Ago 192023
 

Gli schermi LED hanno ormai raggiunto dimensioni considerevoli; basti pensare agli enormi cartelloni digitali, ai panoramici schermi che proiettano eventi sportivi nelle piazze o ai giganteschi display pubblicitari all’interno dei centri commerciali o sulle facciate degli edifici. Ma quello che si è appena realizzato negli Stati Uniti, nella eccentrica città di Las Vegas, supera grandemente qualunque immaginazione.

Si tratta di Sphere, un’ enorme sfera, larga 157 metri e alta 111,… (se vuoi continuare ad approfondire, clicca sull’immagine qui sotto per leggere il resto dell’articolo)


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Ott 152021
 

Smart city è un concetto che va sempre più diffondendosi nel gergo comune e significa città intelligente, ossia una città concepita in maniera diversa, rispettosa dell’ambiente, della persona, inclusiva, totalmente digitale.
Molti sono i progetti di città di questo tipo, già presenti come la incredibile Dubai negli Emirati Arabi o in via di sviluppo in varie parti del mondo, come Lusail City in Qatar o Neom City in Arabia Saudita di cui abbiamo già parlato, o come la città del futuro inaugurata ad Higashi-Fuji, in Giappone nella città di Susono (prefettura di Shizuoka) da Toyota il 27 febbraio di quest’anno chiamata Woven City.

Sulla scia di questa grandi idee utopiche è nato il progetto di un’altra città super moderna il cui nome dovrebbe essere Telosa, nome che ti arriva dal greco telo s’utilizzato da Aristotele il cui significato è fine obiettivo scopo. L’idea è nata a un miliardario americano Marc Lore, chi ha deciso di investire buona parte del suo patrimonio economico nella costruzione di una innovativa metropoli che secondo la sua visione dovrebbe stabilire uno standard di vita urbana diventando modello per le generazioni future.

La città, progettata da un gruppo di architetti danesi, prende ispirazione da altre grandi metropoli dalle quali intende raccogliere gli aspetti migliori; da New York sempre negli Stati Uniti la vivacità e la grande vitalità, da Tokyo la pulizia, l’ordine, l’organizzazione ed a Stoccolma, la sostenibilità. Il neologismo adottato nella progettazione di questa città è la parola equitismo, il cui significato dovrebbe rappresentare un sistema economico in cui gli abitanti diventano parte integrante della città in cui vivono. Questo significa che se migliora la città, migliorano anche le condizioni di vita dei suoi abitanti e che se i suoi abitanti migliorano la qualità della città ne riceveranno un beneficio anch’essi.


Non è ancora stato stabilito quale sarà il luogo dove verrà edificata la prima pietra anche se alcuni degli Stati americani come Nevada, Arizona, Texas o la regione degli Appalachi, probabilmente potranno essere le aree più papabili. Il progetto prevede un’estensione di circa 600 km² capaci di ospitare fino a 5 milioni di abitanti nel 2060 con una densità abitativa non eccessivamente elevata e con l’avvio dell’urbanizzazione intorno al 2030.

Ovviamente, come ogni sogno utopico, anche quello di questo miliardario americano che sta nel frattempo cercando altri finanziatori, potrebbe finire in un nulla di fatto perché ovviamente questo mega progetto si basa sempre sulla disponibilità economica di fiumi di denaro. L’idea è sicuramente innovativa, e sicuramente ardita per cui non ci resta altro che attendere qualche altro anno per verificare se dalla fantasia e dai sogni di un individuo facoltoso questa possa diventare realtà ed assistere, tutto il mondo, alla cerimonia di inaugurazione di questo prestigioso progetto.

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Mar 212021
 

Che i grattacieli si sviluppano in verticale, lo sappiamo tutti. È proprio una loro caratteristica quella di sfidare le leggi di gravità correndo alti verso il cielo. Ma c’è un luogo nel mondo dove sovvertire le leggi dell’ingegneria e della fisica è ormai la norma; sono gli Emirati Arabi Uniti, diventati patria dell’architettura d’avanguardia e dell’ingegneria estrema. Si chiamerà the Link, il primo grattacielo orizzontale, sospeso a 100 metri di altezza tra il 23º e 25º piano delle due gigantesche torri del complesso One Za’abeel. Si tratta dell’ennesimo progetto estremo che cambia lo skyline di una città in continua evoluzione quale Dubai.

Costruite nel quartiere Za’abeel situato tra la città antica e il nuovo quartiere degli affari, questo complesso di grattacieli diventerà una nuova icona per la città, già ricca di esempi architettonici estremi come il grattacielo più alto del mondo il Burj Khalifa, l’unico albergo a sette stelle il Burj Al Arab, e presto anche la ruota panoramica più grande del mondo Ain Dubai.

La torre più alta, 304 metri, ingloberà nei sui 67 piani uffici, un resort-hotel e appartamenti di lusso, mentre in quella più bassa di soli 54 piani alta 241 metri sarà destinata a residenze di lusso da affittare.

The link, invece, l’incredibile grattacielo orizzontale lungo e ben 225 metri, avrà una destinazione a se stante, con ristoranti stellati Michelin, ponti di osservazioni a 360° sulla città, una piscina a sfioro panoramica sospesa sopra il ristorante che avrà il soffitto in vetro.

Anche l’hotel che avrà la grande firma One&Only proprietaria dell’iconico Atlantis the Palm, avrà la caratteristica unica di diventare il primo resort urbano del pianeta. Infatti, le suite potranno essere personalizzate e trasformate in qualsiasi cosa, da una sala giochi per bambini a studio d’arte o a qualunque altro spazio su scelta dell’ospite. Il resort consentirà anche di conservare le proprie cose fino al soggiorno successivo per gli ospiti abituali. Saranno presenti anche studi yoga, uffici privati, night club, palestre e spazi per eventi.

Ma non finisce qui, infatti questo grattacielo incorpora le migliori tecnologie di automazione e efficienza energetica tant’è che è stato premiato dal Construction Innovation Awards come miglior progetto innovativo dell’anno.

Progettato dallo studio di architettura giapponese Nikken Sekkei, il complesso dovrebbe essere terminato entro l’anno in corso nella location strategica tra il centro finanziario internazionale e l’aeroporto Al Maktum. Esteso su una superficie totale di 470.000 m² il complesso avrà sette piani interrati scendendo ad una profondità di ben 38,5 metri fissando un nuovo record con il piano interrato più profondo del Medioriente, in modo da ottimizzare l’efficienza fuori terra. 

L’edificio passerà sopra la superstrada e the Link ingloberà una piscina sul tetto lunga 140 m con una vista panoramica sul parco Za’abeel e sulla Downtown della città.

The link, la torre orizzontale è stata da poco sollevata al 25º piano delle due torri attraverso un sistema complesso di sistemi idraulici che sono riusciti, in 4 giorni, a portare in posizione l’incredibile struttura dal peso di circa 13.000 t, raddrizzando, una volta fissata, attraverso il suo peso, i nuclei portanti delle due torri verticali, costruite volutamente inclinate così da poter essere poi riportate in asse dalla gigantesca struttura orizzontale.

Il progetto è stato premiato anche con il Big Project Middle Est Award e come miglior progetto ad uso misto. I progettisti mirano ad ottenere per l’edifico la certificazione LEED Gold per la sostenibilità ambientale utilizzando sistemi a pompe di calore acqua-acqua per il riscaldamento dell’edificio e per la produzione di acqua sanitaria ed incorporando le più recenti tecnologie intelligenti per l’automazione per l’illuminazione e la climatizzazione.

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Gen 092021
 

Sembra quasi un’utopia, ma presto, forse quest’anno stesso, sorgerà in Norvegia, l’hotel Svart con vista sui ghiacciai dell’Artico. Frutto dell’ingegno degli architetti Snøhetta, questa struttura nasce con l’idea di prolungare la costa dell’Holandsfjord, quasi una piattaforma galleggiante che sporge de estende la superficie terrestre all’interno dei ghiacciai perenni del Circolo Polare Artico.

Questo hotel, fornirà al suo interno tutti i comfort necessari tipici degli hotel di alta categoria, ma porterà con sé i frutti di studi ed analisi condotte dal team di architetti al fine di creare il primo albergo del Circolo Polare Artico ad energia positiva. In pratica gli architetti hanno studiato il modo di convogliare quanta più energia possibile sfruttando il sole della zona in modo che l’hotel, non solo risulti essere autosufficiente, ma in periodo relativamente breve di circa sessant’anni, riuscire a produrre più energia di quanta necessaria per costruirlo azzerando, quindi, il suo impatto sull’ambiente con un’impronta di carbonio molto ridotta.

Gli stessi pannelli fotovoltaici che ricoprono il tetto della struttura, sono stati realizzati con prodotti totalmente riciclabili ottenuti con energia idroelettrica pulita, e le stesse camere d’albergo e i ristoranti sono stati pensati in modo tale che l’energia del sole sia sempre presente al loro interno. Il sistema ad intreccio della struttura proteggerà durante il periodo estivo dall’irraggiamento solare gli spazi interni, mentre consentirà la massima penetrazione della luce e del calore durante il periodo invernale.

Tutto questo è da mettere in relazione al luogo nel quale sorge la struttura, ossia il Circolo Polare Artico dov’è offerto uno skyline assolutamente unico sul ghiacciaio di Svartisen. Le facciate sono state realizzate con materiali in grado di resistere ai climi estremi, creando addirittura delle terrazze con una struttura a nido d’ape capaci di proteggere la struttura e la privacy dei visitatori.

Quando completato, questo spettacolare anello, alzerà l’asticella dell’intrattenimento alberghiero, creando nuove suggestioni e attirando a se turisti e curiosi di ogni parte del mondo attirati dall’idea di passare una vacanza diversa in un luogo normalmente inaccessibile, ma con la consapevolezza di partecipare ad un progetto per il bene del Pianeta creando le basi per un nuovo concetto di architettura di svago che possa essere non soltanto svago, ma anche utile.

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Nov 062020
 

Vi ricordate il Marina Bay Sands a Singapore, l’incredibile e futuristico edificio realizzato nella città cinese di cui abbiamo già parlato in queste pagine? Un incredibile struttura a forma di barca sospesa su tre enormi grattacieli simbolo della ricchezza e della opulenza di questa città icona architettonica nel suo skyline urbano. 

Grazie al design del team di progettazione di Apple e quello di ingegneria di Foster + Partners la mitica baia di Singapore si arricchisce di una nuova icona; il primo negozio galleggiante della catena retail di Apple. Osservando la costruzione si intuisce subito il riferimento al Pantheon, l’antica costruzione di epoca romana, e con le sue forme originali e ardite, questo negozio ridefinisce completamente il criterio di punto vendita. Non è più soltanto un luogo per mere attività commerciali, ma un simbolo architettonico permanente, una meta turistica al pari di altre costruzioni storiche o ingegneristiche, luogo di formazione e di affermazione del brand della società.

Si tratta del primo store di Apple di questo genere. Già Apple ci aveva abituati a incredibili soluzioni capaci di arricchire e impreziosire spazi già noti e ammirati, come nel caso del cubo di New York, delle magnifiche vetrate sulle fontane di Dubai o quello di Milano in Piazza, ma questo negozio raggiunge un livello iconico ancora più alto. Una incredibile struttura auto-portante caratterizzata da sottilissimi montanti, in tutto 10, che collegano 114 elementi di vetro incastrati tra lamelle disegnate appositamente che opportunamente. direzionate, modulano la luce all’interno dello store durante tutte le fasi della giornata. Il richiamo al Pantheon è evidente anche nel foro centrale aperto in cima alla cupola che permette l’ingresso della luce riflessa all’interno della struttura attraverso dei deflettori in modo da sfruttare la luce naturale ma di essere utile anche con quella artificiale durante l’apertura serale.

La forma esterna, le linee di cui è composto, il luogo in cui sorge, e soprattutto gli alberi piantati all’interno della struttura richiamano lo skyline della cosmopolita città cinese. Non solo galleggiante, ma anche subacqueo, infatti lo store ha anche una boardroom ad un piano inferiore, sotto il livello dell’acqua.

Inaugurato da pochissimo tempo, giovedì 10 settembre, questo mega Store si appresta ad accogliere tutti gli appassionati e non solo, nonché i turisti curiosi e appassionati di architettura. Una sfera di acciaio e vetro ma al tempo stesso un oggetto senza tempo capace di catturare l’attenzione di incuriosire e di offrire una vista mozzafiato unica a 360° dello skyline cittadino.

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Ago 312020
 

Il più grande simbolo moderno della tecnologia sta per vedere la luce proprio nella città del futuro, Dubai. Un’opera ingegneristica incredibile, realizzata attraverso un algoritmo matematico capace di generare una struttura a forma di occhio, dalle curve eclettiche, rivestite da piastre in acciaio in cui sono intagliate in vetro, forme libere che richiamano la calligrafia araba.

Fortemente voluto da sua maestà Al Maktoum Bin Rashid primo ministro degli Emirati Arabi e sceicco di Dubai, quest’opera mastodontica, iconica, fantascientifica, sorge in un punto strategico della città sotto le incredibili Emirates Tower lungo la Sheik Zayed road la strada principale che unisce tutti gli emirati arabi e si appresta a diventare il punto di convergenza mondiale sulla tecnologia, innovazione e futuro. Si tratta del museo del futuro la cui ultimazione è prevista per la fine di quest’anno e Doveva essere una delle grandi opere da presentare al mondo durante l’Expo che per via della della pandemia di covi da 19 è stata rinviata di un anno.

Si tratta di una delle opere ingegneristiche più complesse mai realizzate dalla forma ovale eclettica con un’altezza di 78 m è una superficie complessiva di 30.000 m². Per la prima volta è stata utilizzata una tecnologia innovativa chiamata bim building information model ling che sfruttando l’intelligenza artificiale è un particolare algoritmo è riuscita a semplificare la struttura reticolare è estremamente complessa in modo da renderla più semplice nella realizzazione è ingegneristicamente realizzabile.

Anche questo edificio, come molti altri nel mondo, utilizza un Diagrid una struttura di travi reticolari che costituisce il sostegno principale dell’edificio e quello dei solai interni che lo dividono in sette differenti piani.

La tecnologia e l’innovazione si vedono già nella fase progettuale, infatti il sistema Been attraverso un algoritmo matematico è riuscito a progettare una taglia Grid trovando tra le possibili infinite permutazioni quella della forma definitiva. In questo modo la struttura riesce ad auto sorreggersi farne fungendo da guscio dell’edificio e sostenendo i solai interni che lo dividono in sette differenti piani.

Un’opera incredibile sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista strutturale, unica, iconica, capace di rappresentare appieno l’innovazione e la tecnologia, fortemente voluta dal Primo Ministro e mi latino che già prima ancora della realizzazione dell’opera nel 2015 affermava “Il futuro appartiene a coloro che stanno immaginarlo, disegnarlo ed eseguirlo. Non è qualcosa da attendere, ma da creare”.

Non ci resta a questo punto che attendere la sua apertura che avverrà a breve e se possibile visitarlo personalmente recandoci nella capitale e mi Latina oppure attraverso tour virtuali e sicuramente saranno resi disponibili nel sito ufficiale del della struttura.

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Mar 152020
 

Sentiamo sempre più spesso parlare di cellulari con schermi pieghevoli, abbiamo visto la presentazione di televisori arrotolabili (vedi: FAI CLICK E LA TV NON C’È PIÙ), in una ricerca continua che mira a trasformare gli oggetti tecnologici di uso quotidiano in nuovi oggetti o soluzioni capaci di conquistare il mercato utilizzando nuove tecnologie e nuovi materiali appena scoperti dalla scienza.

Ma oggi, dalla Swinburne University of Technology australiana, forse arriva una grande innovazione che coinvolgerà campi diversi da quelli della tecnologia informatica. Di cosa si tratta? I ricercatori Jay Sanjaya e Behzad Nematollahi hanno realizzato, in laboratorio, una nuova miscela per il calcestruzzo, ottenuta in gran parte materiali di scarto come le ceneri volanti della combustione del carbone prodotte nelle centrali termoelettriche, ma questo di per sé non è una novità perché già ampiamente in uso nella formazione di calcestruzzi più compatti, impermeabili e duraturi. Questa soluzione, come spiegato agli stessi ricercatori, richiede il 36% in meno di energia per la produzione con una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 76% rispetto ai tradizionali composti cementizi creando così un’impronta ambientale notevolmente inferiore. Ma la caratteristica più importante di questo nuovo composto non è tanto il suo impatto ambientale, bensì la sua elasticità. Infatti, mentre i normali cementi quando sottoposti a compressione si spezzano, questa nuova soluzione è in grado di mantenere la sua integrità anche sotto intensi carichi piegandosi elasticamente come farebbe un materiale plastico.

È stato calcolato che questo nuovo materiale è 400 volte più pieghevole rispetto a un normale cemento mantenendo al tempo stesso la caratteristica resistenza. Tutto ciò è possibile perché le fibre inserite nel calcestruzzo impediscono al materiale di rompersi anche quando si formano delle crepe e, quindi anche quando è sotto a forti carichi. Immaginate l’impatto di questo nuovo materiale nel campo dell’edilizia. Il nuovo cemento elastico sarà in grado di consentire alle costruzioni di resistere i terremoti, agli uragani o addirittura alle esplosioni e ai proiettili, perché si deformerà elasticamente senza mai spezzarsi permettendoci così di realizzare nuovi edifici capaci di resistere a tutto ciò che dall’esterno tenta di danneggiarlo o deformarlo. Inoltre, anche la durata stessa del prodotto sarà più lunga perché più difficilmente attaccabile da fenomeni classici quali umidità, acqua, usura del tempo. 

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Dic 142019
 

Mentre fervono i lavori di costruzione di tutte le magnifiche opere che arricchiranno l’Expo 2020 di Dubai, in altre zone della città prosegue la realizzazione di nuovi megaprogetti che renderanno la capitale dell’emirato ancora più abbagliante, lucente, eccentrica, di quanto non lo sia già oggi.Una nuova impressionante opera affidata dalla holding dell’emiro al pluripremiato studio internazionale di architettura SOM, Skidmore, Owings e Merrill, vedrà come suo fulcro iconico un nuovo super grattacielo alto 550 metri di cui già si conosce il nome, Burj Jumeirah. Farà parte di una vasta area, il distretto di Jumeirah, una delle più rinomate zone residenziali della costiera di Dubai. Si tratta di un’area che avrà un uso prevalentemente pedonale misto con alberghi di lusso, appartamenti, centri commerciali, ristoranti e negozi di fama internazionale e immensi parchi verdi. Fiore all’occhiello di questo nuovo quartiere sarà l’uso di soluzioni sostenibili d’avanguardia nella costruzione, alta tecnologia e una incredibile infrastruttura intelligente che renderà tutto connesso e accessibile.

Il progetto nasce dallo sviluppo planimetrico di, pensate un po’, l’impronta digitale di sua maestà Mohammed bin Rashid al Maktum governatore degli Emirati Arabi Uniti e reggente di Dubai. Ad inizio 2019 sono iniziati i lavori di costruzione di questo incredibile grattacielo ispirato alle dell’increspature naturali delle dune di sabbia del deserto. Un gigante di acciaio e cemento le cui facciate saranno ricoperte di display digitali che renderanno la sua intera superficie capace di proiettare immagini e suggestioni durante tutte le festività o in momenti di particolare importanza pubblica nel paese.

Con la sua incredibile altezza, 550 metri il Burj Jumeirah, diventerà un altro elemento chiave dello skyline di Dubai, dotato di diversi punti di osservazione capaci di offrire una visione completa a 360° sull’intera città. I suoi ascensori saranno dotati di display digitali che renderanno un’esperienza emozionale la risalita verso la vetta e uno sky restaurant a 450 metri garantirà un’immersione totale e un colpo d’occhio privilegiato sull’intera città L’involucro della torre avrà una forma aerodinamica ispirata, come detto, al movimento delle dune di sabbia desertiche, ma ottimizzata per resistere alle sollecitazioni laterali del vento e con un vuoto centrale quasi a simboleggiare due ali che si sfiorano, all’interno del quale sarà possibile posizionare i terrazzamenti per le vedute panoramiche sulla città.

L’intero complesso poggerà su un enorme piazza il cui disegno è proprio ispirato alla riproduzione dell’impronta digitale dello sceicco con fontane d’acqua e attrazioni di diverso tipo. Il termine per la realizzazione di questa grandiosa opera è previsto per il 2023.

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Mag 122019
 

Non si finisce mai di imparare, e forse in Danimarca hanno anche compreso che non si smette neanche di giocare. Quelli della Lego, la società fondata da Ole Kirk Kristianen nel 1916, lo sanno molto bene. Creatori di un gioco semplice, intuitivo, quasi banale ma capace di superare indenne decenni di giochi del pubblico più esigente e selettivo, i bambini. Hanno innovato continuamente il gioco con nuove serie, pezzi, soluzioni, riuscendo a creare nuove aspettative di gioco e restando sempre attuali. Proprio nel rispetto di quest’ottica, Lego per la prima volta entra prepotentemente nell’ambito dell’informatica.

Lego Education attraverso la linea Lego Spike Prime, per la prima volta avvicina le attività ludiche dei bambini, nell’uso dei classici mattoncini, alle tecniche scientifiche e alla programmazione del coding. Lego Spike Prime introduce i bambini della prima al mondo dello STEM cioè la sigla acronimo delle parole inglesi Science, Technology, Engineering and Mathematics.

Si tratta di un progetto educativo in cui vengono ribaltati i concetti di apprendimento: non si impara a programmare come viene fatto nel classico coding, ma al contrario si programma con grande semplicità per imparare concetti matematici, scientifici e tecnologici.

Il progetto prevede la fornitura di un kit completo di materiale costituito da circa 500 pezzi e con elementi della serie Lego Technics e blocchi lego standard, più 11 nuovi elementi progettati per Spike Prime che servono a collegare i due mondi quello Lego standard e quello Technics. Il tutto senza sistemi di raccordo, fili o altro in maniera tale che i bambini utilizzino sempre gli stessi pezzi con i quali hanno già familiarità per la costruzione delle loro creazioni.

Saranno inviati insieme al kit gli schemi di 33 problemi concreti da risolvere sia praticamente, attraverso la costruzione manuale che, attraverso l’uso di computer e tablet per verificare il funzionamento delle loro creazioni.

I progetti non sono meramente astratti, ma studiati per poter essere risolti durante l’ora di lezione, quindi, progettati per essere completati da alunni singoli o gruppi composti da due o tre studenti in circa 45 e minuti. L’idea è quella del cooperative learning e quindi delle attività di gruppo e di collaborazione nella soluzione di problemi.

Il kit per 30 bambini verrebbe a costare circa 3300 dollari, quindi, una cifra non indifferente ma che potrebbe essere fornita dalle scuole, da enti terzi nonché con la collaborazione delle famiglie nell’acquisto dei pacchetti. Sugli store dei grandi giganti dell’high-tech e del mondo all’istruzione si possono trovare articoli specifici e altri problemi da risolvere legati al kit in vendita con Lego Spike Prime per espandere le proprie esperienze di apprendimento e gioco.

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Ago 282018
 

Dubai, la grande capitale cosmopolita del Medio Oriente ha dato il via ad un nuovo concetto di espansione della città sul mare. Con le sue “palme” artificiali, le isole del Mondo, e decine di altre isole più piccole lungo la costa, ha decuplicato i chilometri di spiaggia e gli affacci sul mare. Anche altre città si stanno muovendo in tal senso e ovviamente li dove i capitali consentono operazioni di questo genere.

Costerà ben 3 miliardi di euro l’espansione sul mare di uno dei più piccoli stati europei. Sto parlando del Principato di Monaco il cui progetto porta l’autorevolissima firma di Renzo Piano, l’archiastar di fama internazionale.

Per tutti questi anni, l’espansione del ricchissimo stato europeo è stato vincolato dalle ridotte dimensioni del suo territorio, pari a circa 2 chilometri quadrati. I 40mila abitanti stabili hanno quindi dovuto rinunciare a ulteriori immobili data l’impossibilità di costruire ulteriormente.

Il progetto consisterà nella realizzazione di una gigantesca penisola artificiale che sorgerà proprio li dove oggi ormeggiano i mega yacht. Questa consentirà la realizzazione di un nuovo quartiere residenziale dalle dimensioni di 6 ettari.

Già da tempo il Principato aveva avviato la sua espansione sul mare costruendo di volta in volta piccoli elementi che erodevano spazio al mare ridisegnando il profilo della costa. Ma questo è uno di quei mega-progetti che trasformano completamente lo spazio su cui sorgono. Il progetto è, come detto, dell’architetto Renzo Piano, mentre gli spazi verdi saranno curati dal paesaggista Michel Desvigne, una eccellenza in questo campo.

Per poter conquistare spazio sul mare, bisogna prima realizzare le infrastrutture necessarie alla sua costruzione. Una barriera di sabbia e cemento armato alta anche 30 metri sarà realizzata lungo lo spazio che vedrà la nascita del nuovo quartiere marino.

Questo nuovo affaccio sul mare sarà completato da grattacieli incredibili, totalmente smart, dotati di ogni confort e di livelli di servizi decisamente elevati. L’investimento è chiaro da parte dei realizzatori, quello di creare un nuovo affaccio sul mare per il Principato, che toglierà l’affaccio diretto agli attuali edifici costruiti sul Larvotto, il lungomare snob del Principato, diventando così meta ambita per sceicchi e miliardari mondiali che faranno a gara per accaparrarsi l’appartamento più esclusivo o quello con la vista migliore. Si ipotizza che il costo al metro quadrato potrebbe superare i 100.000 euro.

Questo nuovo quartiere, già denominato Anse du Portier, dovrebbe ospitare, una volta completato, 60mila metri quadrati di superficie residenziale, 3mila metri quadrati di negozi e centri commerciali, un ettaro di verde, un grande parcheggio, l’estensione del Grimaldi Forum e molti nuovi posti barca, vista la continua competizione con le altre località chic sulla costa ligure.

Anse du Portier sarà all’avanguardia anche dal punto di vista ambientale. Sarà realizzato con soluzioni e tecnologie eco-compatibili, tutti gli edifici avranno i tetti ricoperti da pannelli fotovoltaici, capaci di soddisfare i bisogni energetici delle lussuose dimore.

Il Principato parteciperà al progetto costruttivo con un finanziamento di 400 milioni di euro, mentre il resto verrà da investitori privati. Probabilmente stiamo assistendo al primo di tanti progetti che daranno il via alla nascita di quartieri residenziali dal mare e non più sulla terra ferma.

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Giu 282018
 
Un team di scienziati francesi ha realizzato la casa più piccola del mondo. Il progetto, sviluppato al Femto-ST Institute di Besançon (Francia) è costituito da strati di silicio sagomati da un fascio di ioni.
La minuscola struttura è stata fissata su una fibra ottica all’interno di una camera a vuoto. Le sue dimensioni sono davvero minuscole: 300*300 micrometri cioè 0,3*0,3 millimetri. Una particolare combinazione di silicio, è stata tagliata in nanofogli e attraverso un flusso regolato di ioni, controllati da micro robot, sono stati disposti nella corretta posizione. Poi, attraverso un sistema di iniezione a gas è stato saldato ad una estremità della fibra ottica e poi utilizzato per realizzare le decorazioni terminali poste sul tetto della casetta.
Tutto il processo ha seguito un preciso percorso realizzato attraverso potenti microscopi e guidati attraverso computers controllati da operatori umani.
Questa minuscola creazione, mette in evidenza le capacità di miniaturizzazione e controllo di particelle quasi invisibili da parte dei ricercatori. Lo scopo è ovviamente medico; gli scienziati sperano di costruire dei microscopici vettori, capaci di raccogliere e trasportare, ad esempio un farmaco, direttamente sul luogo dell’infiammazione o dell’organo da curare. O realizzare involucri capaci di catturare particolari tipi di cellule portatrici di problemi e neutralizzarle.
L’esperimento perfettamente riuscito ha stimolato gli scienziati a spingersi oltre. Il prossimo passo sarà una ulteriore riduzione delle dimensioni di queste micro-costruzioni per giungere all’incredibile miniaturizzazione di 20*100 nanometri e a rendere questo processo completamente automatico.
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