Gen 122016
 
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BIOPROCESSORE01I devices indossabili, tipo smartwatch o le fasce sportive digitali, stanno diventando sempre di più un oggetto desiderato e ricercato da molti di noi, soprattutto per il fatto che non hanno solo una funzione estetica o di scansione temporale, ma perché fungono anche da sistema di controllo biometrico delle funzioni vitali di ogni individuo.

Legare sport e medicina alla tecnologia, e se poi mettiamo che questa è anche esteticamente gradevole, si è rivelata una scelta azzeccata per alcune aziende che stanno investendo enormi quantità di risorse nello sviluppo e produzione di questi dispositivi.

Questi, parimenti ad un mini computer, sono forniti di componenti mediche e ottiche che funzionano tramite un processore ed altre componenti tipiche di un PC.

Samsung, proprio in quest’ottica, sta sviluppando il primo Bio-Processore, cioè un chip studiato a posta per i prodotti indomabili con funzioni biometriche, capace di funzionare indipendentemente e di monitorare tutte le funzioni biometriche stand-alone.

BIOPROCESSORE02

Il bio-processore, integra al suo interno tutta una serie di sensori e centraline capaci di misurare l’impedenza bio-elettrica, effettuare misurazioni volumetriche degli organi, temperatura corporea, elettrocardiogramma e altri parametri.

Samsung, è già in fase finale di sviluppo e si propone di utilizzarlo già nei prossimi indossabili. Una prima presentazione del prodotto dovrebbe avvenire in concomitanza con il C.E.S. di Las Vegas o al più tardi  alla fiera dell’informatica di Barcellona in Spagna a febbraio.

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Dic 112015
 
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VESTITO01

La tecnologia, l’innovazione e la ricerca si spingono ogni giorno più a fondo per creare nuovi oggetti che possano rendere migliore la nostra esistenza e il nostro quotidiano. L’ultima fantasiosa creazione la dobbiamo ad una giovane architetto e design, Behnaz Farahi abituata ad esplorare le potenzialità offerte dall’interazione tra l’ambiente e il corpo umano.

I suoi studi e le sue realizzazioni spaziano a tutto campo, ma questa volta ha dato vita “letteralmente” ai vestiti, creando quello che lei stessa ha chiamato “Caress of the Gaze”, ossia un vestito vivente che reagisce agli sguardi comportandosi come una seconda pelle sul corpo di chi lo indossa.

VESTITO04

Lo studio è ispirato alla flessibilità della pelle e per la prima volta vengono utilizzate particolari stampanti 3D in grado di applicare materiali diversi per zone diverse, creando così un tessuto caratterizzato da densità che cambiano in base alle aree del corpo. Per cui si avranno zone con densità maggiore e zone con densità minore, proprio come la nostra pelle. Per rendere realistico il movimento, la designer, ha studiato anche un sistema di azionamento che prende spunto dai muscoli del corpo umano, attraverso un sistema di attuatori in lega capaci di riprodurre le sinuosità e l’ondulamento della pelle durante il movimento. Il tutto è collegato con un sistema ottico in grado di registrare sesso, età e orientamento dello sguardo di chi sta di fronte all’abito, in modo da impartire specifici ordini al sistema di movimento dei tessuti artificiali.

Questo sistema complesso, rende il nuovo abito capace di reagire a stimoli, sensazioni. Viene reinventato il concetto stesso di abito. E’ un nuovo modo di relazionarsi tra soggetto e ambiente che ci circonda, un ribaltamento del concetto stesso di rapporto tra uomo e ambiente.

Questa innovazione apre enormi spazi al design e ad un approccio tecnologico nella moda, che fornisce nuovi strumenti creativi agli stilisti, veri alchimisti della sperimentazione.

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