Ago 312020
 

Il più grande simbolo moderno della tecnologia sta per vedere la luce proprio nella città del futuro, Dubai. Un’opera ingegneristica incredibile, realizzata attraverso un algoritmo matematico capace di generare una struttura a forma di occhio, dalle curve eclettiche, rivestite da piastre in acciaio in cui sono intagliate in vetro, forme libere che richiamano la calligrafia araba.

Fortemente voluto da sua maestà Al Maktoum Bin Rashid primo ministro degli Emirati Arabi e sceicco di Dubai, quest’opera mastodontica, iconica, fantascientifica, sorge in un punto strategico della città sotto le incredibili Emirates Tower lungo la Sheik Zayed road la strada principale che unisce tutti gli emirati arabi e si appresta a diventare il punto di convergenza mondiale sulla tecnologia, innovazione e futuro. Si tratta del museo del futuro la cui ultimazione è prevista per la fine di quest’anno e Doveva essere una delle grandi opere da presentare al mondo durante l’Expo che per via della della pandemia di covi da 19 è stata rinviata di un anno.

Si tratta di una delle opere ingegneristiche più complesse mai realizzate dalla forma ovale eclettica con un’altezza di 78 m è una superficie complessiva di 30.000 m². Per la prima volta è stata utilizzata una tecnologia innovativa chiamata bim building information model ling che sfruttando l’intelligenza artificiale è un particolare algoritmo è riuscita a semplificare la struttura reticolare è estremamente complessa in modo da renderla più semplice nella realizzazione è ingegneristicamente realizzabile.

Anche questo edificio, come molti altri nel mondo, utilizza un Diagrid una struttura di travi reticolari che costituisce il sostegno principale dell’edificio e quello dei solai interni che lo dividono in sette differenti piani.

La tecnologia e l’innovazione si vedono già nella fase progettuale, infatti il sistema Been attraverso un algoritmo matematico è riuscito a progettare una taglia Grid trovando tra le possibili infinite permutazioni quella della forma definitiva. In questo modo la struttura riesce ad auto sorreggersi farne fungendo da guscio dell’edificio e sostenendo i solai interni che lo dividono in sette differenti piani.

Un’opera incredibile sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista strutturale, unica, iconica, capace di rappresentare appieno l’innovazione e la tecnologia, fortemente voluta dal Primo Ministro e mi latino che già prima ancora della realizzazione dell’opera nel 2015 affermava “Il futuro appartiene a coloro che stanno immaginarlo, disegnarlo ed eseguirlo. Non è qualcosa da attendere, ma da creare”.

Non ci resta a questo punto che attendere la sua apertura che avverrà a breve e se possibile visitarlo personalmente recandoci nella capitale e mi Latina oppure attraverso tour virtuali e sicuramente saranno resi disponibili nel sito ufficiale del della struttura.

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Nov 252015
 
IL CORRETTO ORIENTAMENTO:

L’orientamento più vantaggioso è quello verso sud. Le finestre esposte a sud possono ricevere sole durante tutto il giorno. In inverno, la posizione del sole è bassa e la radiazione incide quasi perpendicolarmente, mentre in estate, quando la posizione del sole è alta, la facciata riceve invece meno apporti e le finestre sono più facilmente ombreggiabili tramite schermature orizzontali fisse (aggetti, balconi, gronde). L’ombreggiamento delle finestre previene surriscaldamenti e riduce così la necessità di raffrescare artificialmente gli ambienti; quindi contribuisce al risparmio energetico.

Le facciate esposte ad Est e Ovest pongono maggiori problemi; esse ricevono luce quando la posizione del sole è bassa (mattina, pomeriggio). Le finestre orientate verso Est e Ovest sono pertanto meno facilmente ombreggiabili e spesso la causa di surriscaldamenti. Queste finestre necessitano schermature mobili, adattabili alla variazione della posizione del sole. Le finestre esposte a nord ricevono radiazione diretta solo in alcune giornate d’estate e, di solito, non hanno bisogno di schermature.

Particolare attenzione la meritano le falde di tetto esposte verso Sud. Queste ricevono un massimo di apporti solari in estate, quando la radiazione solare incide quasi perpendicolarmente. Questo fatto può comportare un surriscaldamento delle strutture del tetto e degli ambienti sotto lo stesso. Le falde esposte a Sud sono però ideali per installarvi collettori solari e pannelli fotovoltaici.

All’efficienza energetica può contribuire anche un’idonea disposizione degli ambienti. La disposizione bisogna sceglierla in riguardo al clima. Nelle regioni settentrionali si tratta di captare molto sole in inverno e di ripararsi dai venti freddi, conviene quindi disporre il salotto (finestre grandi) sul lato SUD, dove riceve più sole, e la cucina, il bagno, i locali di servizio e la scala (finestre piccole) sul lato NORD, da dove provengono i venti freddi.

Nelle regioni meridionali, il problema principale è il caldo estivo e pertanto conviene una disposizione che procuri ombra e un’ottima ventilazione.

GLI SPAZI DELL’ALLOGGIO:

Le moderne case sono dotate di più spazi interni adibiti a specifiche funzioni. Tra i principali:

l’ingresso è la stanza in cui si apre la porta di entrata;

il salotto o soggiorno è la stanza accogliente e di dimensioni relativamente ampie in cui si sta abitualmente nel tempo libero;

la cucina è la stanza adibita alla preparazione a alla cottura dei cibi. È detta cucina abitabile qualora è abbastanza grande da poter consumare in lei i pasti (altrimenti vi è la sala da pranzo). In Italia la cucina molto spesso è utilizzata alla stregua del salotto diventando la stanza principale in cui si soggiorna;

la sala da pranzo stanza destinata al consumo dei cibi;

il disimpegno o corridoio di servizio è il locale della casa che consente l’accesso ad altri locali della casa;

il bagno è la stanza destinata all’igiene personale ed è dotata dei necessari apparecchi igienici. Spesso per questioni di economicità e spazio il bagno ricopre anche il ruolo della lavanderia, dotandosi degli apparecchi necessari al lavaggio dei capi di vestiario;

la lavanderia è la stanza adibiti al lavaggio e trattamento dei capi di vestiario;

la camera da letto è la stanza destinata al riposo e al recupero notturno e può essere “matrimoniale” se adibiti a letto matrimoniale, “doppia” se adibiti a due letti singoli o “singola” se adibita a un solo letto singolo. Si chiama “camera degli ospiti” se adibiti esclusivamente al pernottamento degli ospiti;

il balcone, la terrazza o la loggia negli appartamenti sono tesi a sopperire all’assenza di un giardino.

Questi spazi, per legge, al fine di garantire condizioni vitali idonee, sia per mobilità, sia per areazione che per illuminazione, debbono rispettare determinate misure minime al di sotto delle quali non può essere garantita la piena funzionalità.

Locale

Superficie

Altezza

Soggiorno 14,00 mq  > 2,70 m
Cucina – Pranzo 9,00 mq  > 2,70 m
Cucina sola cottura 5,00 mq  > 2,70 m
Camera ad un letto 9,00 mq  > 2,70 m
Camera a due letti 14,00 mq  > 2,70 m
Studio 7,00 mq  > 2,70 m
Primo servizio igienico 4,00 mq  > 2,70 m
Ulteriori servizi igienici 1,50 mq  > 2,40 m
Ripostiglio 1,50 mq  > 2,40 m
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  1. LA STATICA DELLE STRUTTURE – VINCOLI e GRADI DI LIBERTA’
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  4. SCOMPOSIZIONE TECNICA di un EDIFICIO
  5. MURI E PARETI
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Mag 252014
 

Prefazione a cura del prof. Betto

Ancora un lavoro eccellente da parte dei miei alunni. Questa volta Angelo, Riccardo e Andrea si sono cimentati con una avveniristica costruzione divenuta l’orgoglio del Bahrain, piccolo stato-isola situato a nord degli Emirati Arabi. L’edificio, straordinario per le forme e le soluzioni di finitura, è diventato un simbolo della nuova architettura eco-sostenibile, dotato di pale eoliche e rivestito di celle fotovoltaiche. Le sue forme, che ricordano da vicino le cattedrali gotiche e le vele delle imbarcazioni che solcano quei mari, realizzano un nuovo gradino verso un’architettura perfetta, integrata con l’ambiente e in grado di sfruttare positivamente l’ambiente. Leggiamo insieme questo racconto descrizione all’interno del nostro PROGETTO INFORMATICA. Buona lettura.

BAHRAIN WORLD TRADE CENTER

BWTC01

Area geografica: Medio Oriente

Stato: Regno del Bahrain

Città: Manama City

Tipologia: grattacielo

Caratteristiche: torri gemelle – impianto eolico – impianto fotovoltaico

BWTC14Il Bahrain World Trade Center (BWTC) è costituito da due torri gemelle ed è il secondo edificio più alto del Bahrain, ubicato nella capitale Manama City.

Le torri, alte 240 metri ciascuna, furono costruite nel 2008 dallo studio di architettura multi-nazionale Atkins.

Questa struttura di 50 piani, è costruita in prossimità della King Faisal Highway, vicino ad altri grattacieli come il Bahrain Financial Harbour, la National Bank of Bahrain e il Abraj Al Lulu. È il secondo edificio più alto del Bahrain dopo le torri gemelle del Bahrain Financial Harbour.

Torri del Financial Harbour

Torri del Financial Harbour

Abraj Al Lulu

Abraj Al Lulu

Per le sue peculiarità, l’edificio ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sostenibilità. Infatti, il Bahrain World Trade Center è il primo edificio al mondo ad integrare turbine eoliche di grandi dimensioni nel suo design. Le turbine eoliche sono state sviluppate, costruite e installate dalla società danese Norwin A/S.

Le due torri sono collegate attraverso tre ponti esterni, ciascuno in possesso di una turbina eolica da 225kW, per un totale di 675kW di potenza di produzione eolica. Ognuna di queste turbine misura 29 m di diametro, ed è allineato a nord, che è la direzione da cui l’aria dal Golfo Persico soffia dentro le vele.

BWTC13

Planimetrie al livello delle 3 turbine

Entrambi i corpi laterali sono progettati a forma di imbuto per permettere al vento di passare accelerando attraverso le turbine. 
Questo progetto è stato confermato dal test della galleria del vento, che ha dimostrato che gli edifici a forma conica creano un flusso di aria tale che, qualsiasi vento che entra a 45° su entrambi i lati dell’asse centrale, crea un flusso che rimane perpendicolare alle turbine.

Particolare della Turbina Eolica

Particolare della Turbina Eolica

Le turbine eoliche forniscono dall’11% al 15% del consumo totale di energia delle torri che è pari a circa 1,1 – 1,3 GWh all’anno. Ciò equivale a fornire l’illuminazione per circa 300 abitazioni. Le tre turbine sono state accese per la prima volta l’8 aprile 2008.

Dati tecnici turbine eoliche:

BWTC10

Prospetti di una Torre

  • Corrente elettrica nominale generata: 225kW
  • Regolamento di potenza : 
 fisso
  • Diametro del rotore: 
 di 29m
  • Velocità del rotore al pieno carico: 38 giri/min.
  • Freno meccanico ad alta velocità: tipo freno a disco
  • 
Freno meccanico a bassa velocità: tipo 
a calibro
  • Generatore: chiuso, 4 poli a induzione asincrona 50Hz

  • Sistema di deviazione direzione: fisso
  • Tagli nella velocità del vento: 
4m/s
  • Velocità minima del vento: 20m/s (5 minuti la media di rotazione) 
  • Massima velocità del vento per le lame: 80m/s (in ogni direzione) Uragano Classe IV =>69m/s

Il tetto ricoperto di ghiaia e i vetri termici permettono un efficace isolamento, coadiuvato anche da balconi sporgenti, le cui zone d’ombra contengono il riscaldamento eccessivo e, di conseguenza, limitano l’utilizzo di aria condizionata necessario in zone così calde e naturalmente l’abnorme consumo di energia elettrica ad esso collegato.

Un altro importantissimo elemento di sostenibilità è, infine, il riciclo delle acque residue che evita lo spreco di una risorsa così limitata in quelle regioni e così importante per tutto il pianeta.

Sono presenti altresì collegamenti con i sistemi di raffreddamento e di isolamento termico, piscine a riflessione termica per il raffreddamento e per l’evaporazione.

Il BWTC racchiude l’essenza di una filosofia sostenibile e cioè coinvolgere tutti gli impatti sociali, economici e ambientali nella realizzazione di un progetto.

L’edificio, considerato come un significativo passo verso un’architettura equilibrata ed ambientale costituisce un impegno inequivocabile ad aumentare la consapevolezza globale per il design sostenibile.

Ingresso

Ingresso

Il BWTC è ormai considerato una fonte di orgoglio nazionale per i residenti in Bahrain, ed ad esso è attribuita la capacità di generare prosperità economica all’interno della capitale Manama.

Il BWTC ha dimostrato che gli sviluppi commerciali possono essere creati con una forte agenda ambientale e rispondere alle esigenze delle nostre generazioni future.

Il Bahrain World Trade Center ha infine avuto un posto di rilievo nella fantascienza ed il canale Sci-Fi ha trasmesso un film dove un incidente nel 2020 provoca un collisione subatomica che crea effetti catastrofici sul pianeta Terra.

IL PROGETTISTA
BWTC08

Shaun Killa

Shaun Killa è nato in Sud Africa ed ha studiato Architettura presso l’Università di Città del Capo, dove ha ricevuto i suoi titoli.

Ha lavorato presso grandi studi di architettura a Città del Capo prima di trasferirsi a Dubai e unirsi allo studio di architettura Atkins nel 1998, dove – divenuto direttore del design, Atkins Dubai – ha vinto commissioni importanti come la Torre del 21° secolo (270m), la Chelsea Tower (250m) e la Millennium Tower (285m).

E’ specializzato nella progettazione di grandi grattacieli ed ha una passione per il design sostenibile. Ultimamente ha concentrato la sua filosofia progettuale su costruzioni a bassa emissione di carbonio, e sfida le norme architettoniche per creare edifici senza tempo, come la Torre Faro DIFC (400m) e il Namaste Hotel di Mumbai.

BWTC18

Progetto della Torre Faro del Financial District a Dubai

BWTC19

Progetto del Namaste Hotel a Mumbai

Lo studio di architettura Atkins, che ha realizzato il progetto, ha vinto il “The Arab Construction World for Sustainable Design Award” ed il “2006 LEAF Award” per il miglior uso della tecnologia nella grande struttura, questo perchè  la costruzione del BWTC ha mantenuto un alto profilo di sostenibilità grazie ai numerosi e vari  accorgimenti eco compatibili che affiancano lo sfruttamento eolico

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ANCHE NOI SCRITTORI
Alunno/i autore/i dell’articolo:
R. CARUSO – A. PEPE – A. VISCUSO
Classe e Anno: Argomento di Riferimento:
Seconda D – 2013/14 ARCHITETTURA
Apr 172014
 
Alunni Articolo scritto da: ALESSANDRO MARCELLINO e ANTONIO TARTAGLIA
Classe: 2D – Anno: 2013-14

Prefazione a cura del prof. Betto

Sono orgoglioso di presentarvi il primo prodotto realizzato dagli studenti della classe Seconda D all’interno del PROGETTO INFORMATICA. Il progetto li vede impegnati nella realizzazione di monografie di strutture contemporanee utilizzando esclusivamente strumenti e fonti digitali. Alessandro e Antonio, i primi ad aver completato il loro lavoro si sono cimentati nella descrizione di un’opera architettonica di indubbia bellezza, oltre a rappresentare un miracolo di ingegneria strutturale. Si tratta del Capital Gate di Abu Dhabi uno degli edifici più straordinari che mente umana abbia mai concepito. Gli Emirati oramai ci hanno abituato a stupirci con architetture incredibili, frutto della fantasia dei più grandi architetti, ma si pensa subito alla città degli eccessi, Dubai. Questa volta no; questo prodigio architettonico sorge nella vicina Abu Dhabi, la città più ricca al mondo. L’edificio, è unico e non ha paragoni ne precedenti nella storia dell’architettura e il tema è stato affrontato con passione e grande perizia dai miei alunni. Alessandro e Antonio hanno svolto, con precisione e seguendo con cura le indicazioni del docente, il loro compito raggiungendo da subito un grande livello descrittivo. Non voglio neppure commentarlo, ma lascio a voi il piacere di leggerlo e di darne, infine, un giudizio attento. Buona lettura.


Capital gate plan

Area geograficaMedio Oriente

StatoEmirati Arabi Uniti

CittàAbu Dhabi

Tipologia: grattacielo

Caratteristiche: edificio più inclinato al mondo – rivestimento in vetro – piscina a sbalzo a 200 m di altezza


CAPITAL GATE (Abu Dhabi – Emirati Arabi Uniti)

22 - Capital Gate

05 - Capital Gate

Sezione

I lavori sono iniziati nel 2007 e sono terminati nel 2010. Ha un’inclinazione di 18 gradi, quasi quattro volte superiore a quello della Torre di Pisa, ed è stato nominato dal Guinness World Record “l’edificio più pendente al mondo”. Progettato dallo studio RMJM è di proprietà dell’ADNEC (Abu Dhabi National Exhibitions Company). La torre è alta 160 metri e ha in tutto 35 piani destinati ad accogliere uffici e un hotel a cinque stelle, lo Hyatt Capital Gate, con ristoranti, meeting rooms, reception, tea lounge, spa, centro fitness, piscina e terrazza esterna per un totale di 53.100 mq.

Schema degli edifici più pendenti

Schema degli edifici più pendenti

I solai del Capital Gate sono sovrapposti verticalmente fino al 12° piano; fino alla cima vi è poi un graduale sfalsamento, da 30 a 140 cm, che da luogo all’impressionante inclinazione della Torre. L’edificio possiede anche altre caratteristiche tecnico-costruttive innovative, tra cui il primo utilizzo noto al mondo di un ‘nucleo pre-incurvato’, che contiene più di 15.000 mc di cemento armato rinforzato con 10.000 tonnellate di acciaio. Il nucleo, deliberatamente costruito un po’ fuori centro nella direzione opposta a quella dell’edificio, è stato raddrizzato con l’aumentare dell’altezza della costruzione e posizionato in verticale con il variare del centro di gravità e con l’aumento di peso dei piani aggiunti.

02 - Capital Gate

Dispositivo di ombreggiamento “splash”

07 - Capital Gate

Planimetria

25 - Capital Gate

Particolare delle vetrate esterne

Per la costruzione sono stati utilizzati:

  • circa 8.500 elementi strutturali in acciaio (travi, colonne, lastre, etc.);
  • più di 12.500 diverse lastre di vetro che formano in facciata più di 720 differenti pannelli a forma di diamante; ogni ‘diamante’ ha un peso di circa 5 tonnellate e contiene 18 pannelli di vetro;
  • in totale 21.000 mq di vetro in facciata;
  • 13.200 tonnellate di acciaio strutturale.

06 - Capital GateLa facciata è a doppio vetro per ottenere una maggiore efficienza energetica. L’aria di scarico è pre-raffreddata tra la facciata interna ed esterna in modo da ridurre il consumo energetico dell’edificio riciclando l’aria usata. Il vetro utilizzato sulla facciata della torre è a bassa emissività. È stato progettato per mantenere l’interno dell’edificio fresco ed eliminare i riflessi, pur mantenendo la trasparenza della facciata. L’acciaio inossidabile ‘splash’ è un dispositivo di ombreggiamento che elimina più del 30% del calore del sole prima che raggiunga l’edificio, comportando un risparmio sulla necessità di raffreddamento all’interno dell’edificio.


RMJM
RMJM (Robert Matthew Johnson Marshall) è uno studio di architettura internazionale che offre architettura, progettazione e design a livello mondiale. Fondato in Scozia nel 1956 dagli architetti Robert Matthew e Stirrat Johnson-Marshall ebbe i suoi primi uffici a Edimburgo e Londra. Nei primi anni, RMJM progettava in uno stile moderno e funzionale, con Matthews e Johnson-Marshall come forti sostenitori nel Regno Unito.

Johnson-Marshall
Johnson MarshallPercy Edwin Alan Johnson-Marshall CMG (20 gennaio 1915 – 14 luglio 1993) è stato un urbanista britannico, pianificatore regionale e accademico. Nato in India, studiò presso l’Università di Liverpool, e lavorò inizialmente con le autorità locali nel sud dell’Inghilterra. Nel 1956 fondò insieme ad Robert Matthew la RMJM. Nel 1959 prese un posto come docente presso l’Università di Edimburgo e fu nominato Professore di Progettazione Urbana e Pianificazione Territoriale nel 1964. Nel 1962 fondò la società di consulenza di pianificazione Percy Johnson- Marshall & Associates, che fu incaricato di realizzare il masterplan della University of Comprehensive Development Area di Edimburgo.

Robert Matthew
Robert MatthewE’ nato e cresciuto a Edimburgo, e ha frequentato l’Edinburgh College of Art. Robert è stato apprendista presso la ditta di suo padre anch’esso architetto. Poi, nel 1936, entrò a far parte del Dipartimento di Salute (Scozia), dove nel 1945 riuscì a diventare il Chief Architect and Planning Officer. Nel 1946, Matthew si trasferì a Londra, divenendo Chief Architect and Planning Officer del County Council di Londra, dal 1946 al 1953, lavorando sulla ricostruzione post-bellica della Greater London. Nel 1956 fondò insieme a Johnson-Marshall l’RMJM.
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Feb 062014
 
Alunni Articolo scritto: NAUSICA ANTONELLI, GABRIELE BUDA, MARCO DELLA MONICA, VALENTINA DI GRAZIA, VIRGINIA PODESTA’
Classe: 3E – Anno: 2007-08

Prefazione a cura del prof. Betto

Pubblico con grande piacere un articolo scritto da un gruppo di studenti di una terza classe di qualche anno fa. Un lavoro completo, approfondito, appassionato di cui questo estratto è solo una parte di un lavoro molto più ampio condotto lungo l’intero anno scolastico e attraverso tante ore di laboratorio pomeridiano. Un percorso teorico-pratico che ha portato alla realizzazione, tra l’altro, di un modello in scala dell’Empire State Building di New York e di una serie di volumi scritti su grandi temi di architettura. Una racconto entusiasmante sulle caratteristiche e sulla storia di una delle tipologie costruttive più discusse e controverse dell’umanità, i GRATTACIELI. Buona lettura a tutti.

Grattacieli01
Il grattacielo è un edificio altissimo, caratteristico dell’architettura urbana del XX secolo. La nascita e la diffusione della tipologia edilizia del grattacielo furono rese possibili dall’introduzione di nuove tecnologie ingegneristiche e costruttive, dall’invenzione e messa a punto di nuovi impianti (ad esempio l’ascensore) e dall’utilizzo di nuovi materiali, principalmente dell’acciaio. Infatti, a differenza degli edifici tradizionali, nei quali la struttura portante è costituita dai muri, i grattacieli sono generalmente retti da solide intelaiature d’acciaio, alle quali vengono fissate solette destinate a sopportare carichi non grandi. Tale tecnica architettonica consente attualmente di realizzare edifici alti anche più di 600 metri.
UN PO’ DI STORIA: GRATTACIELI FAMOSI
Monadnock Building

Monadnock Building

La storia del grattacielo ebbe inizio a Chicago negli anni Ottanta del XIX secolo. Dopo il grande incendio che aveva distrutto la città nel 1871 si rese necessaria una rapida e massiccia ricostruzione, che vide affermarsi il modello dell’edificio molto alto. Alcuni architetti realizzarono per la prima volta palazzi con più di dieci piani, retti tuttavia ancora da spessi muri portanti (il Burnham & Root’s Monadnock Building, 1889-1892, ad esempio, si leva per 16 piani su una struttura tradizionale in mattoni). Tra le prime testimonianze dell’uso di pilastri portanti d’acciaio nell’edilizia civile (già da tempo la pratica era diffusa, soprattutto in Gran Bretagna, nell’architettura industriale), significativo è il brevetto depositato nel 1888 dall’architetto di Minneapolis Leroy S. Buffington, per una struttura in acciaio destinata a uffici e appartamenti.

Grattacielo05

Manhattan Building

Il primo edificio costruito con questa nuova tecnica fu il Manhattan Building, progettato a New York da William Le Baron Jeney nel 1890-91. Lo sviluppo verticale degli edifici rese necessarie non solo nuove ricerche sui problemi ingegneristici, ma anche una nuova concezione dell’architettura, e portò allo sviluppo di inedite convenzioni estetiche.

Nel saggio Theall Building Artistically Considered (1896), Louis Sullivan affermò che “la forma segue sempre la funzione”: fu questa fondamentale impostazione teorica a determinare i caratteri dello sviluppo architettonico a Chicago. Le innovazioni tecniche e stilistiche statunitensi influenzarono profondamente anche gli architetti europei, molti dei quali trascorsero lunghi periodi oltreoceano per studiare attentamente le maggiori opere.

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Seagram Building

Il tedesco Ludwig Mies van der Rohe, ad esempio, si trasferì negli Stati Uniti, dove, sviluppando intuizioni già abbozzate in Germania, ideò una nuova tipologia di grattacielo, ben esemplificata dal Seagram Building (1958) di New York, disegnato insieme a Philip Johnson. A Chicago, lo studio Skidmore, Owings and Merrill progettò il John Hancock Center (1970) e la Sears Tower (1974), che con i suoi 443 metri fu l’edificio più alto del mondo per oltre vent’anni. Nel 1974 l’architetto statunitense di origine giapponese Yamasaki Minoru firmò, insieme con Emery Roth and Sons, le famose Twin Towers (Torri gemelle) del World Trade Center a New York, alte 110 piani: costruiti secondo le più avanzate tecnologie antisismiche, i due grattacieli vennero distrutti nel corso di un catastrofico attentato terroristico l’11 settembre del 2001. In anni più recenti, architetti come Philip Johnson, Michael Graves, César Pelli, Norman Foster e Helmut Jahn sono andati evolvendo la concezione architettonica del grattacielo.

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Sony Building

Ad esempio, il Sony Building (ex AT&T Building, 1978-1984) di New York, di Johnson, è un tipico grattacielo postmoderno; il Portland Building (1982) di Graves (a Portland, Oregon) appare improntato a uno stile “tecnologico” ancora più estremo.

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Portland Building

 

 

 

 

 

 

La Millennium Tower di Tokyo, progettata a partire dal 1989 da Norman Foster, sarà, una volta terminata, un edificio di 170 piani alto circa 800 metri; al suo interno troveranno posto, oltre agli uffici, alberghi, centri commerciali e appartamenti privati. Benché vengano sempre considerati criticamente per il loro forte impatto ambientale, i grattacieli diventano sovente simboli di orgoglio nazionale. La corsa alla costruzione più alta ora coinvolge, oltre alle metropoli statunitensi ed europee, anche le città asiatiche. Al momento l’edificio più alto del mondo è il Burj Khalifa alto 828 metri e sorge a Dubai (Emirati Arabi Uniti) seguito dal Taipei Financial Center, noto come Taipei 101, che raggiunge i 509 m d’altezza a Taipei (Taiwan). Seguono le Petronas Towers di Kuala Lumpur (Malaysia), progettate da César Pelli, che raggiungono i 451,9 metri attualmente le torri gemelle più alte al mondo.

TIPOLOGIE DI GRATTACIELI NEWYORKESI

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Equitable Building

Il Woolworth Building progettato da Cass Gilbert nel 1910 e completato nel 1913; in basso si nota il corpo centrale dell’edificio che è stato il più alto del Mondo fino al 1930. Il problema dell’eccessiva elevazione verticale del fronte degli edifici era sorto nel 1915 quando al termine della costruzione, tutti si accorsero che l’Equitable Building, alto 164 metri e a pianta molto estesa, soffocava le strade a sud di Wall Street e rendeva perennemente bui (anche in pieno giorno) due interi isolati del centro finanziario di Manhattan.

Nel 1916 l’entourage del governo municipale newyorkese stabilì tre diverse tipologie (o modelli) strutturali a cui architetti ed ingegneri dovevano adeguarsi:

  • modello a campanile;
  • modello a ziggurat;
  • modello a plaza.

MODELLO A CAMPANILE

Woolworth Building

Woolworth Building

L’edificio doveva essere concepito con una base ben ancorata al terreno che doveva elevarsi per non più di 15-17 piani e che doveva occupare tutta l’estensione territoriale del lotto. Il fronte della torre poteva elevarsi solo nella parte centrale del nocciolo (del core) dell’edificio. Da qui deriva il nome a campanile dal momento che tutti gli edifici di questo tipo mostravano un’esile ma alta torre che emergeva dal corpo centrale dell’edificio proprio come un campanile. Questa limitazione non solo garantiva una normale illuminazione naturale delle strade ma permetteva (al largo della base della costruzione) uno sviluppo in altezza teoricamente infinito per la torre. L’esempio più celebre di questa tipologia di edificio è rappresentato dal Woolworth Building che, con il suo “campanile”, raggiunge già nel 1913 quota 241 metri senza problemi.

MODELLO A ZIGGURAT

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General Electric Building

Secondo questo modello strutturale l’edificio poteva svilupparsi in altezza teoricamente all’infinito ma con un progressivo arretramento del fronte che doveva culminare con l’apice della costruzione. Da qui deriva il nome che fa riferimento alle antiche piramidi mesopotamiche e che porta qualche suggestione d’antichità alle più moderne costruzioni dell’uomo. Questo nuovo modello garantiva sì (ancora una volta) un’illuminazione naturale sufficiente alle strade sottostanti ma permetteva uno sviluppo più dinamico e vertiginoso agli edifici, eliminando quel forte stacco architettonico fra la base dell’edificio e la torre vera e propria (che si elevava già a partire dai primi piani della base), permettendo agli architetti di poter raggiungere quote considerevoli dell’ordine degli oltre 200 metri. Così fu concepita l'”ammiraglia” del famoso Rockefeller Center: il celebre General Electric Building, che l’architetto Raymond utilizzando i caratteristici set-backs (o rientri del fronte) è riuscito a elevare per oltre 260 metri di altezza dal suolo. L’edificio è stato definito new babylon per la sua complessa struttura.

MODELLO A PLAZA

L’ultimo modello elaborato dai tecnocrati del grattacielo rappresenta la soluzione più tecnologica e complessa al problema dell’elevazione degli edifici nella città moderna. In base a questo modello (che ricalca l’antico “campanile”) la torre viene concepita direttamente nel centro esatto del lotto di terreno, nel quale quasi tutta l’area rimane libera e costituisce una vera e propria piazza, sottostante tutto il perimetro dell’edificio (da cui il nome di derivazione spagnola). Questo sistema non solo crea nell’immaginario collettivo la torre dalla classica forma di parallelepipedo regolare, ma permette, senza oscurare le strade, uno sviluppo teorico completo e complessivo della torre infinito che dà ad architetti e scienziati delle costruzioni la possibilità di utilizzare tutta la tecnologia necessaria per poter arrivare ad altezze dell’ordine di centinaia di metri giungendo quasi al mezzo chilometro di altitudine dal suolo.

Grattacieli17Gli esempi di questo genere di costruzioni possono naturalmente essere infiniti poiché questa tipologia di edificio non solo è quella attualmente “in vigore” a New York, ma è anche quella utilizzata in tutto il Mondo per costruire grattacieli ed è per questo motivo che si dice che gli edifici costruiti in questo modo hanno uno stile internazionale (international style). Tuttavia si possono fare esempi celebri di edifici costruiti secondo questo criterio quali le Torri Gemelle del World Trade Center (alte rispettivamente 417 e 415,5 metri ma distrutte l’11 settembre del 2001), o la Sears Tower di Chicago che con i suoi 108 piani raggiunge i 442 metri. Da notare che è in questo momento storico e tecnologico che gli edifici concepiti come grattacieli perdono il nome classico di building (palazzo) per acquisire, per la prima volta, l’appellativo forte ed inequivocabile di tower (torre).

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Feb 032013
 
IMPIANTO TERMICO
Indice Argomenti
1 L’IMPIANTO TERMICO
2 GLI ELEMENTI DI UN IMPIANTO TERMICO
3 CALCOLO TERMICO
4 I TERMOARREDI
5 L’IMPIANTO A PAVIMENTO
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Argomenti correlati
#1 IMPIANTO ELETTRICO
#2 IMPIANTO FOGNARIO E DEPURATORE
#3 IMPIANTO IDRICO-SANITARIO

L’IMPIANTO TERMICO

Alle nostre latitudini, l’alternanza delle stagioni è evidente, passando da estati anche molto calde a inverni, al contrario, molto freddi. Da qui la necessità di garantire nello spazio interno dell’edificio, il corretto micro-clima in grado di consentire durante il corso dell’anno lo svolgimento di tutte le funzioni e attività per cui è stato pensato (lavoro, ricreazione, studio, sonno, ecc.). Per fare ciò, bisogna progettare gli edifici in modo da poter essere scaldati in inverno e rinfrescati d’estate. Ma questo non basta. Oggi, la parola d’ordine è risparmio energetico, per cui il primo intervento da realizzare è proprio sull’involucro edilizio, sugli elementi che dividono lo spazio interno da quello esterno. Diverse tecnologie sono allo studio e diverse sono già applicate per rendere il guscio dell’edificio a perfetta tenuta stagna, in modo da consentire risparmi energetici anche notevoli. Ma a parte questo, un buon impianto di riscaldamento consente a chi occupa la casa in inverno di ottenere un ottimo comfort abitativo. Ma com’è fatto un impianto termico e come si realizza?

Abbiamo già visto l’impianto elettrico precedentemente e abbiamo immaginato di seguire l’elettricità nel percorso che compie dal luogo di produzione al luogo di utilizzo. Affronteremo in modo simile anche l’impianto termico.

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GLI ELEMENTI DI UN IMPIANTO TERMICO

Immagine tratta dal libro TECNOLOGIA del prof. Gianni Arduino

L’impianto termico, è quel sistema che realizza il riscaldamento dell’aria negli spazi interni della costruzione per garantire condizioni di benessere degli occupanti. Il modo in cui riesce in questo compito è molteplice. Molteplici possono essere infatti i combustibili utilizzati per il riscaldamento (metano, solare, elettrico, ecc.), molteplici possono essere i modi (impianto radiante, pompe di calore, impianto a pavimento, ecc.), molteplici possono essere le soluzioni (impianto collettivo, impianto autonomo, impianto condiviso, ecc.). I sistemi di riscaldamento si sono evoluti e specializzati con il tempo, dalle semplici stufe o caminetti, in grado di riscaldare un solo ambiente alla volta, agli impianti autonomi, in grado di garantire ad un intero appartamento il raggiungimento delle condizioni ottimali, per finire agli impianti centralizzati in grado di riscaldare interi edifici. Sono, infatti, gli impianti autonomi e centralizzati quelli di cui ci occuperemo in questa sede. Essi sono caratterizzati, pur con le dovute differenze, da alcuni elementi in comune. Sono dotati entrambi di un generatore di calore (caldaia) alimentato da un combustibile liquido o gassoso e dotato di camino per l’evacuazione all’esterno dei prodotti della combustione (fumi), di un sistema di distribuzione del fluido termovettore (acqua, aria o vapore) e di terminali per fornire ai singoli ambienti la potenza termica necessaria al controllo della temperatura interna (caloriferi o termosifoni).

GENERATORE DI CALORE (CALDAIA)

Tutti gli impianti termici hanno bisogno di un generatore di calore. Questo è composto da due elementi principali: il bruciatore e la caldaia. Il bruciatore è quell’apparecchiatura che consente di immettere nella caldaia la giusta quantità di combustibile richiesta, facendo si che questa si mescoli opportunamente con l’aria necessaria (ad esempio un combustibile liquido viene spruzzato sotto forma di minute goccioline). Il calore che si produce dalla combustione, serve a scaldare l’acqua che circola nella caldaia.

CONTATORE

In generale, oggi, il combustibile più utilizzato, è il metano, scelta dovuta al fatto che tra i combustibili fossili è il più pulito, il più economico e dotato di una capillare rete di distribuzione che attraversa le nostre città sotto il manto stradale. Proprio in virtù di ciò, il primo elemento di cui si compone un impianto di riscaldamento è un allaccio ad una rete di distribuzione e quindi la presenza in prossimità dell’utenza di un apparecchio contatore.

Questo è uno strumento che registra (come nel caso del contatore elettrico), il passaggio del gas consentendo una quantificazione e di conseguenza una sua monetizzazione. Tutto ciò presuppone la stipula di un contratto con un ente fornitore che provvede  all’allaccio ed alla fornitura.

VASO DI ESPANSIONE

L’acqua contenuta nell’impianto al momento dell’attivazione, si riscalda dilatandosi. Se l’impianto fosse sigillato ermeticamente, questo aumento di volume provocherebbe la rottura dei tubi e il guasto dell’impianto stesso. Per evitare ciò, l’impianto deve essere dotato del cosiddetto vaso di espansione. Si tratta di una vasca posta nella parte più alta dell’impianto progettata in modo da avere dimensioni proporzionali all’acqua contenuta nell’intero sistema circolatorio dell’impianto.

IL CAMINO

La caldaia, nella maggior parte dei casi, è alimentata da combustibili fossili che bruciando emettono fumi e prodotti della combustione. Questi debbono necessariamente essere smaltiti all’esterno e per realizzare questa operazione l’impianto viene dotato di un camino. Questi altro non è che un condotto verticale che emerge dal tetto dell’edificio in grado, per aspirazione forzata, di portare all’esterno i fumi della combustione. E’ necessario che sia ben progettato, perché una sua inefficienza in questo compito potrebbe comportare grossi problemi.

CIRCUITO DI DISTRIBUZIONE
Attraverso un sistema di tubi a circuito chiuso, collegati a piastre metalliche radianti o annegato in serpentine nel massetto del pavimento, il calore viene distribuito in ogni ambiente della casa. Gli elementi fondamentali che realizzano questo sistema sono: pompa, collettore, termostato, tubi. Scopriamoli insieme.

L’acqua, o l’aria presenti nel circuito, viaggiano all’interno di questo per effetto della spinta generata da una pompa collegata all’impianto subito dopo la caldaia. Si tratta di un compressore elettrico che comprime il fluido presente nel circuito costringendolo a girare.

I tubi che realizzano questo circuito si definiscono di andata e di ritorno. I tubi di andata, sono quelli che partono dalla caldaia, in cui scorre il fluido caldo, mentre i tubi di ritorno si definiscono quelli che dall’ultimo elemento dell’impianto, ritornano alla caldaia con il fluido ormai raffreddato.

Nel passato, gli impianti di riscaldamento erano monotubo, ossia un tubo che usciva e rientrava nella caldaia a cui erano collegati da due a sei radiatori. Questo, pur facilitando la progettazione e la realizzazione dell’impianto, aveva lo svantaggio che il fluido man mano che procedeva lungo il percorso si raffreddava, per cui l’ultimo radiatore dell’impianto era sempre il più freddo. Oggi per evitare ciò, le caldaie sono collegate ai radiatori attraverso il collettore, un sistema che consente lo smistamento del fluido in una rete di tubi pari al numero di radiatori presenti nell’impianto. Per cui se a casa nostra ci sono sette termosifoni, dal collettore partiranno sette diversi tubi e ne torneranno altri sette. In pratica un circuito per ogni elemento dell’impianto. In questo modo, ogni elemento riceverà la stessa quantità di calore, rendendo l’impianto molto più efficiente.

I tubi, sono disposti dall’installatore direttamente sotto il massetto del pavimento, sono in rame o acciaio e sono avvolti in una guaina di materiale coibentante, di colori diversi in funzione della resistenza e della tipologia di isolamento da garantire. In questo modo, si evita la dispersione del calore lungo il percorso e si evitano problemi di dilatazione termica nelle pavimentazioni soprastanti.

CALORIFERI o TERMOSIFONI

I tubi isolati che corrono sotto il pavimento, emergono da questo in punti specifici delle stanze e entrano all’interno di elementi dell’impianto chiamati termosifoni o caloriferi. La disposizione dei caloriferi nella stanze è frutto di considerazioni e valutazioni precise e non casuali. Normalmente il calorifero va posizionato li dove la dispersione termica è maggiore, ossia sotto le finestre o vicino a porte disposte sulle chiusure esterne. I caloriferi hanno la funzione di irradiare il calore nella stanza e l’efficienza di questa funzione dipende da diversi fattori quali il materiale, il numero di elementi e dalla dimensione. Partiamo dal primo aspetto, il materiale: sono ovviamente in metallo, per antonomasia ottimo conduttore termico, e possono essere nelle varianti in ghisa, acciaio, alluminio.

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CALCOLO TERMICO

I termosifoni, si compongono di una serie di elementi modulari che possono essere agganciati l’uno all’altro aumentando così il potere scaldante dello stesso. Ma come si fa a determinare quanti elementi sono necessari per scaldare un ambiente?

Questo è frutto di complessi calcoli e di una molteplicità di parametri da prendere in considerazione (superficie, esposizione, numero di aperture, area climatica, ecc.) però, esiste un metodo che consente a chiunque di calcolare con una buona approssimazione il numero di elementi da installare per ogni calorifero. Il calcolo è semplice: bisogna innanzitutto determinare il volume dello spazio da scaldare. Bisogna poi determinare la potenza necessaria a scaldare l’ambiente; generalmente si considerano circa 30kcal per metro cubo. A questo punto abbiamo un valore indicativo di potenza energetica da installare. Non ci resta che recarci da un qualunque rivenditore o verificare il dato via internet. Nei propri cataloghi, ogni rivenditore indica la potenza generata da ogni elemento, per cui diventa semplice determinare quanti di questi sono necessari per raggiungere la potenza determinata.

Immaginiamo che un elemento del termosifone abbia una potenza di 160 watt. Possiamo adesso determinare quanti elementi saranno necessari per scaldare la nostra stanza.

Volume Stanza = 4 m x 3 m x 2,7 m = 32,4 m3
Coefficiente Termico = 35 kcal/m3
Fabbisogno Termico in kcal = 32,4 m3 x 35 kcal/m3 = 1.134 kcal
Fabbisogno Termico in kW = 1.134 kcal x 1,1630 : 1.000 = 1,32 kw
Numero Elementi Termosifone da 160W = 1,32 kw x 1.000 : 160 w = 8,2 elementi
Bisogna poi valutare ulteriori fattori di dispersione della stanza e la sua esposizione al sole per confermare il numero di elementi ottenuti dal calcolo. In genere si sale del 30%, quindi, circa 10 elementi.

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I TERMOARREDI

Oggi i termosifoni stanno vivendo una seconda giovinezza ribattezzati, termo-arredi; i designer, li hanno re-inventati, trasformandoli in oggetti di arredo, bellissimi da guardare non più oggetti da nascondere dietro una tenda o una griglia, ma da esibire. Hanno anche specializzato le loro funzioni e le loro possibilità di applicazione: scaldavivande, scaldasalviette, appendiabiti, quadri e tanto altro.

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L’IMPIANTO A PAVIMENTO

Una soluzione che sta prendendo piede nel campo del riscaldamento di interni, migliore da un punto di vista delle resa termica e da quello estetico, ma evidentemente più costoso, è quello del riscaldamento radiante a pavimento.

In pratica, si stende uno strato isolante sul sottofondo del pavimento, in modo che il calore non possa essere disperso verso il basso e vi si posano sopra una serie di tubazioni con un andamento a serpentina di tubo flessibile. Successivamente si annega l’opera costruita nel massetto di posa del rivestimento (solitamente piastrelle).

Il sistema presenta notevoli vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali:

  • miglioramento del benessere abitativo. Il calore si trasferisce uniformemente dal pavimento in ogni angolo della casa;
  • riduce i costi d’esercizio nell’ordine del 30/40%;
  • può fungere anche da impianto di refrigerazione estiva apportando minime modifiche. Ovviamente nel periodo estivo circolerà acqua fredda a 10°C. In questo caso è necessaria l’installazione di un sistema di deumidificazione.

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IMPIANTO A PAVIMENTO TERMOSIFONE CALCOLO ELEMENTI
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Ott 082012
 

In architettura le fondazioni sono quegli elementi strutturali che hanno la funzione di ricevere i carichi provenienti dalla sovrastruttura (sia essa una costruzione, un’apparecchiatura o altro) e diffonderli sul suolo.

Possiamo suddividere le fondazioni in due famiglie:

  • fondazioni superficiali (o dirette): plinto, trave di fondazione, piastra di fondazione, detta anche platea.
  • fondazioni profonde (o indirette): palo di fondazione, micropalo, fondazione ciclopica.

FONDAZIONI SUPERFICIALI O DIRETTE

Sono quelle più comuni, utilizzate nel caso di edifici costruiti su terreni senza particolari problemi di resistenza. Il tipo di fondazione diretta viene realizzata in base alla struttura portante dell’edificio. Per cui avremo:

Fondazioni a plinti; utilizzato per strutture a telaio con carichi elevati viene ingrossata la base del pilastro con un plinto di solito con la forma tronco-piramidale. Per assicurare un maggiore legame tra i plinti, questi vengono spesso collegati con cordoli in calcestruzzo armato.


Fondazioni a trave rovescia; si tratta di travi annegate nel terreno che collegano tra di loro tutti i plinti di fondazione. In pratica si ribalta il sistema strutturale dell’edificio in fondazione. Queste travi annegate nel terreno hanno forma di un “T” rovesciata. Questa soluzione è particolarmente efficace per contrastare i cedimenti differenziati del terreno e nella progettazione antisismica.


Fondazione a platea; utilizzate con strutture particolari o in presenza di terreni deboli. Può essere considerato uno sviluppo della fondazione a travi rovesce, con in più la presenza di un solettone inferiore a cui spesso si aggiungono nervature ortogonali secondarie rispetto a quelle delle travi rovesce, per garantire un ulteriore irrigidimento della struttura.

FONDAZIONI PROFONDE O INDIRETTE

Le fondazioni indirette vengono praticate quando gli strati superficiali del terreno non hanno una portanza sufficiente per sopportare il carico della struttura o nel caso in cui i cedimenti previsti con le fondazioni dirette siano eccessivi.

Il tipo più comune, nell’edilizia storica, è il palo di legno di particolari essenze dure e resinose, tipo quercia, rovere, ecc. eventualmente con la punta rinforzata in metallo, detta puntazza, conficcato nel terreno attraverso battitura con speciali macchine dette battipalo, finché non raggiunge strati di terreno solido oppure pensato per resistere mediante l’attrito laterale che si crea con il terreno.

Fondazioni a pozzo o ciclopiche, sono costituite da scavi a sezione obbligata profondi, riempiti con materiale secco accuratamente costipato oppure con conglomerato cementizio a basso tenore di cemento.

 

 

 

 

 

 

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Ott 012012
 

Ancora una volta pubblico sul nostro sito, un interessantissimo articolo realizzato dagli alunni della Dante per l’expo di fine anno, manifestazione che premia attraverso la visibilità, gli elaborati migliori realizzati durante l’anno scolastico in ogni disciplina. E ancora una volta sottolineo, l’impegno, l’attenzione e la passione che ognuno di loro ha saputo mettere nella realizzazione dell’elaborato. Opportunamente guidati e stimolati sono stati in grado di esprimere un ottimo livello di maturazione e hanno raggiunto il grande risultato che vorrei condivideste con me. A questo lavoro è seguita la pubblicazione di un volume di 46 pagine di cui presento qui un estratto. Vi invito, perciò ad una lettura critica di questo articolo con la consapevolezza che la realizzazione è stata effettuata da alunni di 13 anni.

Articolo scritto dagli alunni Gemma Aloisi, Edoardo Cusenza, Russo Claudia, Giulia e Giuseppe Signorelli della classe 3E 2007/08.

La storia del Chrysler Building, inizia agli albori della fortuna di Walter Percy Chrysler, che da apprendista presso i laboratori della Union Pacific Railroad, divenne uno dei più famosi produttori di automobili. Nel 1925 fondò la compagnia che ancora oggi porta il suo nome e per dare alla società una sede degnamente rappresentativa decise di riprendere una vecchia idea costruendo un grattacielo sulla Lexington.

Esso doveva diventare un simbolo, quindi doveva essere il palazzo più alto della città, se non del mondo intero.

L’edificio fu progettato da William Van Alen, allievo dell’Ecole des Beaux Arts di Parigi. Il Chrysler Building fu ideato con una guglia in acciaio inox che con le sue campate a tre archi e le finestre triangolari doveva riprendere il motivo dei radiatori delle auto dell’epoca. Terminato nel 1930, detenne per un breve periodo il primato di edificio più alto del mondo, e anche quando fu superato in altezza dall’Empire State Building, continuò a restare un simbolo inconfondibile della città. La guglia che sovrasta la cima dell’edificio fu mantenuta segreta fino all’ultimo per riuscire a superare in altezza la sede della Bank of Manhattan che, progettata da Severance rivale di Van Alen, stava per essere terminata nello stesso periodo. Il Chrysler Building fu commissionato nel 1929 da Walter Chrysler, magnate dell’omonima industria automobilistica, questo maestoso edificio, che sorge nell’East Side di Manhattan lungo la Lexington Avenue (una delle vie più prestigiose al mondo), è stata la costruzione più alta della Terra fino al 1931. Definita da sempre come l’edificio più lussuoso del mondo, è alta 319 metri e conta 77 piani culminanti con una colossale guglia di acciaio inox (detta Vertex) alta 60 metri che termina con un appuntito pinnacolo.

Van Allen fu contattato dalla Chrysler Corporation per costruire un edificio assolutamente inedito, che si discostasse completamente col filone architettonico tipico dei grattacieli dell’epoca. Nelle intenzioni di Van Allen la torre doveva sembrare simile ad una cattedrale come per stabilire una nuova tipologia di monumentalità per la città moderna. Nonostante la progettazione di uno degli edifici più importanti del Mondo, Van Allen viene ricordato soprattutto per un’aspra controversia avuta col committente Walter Chrysler che, al termine della realizzazione non gli versò nessun compenso per l’opera da lui progettata. In alto, a quota 270 metri di altezza dal suolo, aquile d’acciaio si affacciano minacciose sulla strada per celebrare tutta la potenza di New York.


DESCRIZIONE DELL’EDIFICIO

Di colore grigio-argento chiaro, si erge su una base di venti piani, al di sopra della quale si staglia un fusto intermedio alto 170 metri. Progressivamente, la sezione del fusto si restringe e culmina in una raggiera di acciaio inossidabile con finestre smerlate, sormontata da una guglia.

L’atrio è stato concepito come un mondo magico dagli effetti luminosi, dai costosi marmi color ruggine e dai lucidi metalli e riprendeva l’atmosfera di un allestimento hollywoodiano. Ogni ascensore è stato rivestito internamente con un differente intarsio in legno, con motivi ornamentali che richiamano gli stemmi araldici riportati sul corpo principale dell’edificio. Il rivestimento della torre è intarsiato con mattoni color grigio scuro che risaltano sulle superfici argentee, mentre gli spigoli danno l’impressione di conci angolari di massa maggiore. Le finestre al centro di ogni facciata sono dettagliate per conferire un senso di forze verticali percorrenti l’intera altezza del fusto e terminanti sotto forma di un elemento centrale curvo; esse vogliono simulare i reali movimenti degli ascensori che salgono e scendono nel cuore dell’edificio. Comunque si classifichi stilisticamente il Chrysler building (Art Dèco o forse anche “espressionista”) le sue forme furono tra le più eleganti realizzate fino a quel momento nel campo della progettazione dei grattacieli.

Ma queste apparenze erano anche manifestazioni di fantasia ispirate al cliente: agli spigoli del quarantesimo piano, alla base del fusto principale, furono collocati quattro giganteschi tappi di radiatori Chrysler, in metallo, con relative alette. Accanto ad essi, corre tutto intorno all’edificio un fregio raffigurante ruote di automobili stilizzate con enormi perni argentati per coprimozzi. Il logo zigzagato della Chrysler appariva sulla muratura in mattoni a diversi livelli; in origine, all’interno della cuspide a raggiera e sotto la guglia, si trovava una scatola di vetro che conteneva il primo campionario di strumenti di Walter Chrysler. Intorno alla base della cuspide vennero sistemate delle colossali aquile americane, che si proiettavano come grondoni verso l’orizzonte. Il composito messaggio era chiaro: una celebrazione individuale nell’ambito del sistema economico americano.


IL CHRYSLER IN DATI

Nome: CHRYSLER BUILDING

Tipologia: GRATTACIELO

Città: NEW YORK CITY

Autore: WILLIAM VAN ALEN

Stile: ART DECO’

EpocaNOVECENTO

Realizzazione: PROGETTATO NEL 1928 e cOMPLETATO NEL 1930

Materiale: CEMENTO ARMATO, ACCIAIO e VETRO

Stato di conservazione: OTTIMO

Interno: MARMI E GRANITI, SOFFITTI DECORATI IN ART DECO’

Completato nel 1930, il Chrysler Building è uno dei simboli più noti di New York City. Alto 319 metri, si trova nell’east side di Manhattan, all’incrocio tra la Quarantaduesima strada e Lexington Avenue. Costruito per la Chrysler, l’edificio è oggi posseduto da due società immobiliari, la TMW Real Estate (per il 75%) e la Tishman Speyer Properties (per il restante 25%).

Ultimamente Sorgente Sgr, una delle prime società di gestione del risparmio del settore immobiliare, ha fatto il suo ingresso nel capitale di questo famoso edificio di Manhattan, con il 27,5%. Il Chrysler Building è oggi la costruzione cittadina più alta soggetta a vincolo monumentale. Il 30° piano, riservato alle attrezzature tecniche, è senza finestre ed al loro posto vi è un fregio bicolore in mattoni che rappresenta ruote di automobile con tanto di parafanghi in metallo. Gli angoli dell’edificio sono invece ornati da fregi che riproducono, enormemente ingranditi, i tappi dei radiatori delle vetture della Chrysler.

Tutta la parte alta del grattacielo è rivestita in acciaio inox ed ha una forma tanto caratteristica da essere unica. In puro stile Art Decò, è composta da una serie di archi sovrapposti per ogni lato con le caratteristiche finestre triangolari, che durante la notte vengono illuminate. Infine troviamo la guglia di 60 metri di altezza che fu montata per ultima in gran segreto, la leggenda vuole che ci si impiegasse meno di due ore. All’interno della base della guglia fu realizzata una lussuosa suite di due piani per lo stesso Chrysler. Se l’esterno di questo prestigioso edificio è tanto particolare, l’interno non può essere da meno. L’atrio fu progettato come un immenso salone per esporre le automobili, nel 1978 fu restaurato e ancora oggi si possono ammirare le decorazioni in marmo, granito e acciaio cromato.

Notevoli sono i 18 ascensori le cui porte sono in legno pregiato decorate a intarsio con motivi che ricordano un loto stilizzato. Si può anche ammirare un soffitto dipinto da Edward Rumball che rappresenta i mezzi di trasporto innovativi del XX secolo. Particolarità da notare del Chrysler Building è che al contrario di altri edifici dell’epoca, non presenta né una terrazza panoramica, né ristoranti nei piani più alti.


IL MARCHIO CHRYSLER

La Chrysler, industria automobilistica statunitense, fu fondata nel 1920 da Walter P. Chrysler, un ex dirigente della General Motors, e dalla Maxwell Motor Corporation, un piccola industria del settore. Produsse la sua prima vettura nel 1925 e ha operato a lungo sul mercato nordamericano con i marchi Chrysler, Dodge, Eagle, Jeep e Plymouth. La società ha il suo quartier generale a Auburn Hills, nel Michigan.

Dopo aver rilevato nel 1928 l’azienda auto-mobilistica Dodge, nello stesso anno iniziò la produzione di due nuovi modelli, la Plymouth e la DeSoto, il cui suc-cesso consentì alla Chrysler di supe-rare nel 1933 le vendite della Ford. Interrotta la produzione di autovetture durante la seconda guerra mondiale, in seguito l’azienda non riuscì a innovare né la tecnologia né la linea delle sue vetture, e la sua quota di mercato scese dal 21% del 1952 al 9 % del 1979; questo declino fu solo in parte attenuato dalle commesse della NASA, per la quale costruì diversi elementi delle navicelle spaziali Saturn 1 e 2.

Nel 1978 Lee Iacocca assunse la direzione di un’industria sull’orlo del fallimento, evitato solo grazie a un prestito del governo federale di 1,5 milioni di dollari, molto contestato dalle altre case automobilistiche le cui vendite erano crollate in seguito alla crisi petrolifera del 1979. Il rilancio della società, tuttavia, poté avvenire solo con la chiusura di numerosi stabilimenti e un massiccio ricorso ai licenziamenti. Nel 1984, con una linea di vetture rinnovata, la società iniziò la sua ripresa, soprattutto grazie ai buoni risultati di vendita del Dodge Caravan e della Plymouth Voyager; nel 1987 rilevò l’American Motors Company, la casa produttrice della celebre Jeep. Al momento del pensionamento di Iacocca, nel 1992, l’azienda era al terzo posto nel mercato statunitense. Dopo una serie di risultati non del tutto brillanti, nel 1998 venne annunciata la fusione tra Chrysler e il colosso tedesco Daimler-Benz. Walter P. Chrysler inoltre si occupò di far costruire il grattacielo, avente appunto il suo nome grazie all’aiuto dell’architetto Van Alen.


Galleria

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Set 122012
 

E’ da poco stato completato il Burj Khalifa a Dubai che la corsa verso l’edificio più alto del mondo è già ripartita. Sembrava che il Khalifa avesse messo una certa distanza e avesse definito dei parametri costruttivi insuperabili; ma da qualche altra parte del pianeta il testimone di questa sfida è stato raccolto. Ed esattamente in Cina, nella provincia dello Hunan nella città di Changsha dove vivono attualmente circa 7 milioni di abitanti. Ma la sfida questa vota è ancora più ardua: infatti la compagnia di costruzioni cinese Broad Group ha spinto molto più in alto l’asticella di questa competizione. Hanno infatti affermato, non solo di costruire l’edificio più alto del mondo ma anche di realizzarlo in soli tre mesi. Lo Sky City One è un progetto ambizioso, sarà alto 838 metri (dieci più del Burj Khalifa) per 220 piani di altezza e due interrati. Sono solo 10 i metri che separano le due costruzioni, ma enorme sarà la differenza in termi di tempo per la realizzazione delle due opere. Il megaprogetto del Khalifa ha impegnato i costruttori per oltre 72 mesi di lavoro, mentre il planning di realizzazione dello Sky City prevede un tempo di soli 3 mesi. Ma come farà la Broad Group a realizzare in così poco tempo un’opera dalle dimensioni colossali? La tecnica che verrà utilizzata è stata paragonata a quella dei famosissimi mattoncini Lego; la Broad Group realizzerà in cantiere i pezzi, moduli pre-assemblati dalle dimensioni di 15,6 per 3,9 metri. Questi mega-blocchi saranno montati in cantiere impilandoli uno sull’altro in pochissimo tempo.

Spazi vitali per 174.000 persone, 104 ascensori, 220 piani, un milione di metri quadrati di superficie, 628 milioni di dollari il costo (il Burj Khalifa è costato un miliardo e mezzo di dollari), questi i numeri di questa mega struttura.

Il presidente della Broad Group, mr Zhang Yue, ha affrontato nella sua carriera molte sfide vincendole tutte. Questa è la sua sfida più grande. La sua società si è imposta da pochi anni sul mercato per una serie di intuizioni commerciali vincenti. Nasce nel 1998 producendo condizionatori d’aria alimentati con fonti alternative. Idea vincente perché la regione in cui la società vendeva i propri apparecchi era soggetta a continui black-out di energia nei primi anni novanta. Poi a seguito del terribile terremoto che ha colpito la regione dello Sichuan nel 2008 che ha fatto oltre 70 mila vittime, molte società cinesi convertono la propria attività verso le costruzioni. Ed anche questa volta un’intuizione vincente da parte di Zhang consente alla sua società di crescere e prosperare. La Broad Group si specializza nella realizzazione di edifici ma utilizzando le tecnologie basate su sistemi alternativi di energia, tecniche antisismiche e ecosostenibili. Zhang ha affermato che la tecnologia ha portato a grossi miglioramenti in molti campi, cambiando il modo stesso di concepire e di percepire la realtà che ci circonda. Ma questo non è avvenuto nel campo dell’edilizia. Per lui la tecnica dei prefabbricati è la soluzione al problema, già usata nei capannoni industriali e alle case ma non ai grandi edifici. La Broad Group, affronta la sfida, avendo però già sperimentato questa rivoluzione realizzando un hotel di 30 piani in soli 15 giorni. Si tratta dell’Ark Hotel, costruito vicino al lago Dongting, nella provincia dello Hunan, è anti sismico, in grado di sopportare un terremoto di magnitudo 9.

https://www.youtube.com/watch?v=LUCvDWjA-uY

I lavori dovrebbero cominciare nella primavera del 2013 e al progetto lavoreranno anche architetti e ingegneri a suo tempi impegnati nel Khalifa. La Broad Group garantisce che la torre sarà in grado di reggere a terremoti di magnitudo 9 e avrà un consumo di energia sei volte inferiore ad un edificio di stessa tipologia. Inoltre, l’aria sarà purificata grazie ad un sistema di condizionamento proprietario a firma della Broad Group che renderà l’atmosfera interna della torre fino a 20 volte più pura di quella esterna.

Molte sono le critiche e lo scetticismo intorno a questo progetto e soprattutto intorno ai suoi tempi di realizzazione, ma Zhang procede dritto per la sua strada sicuro del risultato. Vedremo se questa ennesima meraviglia della tecnologia sarà realmente realizzata o resterà una chimera come molti pensano. Noi come sempre seguiremo questa storia.

Galleria

Set 222011
 

  • Visibile da 60 miglia di distanza;
  • Costato 4,1 miliardi di dollari;
  • 230.000m3 di cemento usato durante la costruzione;
  • 22 milioni di ore lavoro per la realizzazione;
  • 26.000 pannelli di vetro di rivestimento;
  • 10° di differenza di temperatura tra la base e la sommità;
  • 160 stanze nell’Armani Hotel;
  • 3.000 gradini dal terreno alla cima;
  • 217 milioni di dollari per la costruzione delle fontane esterne;
  • 160 piani;
  • la mosche più alta del mondo al 158° piano;
  • la discoteca più alta del mondo al 148° piano;
  • 308 metri più alto del Taipei 101 a Taiwan;
  • la più alta piscina al mondo 76° piano.

Questi alcuni dei numeri dell’ottava meraviglia del mondo moderno, l’edificio più alto del pianeta che, alla data della sua inaugurazione ha raggiunto quota 828 metri superando di ben 308,8 metri l’edificio fino a quel momento più alto al mondo, il Taipei 101.

Opera architettonica destinata a diventare il simbolo di un’epoca, rappresentazione di un nuovo traguardo umano, destinata a travalicare il tempo rappresentando nell’immaginario collettivo l’ingegno e la capacità umana.

Il 4 gennaio 2010 resterà una data storica, quella in cui è stato inaugurato il più alto grattacielo al mondo nonché la più alta struttura mai realizzata dall’uomo. 1325 giorni di lavoro hanno visto coinvolti nell’opera faraonica migliaia di operai e tecnici.

Il 4 gennaio 2010 è nato il BURJ KHALIFA, la meraviglia architettonica che ha consacrato definitivamente l’Emirato di Dubai come la mecca dell’architettura contemporanea, il luogo in cui ogni sogno può diventare realtà. Inizialmente la torre si sarebbe dovuta chiamare BURJ DUBAI (burj in arabo significa torre, quindi la Torre di Dubai), ma la crisi economica ha colpito duramente anche quest’Emirato che non basa la sua ricchezza sul petrolio come gli altri. L’intervento dell’Emiro Khalifa bin Zayed Al Nahayan, attuale presidente degli Emirati Arabi Uniti, ha scongiurato il crack finanziario di Dubai, salvandone l’immagine e il prestigio. Il principe emiro Mohammed bin Rashid Al Maktum, attuale presidente dell’Emirato di Dubai, nonché vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti, per ringraziare l’amico ha cambiato all’ultimo momento il nome in Burj Khalifa ossia la Torre di Khalifa.

Per rendersi conto dell’immensità dell’opera realizzata, basti pensare che l’edifico più alto fino al 4 gennaio 2010 era il Taipei 101 di Taiwan “solo” 509 metri e che l’Empire State Building, l’edificio più alto della città dei grattacieli, New York, è solo 381 metri.

Tanti sono stati i progetti e le idee che hanno infiammato il mondo, per la realizzazione di edifici che superassero le leggi stesse della fisica, ma per ora solo lui, Burj Khalifa, ha concretizzato i sogni dell’umanità, dei suoi progettisti e della società che lo ha realizzato. Record che probabilmente per le difficoltà tecniche e costruttive, è destinato a resistere per molto tempo.

La EMAAR (in collaborazione con la Samsung C&T e la Arabtec), società che ha finanziato l’opera ha mantenuto il segreto sulle tecniche costruttive e sulle soluzioni da adottare per la sua realizzazione. Le difficoltà sono state tante, soprattutto per le temperature estive che, di giorno possono raggiungere con facilità anche i 50° C e i venti fortissimi che, ad alta quota, insistono con violenza sulle superfici esposte dell’edificio.

L’inaugurazione, come tutto in questa parte del mondo, è stata grandiosa. Fuochi d’artificio sincronizzati con la musica, fontane d’acqua realizzate dagli stessi realizzatori del Bellagio a Las Vegas, mega-screen che proiettavano immagini epiche e suggestive, cannoni di luci e oltre 100.000 persone ad assistere all’evento. Riprese in mondovisione e festeggiamenti da Mille e una Notte. Alla base della Torre è stato anche inaugurato il Mall of Dubai, ovviamente il più grande centro commerciale al mondo.

L’evento è stato particolarmente seguito per una serie di colpi di scena creati ad arte per aumentare nell’opinione pubblica l’attesa e lo stupore. Infatti, fino al momento dell’inaugurazione sono stati tenuti segreti l’altezza e il nome.

700 appartamenti, dal 45° al 108° piano venduti in otto ore al prezzo modico di 35.000$ al metro quadrato. Il primo Armani Hotel al mondo fino all’ottavo piano, con le suite al 38° e 39° piano. Centosessanta stanze, cinque ristoranti, una spa, l’Armani Privè e gli spazi Armani Fiori, Armani Dolci e Armani Galleria al costo di 600€ a notte.

Al 124° piano, il 5 gennaio 2010 è stato inaugurato l’Osservatorio, la più alta piattaforma di osservazione al mondo. Qui, migliaia di turisti possono osservare l’intera città (con una visione a 360°), attraverso l’uso di un sofisticato cannocchiale dotato di schermo LCD anziché il classico oculare. Ingresso al costo non economico di 20€ con prenotazione obbligatoria e limite di orario oppure 80€ per l’ingresso VIP senza le limitazioni precedenti.

Nel regno dell’eccesso non poteva mancare lo shopping che qui assume proporzioni gigantesche. Mall of Dubai ossia il più grande centro commerciale del mondo 420.000 m2, 1300 negozi, 16.000 posti auto. All’interno di un’area così vasta e rappresentativa, non potevano mancare le attrazioni: un cinema Multiplex con 22 sale e il “Dubai Aquarium & Underwater Zoo” anche esso nel Guinness dei primati per innumerevoli records infranti.

All’esterno del Dubai Mall è presente la più grande ed alta fontana luminosa con getti d’acqua servo-controllati al mondo. Pilotata da un sofisticatissimo sistema informatico con centinaia di valvole elettromeccaniche, la fontana luminosa crea ogni 20 minuti uno spettacolo serale fantasmagorico di luci e colori. Questa, spara l’acqua ad un’altezza di 150 metri in modo sincrono con il brano musicale che viene eseguito. La lunghezza è di circa 275 metri e si trova all’interno del lago artificiale di fronte al Burj Khalifa ed al Mall of Dubai.