Sostenibilità, risparmio energetico, rispetto dell’ambiente sono oramai un mantra che sentiamo spesso ripetere in ogni luogo e in ogni occasione.
L’aver riscontrato che le risorse e le capacità rigenerative del nostro pianeta non sono infinite, ha messo in moto il processo di cambiamento che vediamo concretizzarsi continuamente in molti aspetti della nostra vita, dal modo in cui si produce l’energia, al modo in cui la si utilizza, dalla mobilità alla riciclabilità di ciò che realizziamo e usiamo.
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Era da tempo che pensavo di parlarne perché si annuncia come una delle maggiori novità tecnologiche, ma ho sempre rinviato. Forse ora è giunto il momento di parlare dei Google Glass, gli occhiali con realtà aumentata che Google proporrà entro la fine dell’anno o nel 2014 al mercato consumer.
Di cosa si tratta? Di un paio di occhiali davvero speciali. Il progetto è nato circa tre anni fa nei laboratori Google X Lab dagli studi di un ingegnere, Babak Parviz, esperto in reti neurali e auto-guida. Gli occhiali sono già in giro da un po’ di tempo, consegnati nelle mani di 1500 sviluppatori tester scelti, al fine di valutarne l’esperienza d’uso, le caratteristiche, individuarne i bugs e altro.
I Google Glass altro non sono che una montatura di occhiali al cui interno si trova un computer in miniatura. La montatura, dispone di un micro display visibile solo da chi indossa le lenti. Il dispositivo ha una fotocamera integrata che vede ciò che vede chi lo indossa, è dotato di connessioni GPS, Wi-Fi e Bluetooth. Gli occhiali, in pratica, sono in grado di gestire molte delle attività che oggi eseguiamo attraverso il nostro smartphone. I Google Glass, in pratica, tramite Wi-Fi o Bluetooth, si possono interfacciare con un dispositivo Android o iPhone per usare i dati 3G e 4G delle reti cellulari, ma integra un chip GPS per la navigazione.
Grazie ai test che Google sta effettuando con i 1500 beta tester, continue modifiche vengono apportate ai magici occhiali. Continue correzioni di bugs, e ottimizzazioni del codice e delle funzioni avvicinano sempre di più all’utente finale questa nuova meraviglia tecnologica. Pare tra l’altro che il caricamento dei dati, e quindi l’aggiornamento in background potrà avvenire solo quando gli occhiali saranno collegati a una fonte di alimentazione oppure in presenza di una rete Wi-Fi locale.
I Glass visualizzeranno in tempo reale le notifiche di Google+, sarà consentito trascrivere messaggi molto più velocemente, giungeranno notifiche in modalità hanguot e molto altro.
Google ha in programma di porre in vendita i Google Glass entro la fine del 2013 e il costo per il mercato consumer sarà probabilmente intorno ai 1.200 euro.
Google dal 1° marzo cambierà le regole della privacy modificando radicalmente il modo in ci tratterà le informazioni. Girando su internet ho trovato questa interessantissima guida che propongo a tutti di leggere e seguire per affrontare con maggiore consapevolezza quello che sta per accadere.
Jelly Bean, il nome in codice scelto da MountainView (Google) per la quinta incarnazione del sistema operativo Android. La versione 4 non sembra essere piaciuta molto ai partner per cui la società si sta affrettando a preparare la nuova incarnazione del proprio OS al fine di riparare ai gap e rispondere alle esigenze che i molti partner richiedono. La nuova versione del sistema operativo dovrebbe essere rilasciata nel terzo trimestre del 2012, in contemporanea con l’arrivo di Windows 8. I ritardi e la non adozione da parte dei partner dipendono essenzialmente dalla grande differenziazione di configurazione richieste, visti i molteplici hardware sui quali il sistema va installato. infatti, a differenza di Apple che usa un hardware proprietario e aggiorna il sistema solo per quello, Google deve confrontarsi con una miriade di dispositivi molto diversi tra loro per caratteristiche e funzioni. Google vorrebbe consentire la possibilità di un dual boot, cioè i partner potranno scegliere di equipaggiare i loro tablets solo con Android 5.0 oppure con Android 5.0 e Windows 8. Consentendo così, di cambiare sistema operativo senza dover spegnere il tablet. In questo modo, Google, spera di riuscire ad entrare nel mercato dei netbook e dei notebook, sebbene la strada sembri tutta in salita.
Dopo anni di lavori, celati dietro ad un riserbo assoluto, da cui non è trapelata alcuna informazione, pare che il lavoro del prof. Massimo Marchiori, docente di matematica presso l’Università di Padova e ricercatore del W3C, sia giunto a compimento. Anche se sconosciuto ai più, il lavoro del prof. Marchiori aveva già interessato e attirato l’attenzione di guru informatici del livello di Larry Page (fondatore di Google).
L’ipotesi più accreditata è che Marchiori sia riuscito a dare vita al primo motore di ricerca semantico (scienza che studia il significato delle parole), che molti considerano il vero futuro del web.
Il professore ha rilasciato solo una breve dichiarazione riassunta di seguito: “I Power User troveranno un’applicazione totalmente nuova nel mondo Web, la cui innovazione non sarà rappresentata dal motore di ricerca in sé essendo quest’ultimo concentrato esclusivamente nella ricerca dei più importanti siti a livello mondiale, bensì dall’intera esperienza utente con il sistema Volunia.”. Già sul sito sono iniziate le iscrizioni per selezionare la cerchia ristretta di power-user che, sorteggiati costituiranno la base per la sperimentazione. Sul sito il banner per l’iscrizione. La presentazione ufficiale avverrà giorno 6 febbraio.
Per maggiori informazioni clicca sul seguente link: VOLUNIA
In un interessantissimo articolo il New York Times rivela che la prossima mossa dei colossi dell’elettronica Apple e Google sarà quella di realizzare dispositivi sempre connessi e indossabili. Google sta lavorando su prototipi che amplino le capacità degli smartphone con Android, mentre Apple avrebbe già in fase di sviluppo un dispositivo basato sul concetto di iPod, da indossare al polso grazie ad uno schermo curvato. Questo, si interfaccerebbe con l’iPhone attraverso l’uso della voce, grazie all’assistente vocale SIRI, non richiedendo, quindi, l’osservazione necessaria dello schermo. Userebbe il nuovo standard Bluetooth 4.0 in grado di offrire tempi di connessione molto più veloci e consumo di molta meno energia. Non sappiamo se questi prototipi vedranno mai la luce come prodotti finiti, ma di certo le loro tecnologie saranno implementate, se mature, in futuri dispositivi di connessione.