Articolo scritto: GIULIA CATANIA, ELENA CIRNIGLIARO, ROBERTA COMPAGNINI, ELEONORA LOMBARDO, RUGGERO RUSSO |
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Classe: 3E – Anno: 2007-08 |
Prefazione a cura del prof. Betto
WORLD TRADE CENTER – NEW YORK
All’inizio del 1960 la Porth Authority (autorità portuale) of New York and New Jersey stabilì che gli oltre 500 milioni di dollari che erano stati ricavati dai pedaggi sulle merci e sulle navi in transito nel porto di New York dovevano essere investiti in un progetto architettonico che niente doveva aver a che fare con il porto e con le navi.
L’autorità Portuale di New York e del New Jersey aveva già costruito opere imponenti come il Lincoln Tunnel, una galleria autostradale che attraversa il fiume Hudson e giunge a Manhattan e il George Washington Bridge, un ponte che collega Manhattan al New Jersey che avevano portato la sua giurisdizione fuori dal mare e dai vascelli.
La somma da investire era troppo grande per fare qualsiasi cosa e il presidente dell’Autorità Portuale, Austin J. Tobin decise che l’unico modo realisticamente possibile per poter spendere tutti quei soldi era costruire un grattacielo o addirittura una serie di grattacieli. Ma dove sarebbero stati costruiti? New York non poteva che non essere la scelta ideale ed obbligata. Ma l’Autorità Portuale non era solo dello stato di New York, era anche sotto la giurisdizione dello stato del New Jersey. Quindi bisognava trovare un luogo dal quale l’opera eventualmente costruita fosse stata visibile anche dagli abitanti del New Jersey. Fu deciso allora che l’opera sarebbe stata costruita nel West Side di Manhattan (separato dal New Jersey da appena 1 kilometro dal fiume Hudson) e che avrebbe occupato un’area di 65.000 metri quadrati. Ma ancora non si sapeva chi l’avrebbe progettata. Tobin si trovò costretto a scegliere fra una rosa di architetti di primo piano, ma la scelta cadde inaspettatamente su Minoru Yamasaki, un architetto giapponese nato negli Stati Uniti che allora lavorava nei pressi di Chicago. Dotato di una personalità geniale, Yamasaki aveva fatto da apprendista presso la bottega degli architetti Shreve Lamb ed Harmon (che nel 1931 avevano costruito l’Empire State Building). Non aveva costruito nulla di così di imponente. Le sue opere essenziali e raffinate (come ad esempio un palazzo d’uffici del Michigan) non facevano presagire che all’inizio del 1973 avrebbe terminato di costruire l’opera umana in assoluto più grande mai concepita in tutta la storia della civiltà: le Torri Gemelle del World Trade Center di New York. Gli spazi dovevano essere ampi e luminosi come in Piazza San Marco a Venezia, e le finestre dovevano essere progettate in modo da far sentire al sicuro le persone anche a grandi altezze dal suolo. Inoltre l’aspetto degli edifici doveva essere completamente nuovo e gli edifici stessi dovevano sembrare come degli oggetti “alieni” mai visti prima sulla Terra.
Quando furono costruite sembrarono a tutti come dei siamesi monoliti alieni, come oggetti che non potevano ancora appartenere alla cultura umana e che ricordavano al visitatore immagini fantastiche ed elementi della fantascienza più bella (come il monolite di Kubrick del film 2001 Odissea nello Spazio).
Entrambe le torri erano alte ciascuna 110 piani ma differivano lievemente per altezza effettiva: la prima torre (Torre Nord o 1 WTC) era alta 417 metri, mentre la seconda torre (Torre Sud o 2 WTC) era più bassa e misurava dal suolo 415,5 metri. Furono per un anno gli edifici più alti del Mondo per poi venire superate nel 1973 dalla Sears Tower di Chicago.
Rimasero comunque gli edifici più alti di New York e i più grandi del Mondo fino alla loro distruzione. Ogni torre contava un’area calpestabile di 400.000 metri quadrati e, contando l’insieme di tutti gli edifici presenti nel complesso si raggiungeva una superficie calpestabile pari a 1.200.000 metri quadrati di superficie, in grado di ospitare ogni giorno quasi 80.000 persone. Questi dati fecero molto scalpore e furono in tanti a storcere il naso di fronte all’opera definendola come una “mostruosità”, un’espressione della civiltà frutto di una tecnologia che era stata portata ormai agli estremi delle sue possibilità. Le Torri Gemelle erano viste come un’opera pionieristica ed erano diventate il simbolo della potenza degli Stati Uniti. L’ossessione estrema per la grandezza fu come un motore che non era più possibile fermare e in quegli anni videro la luce i primi esemplari di aerei Boeing 747 che rappresentavano ancora una volta una fede incrollabile nella tecnologia degli Stati Uniti. L’insieme dei due edifici contava 43.600 finestre oltre a tanti cavi, fra linee telefoniche e linee elettriche, quanti se ne potevano utilizzare per cingere la circonferenza terrestre non per una, ma per più volte consecutive.
La Porth Authority era ormai anni luce avanti a tutti e Tobin chiese addirittura alla Otis di progettare un sistema di ascensori pionieristici con porte scorrevoli sul davanti e sul retro in modo che i primi a salire fossero stati anche i primi a scendere. Date le dimensioni “fuori scala” degli edifici si rese necessario realizzare un sistema di ascensori completamente nuovo che fosse in grado di servire quella che era diventata a tutti gli effetti “una città verticale” dentro la città. Fu così che si giunse a un compromesso che adottava una soluzione particolarissima che vedeva gli edifici scomposti in più unità sovrapposte l’una all’altra. In pratica si trattava di 3 edifici sovrapposti che, complessivamente, contribuivano a creare l’edificio vero e proprio nella forma fisica ed estetica con la quale era identificabile dall'”esterno”. In questo modo le torri erano divise in 3 zone contenenti ciascuna i propri ascensori di servizio accessibili dal proprio “piano terra” (detto “skylobby”) che era evidenziato già all’esterno da delle “strisce” che formava l’acciaio stesso della struttura con una tecnica che rendeva quella sezione leggermente più scura rispetto alla lucentezza abbagliante del resto dell’edificio. In corrispondenza della prima “striscia” partivano da terra, formando bellissimi archi gotici, le immense colonne d’acciaio della struttura portante dell’edificio, che permettevano per la prima volta di eliminare i pilastri interni della struttura ottenendo maggiore superficie ed area calpestabile all’interno dell’edificio.
Alla seconda “striscia” corrispondeva invece il “piano terra” della seconda sezione della torre (a ridosso del 44esimo piano), mentre la seconda “striscia” evidenziava il “piano terra” della terza sezione (corrispondente al 74esimo piano) dell’edificio e infine l’ultima striscia, nella quale l’acciaio si piegava ulteriormente intersecandosi in eventi architettonici di natura goticheggiante, conteneva gli ultimi piani estremi della torre con l’accesso al tetto. I visitatori e gli utenti del complesso per accedere ai piani relativi a ciascuna sezione delle torri dovevano quindi effettuare 2 corse con più ascensori diversi per arrivare a destinazione. La soluzione, che a molti sembrò un po’ troppo artificiosa, permetteva invece di risparmiare tempo e di evitare lunghe code per poter salire sulle torri. Tuttavia un sistema di ascensori espressi permetteva comunque di “scavalcare” il locale garantendo un accesso rapido e completo a tutte le aree degli edifici. Per costruirle fu necessario creare nuove strade e abbattere più di 200 edifici nei quali vi erano negozi e abitazioni. La terra che venne portata via dal luogo dove dovevano essere costruite le fondamenta delle torri era in quantità talmente elevata che non sarebbe stato possibile neppure scaricarla nel fiume, poiché si sarebbe creata un’isola artificiale che avrebbe sconvolto l’intero equilibrio geologico di tutta la regione. Fu allora utilizzata per incrementare gli argini del fiume Hudson del sud di Manhattan; vennero creati nuovi isolati e fu possibile così ottenere nuovo territorio dove erigere altre torri. Il valore di questi nuovi terreni si aggirava sui 900 milioni di dollari e per terminare la costruzione delle Torri venne speso oltre 1 miliardo e mezzo di dollari. Quasi 220 piani, un chilometro di altezza complessiva, avrebbero ornato il cielo degli Stati Uniti che si affaccia sull’Atlantico. L’opera fu portata a termine in ben 10 anni, con interruzioni ai lavori e timori che la tecnologia del XX secolo non fosse ancora pronta per realizzare simili manufatti. Alcuni poi temettero addirittura che se le torri fossero state costruite il sud di Manhattan si sarebbe trovato completamente isolato dal resto del mondo come racchiuso nel bel mezzo di un immensa, gigantesca gabbia di Faraday che non avrebbe permesso alle trasmissioni radio di attraversare le strutture metalliche degli edifici. Nonostante tutto questo il 4 aprile del 1973 vennero inaugurate le Torri Gemelle (o Twin Towers) del centro del commercio mondiale e i giornali di tutto il mondo titolarono che era iniziata una nuova era: due edifici talmente grandi da poter ospitare ogni giorno più di 60.000 persone in quasi 900 metri di piani, stanze, ascensori, scale e finestre. Nel timore che davvero le trasmissioni radio potessero essere disturbate o addirittura interrotte dai 2 edifici le autorità, appena terminati i lavori, installarono un gigantesco pennone radio-televisivo in cima alla torre più alta (1 WTC).
Alla fine del 1973 venne aperto al centosettesimo piano della torre nord il ristorante Windows On The World (Finestre Sul Mondo) che sarà frequentato negli anni a venire da Frank Sinatra e John Lennon; e sul tetto della Torre sud (al centodecesimo piano) venne creato un super osservatorio a quasi 420 metri di altezza dal suolo dal quale era possibile vedere persino la frontiera col Canada (distante quasi 500 chilometri da New York). Appena terminati i lavori di costruzione, nel 1973, all’interno delle torri venne creata la prima rete audio-video a fibre ottiche al mondo, che permetteva di comunicare e trasmettere dati non utilizzando per la prima volta gli elettroni, ma fasci di luce laser proiettati all’interno di fili vitrei. Vennero utilizzate tecnologie talmente avanzate che il mercato mondiale avrebbe dovuto attendere 3 decenni per vederne la luce. Venne inoltre realizzato un collegamento computerizzato fra l’osservatorio della torre sud e il pennone radio-televisivo della torre nord, che venne integrato con un circuito di trasmissione a raggi laser che permetteva ai visitatori dell’osservatorio di scrivere su una postazione informatica un messaggio che poi veniva immediatamente trasmesso e inviato nello spazio. Come un ultimo “schiaffo” che veniva dato alla modernità stessa, come per dire che le torri erano esse stesse la rappresentazione fisica e tangibile che la modernità dava di se medesima.
LA “TRAGICA” STORIA RECENTE
Il World Trade Center di New York “era” un complesso di sette edifici situato nella parte sud dell’isola di Manhattan (in inglese locale, Lower Manhattan), famoso in particolare per le torri gemelle o ‘Twin Towers’. Con il crollo delle torri (denominate WTC 1 e WTC 2) anche gli altri edifici minori (WTC 3, WTC 4, WTC 5, WTC 6 e WTC 7) furono distrutti o danneggiati irreversibilmente, e quindi abbattuti nei mesi successivi. Le torri gemelle furono costruite dall’architetto giapponese-americano Minoru Yamasaki tra il 1966 e il 1977. Ogni torre aveva un’area calpestabile complessiva di ben 400.000 metri quadrati; questo significa che sommando le superfici calpestabili complessive dei due edifici (400.000 + 400.000 metri quadrati) e aggiungendovi quelle degli altri edifici facenti parte del complesso (oggi anch’essi distrutti) si raggiungeva una superficie calpestabile pari a oltre 1.000.000 di metri quadrati (circa 1 chilometro quadrato di superficie!). Si tratta in assoluto (insieme al Pentagono e alla Muraglia cinese) dell’opera più imponente mai costruita dall’uomo.
L’11 SETTEMBRE 2001
Attorno alle ore 9, durante la mattina dell’11 settembre 2001 due aerei di linea (della American e della United Airlines) si schiantano, a distanza di alcuni minuti l’uno dall’altro, contro le due torri, causandone l’incendio e la parziale distruzione di alcuni piani. Le vittime totali furono 2817. La versione ufficiale dei fatti (quella comunicata dalle autorità americane) dice che il dilagare dell’incendio provocò l’indebolimento della struttura portante in acciaio atta a sorreggere le torri. Tale indebolimento, indotto dalle alte temperature sviluppatesi al momento dell’impatto, provocò il collasso totale delle stesse, evento drammatico entrato di fatto a far parte della Storia contemporanea degli Stati Uniti d’America. L’amministrazione statunitense dichiarò che l’attentato fu ordinato da Osama Bin Laden, terrorista islamico.
RICOSTRUZIONE
La ricostruzione del World Trade Center è al momento affidata all’architetto polacco-americano Daniel Libeskind e al suo Master Plan for the New World Trade Center. L’edificio di punta del New World Trade Center sarà la Freedom Tower, un edificio di 541 metri (cioè 1776 piedi, un riferimento simbolico alla data della Rivoluzione Americana e della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America).
Le date previste per la realizzazione del nuovo complesso sono però ancora incerte, visto l’acceso (e spesso polemico) dibattito e le tante pastoie burocratiche e politiche che circondano il progetto.
Indipendentemente dal Master Plan e da Libeskind, si sta al momento ricostruendo il WTC 7 (la parte esterna è stata completata nel 2005) sebbene il nuovo edificio, architettonicamente, non abbia molto a che vedere con il vecchio. Non è chiaro se il WTC 7 verrà considerato parte del nuovo World Trade Center.
MINORU YAMASAKI
Architetto, Minoru Yamasaki è nato il 1° dicembre 1912 a Seattle, Washington, da immigrati giapponesi di seconda generazione. Nonostante provenisse da una famiglia dalle modeste possibilità economiche, Minoru Yamasaki si laureò presso l’Università di Washington; pagò i propri studi lavorando, quando non doveva frequentare le lezioni, presso un conservificio di salmone d’Alaska. Nel 1930, dopo essersi trasferito a New York City si iscrisse alla facoltà d’architettura dell’Università di New York ed ottenne lavoro presso lo studio di Shreve, Lamb and Marmon, progettisti dell’Empire State Building. Formatosi sulla scuola di pensiero di Mies van der Rohe, cercò tuttavia di rompere col clima razionalista mediante un’adesione, assai discussa, a eclettismi neogotici con ricordi orientali. Autore di molte opere, è noto soprattutto per aver disegnato le due torri principali del World Trade Center.
Il suo primo progetto importante fu Pruitt-Igote housing project in 5t. Luis Missouri, 1955. Nonostante la sua predilezione per il desing tradizionale giapponese, questa fu una struttura in cemento armato rigida e modernista, divenuta talmente impopolare da venire demolita nel 1972; distruzione considerata da alcuni, come l’inizio dell’architettura postmoderna. Minoru Yamasaki disegnò anche parecchie costruzioni di aereoporti internazionali. Molti dei suoi edifici sono ispirati dall’architettura gotica e fanno uso di finestre verticali molto strette; è stato da più parti detto che lo stile di queste deriva dalla sua particolare paura per l’altezza. Yamasaki non è vissuto abbastanza per assistere alla distruzione delle torri l’11 settembre 2001. Morì di cancro nel 1986. Fra le sue realizzazioni di maggiore importanza vanno ricordati Aluminium Building l’aereoporto di Saint Louis, il Reynoids Aluminium Building (1959-61) di Detroit, e il Community Center della Wavne Uiversity, oltre alle citate torri del World Trade Center di New York.