laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria;
dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione.
Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.
Sogno o realtà. Forse tutti e due insieme. Dubai, la capitale di uno dei sette emirati arabi, è divenuta in pochissimo tempo una delle mete turistiche più ambite e ricercate al mondo. Tutti i tour operator, propongono la città dei sogni nei loro cataloghi, una quantità smodata di alberghi fornisce al turista ogni forma di comfort e ogni tipo di divertimento. L’illuminata visione dei propri emiri, formati nelle più grandi università del mondo occidentale, hanno trasformato una piccola città dispersa negli aridi deserti di quella parte del pianeta, nella più dinamica, sfrontata, caleidoscopica città del mondo intero. Paragonata più volte a New York City, non tende a imitarla, bensì a superarla. Questa città sembra in competizione con tutti ma soprattutto, oggi, con se stessa avendo superato con slancio ogni records con il quale si è confrontata. Alberghi maestosi, ponti avveniristici, grattacieli infiniti, conquista del mare con isole artificiali da sogno, piste da sci nel deserto, centri commerciali smisurati. Tutto a Dubai è pensato in grande, anzi grandissimo. In pochissimo tempo questa frenetica ed esotica città, si è trasformata nella mecca del turismo di lusso ma soprattutto dell’architettura contemporanea. Oggi, Dubai, è proprio sinonimo di architettura come l’Italia lo è stata per il passato e Manhattan nell’ultimo secolo. Gli architetti e gli studi di progettazione fanno a gara per proporre idee ardite a emiri dagli insaziabili appetiti, lungimiranti visionari, capaci di proiettare il loro paese verso orizzonti appena trent’anni fa inimmaginabili. Ma per Dubai le parole non sono sufficienti a descriverla; le immagini delle sue meraviglie possono solo in parte colmare questo gap. Solo girando per le sue strade, attraversando il Creek in Abra, respirando gli speziati odori del suo antico Suk, possiamo sentirci parte di questa epocale trasformazione. Amata o odiata, Dubai è sempre più il luogo deputato in cui tecnologia e innovazione hanno trovato la propria dimora.
Vi invito a seguirmi in questo magico viaggio come moderni Sinbad alla scoperta della nuova Perla d’Oriente: signori e signore…
Raccontare di Dubai non è semplice. Pur avendola vista più volte, questa città non è mai uguale a se stessa. Un’infinità di cantieri modifica continuamente il suo skyline e la bussola dell’immediato futuro, punta decisamente verso ulteriori cambiamenti. Intere aeree sono soggette a progetti faraonici e opere grandiose come il Burj Khalifa, sono già li a dimostrare che questa città non è solo una raccolta di intenti, ma fa sul serio. La recente crisi economica ha in qualche modo rallentato questo sviluppo, proprio in virtù del fatto che, l’Emirato di Dubai, non basa la sua ricchezza sul petrolio. Ma con l’aiuto del vicino Emirato di Abu Dhabi, la città sta ricominciando a crescere e a sognare. Nuovi cantieri e nuove opere, prodigi della tecnologia, sono in realizzazione. Sulla base di questa continuità di trasformazione architettonica e tecnologica, ho deciso di raccontarvi Dubai fermando idealmente il tempo in questo momento storico; da qui vedremo Dubai tra presente e futuro, tra ciò che è realizzato e ciò che deve essere realizzato. Iniziamo con quanto già realizzato e buona lettura.
BURJ AL-ARAB
Non si può parlare di Dubai senza citare il suo simbolo per eccellenza, il sogno divenuto realtà, l’unico albergo a sette stelle sul pianeta. Sto parlando ovviamente di “Burj Al Arab” che in arabo significa “Torre dell’Arabia”. Considerata ormai da lungo tempo il simbolo stesso della ricchezza, opulenza e fasto di Dubai, Burj al Arab è stato costruito su di una isola artificiale nei pressi della spiaggia di Jumeirah a 280 metri dalla costa. L’isola è stata collegata alla terra ferma con un ponte per il passaggio delle auto e degli ospiti. Il progettista, Tom Wright, esperto navigatore e appassionato di vela, si è ispirato per la realizzazione di quest’edificio, alle vele delle imbarcazioni che solcano il mare arabico. 321 metri di altezza totalmente dedicati ad un edificio alberghiero. In questo, Burj al Arab, fissa un record essendo la più alta costruzione al mondo completamente dedicata ad hotel. La struttura è formata da un esoscheletro di acciaio e da una torre interna di cemento armato. Le due strutture sono collegate tra loro, oltre che da montanti di acciaio, da una vela di teflon che contribuisce a dare la caratteristica forma alla costruzione. In un lato della vela trova posto una piattaforma sospesa circolare, usata come pista di atterraggio per gli elicotteri. Gli interni, disegnati dalla grande stilista Khuan Chew, chiamata a Dubai dall’emiro in persona perché aveva ritenuto la prima soluzione non sufficientemente sfarzosa, sono uno degli esempi di arredo di interno attraverso l’uso di luci e colori tra i più incredibili al mondo. 180 metri di atrio (il più alto al mondo) in grado di mozzare il fiato all’ospite che entra. Burj Al Arab fissa records anche nei prezzi. Infatti, lo sfarzo e il lusso profusi in ogni suo angolo si pagano e a caro prezzo. Le 202 suites dell’albergo (la più piccola di 169 metri quadrati e la più grande di 780 metri quadrati) hanno un prezzo compreso tra i 1.000 ed i 15.000 dollari a notte. Tra le attrazioni Al Mahara, il ristorante sottomarino che offre specialità a base di pesce immersi in un immenso acquario tropicale.
Cosa potreste pensare di fare in una calda (42°) giornata estiva a Dubai? Sciare, ovvio! Ebbene si, a Dubai potete pure sciare; e non sulla sabbia come si potrebbe supporre, bensì su neve vera, fresca e a -4°C. Terza stazione sciistica coperta al mondo e prima per il Medio Oriente a poche centinaia di metri dal Burj Al Arab, sorge questa magnifica opera della tecnologia umana Ski Dubai. 22500 metri quadrati di superficie (come tre campi di football) per 400 metri di piste e discese, 5 in tutto di diversa difficoltà. Ogni cosa è studiata per simulare l’ambiente alpino: baite, pini, bob, seggiovie, ski-lift e soprattutto la neve, che a intervalli regolari cade sulle piste rendendo l’esperienza unica e emozionante (basti pensare che fuori il caldo infernale del deserto incendia l’aria). Ma i progettisti hanno pensato proprio a tutto: la volta dell’impianto dipinta di azzurro simula il cielo facendo credere di sciare all’aperto. 6000 tonnellate di neve per uno spessore medio di 50 centimetri; di notte l’impianto produce 30 tonnellate di neve fresca per sistemare le piste. Ski Dubai può accogliere fino a 1500 persone contemporaneamente con una previsione di 500.000 visitatori l’anno. Con circa 30€ si può sciare ricevendo, compresa nel costo, tutta l’attrezzatura.
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PALM JUMEIRAH
Con Palm Jumeirah, Dubai ha superato se stessa imponendosi al mondo come la mecca dell’architettura e della progettazione futuristica. La realizzazione di questo visionario e gigantesco progetto ha consentito di estendere la costa di Dubai di 520 chilometri; 94 milioni di metri cubi di sabbia e 7 milioni di tonnellate di roccia sono state versate a largo della città per realizzare il mega-progetto dell’isola Jumeirah. Il nome deriva dal fatto che il complesso delle isole hanno la forma di una gigantesca palma stilizzata con 17 rami, circondata da un’altra serie di isole che formano una corona circolare. Anche in questo caso Dubai ha infranto un altro record con l’isola artificiale più grande al mondo e la sua sagoma è ben visibile dallo spazio. Lungo i rami ville indipendenti faraoniche si affacciano su un mare cristallino mantenuto limpido attraverso un sofisticato sistema di correnti interne che consentono un continuo ricambio dell’acqua. Lungo il tronco condomini di lusso e in cima alla palma l’Atlantis nuovo albergo a 7 sette.
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MEYDAN HOTEL
Quale records mancava ancora nella città degli eccessi? A gennaio 2010 è stato inaugurato a Dubai l’ippodromo più grande del mondo sulla cui area è stato realizzato il più lungo hotel del pianeta, il Meydan Hotel. Il complesso, del valore di circa 2 miliardi di dollari è uno dei luoghi più lussuosi del globo. Il Meydan è un complesso di oltre 6,7 milioni di metri quadri e comprende un hotel di lusso a 5 stelle, 10 ristoranti di lusso con la migliore cucina internazionale, un parcheggio privato con 10.000 posti auto, un cinema IMAX e un museo tematico interno. Completano l’opera una piscina a sfioro sul tetto da dove godersi le gare internazionali che si svolgono nell’ippodromo antistante Meydan Racecourse, giardini rigogliosi, una lobby da mozzare il fiato, sale per incontri, spa e immensi spazi esterni curati in ogni dettaglio. L’opera è stata inaugurata in tempo per il prestigioso torneo ippico del Dubai World Cup.
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BURJ KHALIFA
L’edificio che ha schiacciato qualunque record in architettura. Un’opera immane dalle proporzioni inimmaginabili senza il livello tecnologico raggiunto oggi soprattutto nei cantieri di Dubai. La meravigliosa torre argentata, alta 828 metri è la rappresentazione concreta del futuro della progettazione di edifici verticali. Come avete già letto nell’articolo specifico sulla torre Khalifa in queste stesse pagine, questo prodigio architettonico è stato reso possibile grazie all’intervento dell’emiro di Abu Dhabi che ha salvato Dubai dalla bancarotta durante la recente crisi economica mondiale. Burj Khalifa ha superato di slancio la torre che, prima di lei vantava il primato di torre più alta del mondo, ossia la taiwanese Taipei 101, superandola di ben 319 metri. Quattro anni di lavoro, l’edificio è stato inaugurato il 4 gennaio 2010 con una festa da mille e una notte, con giochi pirotecnici e d’acqua grazie alle gigantesche fontane alla base dell’edificio (più grandi di quelle del Bellagio a Las Vegas). 12 mila operai al giorno, 160 piani, 900 appartamenti, una balconata panoramica e diversi piani interamente dedicati al primo Armani Hotel, che è stato inaugurato il 18 marzo 2010.
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ATLANTIS THE PALM
Se il Burj Al Arab vi aveva stupito, l’Atlantis vi lascerà senza parole. Solo a Dubai potevano superare l’insuperabile. All’estremità di Palm Jumeirah, sorge uno spettacolare hotel super-lusso inaugurato con una indescrivibile festa in mondo visione (vedi video). L’hotel è dotato di 1539 camere è stato costruito con un immenso parco acquatico che ospita 65000 pesci. La struttura è costata oltre un miliardo di euro ed è dotata di immense suite extralusso tra cui la «Bridge suite» di oltre 900 metri quadrati che costa 18.500 euro a notte e due junior-suite da 5.900 euro circa dalle quali si ammira il parco acquatico. Il nome dell’albergo fa esplicito riferimento alla splendida civiltà di Atlantide e di quella vuole riprendere i fasti e le meraviglie. Ambientazioni faraoniche, accolgono all’interno di spazi raffinati e iper-lussuosi, camere e ristoranti immersi in un acquario tropicale e uno splendido delfinario in cui sono presenti numerosi tursiopi (delfini abilissimi a compiere acrobazie fuori dall’acqua). Completano l’opera 17 ristoranti gourmet, centri benessere e conferenze, boutique con le griffe più alla moda.
Nella città della ricchezza e dell’opulenza non poteva mancare il commercio e Dubai anche in questo caso supera di slancio tutto e tutti. Nasce così Dubai Mall, il più grande centro commerciale del mondo per superficie occupata. 1200 negozi in almeno 10 centri all’interno di un’unico grande complesso dotato tra l’altro di 16000 posti auto. Intorno residenze in grattacielo o complessi a pochi piani e poi per completare l’opera il Burj Khalifa. Il complesso in parte già aperto continua a cresce e si prevede il completamento definitivo entro il 2015 per un costo complessivo dell’investimento di circa 20 miliardi di dollari. Attualmente i centri commerciali come il South China Mall (il più grande al mondo), il Golden Resources Mall, l’SM City North EDSA, e l’SM Mall of Asia, superano Dubai Mall, ma quando l’opera sarà completata diventerà il più grande centro commerciale al mondo. Intanto all’apertura ha già infranto un record essendo il centro che ha aperto con il maggior numero di negozi (circa 600) il 4 novembre 2008. Con quasi 400.000 metri quadrati di superficie (l’equivalente di circa 50 campi di calcio), il Dubai Mall ha un’area interna di circa 200.000 m² ed un’area commerciale di 150.000 m². Tra le attrazioni del centro il più grande suq dell’oro al mondo, “SEGA Republic” il primo parco a tema coperto SEGA nel Medio Oriente, un cinema multisala con 22 schermi, 160 ristoranti.
All’interno, inoltre, Dubai Mall’s Aquarium e il Discovery Centre, acquario nel Guinness World Record per il possesso del pannello in vetro acrilico più grande del mondo. Il suo spessore di può resistere alla pressione dei 10 milioni di litri d’acqua dell’acquario e la sua trasparenza permette ai visitatori di osservare le oltre 33 000 specie marine. Inoltre la capacità di 10 milioni di litri, lo rende l’acquario sospeso più grande del mondo.
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THE WORLD
Infine, se quello che avete visto fino ad ora vi è sembrato incredibile, quest’ultima realizzazione le supera tutte per grandezza visionaria. Un arcipelago di trecento isole artificiali a 4 chilometri dalla costa di Dubai. Dopo Palm Jumeirah, l’Emirato di Dubai ha superato se stesso in grandezza; ha realizzato il MONDO. Gruppi di isole artificiali che viste dall’alto compongono i diversi continenti del mondo, ognuna rappresenta ed è conformata come una nazione. Ogni isola è posizionata in maniera tale che tutte assieme rappresentino fedelmente la terra. La grandiosa visione di questo progetto è quello di dare la possibilità di comprare una nazione. Chiunque ha la disponibilità economica può diventarne il padrone. The World è il nome di questo incredibile (per idea e dimensione) progetto che ha attirato l’attenzione dei media sul piccolo emirato, stimolando i ricchi della terra ad una corsa di conquista, un reale Monopoli del lusso. Ad esempio il patron della Virgin, Richard Branson, ha acquistato la Gran Bretagna.
Ogni isola ha una superficie compresa tra i 22.000 e gli 84.000 metri quadrati e disteranno tra i 50 ed i 100 metri. L’arcipelago ha una dimensione di circa 9 chilometri per 6 ed i collegamenti possono avvenire solo via mare o via aria con un servizio apposito di elicotteri.
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Con il sogno visionario di The World, voglio chiudere questo primo appuntamento con Dubai, meta della teknologia e dell’architettura mondiale, luogo amato o odiato, ma pur sempre il luogo dove i sogni, sempre di più, diventano realtà. La posizione geografia, la storia, la cultura di cui è intrisa questa terra creano in questo scenario un’aurea di fascino e intrigante magia. Questa grandiosa realtà del panorama mondiale è ormai assurta a mecca del lusso, della progettazione e delle realizzazioni fantastiche. La magia di Aladin e del genio della lampada hanno dimora qui, a Dubai e anche se a qualcuno potrà apparire eccessivo e inutile, mi chiedo se in un’epoca così difficile, un luogo del genere, un nuovo sogno americano, non possa servire a ridare speranza e fiducia per il futuro. Ma comunque nel bene e nel male Dubai è li a rappresentare se stessa e la grandezza a cui l’uomo può aspirare.
Se questo articolo vi è piaciuto, vi aspetto alla prossima puntata di questo percorso nella tecnologia delle mega strutture e se quello che avete visto o letto vi ha sorpreso, non avete idea di cosa a Dubai si stia realizzando. Vi aspetto a….Dubai city of Future #2, ossia i progetti, le strutture, le follie non ancora realizzate nella città dei records.
Mi è arrivata notizia che Sky Italia ha reso disponibile oggi per Mac, PC, iPhone e Tablet iPad e Samsung l’applicazione Sky Go che consente di vedere i programmi di Sky anche in mobilità ovunque ci si trovi, l’importante che l’area sia coperta da rete 3G o Wi-Fi. L’applicazione funziona su iPad, iPad 2, Galaxy Tab 10.1 ed 8.9 di Samsung, PC e Mac, anche sugli smartphone di Apple (iPhone 3GS, 4 e 4S).
Ci sono comunque delle limitazioni. Infatti, alcuni contenuti non sono disponibili su connessione mobile 3G, ma solo su rete Wi-Fi. Il servizio è assolutamente gratuito per i clienti HD, basterà scaricare l’App dall’Apple Store o dal servizio reso disponibile sulle pagine di Sky Italia.
Inizialmente saranno resi disponibili 25 canali scelti tra i diversi segmenti sport, calcio, news, intrattenimento, serie tv e programmi per bambini. NatGeo, History, Disney Channel, Disney Junior, Fox, Sky Uno, SkyTG24, SkyTG24 Eventi, Sky Sport24, Sky Sport 1, Sky Sport 2, Sky Sport 3, Sky Sport Extra, Sky SuperCalcio, i 10 canali di Sky Calcio ed Eurosport.
L’attivazione è semplicissima, basta disporre delle proprie credenziali, accedere con il proprio abbonamento all’area “Fai Da Te” e, sarà poi sufficiente effettuare il login al sito skygo.it (per PC e Mac) o accedere all’applicazione, tramite tablet e iPhone.
Proverò quest’applicativo e vi farò sapere. Buon divertimento a tutti.
Google dal 1° marzo cambierà le regole della privacy modificando radicalmente il modo in ci tratterà le informazioni. Girando su internet ho trovato questa interessantissima guida che propongo a tutti di leggere e seguire per affrontare con maggiore consapevolezza quello che sta per accadere.
Poco tempo fa ho pubblicato su EducazioneTecnica.com un articolo su di una nuova tecnologia Waterblock, che consentiva di proteggere i nostri devices dai liquidi attraverso l’applicazione di una nano-pellicola sulla loro superficie. Oggi quello che fino a ieri sembrava impossibile oggi è proposto da diverse società: smartphone e dispositivi elettronici possono essere resi completamente impermeabili. Tra le soluzioni è stata presentata quella di Liquipel; si tratta di un nano-rivestimento applicato a livello molecolare. Questo ha uno spessore inferiore di 1000 volte a quello di un capello umano e una volta applicato dura per sempre. l prodotto è stato accolto con sorpresa ed ha avuto un successo enorme ovunque sia stato dimostrato. Una infinità di aziende ha chiesto di provare ed utilizzare sui propri dispositivi questa tecnologia che sembra proprio essere l’uovo di colombo per impedire definitivamente che qualunque dispositivo elettronico venga a contatto con liquidi possa danneggiarsi irrimediabilmente. Anche gli spettatori che hanno visto in prova alla fiera a Barcellona e al CES di Las Vegas il mese scorso il prodotto vorrebbero averlo sul proprio dispositivo. Per ora l’unico modo è spedire il proprio dispositivo per il trattamento negli Stati Uniti, ma Liquipel sta crescendo molto rapidamente, ragion per cui presto sarà disponibile anche in altri paesi.
Nessuna delle grandi società interessate, tra cui Apple e Samsung rilasciano dichiarazioni in merito, ma che vi siano contatti è certo.
Grazie alla segnalazione di un alunno (cosa che mi rende molto felice perché manifesta l’interesse di questi ragazzi verso la disciplina), vengo a scoprire che in questi giorni la “email” compie 40 anni. Non è sempre stata come la conosciamo oggi, ma gli elementi base non sono cambiati. Qualcuno ha contato che nel 2010 ne sono state inviate qualcosa come 107 triliardi, un numero spaventoso ma con il quale abbiamo imparato a convivere. Quotidianamente inviamo messaggi dalla posta elettronica ricevendo, numerose mail da amici, parenti, collaboratori, ma anche indesiderate note come spam. In 40 anni molte cose sono cambiate, ma la semplicità d’uso ne ha reso capillare la diffusione. La chiocciolina è diventata un elemento della nostra quotidianità; oggi fa parte della collezione del museo di arte moderna di New York, il MoMA. Il suo uso, ormai, è diventato parte del nostro quotidiano come quello del telecomando, ma il fatto che non se ne discuta, non ne sminuisce il valore. Oggi si parla molto di più di Facebook o Twitter, senza però ricordare che è grazie all’email che questo sistema ha trovato la sua diffusione.
Il modo corretto di scriverla è email, senza trattino, definizione stabilita dalla Associated Press Stylebook. E’ stata inventata alla fine del 1971 dall’informatico Ray Tomlinson, l’email ha praticamente l’età di Internet ed è stata senza dubbio l’applicazione più popolare nei primi decenni della storia della rete. Molte volte è stata data per finita di fronte alle nuove tecnologie, ma data la sua disarmante semplicità sempre più utenti aprono email. Oggi se ne contano circa una e mezzo ogni utente della rete e la spiegazione di questo enorme successo è dovuta al fatto che il marketing l’ha adottata diventando lo strumento principale per mandarci offerte, proposte, richieste. Si calcola che perdiamo qualcosa come due ore e mezzo al giorno per visualizzare circa 150 email di cui la metà viene cestinata senza essere letta proprio in base all’oggetto o al mittente.
Comunque nel bene e nel male l’email è diventata parte della nostra vita, in alcuni casi strumento inseparabile della nostra attività quotidiana. Quindi, lunga vita all’email e tanti auguri a lei.
Voci sempre più insistenti danno per quasi definitiva la versione di Office di per il tablet iPAD. Microsoft si è affrettata a smentire, ma la stessa è apparsa troppo soft, per cui le indiscrezioni e la possibilità che tale software sia in realizzazione rimangono al centro delle discussioni su internet. La notizia è stata data dal sito “The Daily” che, afferma di aver visto in funzione il prototipo di Office su iPad. Da indiscrezioni trapelate in passato, sembrerebbe che Microsoft starebbe da tempo lavorando al porting di Office per il tablet di Apple. I software che potrebbero essere resi disponibili sono: Word, Excel, PowerPoint e tutti questi permetterebbero la creazione sia di file on-line (on the cloud) sia di file off-line (in locale). Sembrerebbe, addirittura, che la App sia già stata inviata all’App Store di Apple per l’approvazione definitiva. Non sarebbero previste, al momento, versioni per Android o altri OS.
Durante la presentazione della suite Office per Mac, lo scorso anno, il management di Microsoft aveva già evidenziato l’interesse verso questo settore di mercato, facendo notare come fosse già disponibile una versione di Windows 7 e Vista in grado di riconoscere l’hardware su cui giravano e di adattarsi istantaneamente. Già con altri applicativi presenti sullo store si posso maneggiare files provenienti da Office, ma la realizzazione della suite specificatamente per il tablet Apple, lo consacrerebbe come strumento principe per il segmento professionale. Vedremo cosa ci riserverà Microsoft in futuro, visto che a breve uscirà il nuovo iPad 3 con caratteristiche hardware notevolmente migliorate.
Al Solid State Circuits Conference di San Francisco, Intel presenterà la nuova generazione di processori Atom. Il progetto, che prende il nome di RosePoint, prevede un’integrazione del trasmettitore wi-fi all’interno dello stesso processore. Con questa integrazione i vantaggi sarebbero molteplici; innanzitutto, Intel, eliminerebbe un chip dalle proprie schede madri, abbassando i costi e riducendo notevolmente i consumi. Inoltre, questo consentirebbe anche una notevole riduzione dei costi di produzione oltre che una riduzione in termini di dimensioni delle schede e quindi anche dei computer e del loro peso relativo.
Qualcomm, già produce per ARM processor non solo dotati di wi-fi ma anche di connessioni 3G e 4G. Intel vuole colmare questo gap e prevede di integrare in seguito anche le connessioni per reti cellulari. Ovviamente l’obiettivo è quello di produrre processori poco ingombranti, costosi e parchi nei consumi per equipaggiare non solo gli smartphone, ma anche i tablets del futuro.
Microsoft si avvicina al rilascio della nuova versione del proprio sistema operativo giunto alla versione 8. La casa di Redmond, pensa ad un suo totale rinnovamento e prima del rilascio, pubblica il logo che accompagnerà questa nuova versione del software. Si tratta di un ritorno alle origini, quattro vetri rettangolari in prospettiva, una semplificazione grafica che vuole rappresentare un grande cambiamento non solo dal punto di vista della funzionalità, ma anche del proprio simbolismo. Un ritorno al passato dunque; la precedente versione del logo con i quattro colori sembrava oramai più una bandiera sventolante che una vera e propria finestra. Il design grafico è stato affidato allo studio Pentagram, che lo ha concepito come collegamento con Metro, interfaccia grafica utilizzata da Redmond sui devices telefonici. L’intento è chiaro, semplificazione, connessione tra universi software e hardware diversi, unicità nelle procedure (ancora una volta Apple insegna).
Quindi anche nell’aspetto grafico, la semplificazione minimalista introdotta da Apple con il logo della mela non più arcobaleno ma grigia, è stata intrapresa da microsoft per rilanciare l’azienda e il nuovo corso dell’OS. Abbandono dei colori vivaci, troppo simili con quelli di Google da cui Microsoft ora si allontana maggiormente.
Articolo scritto da Leonardo Giannotta e da Andrea Indelicato, Roberto Sorbello e Mario Torrisi della classe seconda I.
Prefazione a cura del prof. Betto
Ancora una volta i vostri figli vi stupiranno con il loro contributo in queste pagine. Sono felice di aver inaugurato questo momento didattico in cui gli alunni si confrontano tra di loro, si cimentano con lo strumento informatico e si scontrano con il tempo tiranno. Infatti, nel poco tempo concesso, riescono a dare il meglio realizzando ricerche, che poi traducono in articoli, dai grandi contenuti e interesse. Questa volta ci hanno provato gli alunni di una seconda, quelli della sezione I, realizzando un progetto su una grande tipologia strutturale, l’Arco. Il tema era “i tipi di arco”, nel senso di dover ricercare e descrivere come in un catalogo, tutte le varianti formali che l’arco ha assunto in questi secoli. Il lavoro migliore, a mio parere, è risultato quello di Leonardo Giannotta che, ho voluto integrare con quello realizzato dai suoi compagni di classe Andrea Indelicato, Roberto Sorbello e Mario Torrisi, proprio per una completezza di informazione. Ne è venuto fuori un interessante compendio che traspira la passione e l’emozione che ognuno di loro ha trasposto in queste parole. Vi invito, quindi, come sempre a un’attenta lettura. Buon divertimento.
L’arco è “l’elemento architettonico per eccellenza” che, nel corso dei secoli, ha subito molteplici miglioramenti, sia dal punto di vista estetico che statico, raggiungendo la sua massima capacità espressiva nel periodo romano. Nel corso del tempo, la tecnica costruttiva si è affinata prima con gli egizi, poi con i babilonesi e i greci, che usavano generalmente gli archi nelle costruzioni civili. Con gli assiri l’arco è stato sviluppato tridimensionalmente nel primo esempio di palazzi con soffitti a volta e con gli etruschi, nell’uso ripetuto per la realizzazione di ponti e acquedotti. Ma il vero e proprio splendore fu raggiunto grazie ai romani, che lo utilizzarono per le costruzioni civili, per ragioni simbolico/celebrative e come punti di riferimento posti all’incrocio di più strade.
Arco: nomenclatura
Le parti che caratterizzano la struttura ad arco sono:
Chiave d’arco (o di volta): il cuneo centrale alla sommità dell’arco;
Cuneo o concio: ciascuna pietra dell’arco, tagliata a forma trapezoidale;
Estradosso: la superficie esteriore dell’arco (di solito nascosta);
Linea di estradosso: la linea che delimita l’archivolto superiormente (a differenza della linea d’intradosso può anche non essere curva, per es. poligonale, a gradoni, sfaccettata, ecc..);
Piedritto o spalla: è il sostegno generico sul quale si appoggia un arco (può essere anche una colonna, un pilastro…);
Intradosso: la superficie inferiore dell’arco;
Linea di intradosso: la linea curva che delimita l’archivolto inferiormente;
Freccia (o saetta, o monta): è la distanza massima verticale tra la sommità dell’intradosso e la linea d’imposta dell’arco;
Luce (o corda): è la distanza tra i due piedritti;
Rinfianco: struttura muraria che circonda l’arco e ne sostiene le spinte laterali;
Linea o piano d’imposta: la retta che passa dove inizia l’arco e finiscono i piedritti; è una linea sempre orizzontale, per cui nel caso di arco asimmetrico (con piedritti di diversa altezza) esistono due diverse linee d’imposta;
Archivolto (o fronte): la faccia dell’arco; può essere formata da una o più ghiere;
Spessore: la distanza tra le linee di intradosso ed estradosso;
Larghezza: la profondità dell’intradosso del dosso spirituale.
TIPI DI ARCO
I primi tipi di arco si svilupparono in Mesopotamia ed erano principalmente due elementi appoggiati l’uno contro l’altro. Con il tempo questa forma è stata sempre più rimaneggiata finendo per rappresentare, anche simbolicamente, un determinato stile architettonico o una determinata società. Vediamone insieme alcuni esempi:
ARCO A TUTTO SESTO
Questo è un tipo di arco contraddistinto da una volta a semicerchio. È detto anche arco a pieno centro ed è la tipologia più semplice di arco; prevede che il centro verso il quale convergono i giunti si trovi sulla linea d’imposta, cioè su quella linea che unisce i punti dove finiscono i piedritti e inizia l’arco.
ARCO INFLESSO
Questo è un’arco in cui la curva s’inflette verso l’alto formando una punta.
ARCO RAMPANTE O ASIMMETRICO
Quest’arco nella sua struttura ha una strana caratteristica: i due piedritti sono di altezze diverse.
ARCO CATENARIO
Questo tipo di arco prende il nome dalla sua forma curva assomigliante a una catena.
ARCO A SESTO ACUTO O OGIVALE
L’arco a sesto acuto è un arco bicentrico che contempla arcate appartenenti a circonferenze con raggio maggiore o uguale alla base dell’arco stesso. L’uso di archi a sesto acuto è tipico dell’architettura gotica e permette rispetto all’arco a tutto sesto, di avere un’apertura più alta e slanciata. Grazie all’uso dell’arco a sesto acuto e delle volte a crociera le fisionomie degli edifici divennero proiettate tutte verso l’alto, in particolare nelle famose cattedrali di quel periodo.
ARCO TUDOR
Esso un arco basso e ampio ed ha una forma leggermente ellittica.
ARCO RIALZATO O A FERRO DI CAVALLO
Viene definito cosi perché il centro verso il quale tendono i giunti si trova al di sopra della linea d’imposta. È un tipo di arco che dà un effetto ancora più scenografico degli altri tipi, ma è anche il più debole staticamente, perché i reni o fianchi si trovano più o meno all’altezza del diametro del cerchio, il quale sporge oltre i piedritti e non è da questi sostenuto.
ARCO ELLITTICO (RIBASSATO O RIALZATO)
E’ una arco nel quale la linea d’intradosso disegna un’ellissi.
ARCO TRILOBATO
E’ un arco ispirato dalle foglie trilobate di alcune piante. E’ formato da tre archetti minori, proprio dello stile architettonico orientale.
Apple invia agli sviluppatori e mette in rete la versione “preview” del nuovo sistema operativo per hardware MAC. La prima grande novità sta nel nome: infatti, per la prima volta scompare il termine “Mac” perché MOUNTAIN LION (Leone di Montagna – Apple da quando ha introdotto OSX ha chiamato le versioni beta del sistema operativo con il nome di un felino) si chiamerà solo OSX. Non è solo un cambiamento di denominazione, ma di strategia a tutto tondo; OSX si avvicina incredibilmente a iOS per sistemi iPhone e iPAD. Apple punta all’integrazione nell’uso dei propri dispositivi, rendendo l’esperienza all’interno del proprio universo, unica e omogenea. Chi usa un iPhone non avrà alcun problema ad usare un Mac e viceversa perché troverà tutto dove è abituato a trovarlo e lo userà com’è abituato a farlo senza dover apprendere nulla. Anche le applicazioni su OSX cambieranno nome per uniformarsi a quelle dell’iPhone. Data prevista di uscita di Mountain Lion presumibilmente quest’estate.
Apple ha rilasciato oggi, per tutti, “iMESSAGGES” una versione rinnovata della applicazione per messaggistica iChat già integrata in Lion. iMessagges sostituirà integralmente iChat e aggiungerà molte nuove funzionalità incluse sull’iPhone. iMessagges si può già scaricare da questa pagina: iMESSAGGES.
Apple Mountain Lion includerà tante nuove caratteristiche, come detto ispirate all’iPhone e soprattutto all’iPad. Vediamone alcune in anteprima:
Cloud
Il concetto iCloud già sviluppato sull’iPhone si estende anche ai documenti a alle applicazioni sul Mac. Quando gli utenti creano e modificano documenti con le applicazioni abilitate iCloud, le modifiche vengono automaticamente sincronizzate su tutti i loro dispositivi. Questo consentirà di accedere alla versione più recente del documento attraverso la vostra applicazione su qualsiasi Mac, iPhone, iPad o iPod touch.
Centro di Notifica
Tutto su Mountain Lion fornirà avvisi e notifiche. Come sull’iPhone, quando una versione aggiornata di una App è presente su iTunes o quando una nuova mail è stata ricevuta, il sistema operativo, fornirà una serie di strumenti con i quali avviserà l’utente di un evento. Le nuove API forniranno agli sviluppatori gli strumenti per inserire all’interno delle proprie applicazioni richiami al Centro Notifiche dell’OSX. Così le App di terze parti, insieme a Mail, iCal, iChat, Promemoria e aggiornamenti di sistema, ci avviseranno delle novità.
Game Center
Collega agli utenti di Mac e altri giocatori iOS in tutto il mondo e portano l’emozione del gioco multiplayer a turni e per le tue applicazioni Mac. Le Game Kit API autenticano gli account dei giocatori, accedono alle informazioni di amici, reportano e visualizzano decine di risultati, sbloccano, forniscono funzionalità multiplayer e gestiscono le chat vocali tra giocatori
Twitter
Consente agli utenti di condividere facilmente link, foto e ubicazione tramite Twitter, dall’interno dell’applicazione. Gli utenti possono aggiungere commenti al contenuto e ricevere avvisi quando vengono citati in un tweet.
Share Sheets (Fogli condivisi)
Share Sheets consente agli utenti di condividere link, foto e video direttamente dalle app. I contenuti possono essere condivisi attraverso Twitter, Flickr, Vimeo, Messaggi, Mail, Airdrop.
Riuscirà Apple come al solito a stupirci rendendo alcune operazioni che ripetiamo infinite volte sui nostri computer semplici e immediate come ha sempre fatto con tutto ciò che ha proposto? Riuscirà a stupire il mondo ora che il suo guru Steve Jobs non c’è più? I requisiti pare ci siano tutti…non ci resta che aspettare e
Jelly Bean, il nome in codice scelto da MountainView (Google) per la quinta incarnazione del sistema operativo Android. La versione 4 non sembra essere piaciuta molto ai partner per cui la società si sta affrettando a preparare la nuova incarnazione del proprio OS al fine di riparare ai gap e rispondere alle esigenze che i molti partner richiedono. La nuova versione del sistema operativo dovrebbe essere rilasciata nel terzo trimestre del 2012, in contemporanea con l’arrivo di Windows 8. I ritardi e la non adozione da parte dei partner dipendono essenzialmente dalla grande differenziazione di configurazione richieste, visti i molteplici hardware sui quali il sistema va installato. infatti, a differenza di Apple che usa un hardware proprietario e aggiorna il sistema solo per quello, Google deve confrontarsi con una miriade di dispositivi molto diversi tra loro per caratteristiche e funzioni. Google vorrebbe consentire la possibilità di un dual boot, cioè i partner potranno scegliere di equipaggiare i loro tablets solo con Android 5.0 oppure con Android 5.0 e Windows 8. Consentendo così, di cambiare sistema operativo senza dover spegnere il tablet. In questo modo, Google, spera di riuscire ad entrare nel mercato dei netbook e dei notebook, sebbene la strada sembri tutta in salita.
L’energia che sprigiona il Sole può essere utilizzata anche attraverso metodi diversi dalle centrali a concentrazione e per finalità diverse dalla produzione di energia elettrica. Diversi sistemi sono in studio e alcuni ormai sono giunti a maturazione e trovano impiego nelle nostre case e città. Tra queste tecnologie, possiamo citare i pannelli solari per la produzione di calore a bassa temperatura e gli impianti fotovoltaici che trasformano direttamente l’Energia Radiante del Sole in energia elettrica.
FOTOVOLTAICO
Il sistema fotovoltaico è un insieme di componenti meccanici, elettrici ed elettronici che permettono di captare l’Energia Solare e di trasformarla in Energia Elettrica. Questo avviene sfruttando un fenomeno fisico, noto come effetto fotovoltaico, cioè la capacità di alcuni materiali semiconduttori (normalmente silicio) di generare elettricità quando esposti alla Radiazione Luminosa.
Quale forma di ENERGIA sfruttiamo in un impianto fotovoltaico?
Quando i fotoni (unità elementare, priva di carica elettrica e di massa, che si propaga esattamente alla velocità della luce) colpiscono una cella fotovoltaica, una parte di energia è assorbita dal materiale (silicio drogato) e alcuni elettroni, scalzati dalla loro posizione, scorrono attraverso il materiale producendo una corrente continua che può essere raccolta sulle superfici della cella.
Gli impianti fotovoltaici possono essere suddivisi in due categorie: quelli connessi alla rete elettrica (grid-connected) e quelli isolati (stand-alone). Nei primi, la corrente generata viene inviata ad un convertitore (inverter) dal quale esce sotto forma di corrente alternata, tale da poter essere poi trasformata in corrente a media tensione dal trasformatore, prima di essere immessa nella linea di distribuzione. I secondi invece sono in genere dotati di accumulo e possono essere senza o con inverter. Il sistema di immagazzinamento è necessario per garantire la continuità dell’erogazione anche nei momenti in cui non viene prodotta. Questo avviene mediante accumulatori elettrochimici (batterie).
Schema di Impianto Fotovoltaico
Nel sistema grid-connected non è previsto un sistema di accumulo in quanto l’energia prodotta durante le ore di insolazione viene immessa nella rete elettrica; viceversa, durante le ore di insolazione scarsa o nulla il carico viene alimentato dalla rete.
Il fotovoltaico può essere usato anche per realizzare delle centrali per la produzione di energia elettrica. In questo caso, bisognerà collegare in serie o in parallelo, più celle fotovoltaiche tra di loro.
Campo fotovoltaico
Sapendo che ogni cella produce circa 1,5W di potenza elettrica, basterà conoscere il consumo dell’area da servire per stabilire quante celle dovranno essere collegate tra loro per fornire l’energia necessaria. Per stabilire queste connessioni e renderle fattibili, le celle vengono combinate tra di loro in strutture regolari sempre più grandi che prendono i seguenti nomi (vedi schema sopra):
modulo;
pannello;
stringa;
campo.
MODULO – i più comuni sono costituiti da 36 o 72 celle. Queste sono assemblate fra uno strato superiore di vetro e uno strato inferiore di materiale plastico (il tedlar) e racchiuse da una cornice di alluminio. Nella parte posteriore del modulo è collocata una scatola di giunzione in cui vengono alloggiati i diodi e i contatti elettrici. Il modulo fotovoltaico ha una dimensione di circa mezzo metro quadro e le taglie normalmente in commercio vanno da 100 a 300 Watt di potenza.
Struttura di un pannello fotovoltaico
PANNELLO – è un insieme di più moduli collegati in serie o in parallelo su una struttura rigida.
STRINGA – per fornire la tensione richiesta, più moduli o più pannelli, possono essere collegati elettricamente in serie costituendo una stringa.
CAMPO – è un collegamento elettrico di più stringhe. Nella fase di progettazione devono essere effettuate alcune scelte determinanti. Innanzitutto bisogna scegliere tra una configurazione in serie o una in parallelo dei moduli.
Collegamento in Serie
Collegamento in Parallelo
La distanza minima fra le file di pannelli non può essere casuale ma deve essere fatta in modo da evitare che l’ombra della fila anteriore possa coprire quella immediatamente posteriore. È quindi necessario calcolare la distanza minima tra le file in funzione dell’altezza dei pannelli, della latitudine del luogo e dell’angolo di inclinazione dei pannelli.
Un impianto fotovoltaico è costituito dai seguenti elementi:
celle fotovoltaiche;
inverter;
contatore energia prodotta (GSE);
contatore energia scambiata (bidirezionale).
CELLA FOTOVOLTAICA – è un diodo (componente elettronico che consente il passaggio della corrente in una direzione e ne impedisce il passaggio in quella opposta) di grande superficie che, esposto ai raggi del sole, converte la Radiazione Solare in elettricità. La cella si comporta come una minuscola batteria e produce una corrente di 3 Ampere con una tensione di 0,5 Volt, quindi una potenza che sfiora 1,5 Watt.
Schema di funzionamento di una cella di silicio
Sono di colore blu scuro a causa dell’ossido di titanio presente nel rivestimento antiriflettente, fondamentale per massimizzare la captazione dell’irraggiamento solare. La loro forma è quasi sempre quadrata o circolare e le misure variano dai 10cm x 10cm ai 15cm x 15cm. Sono costituite principalmente da silicio, arsenuro di gallio e telloluro di cadmio, tutti semimetalli. Il flusso di elettroni è orientato, ossia fluisce in una determinata direzione, all’interno della cella; su questa sono sovrapposti altri due strati di silicio (tipo n e tipo p), trattati ognuno con un particolare elemento chimico (operazione detta di drogaggio), fosforo e boro. Di tutta l’energia che investe la cella solare sotto forma di radiazione luminosa, solo una parte viene convertita in energia elettrica. L’efficienza di conversione delle celle commerciali al silicio è compresa tra il 10% e il 20%.
Cella fotovoltaica
Celle ultrasottili
INVERTER – i pannelli fotovoltaici generano corrente di tipo continuo. Il sistema di distribuzione dell’energia nazionale avviene, invece, in corrente alternata. Per questo motivo, viene installato un dispositivo elettronico chiamato inverter, capace di trasformare l’energia elettrica da continua ad alternata. A questo punto, per rendere la corrente prodotta da una centrale fotovoltaica idonea alle utenze da servire, bisogna installare una serie di dispositivi che prendono il nome di B.O.S. (Balance of System) che comprendono, oltre all’inverter, il trasformatore, i quadri elettrici e i sistemi ausiliari di centrale.
CONTATORE ENERGIA PRODOTTA (GSE) – serve a misurare l’energia prodotta giornalmente dall’impianto. Questo dispositivo è essenziale per capire quanto si sta guadagnando dalla produzione di energia del proprio impianto fotovoltaico. I dati di questo contatore vengono periodicamente trasmessi al Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) il quale li elabora e calcola l’incentivo totale sull’energia prodotta.
CONTATORE ENERGIA SCAMBIATA (bidirezionale) – questo strumento elettronico, serve nel momento in cui il nostro impianto fotovoltaico produce più energia di quanto l’utenza ne possa consumare. Allora serve un secondo contatore che consenta il passaggio di un flusso di energia elettrica dall’impianto fotovoltaico verso la rete pubblica (flusso uscente). Tale contatore garantisce, inoltre, il flusso di corrente in senso opposto (flusso entrante) nei momenti in cui l’impianto fotovoltaico non è in grado di sopperire alle esigenze dei carichi elettrici (ad esempio nelle ore notturne o in assenza di Sole).
Anche SONY sta pensando di creare un proprio ecosistema come Android e Apple, per supportare i propri dispositivi e non restare dipendente da Android sui propri cellulari. Sony ha da poco acquisito la quota di Ericsson con la quale condivideva la sezione cellulari e sta vagliando l’opportunità di fare il porting, verso tablet e cellulari, del sistema operativo VitaOS che gira sull’ultima versione della propria console Playstation Vita. In questo contesto in futuro potremmo vedere cellulari e tablet Sony caratterizzati dal sistema operativo VitaOS, integrati all’interno dell’ecosistema Playstation dell’azienda giapponese.
Ogni produttore nel settore degli smartphone sta tentando di costruire il proprio ecosistema appoggiandosi su quello che è il prodotto di punta, in questo caso la piattaforma Playstation. Sony, inoltre, sta cercando di sganciarsi dal partner Google che, dopo l’acquisizione di Motorola ha di fatto modificato gli assetti del mercato. In un’intervista il nuovo amministratore delegato di Sony, Kazuo Hirai, ha confermato la possibile espansione dell’OS proprio in virtù del fatto che è stato progettato tenendo conto di questa possibilità e che Sony si porrà come obiettivo, quello di sviluppare al meglio la Playstation Suite, in modo da consentire con facilità e rapidità il porting dei giochi della PS su piattaforme Windows e Android.