Il chilogrammo è ormai da molto tempo una unità di riferimento per la comparazione del peso tra oggetti diversi. La sua misurazione è vecchia di ben 150 anni e fa riferimento ad un cilindro di platino e iridio di 39 millimetri chiamato Grand Kilo, realizzato nel 1875 e conservato preziosamente al Bureau International des Poids et Mesures di Parigi.
Questo cilindro, essendo un elemento unico, è conservato gelosamente in una teca di vetro e non può essere toccato neppure per spolveralo perché potrebbe esser danneggiato. Ragion per cui, da molto tempo si sta studiando un metodo alternativo per misurare con assoluta precisione il peso di un chilo indipendentemente dal cilindro custodito a Parigi. Già da diversi anni si sta studiando in Italia, ma anche in altri paesi il modo per poter superare questo limite.
Proprio nel nostro paese, l’INRIM, ossia l’Istituto Nazionale di RIcerca Metrologica, ha sviluppato un sistema che definisce il chilogrammo come un preciso numero di atomi di silicio 28, mentre nel continente americano, un team statunitense e canadese, sta pensando di far definire il chilo a partire dalla costante di Planck, ossia dal numero che governa i quanti.
Approfondisco: il termine quanto (in latino quantum = quantità) indica una quantità indivisibile di una certa grandezza.
La necessità di calcolare la costante con cui stabilire definitivamente la misurazione matematica del chilo e la nuova formula da adottare per il calcolo ha dato vita ad una competizione internazionale che dovrà concludersi nel luglio del 2017 quando i risultati presentati dalle varie equipe saranno analizzate da un computer per stabilire quale ricerca definirà i nuovi parametri di misurazione di questa unità di misura.
Il NIST, Istituto americano di standard e tecnologie, ha ideato una nuova tecnica denominata Watt Balance. Si tratta di una bilancia iper-tecnologica in grado di comparare il peso di una massa con la forza elettromagnetica necessaria per bilanciarla. In questo modo la forza elettromagnetica può essere utilizzata per calcolare la costante di Planck con grande precisione. La percentuale di errore possibile in questo modo nella misurazione sarebbe pari a 34 parti per miliardo, tali da essere perfettamente all’interno degli standard previsti per definire la misurazione di una quantità in modo definitivo.
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