dalla Mesopotamia all’antico Egitto. E’, infatti, da attribuire a loro il primo vero linguaggio di comunicazione scritto, attraverso quelli che oggi conosciamo come geroglifici, ossia complessi ideogrammi che racchiudono in se non solo una parola ma anche un’intera scena. Ed è sempre a loro che si attribuisce il primo strumento atto a scrivere, cioè la penna. Si trattava essenzialmente di una cannuccia o una penna di volatile (penna d’oca) inzuppata in inchiostro di origine animale (inchiostro di seppia) o vegetale (inchiostro ferrogallico e inchiostro cinese, noto come inchiostro di china). Questa cannuccia, intinta in questa sostanza gommosa permetteva agli scribi egizi di tracciare i geroglifici sui fogli di papiro. Il suo nome era calamo e veniva incisa obliquamente per consentire all’inchiostro di scorrere in modo uniforme.

Gli scolari romani, per evitare di sprecare la costosissima pergamena, scrivevano incidendo con uno stilo appuntito tavolette di legno spalmate di cera. Già nel mondo antico romano erano in uso tiralinee in metallo, con estremità appuntita e ripiegata a V, nella quale si poneva l’inchiostro; la maggiore resistenza del metallo garantiva stabilità allo spessore della linea tracciata. I loro lunghi esercizi di scrittura potevano essere cancellati rinnovando la cera della tavoletta, maneggevole quanto quanto una piccola lavagna.

Dal XVII secolo si iniziarono a vedere sulle penne d’oca i primi pennini, dato che a lungo andare l’asta della penna d’oca si consumava e bisognava tagliarla e poi cambiare penna, si incominciò a inserire sulla punta della penna una copertura in metallo con un taglietto centrale verticale, il pennino appunto.
Le prime ad utilizzarli furono le religiose di Port Royal, alla fine del 1600, che usavano pennini di rame che fabbricavano da sé. Si svilupparono poco all’inizio perchè erano molto costosi e fatti a mano. Essi erano montanti su cannucce di legno che sostituivano le penne d’oca.
Con la rivoluzione industriale nacquero i pennini fatti in serie. L’inglese Gillot, che aveva studiato presso il coltellinaio Skinner, intorno al 1820, apprendendo l’arte della fusione, della tempra e della laminazione dei metalli, trovò un modo per produrre questi pennini con prezzi di molto inferiori e con una elevata qualità tecnica. Questo avvio di produzione industriale, favorì la diffusione su larga scala dapprima in Europa e poi nel resto del mondo. Il pennino, montato su di una cannula in legno o su una penna d’oca, doveva essere intinta in un calamaio contenente inchiostro. Per cui la produzione di pennini sarà, almeno in questa fase iniziale, accompagnata dalla produzione di contenitori realizzati in metallo o altro materiale, impreziosite da serigrafie, intarsi, colori e disegni.
Dalla penna e calamaio alla stilografica il passo è breve. A fine ‘800, nasce appunto la penna stilografica, che ricalca la tecnica del pennino, ma include in se stessa dentro l’astuccio, l’inchiostro necessario alla scrittura eliminando di fatto il supporto esterno del calamaio.

Dal 1930, l’evoluzione tecnica della stilografica fa la sua comparsa sul panorama mondiale. Il graphos con pennini intercambiabili e corpo con serbatoio d’inchiostro. Ma la difficoltà a tenere puliti i pennini, fa in modo che si cerchi una soluzione: questa è il rapidograph (nel 1952, prima a serbatoio e poi con cartuccia rimovibile) a cui seguiranno altre evoluzioni di penne tecniche specifiche. Ancora oggi, il rapidograph rappresenta un’eccellenza nel campo della grafica. Questo strumento si è evoluto pur mantenendo le stesse caratteristiche di base della sua comparsa. E oggi, nell’era dei computer, si evolve diventando uno strumento in grado di scrivere ad altissima velocità, con enorme precisione e autopulente. Ma come ogni strumento tecnico, nasce, si sviluppa lungo un arco tempo più o meno lungo, ed è soggetto ad un inevitabile declino, superato da altri strumenti tecnicamente più avanzati. Il rapidograph, sta lasciando il campo alle testine di stampanti e plotter che depositando migliaia di microgocce di inchiostro liquido sulla carta tracciando segni di assoluta precisione in tempi decisamente inferiori.

BIC, QUANDO SI PARLA DI PENNA

In quest’epoca, in cui il digitale la fa da padrona, in cui cellulari e tablets hanno sostituito la penna per scrivere e a volte la parola per dialogare, ancora delle vecchie penne qualcosa resiste. E non parlo di prestigiose stilografiche o penne d’oca con tanto di calamaio, ma di un semplice, trasparente, insignificante contenitore di plastica. Sto parlando ovviamente della penna BIC, compagna di tutti almeno una volta nella vita, strumento di scrittura sempre disponibile in ogni astuccio scolastico che si rispetti. La penna BIC ha attraversato le epoche, fatto moda, partecipato al nostro modo di vivere e ancor oggi, strumento di scrittura più utilizzato. Ma perché la penna “biro” si chiama BIC? Tutti l’abbiamo utilizzata, ma solo pochi conoscono il significato del suo nome. Forse proprio perché il suo nome si deve al suo scopritore come sempre capita per ogni invenzione? Scopriamolo.

La storia inizia dall’ungherese László József Bíró (1899-1985) a cui si deve l’invenzione della prima penna sfera chiamata appunto biro. Bíró, non sopportando più le macchie di inchiostro lasciate dalle penne stilografiche molto in uso a quell’epoca, osservando un gruppo di bambini che giocava a biglie, ebbe un’illuminazione: usare l’inchiostro delle rotative per la stampa dei giornali e inserire una piccola sfera metallica nella punta della penna per renderlo più fluido. Nel 1943 esce il suo brevetto e intorno agli anni ’50 ad opera del francese Marcel Bich (1914-1994) si riuscì a perfezionare tale invenzione. Bich, nel 1950 lancia Cristal, la prima penna a sfera frutto del suo lavoro. Il brand per pubblicizzarla, nasce togliendo al cognome di Bich la “h”, da cui BIC. La penna si diffonde molto rapidamente, prima in Francia e poi negli Stati Uniti (1958). Dagli anni ’70 in poi, il brand si arricchirà di altri oggetti, quali accendini, lamette ed altri accessori. In questi anni la produzione non si è mai fermata ed oggi sono state commercializzate oltre 100 miliardi di penne BIC, per un successo globale senza precedenti. La BIC, infatti, con il suo carattere temporaneo, usa e getta, ha in qualche modo anticipato e incarnato la nostra epoca, ha fatto proprio quel concetto di obsolescenza percepita che contraddistingue questi nostri tempi di consumismo.

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http://www.youtube.com/watch?v=cMddklZEJ5g&w=480&h=360&rel=0

 

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Apr 242012
 

A quanto pare il prossimo iPhone, la quinta incarnazione del cellulare di cupertino, avrà un nuovo schermo con spessore ridotto rispetto all’attuale. Tale previsione, peraltro molto probabile, è stata effettuata dall’analista Ming-Chi Kuo, il quale informa che Apple potrebbe utilizzare la nuova tecnologia in-cell per la realizzazione dello schermo, riducendo sensibilmente lo spessore di quello utilizzato negli Iphone 4 e 4S. Infatti, grazie a questa soluzione lo spessore si ridurrebbe da 2,98mm a soli 2,54mm. Grazie a questa tecnologia i sensori touch dello schermo non sono più sovrapposti bensì integrati nei filtri colori del pannello LCD o AMOLED impiegato dal costruttore. In questo modo, si può eliminare uno strato del display riducendone lo spessore e offrendo miglioramenti nella visualizzazione dei colori.

Apple, potrebbe, però, adottare altre soluzioni per ridurre ulteriormente lo spessore del suo smartphone. Innanzitutto utilizzare una batteria più sottile ma contestualmente più larga, questo senza adottare nuove tecnologie, e sostituendo il pannello posteriore in vetro dell’attuale iPhone, con uno in metallo. Apple, ha infatti acquisito qualche tempo fa una tecnologia brevettata dalla società Liquidmetal, una lega di nichel, titanio, rame e zirconio, particolarmente leggera, resistente ai graffi e alla corrosione e con un processo di realizzazione molto più semplice e meno costoso. Attualmente Apple ha già in uso il Liquidmetal, ma come sperimentazione in un accessorio, l’estrattore della SIM card.

L’uso di una o dell’altra tecnologia o di entrambe sembra molto probabile, proprio per fare in modo di poter competere a livello di spessore con altri smartphone venduti dalla concorrenza, soprattutto Android.

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Apr 232012
 

La ricerca per il risparmio e la durata delle batterie in dispositivi elettronici viene combattuta da più fronti. La Pixel QI, una società americana specializzata in display realizzati con tecnologie innovative finalizzate alla riduzione dei consumi, ha infatti portato a termine uno studio che sta per diventare realtà, cioè quello di schermi ad altissima risoluzione ma a bassissimo consumo elettrico. Infatti, una dei mafggiori problemi dei dispositivi elettronici attuali, dall’iPhone e l’iPad, è il consumo energetico dello schermo che mette a dura prova le batterie. Più alta è la capacità dello schermo maggiore sarà l’assorbimento di energia che questo mette in atto. La Pixel Qi ha, quindi, reso disponibile uno schermo che può competere con il superlativo Retina Display dell’iPAD 3 ma consumando una quantità di energia notevolmente inferiore, da due a quattro volte in meno.
Sul sito della stessa Pixel QI, viene annunciato lo schermo e vengono date le caratteristiche peculiari di questo nuovo display. Risoluzione di 2048X1536 (la stessa, appunto, di iPad 3), stessi contrasto, saturazione e angolo di visione. Pare sia disponibile anche un dispositivo con modalità a basso consumo che assorbirebbe un centesimo della corrente consumata dal display di iPad al picco massimo.
Nonostante le innovazioni che questo schermo porta con se, alcuni interrogativi rimangono circa la sua vendita e diffusione perché nel mercato, tutto dipende, si sa, dalla tempestività dell’uscita. Altri prodotti dello stesso genere, sono in dirittura di arrivo presso altre aziende concorrenti tra cui la Samsung coreana. Il nuovo schermo della Pixel QI fornisce a detta degli stessi produttori caratteristiche innovative tra cui il recupero della luce ambientale, detta transriflettività, che rendono lo schermo leggibile anche se colpito direttamente dalla luce del Sole.

Vedremo se questo prodotto diverrà il successore del retina display e chi eventualmente si aggiudicherà la possibilità di utilizzarlo nei propri dispositivi, oppure se invece questo straordinario prodotto non vedrà mai la luce come molte tecnologia sperimentate ma mai divenute prodotti commerciabili.

Apr 222012
 

Oggi, per la 42esima volta, si celebra in tutto il mondo l’EARTH DAY, ossia il giorno della salvaguardia del Pianeta. La manifestazione è patrocinata dalla FAO e dall’UNESCO e coinvolge circa 500 milioni di persone sparse in 175 paesi del mondo. Manifestazioni di ogni genere, per la raccolta fondi o per il semplice intrattenimento sono state organizzate in ogni angolo del mondo. L’Italia vede Napoli in primo piano con un concerto definito a chilometri zero, in quanto verrà ripreso in streaming in diretta su internet, quindi chi vorrà potrà vederlo sulla rete senza muoversi da casa. E’ prevista una raccolta fondi per realizzare pozzi d’acqua in Africa. Il concerto, che si svolgerà sul palco del Partenope di Napoli, vedrà la partecipazione tra gli altri della nazionale italiana cantanti, tra cui Enrico Ruggeri, Francesco Sarcina delle Vibrazioni, e la partecipazione come star internazionale di Anggun. La cantante indonesiana è stata scelta dalla FAO come ambasciatrice della buona volontà nella lotta alla fame nel mondo. Il concerto, come detto, sarà a chilometri zero, ma anche a impatto zero. Infatti, tutte le emissioni di co2 prodotte dal concerto, saranno compensate con la realizzazione di tredici chilometri quadrati di foreste in Costarica.

Tanti auguri TERRA.

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Apr 192012
 

TELECOM ha presentato a Torino la nuova cabina telefonica intelligente. Già nella forma è originale, consente di entrare al suo interno e telefonare protetti da una tettoia che porta, sulla parte sommitale, celle fotovoltaiche che le forniscono alimentazione. La nuova cabina consente, oltre le normali chiamate, tutta una serie di servizi che il digitale e la connessione ad alta velocità hanno reso possibili.All’interno ci troviamo di fronte ad un touchscreen che consente l’accesso a informazioni e servizi di pubblica utilità, turismo, mobilità, commercio, tempo libero, social network e servizi online per gli studenti del Politecnico di Torino. Avrà anche funzioni di hotspot wi-fi ed è realizzata per essere eco-sostenibile: infatti, oltre al pannello fotovoltaico, ospita una centralina per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico, un sistema di videosorveglianza collegabile alla sala controllo della Polizia Municipale. In vista della diffusione delle auto elettriche, sarà dotata di colonnine per la ricarica di bici e scooter elettrici.
Telecom, nell’era dei cellulari, rilancia l’idea della cabina telefonica, ma profondamente rinnovata e lancia un concorso sul sito www.cabinaintelligente.telecomitalia.com con il quale ricerca nuove idee proposte da studenti, utenti web, sviluppatori o semplici interessati.  La prima cabina telefonica era stata installata da Telecom 60 anni fa in piazza San Babila a Milano e con questo concept, si propone di fornire uno strumento antico ma evoluto al contempo, in grado di raccogliere vecchie e nuove esigenze di comunicazione.

Questo test durerà per tutto il 2012 estendendo il progetto anche in altre realtò italiane e sarà realizzato in collaborazione con il Politecnico della città piemontese come sponsor e centro di ricerca. Vedremo cosa produrrà questo esperimento: la rinascita o la definitiva fine della cabina telefonica.

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Apr 182012
 

La concorrenza del Kindle di Amazon si fa agguerrita e Apple risponde. Infatti, pare che la casa di Cupertino stia valutando l’opportunità di far uscire un iPAD3 mini, ossia con dimensioni, peso e costo ridotti proprio per entrare in competizione con il segmento di mercato in cui il tablet di Amazon sta riscuotendo successo. La data presunta potrebbe essere il mese di settembre, ma tutto è avvolto nel mistero. Da circa un anno gli analisti hanno previsto il lancio di questo fantomatico tablet targato Apple, ma nulla è trapelato fino ad ora. Le ultime notizie giungono da un sito di news cinese, molto vicino ai centri di produzione della Apple in questo paese. Le indiscrezioni, in questo caso non solo parlano di lancio entro l’autunno, ma addirittura arrivano a ipotizzare il quantitativo di tablet già in produzione; pare siano 6 milioni di pezzi. La produzione sarebbe affidata al partner di sempre, la Foxconn oltre alla Pegatron sempre in Cina. Il costo ipotizzato andrebbe dalla versione base di 249$ a quella più alta di 299$. La mossa potrebbe essere effettuata proprio per eliminare la forte concorrenza che si sta generando dal basso in un segmento, quello dei tablets, dove Apple domina incontrastata il mercato.

Se le indiscrezioni dai vari siti di blog su internet non dovessero bastare, dall’inizio di questo mese anche John Gruber blogger statunitense ben collegato con Cupertino, ha confermato l’esistenza del famigerato iPAD mini con schermo da 7,85″ sotto forma di prototipo. La dimensione insolita di questo schermo, potrebbe essere realistica, perché la risoluzione consentirebbe di utilizzare tutte la Apps sviluppate per l’iPAD2 e iPAD3 senza dover riprogrammare nulla.

Staremo a vedere come al solito cosa avverrà realmente.

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Apr 162012
 

Pare esista un accordo segreto tra Sharp, il colosso giapponese degli schermi e Apple per la produzione di un nuovo tipo di schermo basato su di una tecnologia molto avanzata basata su ossido di zinco, indio e gallio denominata IZGO. La Sharp pare abbia iniziato la produzione negli stabilimenti avanzatissimi di Kameyama, e pare che Apple abbia contribuito e non poco alla realizzazione degli stabilimenti e della catena di montaggio attraverso un finanziamento di circa un miliardo di dollari. La nuova tecnologia IZGO utilizza il silicio amorfo (a-Si) al posto del TFT (Thin-Film Transistor) attualmente utilizzato per la realizzazione della maggior parte degli schermi in circolazione. I motivi di tanto interesse, dipendo dai vantaggi intrinseci di questa nuova tecnologia: elevata risoluzione, consumo ridotto, costo di produzione inferiore. Tre i tipi di display inizialmente previsti: 32” con risoluzione 3840×2160 a 140 ppi, 10” con risoluzione 2560×1660 a 300 ppi, 7” con risoluzione 800×1280 pixel a 217 ppi.
E’ stato da poco annunciato un accordo tra Foxconn e Sharp. Si sa, che Foxconn è il principale costruttore per conto di Apple e dipende sempre più da Cupertino che ne determina scelte e strategie. Considerando che Sharp è leader a livello mondiale nella tecnologia dei cristalli liquidi e in quella digitale applicata all’elettronica vedremo cosa questa presunta collaborazione potrà portare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Apr 142012
 

Innovazione, innovazione, innovazione. Sembra questo lo slogan che campeggiava al C.E.S. di Las Vegas da poco conclusosi. In attesa della Apple TV, che dovrebbe rivoluzionare il modo di guardare la televisione secondo la visione di Jobs, le grandi case sono in piena competizione per conquistare il salotto della case mondiali. Tante tecnologie per definire i nuovi standards delle prossime TV; Samsung, Sony, Panasonic, Toshiba, Sharp sono al lavoro per vincere questa competizione, chi si aggiudicherà questa corsa? 3D senza occhialini, comandi vocali o con gestures, connessione con i social network, internet ad alta velocità gli ingredienti per realizzare il televisore del terzo millennio. Vediamo cosa bolle in pentola e cosa diventerà, per noi, indispensabile nei prossimi dispositivi di intrattenimento casalingo.

Samsung ES8000

SAMSUNG – Il gigante coreano presenta il primo televisore interattivo del mercato. L’ES8000 è un TV LED 3D comandabile a voce o a gesti. Un software collegato ad una telecamera posta frontalmente sullo schermo,  riconosce i gesti delle braccia e del polso di chi è posto difronte allo schermo. Il riconoscimento vocale è ancora allo stato embrionale e necessita miglioramenti. La telecamera frontale permette il riconoscimento facciale e funge da chiave di accesso per entrare nei social network. Un apposito slot posteriore rende questo TV aggiornabilinni futuro per risentire di meno della vetustà tecnologica.

LG LM9600

LG – Intrattenimento e interattività sono gli elementi su cui punta con il suo LM960V. Il TV è comandabile si vocalmente che con le gestures. Il telecomando funge da microfono e con la Magic Gesture i movimenti del polso e del braccio diventano comandi per cambiare canale, spegnere, accendere e altre funzioni programmabili. Inoltre, la funzione Dual Play è una funzione specificatamente studiata per gli incalliti dei videogames.

Toshiba ZL2

TOSHIBA – altissima risoluzione e 3D senza occhialini. L’LZ2 è il primo televisore con schermo 3D che non richiede l’uso di occhialini. Un particolare pannello dotato di sensori orientabili, segue il volto degli utenti per mantenere l’effetto stereoscopico. Inoltre, la tecnologia 4K innalza la risoluzione di 4 volte rispetto ai normali schermi HD, realizzando una definizione e un contrasto senza confronti.

Sony Bravia Crystal Led

SONY – il colosso giapponese, punta invece sul design, sul 3D, sulla connessione wi-fi, sull’accesso ai social network ed a Skype e, infine, alla piattaforma di intrattenimento della Playstation, la Sony Entertainment network. Questo TV presenta una novità assoluta: infatti non è un OLED ne un LED TV, ma un CRYSTAL LED. Questo lo rende unico. Gli altri schermi, sono retroilluminati da LED, mentre nel Crystal ogni pixel è costituito da LED che contengono al loro interno altri tre elementi LED. Risultato? Nero assoluto e profondità dei colori elevatissima.

Panasonic VT50

PANASONIC – la casa giapponese si afferma sempre di più come la regina per i televisori con tecnologia al plasma. Il VT50 sarà commercializzato in due formati, 55″ e 65″; tutti i modelli integreranno il pannello Infinite Black Ultra che permette di ottenere neri più profondi della “vecchia” NeoPDP, convertitore 2D/3D, certificazione THX, telaio ultrasottile (22mm) e materiali pregiati come vetro e metallo.

Sharp 208k20tv

SHARP – qui si punta sulla dimensione. Grandi, anzi grandissimi schermi cinema. 80 pollici per un’esperienza incredibilmente realistica. Tecnologia 4K per valori di risoluzione quattro volte superiori all’HD, profondità dei colori che sfidano la natura. Design ultraslim e tecnologia a LED ma soprattutto “green”. L’80 pollici è certificato classe A++.

Chi sarà il campione? Sony, Samsung, Sharp oppure un terzo incomodo come Apple interverrà a rompere gli equilibri di un mercato sempre più agguerrito e dinamico. Solo il tempo potrà darci una risposta.

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Apr 132012
 

LA STORIA

La tecnica denominata Float Glass o vetro galleggiante, rappresenta il procedimento che viene utilizzato industrialmente, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, per la produzione di vetro piano (o in lastre) sostituendo il precedente metodo della tiratura. Prima del float glass, infatti la realizzazione di lastre piane avveniva attraverso un procedimento molto costoso che, consisteva nel realizzare la lastra per colata, estrusione o laminazione e le superfici, di conseguenza, non avevano le facce otticamente parallele, dando origine alle caratteristiche aberrazioni visive. Il parallelismo veniva ottenuto successivamente attraverso un’operazione di lucidatura meccanica, con un notevole aumento dei costi.

Vetro tirato

Grazie ad Alastair Pilkington e a Kenneth Bickerstaff, fu sviluppato con successo il primo metodo commerciale per la fabbricazione di vetro piano di alta qualità a basso costo, quello che oggi è chiamato Vetro float. Il tentativo di Pilkington era quello di trovare un modo per lisciare il vetro su entrambe le superfici senza ricorrere a costosissime operazioni di molatura meccanica. L’intuizione fu quella di far galleggiare il vetro fuso su un bagno di stagno fuso. Il vetro galleggiando forma una superficie liscia su entrambi i lati.

IL PROCEDIMENTO

Impianto per la produzione del vetro float

In questo processo, la pasta vitrea, proveniente dal crogiolo alla temperatura di 1100 °C, assume forma perfettamente piana in un forno a tunnel la cui base è formata da un letto di 7cm di stagno fuso. In questo forno, l’atmosfera è ricca di azoto e idrogeno, il cui scopo è evitare che il vetro durante la cottura e il successivo raffreddamento si ossidi. Ma vediamo quali sono le fasi principali di questo metodo.

Inizialmente, vengono caricate nel forno le materie prime:

  • UN VETRIFICANTE – sabbia silicea (70/74%);
  • UNO STABILIZZANTE – carbonato di calcio (12/13%);
  • UN FONDENTE – solfato di sodio (12/13%).

In questa zona di ingresso, il controllo della temperatura è importantissimo. Termometri a raggi infrarossi controllano che questa si mantenga all’interno di valori precisi, al fine di evitare di deteriorare rapidamente le termocoppie di cottura del forno (date le alte temperature operative).

La miscela di materie prime, opportunamente dosate in un silo, attraverso un nastro trasportatore giunge alla fornace di fusione, dotata di 5 camere, dove questa, viene portata alla temperatura di circa 1300 °C.

Uscendo dalla fornace di fusione, il vetro ormai fuso viene portato nella sala di galleggiamento dove viene versato su una superficie di stagno fuso, alla temperatura di circa 1000 °C. Il vetro che, a questa  temperatura è molto viscoso e lo stagno che invece è molto fluido non si mischiano e la superficie di contatto tra i due elementi risulta piana e liscia. Il vetro forma così un nastro di circa 3 metri di larghezza, con uno spessore che può esser fatto variare da 2 a 19 mm. Lo stagno leviga la superficie inferiore del vetro per contatto diretto, mentre la parte superiore si appiattisce per gravità essendo ancora allo stato semifuso. Lo spessore del nastro di vetro float è determinato dalla velocità di rotazione dei rulli, detti top, situati ai bordi della vasca. Un rallentamento dei top determina una stesura del vetro liquido a minore velocità e la formazione di un nastro di vetro di maggiore spessore.

Alla fine di quest’ultima fase, la temperatura del vetro è di circa 600 °C ed entra, ormai allo stato solido, in una camera di ricottura passando su una serie di rulli. Questa fase del processo, serve a modificare le tensioni interne facendo in modo che il nastro di vetro, reso assolutamente piano, possa essere tagliato in lastre senza problemi. Viene quindi sollevato e posto in un tunnel di raffreddamento.

Segue la fase di taglio trasversale del vetro in lastre (in genere di 6m di lunghezza) e un ulteriore taglio longitudinale per rimuovere le tracce dei rulli. Le lastre di vetro Float sono disponibili solo negli spessori di 2, 3, 4, 5, 6, 8, 10, 12, 15 e 19 mm e in due versioni: normale, con la sua caratteristica leggera colorazione tendente al verde, ed extrachiaro, praticamente incolore e molto più costoso.

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http://www.youtube.com/watch?v=w3g3LF-7YFE&w=480&h=360&rel=0

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