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La tecnologia, l’innovazione e la ricerca si spingono ogni giorno più a fondo per creare nuovi oggetti che possano rendere migliore la nostra esistenza e il nostro quotidiano. L’ultima fantasiosa creazione la dobbiamo ad una giovane architetto e design, Behnaz Farahi abituata ad esplorare le potenzialità offerte dall’interazione tra l’ambiente e il corpo umano.
I suoi studi e le sue realizzazioni spaziano a tutto campo, ma questa volta ha dato vita “letteralmente” ai vestiti, creando quello che lei stessa ha chiamato “Caress of the Gaze”, ossia un vestito vivente che reagisce agli sguardi comportandosi come una seconda pelle sul corpo di chi lo indossa.
Lo studio è ispirato alla flessibilità della pelle e per la prima volta vengono utilizzate particolari stampanti 3D in grado di applicare materiali diversi per zone diverse, creando così un tessuto caratterizzato da densità che cambiano in base alle aree del corpo. Per cui si avranno zone con densità maggiore e zone con densità minore, proprio come la nostra pelle. Per rendere realistico il movimento, la designer, ha studiato anche un sistema di azionamento che prende spunto dai muscoli del corpo umano, attraverso un sistema di attuatori in lega capaci di riprodurre le sinuosità e l’ondulamento della pelle durante il movimento. Il tutto è collegato con un sistema ottico in grado di registrare sesso, età e orientamento dello sguardo di chi sta di fronte all’abito, in modo da impartire specifici ordini al sistema di movimento dei tessuti artificiali.
Questo sistema complesso, rende il nuovo abito capace di reagire a stimoli, sensazioni. Viene reinventato il concetto stesso di abito. E’ un nuovo modo di relazionarsi tra soggetto e ambiente che ci circonda, un ribaltamento del concetto stesso di rapporto tra uomo e ambiente.
Questa innovazione apre enormi spazi al design e ad un approccio tecnologico nella moda, che fornisce nuovi strumenti creativi agli stilisti, veri alchimisti della sperimentazione.
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