La dislessia, è un disturbo che inficia la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Come ho già scritto nella nostra sezione specifica B.E.S & D.S.A., questo non dipende da deficit cognitivi o problemi neurologici. Ha origini neurobiologiche.
Per facilitare i bambini nello svolgimento di queste attività, sono necessari testi chiari e semplificati. E’ previsto un aggiornamento della normativa in tal senso e l’iter parlamentare è già iniziato. Ma quali sono le indicazioni che la scienza fornisce in merito ai testi per uso scolastico per alunni dislessici? Non credo sia necessario un dizionario denso di indicazioni e non credo neanche che sarò ripreso da qualche esperto grafologo se do’ qui alcune semplici indicazioni che potranno aiutare tutti durante la nostra attività quotidiana di docenti.
Per comprendere cosa significa vivere con la dislessia, il designer inglese Dan Britton, ha realizzato un carattere tipografico che cerca di imitare quello che vedono i dislessici davanti a un testo scritto. Britton ha eliminato il 40 per cento di ogni lettera, compresi alcuni elementi chiave. Il font non mostra realmente cosa vede un dislessico, ma rende più difficile la lettura a chiunque in modo da potersi immedesimare nelle sue problematiche.
Sulla base di tutto ciò, per realizzare un testo più semplice da decodificare, bisogna partire innanzitutto dal font, ossia dal carattere da utilizzare. Esiste una vera e propria cultura che riguarda le migliaia di fonts sviluppati in questi anni. Si dividono essenzialmente in due categorie, serif e sans serif, ossia con grazie e senza. Le grazie non sono altro che quei prolungamenti ai margini del carattere per renderlo, appunto, più elegante, più aggraziato.
Evidentemente, per rendere un testo più leggibile è decisamente meglio scegliere caratteri sans serif perché hanno un aspetto più lineare e più semplice da decifrare. Ad esempio, Verdana, Arial, Helvetica e Comic Sans.
L’esempio qui sopra, mostra la differenza di leggibilità di un testo al cambiare del font utilizzato. Nel primo caso massima leggibilità utilizzando un font bastone (sans serif), nel secondo caso una media leggibilità in quanto il font presenta i prolungamenti delle grazie, nel terzo caso grande difficoltà di lettura per un font che personalizza le lettere. Ovviamente da evitare assolutamente font in corsivo o handwriting, cioè quelli che simulano la scrittura a mano libera come nell’esempio qui sotto.
La dimensione minima non può scendere al di sotto dei 12-14 punti che sono ideali per una lettura corretta da parte di tutti. Inoltre, il distanziamento tra le righe, chiamato interlinea, non deve essere inferiore ai 1,5 – 2,0 righe. Inoltre, meglio non scrivere frasi molto lunghe ma ridurle a non più di 60-70 caratteri con paragrafi brevi che spezzano la narrazione.
Meglio mettere in evidenza le parole chiave del discorso, sottolineate o in grassetto, quasi a creare un mappa concettuale dell’argomento.
Meglio l’allineamento a sinistra del testo e la suddivisione in elenchi puntati o numerati evitando concetti troppo lunghi.
La carta da utilizzare deve essere opaca ed è meglio non stampare font chiari su supporti scuri. Il colore ideale della carta è bianco crema con peso del supporto non inferiore a 80-90 grammi, ossia un medio cartoncino.
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