Ago 312020
 

Il più grande simbolo moderno della tecnologia sta per vedere la luce proprio nella città del futuro, Dubai. Un’opera ingegneristica incredibile, realizzata attraverso un algoritmo matematico capace di generare una struttura a forma di occhio, dalle curve eclettiche, rivestite da piastre in acciaio in cui sono intagliate in vetro, forme libere che richiamano la calligrafia araba.

Fortemente voluto da sua maestà Al Maktoum Bin Rashid primo ministro degli Emirati Arabi e sceicco di Dubai, quest’opera mastodontica, iconica, fantascientifica, sorge in un punto strategico della città sotto le incredibili Emirates Tower lungo la Sheik Zayed road la strada principale che unisce tutti gli emirati arabi e si appresta a diventare il punto di convergenza mondiale sulla tecnologia, innovazione e futuro. Si tratta del museo del futuro la cui ultimazione è prevista per la fine di quest’anno e Doveva essere una delle grandi opere da presentare al mondo durante l’Expo che per via della della pandemia di covi da 19 è stata rinviata di un anno.

Si tratta di una delle opere ingegneristiche più complesse mai realizzate dalla forma ovale eclettica con un’altezza di 78 m è una superficie complessiva di 30.000 m². Per la prima volta è stata utilizzata una tecnologia innovativa chiamata bim building information model ling che sfruttando l’intelligenza artificiale è un particolare algoritmo è riuscita a semplificare la struttura reticolare è estremamente complessa in modo da renderla più semplice nella realizzazione è ingegneristicamente realizzabile.

Anche questo edificio, come molti altri nel mondo, utilizza un Diagrid una struttura di travi reticolari che costituisce il sostegno principale dell’edificio e quello dei solai interni che lo dividono in sette differenti piani.

La tecnologia e l’innovazione si vedono già nella fase progettuale, infatti il sistema Been attraverso un algoritmo matematico è riuscito a progettare una taglia Grid trovando tra le possibili infinite permutazioni quella della forma definitiva. In questo modo la struttura riesce ad auto sorreggersi farne fungendo da guscio dell’edificio e sostenendo i solai interni che lo dividono in sette differenti piani.

Un’opera incredibile sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista strutturale, unica, iconica, capace di rappresentare appieno l’innovazione e la tecnologia, fortemente voluta dal Primo Ministro e mi latino che già prima ancora della realizzazione dell’opera nel 2015 affermava “Il futuro appartiene a coloro che stanno immaginarlo, disegnarlo ed eseguirlo. Non è qualcosa da attendere, ma da creare”.

Non ci resta a questo punto che attendere la sua apertura che avverrà a breve e se possibile visitarlo personalmente recandoci nella capitale e mi Latina oppure attraverso tour virtuali e sicuramente saranno resi disponibili nel sito ufficiale del della struttura.

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Nov 122012
 

L’involucro edilizio è un elemento architettonico che delimita l’organismo costruttivo e strutturale, come fosse una scatola la cui funzione è di separare l’interno dall’esterno.

Delimita una porzione di spazio, creando all’interno un micro-clima il cui scopo è quello di garantire sempre condizioni ottimali per chi soggiorna all’interno. Serve funzionalmente a isolare ciò che sta all’interno da ciò che sta all’esterno; ad esempio isolare dall’azione degli agenti atmosferici (pioggia, freddo, caldo, vento, ecc.) o di altri fattori che possano perturbare la quiete necessaria allo svolgimento delle attività svolte al suo interno, ad esempio il rumore.

L’utilizzo del termine involucro in edilizia, è piuttosto recente e nasce come evoluzione del concetto di chiusura, e indica differenti elementi disposti verticalmente (muri) o orizzontalmente (solai) e possono essere sia opachi che trasparenti (finestre, porte, lucernai, ecc).

Ne risulta che, la scatola edilizia (involucro) può essere scomposta in elementi funzionalmente e morfologicamente diversi:

  1. STRUTTURE
  2. CHIUSURE ESTERNE
  3. PARTIZIONI INTERNE
  4. DISTRIBUTORI (esterni e interni)
STRUTTURE:

(vedi LE STRUTTURE ELEMENTARI – trilite, arco, capriata, telaio) rappresentano gli elementi portanti dell’edificio e possono essere:

  • ORIZZONTALI (solai, travi, travature, ecc.)
  • VERTICALI (pilastri, colonne, ecc.)
  • DI FONDAZIONE (continue e discontinue) (vedi LE FONDAZIONI).
CHIUSURE ESTERNE:

sono gli elementi che realizzano la separazione tra lo spazio interno dell’edificio e quello esterno. Sono gli elementi che garantiscono il rendimento termico e acustico degli impianti garantendo all’interno dell’organismo edilizio condizioni climatiche e ambientali ideali per vivere e lavorare. Possono essere, a seconda della loro collocazione:

  • VERTICALI
  • ORIZZONTALI (inferiori o superiori)
  • INCLINATE (tetti)

CHIUSURE VERTICALI

Le chiusure verticali esterne costituiscono lo schermo verticale esterno dell’organismo architettonico. Possono essere:

portanti: assolvono anche le funzioni statiche e in tutto o in larga misura quelle relative al comfort;

portate: assolvono il solo comfort, possono essere opache (tamponamenti o muri) o trasparenti (serramenti – porte e finestre).

Agli effetti della funzione protettiva le chiusure verticali esterne devono assicurare sia un sufficiente grado di difesa igro-termica e acustica allo spazio interno sia presentare caratteristiche di inalterabilità, resistenza agli agenti atmosferici e resistenza gli urti, per quanto riguarda la durevolezza.


CHIUSURE ORIZZONTALI

Si definiscono anche solai e fanno parte delle più generali “chiusure orizzontali”. Possono essere:

superiori: come i solai delle terrazze (o lastrici solari);

inferiori: come i solai che realizzano la separazione dell’edificio dal terreno garantendo un adeguato isolamento dall’umidità.

La struttura portante del solaio può essere realizzata in legno, in calcestruzzo armato o in acciaio con la presenza o meno di altri materiali, quali elementi in laterizio, pani di polistirolo, ecc., con funzione prevalente di alleggerimento.


CHIUSURE INCLINATE

Normalmente sono rappresentate dai tetti a falde inclinate e rappresentano la chiusura superiore dell’edificio al posto di quelle orizzontali. Possono essere anch’esse opache ricoperte di tegole o altri elementi funzionali o trasparenti come abbaini o lucernai.

PARTIZIONI:

Il termine partizione viene usato in senso generico con il significato di separazione in più parti. In edilizia, rappresenta tutti quegli elementi che consentono la separazione dello spazio interno di un organismo edilizio in più spazi funzionalmente diversi. È un elemento architettonico con il compito di separare in stanze (orizzontalmente) e piani (verticalmente) lo spazio interno dell’edificio. Proprio per questo si differenziano in:

  • VERTICALI
  • ORIZZONTALI

PARTIZIONI VERTICALI

Le partizioni verticali consentono la suddivisione dello spazio interno dell’organismo architettonico. Questa è ottenuta mediante elementi portanti o portati (tramezzi) che non devono assolvere i compiti di protezione delle chiusure verticali esterne ma sostanzialmente provvedere solo agli effetti della migliore fruibilità, all’isolamento acustico tra vano e vano.

Sono partizioni verticali interne anche le porte di separazione tra i vani.


PARTIZIONI ORIZZONTALI

Una partizione orizzontale interna portante che interessa una porzione di vano, si considera un solaio e determina quindi un ulteriore piano.

DISTRIBUTORI:

In edilizia il significato di distributore, coincide con quegli elementi che consentono lo smistamento e la distribuzione di persone e oggetti all’interno degli spazi dell’edificio. Essendo lo spazio diviso sia verticalmente (piani) che orizzontalmente (partizioni), i distributori dovranno essere sia orizzontali che verticali.

DISTRIBUTORI ORIZZONTALI

Si tratta di uno spazio solitamente stretto, e comunque sempre molto più lungo che largo, e serve per consentire il passaggio da una parte all’altra ed è presente praticamente in tutte le case, oltre che in altri luoghi. Può essere interno o esterno all’edificio. Nel primo caso coincide con i corridoi, mentre nel secondo caso prende il nome di ballatoio. Consiste in un passaggio accostato a una parete di un edificio, in genere sul lato esterno con una ringhiera, un parapetto o una balaustra di protezione. La casa a ballatoio spazi comuni per accedere alle diverse stanze o, nel caso di un condominio, alle singole unità abitative.

DISTRIBUTORI VERTICALI

Sono tutti quegli elementi funzionali che consentono il collegamento tra differenti piani di un edificio, ad esempio le scale, gli ascensori, i montacarichi, ecc.

La scala in architettura è una costruzione edilizia che va a definirsi come struttura di collegamento verticale fra i diversi piani di un edificio.

La scala è formata da un insieme di strutture orizzontali posizionate a quote differenti chiamate gradini. La parte orizzontale del gradino è chiamata pedata, mentre la parte verticale tra due elementi successivi è chiamata alzata.

Un insieme di gradini compone una rampa, mentre la rampa stessa collega tra di loro due pianerottoli. I pianerottoli possono essere di arrivo o di partenza se permettono lo smistamento verso altre zone dell’edificio oppure di riposo se servono solo a collegare più rampe. L’interpiano è la differenza di quota tra due pianerottoli di arrivo.

PUOI LEGGERE ANCHE:
  1. LA STATICA DELLE STRUTTURE – VINCOLI e GRADI DI LIBERTA’
  2. LE STRUTTURE ELEMENTARI
  3. LE FONDAZIONI
  4. MURI E PARETI
Set 232012
 
Mappa2_icon MAPPA CONCETTUALE DELL’ARGOMENTO

StrutturaUna costruzione, un ponte o qualunque altro manufatto per non crollare deve essere in grado di resistere a forze e carichi che tendono a scuoterlo dalla sua posizione di quiete. Un esempio di forza che agisce su una costruzione è la forza di gravità, oppure lo è il vento che agisce sulle sue superfici o l’azione di un terremoto che tenta di sradicarlo dal terreno. Un carico, invece, è ciò che vi agisce di sopra, ad esempio i materiali con cui è costruito, le persone che lo affollano o la neve che si deposita in inverno sulle sue superfici.
Approfondimento: carichi, possono essere propri o accidentali; i carichi propri sono rappresentati dal peso della struttura, cioè muri, solai, strutture portanti, infissi, ecc., mentre i carichi accidentali possono essere interni o esterni. I carichi accidentali interni sono rappresentati dalle persone, dagli arredi e da tutto ciò che staziona stabilmente o temporaneamente dentro l’edificio, mentre i carichi accidentali esterni sono rappresentati dall’azione del vento, dai terremoti, dalla neve o da qualunque altro fenomeno che tenta di alterare lo stato di equilibrio dell’edificio.

GRADI DI LIBERTA’

Ogni corpo in natura può liberamente muoversi in tutte le direzioni e ruotare su se stesso praticamente senza limiti (infiniti) e quindi anche una struttura può muoversi (pensiamo ad un edificio) portandolo a crollare. Gli ingegneri si sono posti il problema di dover impedire un tale nefasto evento e per poterlo risolvere una equazione con infinite possibili soluzioni (infiniti movimenti e rotazioni), essi compresero subito che bisognava ridurre ad un numero controllabile queste variabili. Si è trovata l’ingegnosa soluzione di raggruppare tutti i possibili movimenti di un corpo nello spazio in tre grandi gruppi, così definiti:

  • TRASLAZIONI ORIZZONTALI, cioè tutti i possibili movimenti che un corpo può fare su un piano disposto orizzontalmente;
  • TRASLAZIONI VERTICALI, cioè tutti i possibili movimenti che un corpo può fare su un piano disposto verticalmente;
  • ROTAZIONI, ossia tutte le possibili rotazioni su se stesso.

L’insieme di tutti questi possibili movimenti, prende il nome di:

Il numero di gradi di libertà rappresenta il numero dei possibili movimenti che un corpo può fare nello spazio. Ad esempio, un punto nello spazio è libero di muoversi in tutte le direzioni (2 traslazioni) e di ruotare liberamente su se stesso (1 rotazione), si dice così che ha 3 gradi di libertà.

Per far si che una struttura possa essere corretta, ossia resistere efficacemente ai carichi e alle forze, bisognerà limitare o eliminare questi possibili movimenti (gradi di libertà). Bisognerà, quindi, attivare un sistema di forze che vada a contrastare quelle che tendono a far muovere il corpo. In meccanica, solo le forze sono in grado di modificare lo stato di quiete o di moto di un corpo, per cui solo un sistema di forze chiamate forze vincolari o reazioni vincolari, possono impedirne il moto. Tali forze prendono il nome di:

VINCOLI

Un vincolo è, dunque, qualsiasi condizione che limita il moto di un corpo. In meccanica delle strutture, i vincoli più importanti sono:

  • Vincolo semplice chiamato carrello;
  • Vincolo doppio chiamato cerniera;
  • Vincolo triplo chiamato incastro.

CARRELLO

Il carrello è un vincolo semplice che, permette all’oggetto di ruotare e spostarsi (traslazione orizzontale) lungo l’asse orizzontale, impedendo invece la traslazione lungo l’asse perpendicolare (traslazione verticale).

Di fatto elimina un solo grado di libertà.


CERNIERA

La cerniera è un vincolo doppio che, permette all’oggetto vincolato soltanto rotazioni eliminando ogni possibile traslazione del corpo sia orizzontale che verticale.

Di fatto elimina due gradi di libertà.


INCASTRO

L’incastro è un vincolo triplo che, elimina tutti e tre i gradi di libertà: la rotazione attorno all’asse d’incastro e le traslazioni.

GeomagCome nei giochi magnetici per bambini, la struttura portante di un edificio può essere rappresentata come un insieme di aste (travi e pilastri) che si intersecano ai loro estremi in dei punti chiamati nodi. Applicando i vincoli ai nodi, si possono così verificare solo 3 condizioni:

  • V = GdL
  • V > GdL
  • V < GdL

dove V (vincoli) e GdL (gradi di libertà).


Nel primo caso V = GdL vincoli uguali a gradi di libertà, la struttura prende il nome di ISOSTATICA.
Nel sistema isostatico a qualsiasi valore dei carichi esterni sono associate reazioni vincolari che rendono il sistema equilibrato e i vincoli sono strettamente sufficienti a impedire ogni possibile moviemento.


Nel secondo caso V > GdL vincoli maggiori dei gradi di libertà, la struttura prende il nome di IPERSTATICA.
Nel sistema iperstatico i vincoli sono sovrabbondanti e i possibili movimenti del sistema sono sempre impediti. La struttura in questo caso risulta essere eccessivamente rigida.


Nel terzo caso V < GdL vincoli minori ai gradi di libertà, la struttura prende il nome di LABILE.
Nel sistema labile i vincoli applicati, sono insufficienti a impedire tutti i possibili movimenti del sistema e la struttura non è in equilibrio.

TAIPEI 101 E IL MASS DAMPER

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