Nov 192015
 

Ogni fenomeno, ogni avvenimento, ogni evento che accade in natura, colpisce l’inconscio di ciascuno di noi e per alcuni in particolare, artisti e architetti, diventano elementi di grande ispirazione per la realizzazione delle proprie creazioni. Il mondo è pieno di opere frutto di ispirazione tratte dalla natura, dagli edifici della bio-architettura ai nuovi materiali.

FacciateBioMimetiche03Basandosi proprio sui fenomeni naturali, uno studente del Master in Product Design al Royal College of Arts di Londra, Chao Chen, ha ideato un sistema capace di proteggere le facciate basato sulla bio-mimetica. In pratica, passeggiando in una giornata piovosa in Hyde Park, la sua attenzione è stata catturata dall’osservazione di un fenomeno naturale abbastanza comune. Le pigne degli,alberi del parco, a contatto con le gocce di pioggia, allungavano il loro guscio esterno in modo da evitare il contatto dei pinoli con l’acqua piovana. Da un’osservazione più attenta del frutto, si è reso conto che questo è composto da due strati uno interno ed uno esterno capaci di modificare la propria struttura in modo da proteggere il frutto dall’acqua.

Affascinato da questo fenomeno naturale, Chen ha cominciato a studiare il bio-mimetismo. L’idea era quella di poter applicare i risultati di queste scoperte ad ambiti diversi come l’architettura e l’ingegneria. L’acqua da sempre rappresenta infatti il nemico principale per architetti e progettisti nella realizzazione di edifici capaci di resistere agli agenti atmosferici.

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Il risultato di questa ricerca, è un materiale laminato capace di reagire all’umidità. In pratica questo laminato, a seconda il grado di umidità presente sulla sua superficie, riesce a modificare naturalmente, senza l’ausilio di sistemi elettronici o meccanismi, la propria forma, allungando le fibre e ritraendole in caso di assenza di umidità.

FacciateBioMimetiche06I campi e le prospettive che si sono aperti sono molteplici. Ad esempio in campo agricolo è possibile verificare l’umidità del suolo così da poter intervenire in modo opportuno all’irrigazione dei campi. Una lamina con colorazioni differenti sulle due superfici reagisce con l’umidità e cambia colore avvisando della necessità di acqua per il terreno.

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In campo architettonico, invece, Chen ha sperimentato una pensilina composta da lamelle capaci di chiudersi ermeticamente a contatto con l’acqua impedendone il passaggio così da proteggere le persone che vi soggiornano sotto. Al contrario in assenza di acqua le lamelle si aprono consentendo alla luce di passare generando un filtraggio della stessa con un effetto albero.

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Il prototipo più interessante è quello che realizza una facciata dinamica per un edificio. Si tratta di una serie di elementi romboidali uniti attraverso dei perni come fossero i petali di un fiore. Ogni elemento è libero di incurvarsi o di raddrizzarsi. In questo modo nelle giornate di pioggia i petali si distendono impedendo di fatto il passaggio dell’acqua, mentre quando il tasso di umidità cala, i petali si curvano nuovamente permettendo il passaggio della luce solare e del calore.

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I colori sono tenui e chiari proprio per rendere luminose le facciate degli edifici nelle giornate cupe e piovose e rappresentano un ottimo connubio tra design e innovazione.

Prima di poter essere immesse sul mercato e prodotte in serie, le facciate bio-mimetiche, dovranno essere sottoposte ad una serie di test che ne certifichino la qualità e la resistenza. Infatti bisognerà verificare la loro resistenza ai fenomeni atmosferici o quante volte ad esempio il materiale può curvarsi e tornare nello stato originale.

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Dic 102011
 

Architettura ecologica significa molte cose e per questo rischia di significare troppo poco. Una casa fatta con materiali naturali, che non danneggiano chi ci abita, che non sono pericolosi per chi li produce, per chi li mette in opera e per chi li deve smontare e abbandonare, è una casa ecologica. Fondamentale è anche l’eliminazione o la riduzione ai minimi termini delle fonti di inquinamento interno, che modificano la qualità dell’aria, producono campi elettromagnetici artificiali o generano emissioni dannose. Le ecocase, che saranno certificate da uno specifico marchio di qualità, dovranno soddisfare determinati standard in quattro campi:

  1. uso di materiali naturali;
  2. risparmio energetico;
  3. isolamento acustico;
  4. cura per l’ambiente esterno.

Alcuni dei principi progettuali alla base della bioarchitettura sono:

  • ottimizzare il rapporto tra l’edificio ed il contesto nel quale viene inserito, ossia salvaguardare l’ecosistema;
  • impiegare le risorse naturali (acqua, vegetazione, clima).

Si definisce Bioarchitettura l’insieme delle discipline che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema antropico-ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarità e da un utilizzo razionale e sostenibile delle risorse, la bioarchitettura tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali e i fenomeni naturali, al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e futura. Propone una pratica architettonica rispettosa dei principi della sostenibilità con l’obiettivo di instaurare un rapporto equilibrato tra l’ambiente e il costruito, soddisfacendo i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere, con il consumo indiscriminato delle risorse, quello delle generazioni future.

Affinché tali principi possano integrarsi coerentemente è necessaria una progettazione che si avvalga del contributo di numerosi specialisti. L’industria delle costruzioni ha un forte impatto ambientale a causa dell’altissimo consumo energetico, delle sue emissioni nell’atmosfera, dell’inarrestabile consumo del territorio e del diffuso utilizzo di materiali di origine petrolchimica che determinano gravi problemi di inquinamento. Come altri paesi europei, l’Italia possiede, un patrimonio architettonico molto interessante e soprattutto variegato. Dalla montagna, alla collina, al mare e nelle varie latitudini, le differenze nei metodi costruttivi, nelle forme e nei materiali sono numerosissimi. La moltitudine delle soluzioni costruttive ed il linguaggio architettonico che ne è derivato, non sono altro che differenti soluzioni, le più efficienti, che l’uomo ha saputo trovare per soddisfare un bisogno fondamentale: creare ambienti confortevoli per difendersi dalle condizioni climatiche estreme ed avverse.

La bioarchitettura tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali, al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e futura. I problemi che si pongono gli architetti, sempre più attenti a ogni aspetto formale, tecnico e metodologico della bioarchitettura, sono quelli di progettare edifici in cui l’intero sistema edificato rappresenti la soluzione formale e tecnica al problema climatico locale; impiegare alcune risorse naturali come l’acqua, la luce, il suono, la vegetazione; e infine realizzare architetture “reattive”, capaci cioè di adeguarsi nel tempo alle condizioni esterne. I nuovi esempi di bioarchitettura non si limitano allo studio delle prestazioni del sistema tecnologico, alla ricerca di soluzioni climaticamente compatibili ed energicamente non disperdenti, ma comprendono anche l’indagine conoscitiva di tutto il contesto ambientale sia interno che esterno, e inseriscono come variabili di progetto anche le componenti vitali dell’ecosistema preesistente come l’acqua e la vegetazione.

L’architettura rappresenta da sempre sperimentazione e ricerca e anche oggi non si sottrae al suo compito. In alcuni paesi del mondo più che in altri, grazie anche alla situazione economica, oggi si sperimenta tantissimo, creando i nuovi punti di riferimento nel campo delle costruzioni: sto parlando di Dubai, Abu Dhabi, Manama City, Kuait City e per alcuni versi anche New York. E’ in queste metropoli che oggi vive la nuova architettura e dove possiamo vedere e studiare tutte le nuove soluzioni per rendere l’abitazione migliore. Vi invito pertanto a leggere il prossimo articolo:

LE BIO-ARCHITETTURE

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Dic 102011
 

I prodotti della ricerca nel campo edilizio sono tantissimi; alcuni hanno la fortuna di passare dallo stadio di prototipo alla realizzazione vera e propria, altri rimangono allo stadio di idea progettuale. Ma in ogni caso, ognuna di queste bio-innovazioni, rappresenta un tassello in avanti, che l’architettura compie nel suo avvicinarsi oltre che alle esigenze della committenza anche a quelle dell’ambiente.

Di seguito alcune di queste realizzazioni e alcuni questi prototipi che, non hanno l’intenzione di essere i migliori, ma di rappresentare in qualche modo differenti modi o differenti proposte con cui gli architetti cercano di integrare la loro capacità creativa con le esigenze sempre più urgenti di un ambiente martoriato e per troppo tempo dimenticato. Buona lettura e buona visione.

WORLD TRADE CENTER

Città / Stato: Manama City / Bahrain

Si tratta di un edificio avveniristico e all’avanguardia ultimato nel 2008 progettato dallo studio Atkins: due grandi torri di vetro e acciaio che ricordano due grandi vele e sono unite da tre piloni su cui sono state montate altrettante grandi pale eoliche. L’architetto si è posto, in questo caso, anche il problema di rendere ecologica la sua creazione, dotandola di un sistema per produrre energia rinnovabile. Le due torri gemelle possono così autoprodurre il 15% dell’elettricità che consumano, anche grazie alla loro forma, che convoglia verso le grandi pale il vento che proviene dal golfo. All’interno delle vele panoramiche, alte 240 metri, si potranno trovare negozi, ristoranti, uffici e un albergo a 5 stelle.

COR BUILDING

Città / Stato: Miami / U.S.A.

Tra i progetti più recenti emerge quello per il “COR Building” un ecograttacielo che cambierà lo skyline del Design District di Miami, già famoso per l’architettura decò degli anni venti più che per le recenti realizzazioni contemporanee.

Il progetto, realizzato anche grazie alla consulenza in campo energetico di Buro Happold, ed in ambito strutturale di Ysreal Seinuk, incorpora sia residenze che uffici che spazi commerciali ed integra tecnologie pulite con l’uso di turbine eoliche pannelli fotovoltaici e pannelli solari per la produzione di acqua calda. L’elemento
 chiave del progetto è il design delle
 facciate, caratterizzato da una serie
 di fori il cui diametro cresce progressivamente approssimandosi alla vetta
 al fine di evidenziare il graduale alleggerimento delle masse. Attraverso i fori il sole irraggia la parete fotovoltaica ed il vento aziona una serie di pale eoliche collocate agli ultimi livelli dell’edificio appositamente pensati a cielo aperto.

VERTICAL FARM

Città / Stato: Milano / Italia

Sfida tecnologica per far fronte alla carenza di verde nelle nostre città cementificate. Le Vertical Farm o fattorie verticali, sono il risultato di questi sforzi e dell’impegno di studi di architettura per ottenere questo incredibile risultato. L’idea del nuovo bosco verticale, un progetto tutto italiano di riforestazione urbana che si sviluppa in altezza, ideato da Stefano Boeri Architetti è talmente innovativo e originale da aver catturato l’attenzione anche del prestigioso Financial Times, che lo descrive come “La Torre più eccitante al mondo”. Per la prima volta, un grattacielo ospiterà querce, cedri e pini pronti a far da filtro antismog e a offrire ombra d’estate e luce d’inverno, quando i rami si spoglieranno dalle loro foglie.

Concepito per essere realizzato a Porta Nuova, il nuovo quartiere milanese che viene su al ritmo di un piano ogni quindici giorni, “Bosco Verticale”, che nasce per contribuire a rigenerare l’ambiente e la biodiversità urbana senza espansione del territorio della città. Si tratta di un complesso composto da due torri residenziali di 110 e 76 metri. La sua particolarità è che ospiterà circa 900 alberi alti dai 3 ai 9 metri, diverse piante floreali e arbusti, distribuiti in relazione all’esposizione al sole di ogni facciata. In termini di quantità di alberature il Bosco Verticale di Milano equivale a una superficie boschiva di circa 10.000 mq, mentre, se “sparsa” sul territorio in “orizzontale”, l’intera costruzione equivarrebbe a 50.000 mq di villette unifamiliari. Il sistema, inoltre, contribuisce a ottimizzare, recuperare e produrre energia. I vantaggi ricavati dalla realizzazione di questa innovativa soluzione architettonica sono davvero tanti: la costituzione di un microclima, l’assorbimento di CO2 e polveri sottili, produzione di umidità e di ossigeno, riduzione dell’inquinamento acustico e riparo dal vento. Un sistema di energia fotovoltaica (500 mq di pannelli), eolica e geotermica garantirà, poi, l’autosufficienza delle due torri, mentre l’irrigazione delle piante avverrà per larga parte attraverso un impianto centralizzato di filtrazione dell’acque grigie. Infine, una gestione centralizzata controllerà l’efficenza e l’efficacia di ogni cellula di verse in modo da poter utilizzare i dati raccolti sulla funzionalità ecologica del sistema, in futuro.

CASE DI POLISTIROLO

Città / Stato: / Giappone

Il polistirolo, tradizionalmente associato dai più al packaging, è tra i materiali di costruzione che si stanno ritagliando uno spazio importante nei progetti di architettura sostenibile. Il polistirene espanso, meglio noto come polistirolo, è infatti un materiale riciclabile, dal peso ridotto, economico, trasportabile e assemblabile, con elevate proprietà termoisolanti e molto resistente al fuoco, agli stimoli e alle sollecitazioni ambientali. Caratteristiche che ne fanno un’alternativa valida ai tradizionali materiali di costruzione e in particolar modo in quelle realtà ad alto rischio sismico come il Giappone.

Oltre all’adattabilità del polistirolo a contesti e ad esigenze diverse, le sue proprietà termoisolanti consentono un notevole risparmio sulle spese di raffreddamento/riscaldamento delle strutture.

Il progetto è quello di realizzare strutture a forma di igloo di circa 7 metri di diametro e con uno spazio interno di circa 40mq, le cui pareti sono di polistirolo, che costituiscono il modulo base delle case a cupola e delle case a fungo progettate dalla giapponese International Dome House.

Si tratta di moduli prefabbricati assemblabili a piacere, a partire dai quali costruire strutture di estensione e forme diverse. Le pareti hanno uno spessore di circa 20 cm e vengono rivestite da intonaco, in modo da creare un vero e proprio “effetto muratura”. Gli interni possono essere suddivisi, soppalcati e arredati a piacere, per personalizzare gli ambienti secondo il proprio gusto e le proprie esigenze. Infine, tutta la struttura è protetta da sostanze ritardanti di fiamma che, a contatto con il fuoco, non emettono fumi tossici.

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SOLAR WIND

Città / Stato: Calabria / Italia

Uno studio di architettura di Roma ha progettato la riqualificazione di un tratto autostradale (10 km circa) della A3 Salerno-Reggio Calabria. Gli architetti della Coffice hanno firmato il progetto Solar Wind che coniuga energie rinnovabili, fruizione del paesaggio ed elementi di turismo sostenibile, un mix virtuoso che è valso agli ideatori Francesco Colarossi e Giovanna e Luisa Saracino la seconda posizione al concorso “Parco Solare Sud – L’autostrada del sole”.

La parte più interessante del progetto è l’integrazione: turbine eoliche vengono disposte tra un pilone e l’altro e si affiancano alle cosiddette Solar Road, tratti stradali rivestiti da un manto fotovoltaico che, ad oggi, sono in fase di sperimentazione anche in altre parti del mondo. In più, come da regolamento del concorso, le aree adiacenti alle carreggiate sono state convertite in zone pedonali con tanto di belvedere, alberi e serre dedicate all’agricoltura biologica. Il concorso ha premiato veramente i più meritevoli; infatti, la giuria del concorso on-line bandito dalla Regione Calabria non sapeva nemmeno chi erano gli autori dei progetti da votare. L’anonimato ha quindi garantito un risultato trasparente e immune da qualsiasi sospetto.

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