Mar 262013
 

iPhone5 immagine 6Nella guerra degli smartphone, ogni giorno un nuovo elemento o un nuovo componente rivoluzionario viene annunciato. Questo segmento dell’informatica di consumo è diventato il terreno della sperimentazione dove tutti si confrontano per raggiungere il primato tecnologico. E dopo l’annuncio del Galaxy S4 da parte di Samsung è Apple questa volta a muoversi su più fronti per contrastare la concorrenza del nemico coreano. Dopo l’iWatch, sempre più insistenti voci sui nuovi iPhone di prossima generazione. Questa volta il rumour è sulla scelta del vetro da utilizare per i display del melafonino. Secondo Eric Virey, un analista di Yole Développement pare che Apple potrebbe utilizzare per il nuovo iPhone il vetro denominato zaffiro. Si tratta di un materiale dalle caratteristiche incredibili, inscalfibile (tranne che dal diamante e pochi altri materiali) ed è molto più duro del Gorilla Glass dell’attuale iPhone.

Questo materiale è già largamente in uso in apparecchiature di fascia alta come gli orologi da collezione o come già fa la stessa Apple per coprire l’obiettivo della propria videocamera sull’iPhone. Il problema per un uso su larga scala è il costo di produzione. Mentre ha poca importanza per gli orologi preziosi che, essendo di per se molto costosi, non scoraggiano i produttori a utilizzarli nei loro prodotti, ma il problema del prezzo si pone per i prodotti di fascia consumer come i cellulari. Infatti, il vetro Zaffiro, costa circa 10 volte di più del gorilla glass, ma visti i numeri che macina Apple, questa potrebbe ottenere importanti sconti e far si che il prezzo del prodotto si abbassi molto rapidamente.

Questo semplice annuncio ha scatenato una quantità enorme di rumours sulla rete. Pare infatti che ricercatori americani, ma anche coreani e russi, siano al lavoro per produrre nuove generazioni di vetro zaffiro ultra sottile e con processi di produzione decisamente meno costosi (circa 3 volte soltanto un vetro gorilla glass). La GT Advanced Technologies, un’azienda di Nashua in New Hampshire negli Stati Uniti, sarebbe già in uno stato avanzato nella produzione proprio di questi pannelli di vetro da poter utilizzare come schermo touch per gli smartphone di prossima generazione.

Non si sa se sarà Apple ad annunciare il primo prodotto con questa nuova tecnologia, perché anche Google pare sia interessata anch’essa a questo prodotto per il suo futuro telefonino chiamato (per ora) Google X Phone che dovrebbe vedere la luce alla fine di quest’anno.

x_phone_google

Google X Phone

Noi di educazionetecnica.com come sempre vigileremo e racconteremo di ogni novità in tal senso. Restate in linea.

Articoli1

Gen 062013
 

Il 7 gennaio si apre in Nevada, a Las Vegas la nuova edizione del C.E.S. (Consumer Electronic Show), dove i big nel campo della tecnologia mostrano i prodotti del futuro, cioè tutti quei prodotti che andranno in vendita nel prossimo futuro e che riempiranno le nostre case e i nostri desideri.

Tra le altre cose che saranno annunciate e presentate al C.E.S., la nuova evoluzione di un prodotto già presente in gran quantità sui devices maggiormente utilizzati nel mondo, ossia iPhone e iPad. Di cosa si tratta? Della terza incarnazione del Gorilla Glass,il vetro antigraffio resistentissimo che ricopre i sensori touch dei devices della Mela.

Il Gorilla Glass 3 presenta, tra le nuove caratteristiche una maggiore componente antigraffio e una maggiore resistenza agli urti complessiva. Gorilla Glass 3 è stato cambiato a livello molecolare, incorporando una funzione chiamata Native Damage Resistance (NDR). Secondo la società che lo produce, la Corning Glass Wendell, NDR riduce la propagazione di difetti, la comparsa di graffi e fa un lavoro migliore nel mantenimento della robustezza complessiva del vetro. Il risultato di questa modifica molecolare si traduce in un miglioramento del 300% nella resistenza ai graffi, un 40% di riduzione del numero di graffi visibili e il 50% nella forza d’urto prima che il vetro diventi difettoso.

Questo nuovo prodotto, ricoprirà i futuri iPhone 5S e iPhone 6 già in preparazione dalla stessa Apple? Staremo a vedere e riferiremo.

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Mag 102012
 

I ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology a Cambridge negli Stati Uniti), hanno sviluppato un nuovo tipo di vetro caratterizzato da una superficie nanotextured capace di essere anti-appannamento, anti-riflesso e autopulente.

Immagine al microscopio

Questo prodigio si basa su un nuovo modello di fabbricazione; in pratica, la superficie del vetro è realizzata sovrapponendo diversi strati sottili, compreso uno strato di photoresist (usato in elettronica e nel campo delle nanotecnologie per la produzione di microchip) che viene inciso con un reticolo illuminato; le incisioni successive producono le forme coniche. Questo tipo di vetro è stato realizzato con una tessitura superficiale in grado di eliminare qualunque tipo di riflesso sulla sua superficie con il risultato che le gocce d’acqua rimbalzano, come piccole palle di gomma. La speranza dei ricercato, ora, è quella di riuscire a realizzare un processo produttivo a basso costo al fine di poterlo utilizzare nei prossimi dispositivi digitali, quali smartphone, televisori, dispositivi ottici, pannelli solari, vetri di automobili e anche come vetri per gli edifici.

Come le nanostrutture eliminano la riflessione della luce

Questa immagine mostra come le nanotexture eliminano i riflessi di luce. A sinistra un raggio di luce viene parzialmente riflesso da un  vetro normale (circa il 6 % della luce viene riflessa). A destra, si vede come un raggio di luce interagisce con una superficie di vetro nanotextured. Ad ogni riflessione del raggio tra le nanotexture si riduce l’intensità del raggio riflesso di circa il 6%; per cui, ogni rimbalzo vedrà ridotta drasticamente la quantità di luce riflessa. Il risultato è che la luce praticamente non viene riflessa dalle nanotexture.

Come le nanostrutture eliminano la gocce d’acqua

La figura a sinistra mostra come una goccia d’acqua si diffonda su una superficie di vetro normale. Quella a destra, invece, mostra come quando una goccia d’acqua colpisce i coni delle nanotextures, solo una minima parte del vetro viene ricoperta dall’acqua. Le nanotextures, riducono la diffusione superficiale dell’acqua di circa dieci volte. La goccia diventa sferica e viene respinta dalla superficie. Dal contatto con la superficie, l’acqua raccoglie anche la polvere sospesa in prossimità o sopra le parti superiori dei coni perché non può penetrare gli spazi molto piccoli che separano i coni uno dall’altro.

Pare che uno dei produttori interessati al progetto del MIT, sia proprio la Apple Computer, la quale potrebbe utilizzarlo nell’iPad, nell’iPhone e nell’iPod Touch, tutti dispositivi touch-screen. L’idea è quella di realizzare dispositivi che non solo annullano i riflessi rendendo perfetta la visone delle immagini in qualunque condizione di luce, ma anche di resistere alla contaminazione del sudore. Da tempo, infatti, si vocifera che Apple si appresti a lanciare un iMac di nuova generazione con display anti-riflesso.

Apple iMAC

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Apr 132012
 

LA STORIA

La tecnica denominata Float Glass o vetro galleggiante, rappresenta il procedimento che viene utilizzato industrialmente, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, per la produzione di vetro piano (o in lastre) sostituendo il precedente metodo della tiratura. Prima del float glass, infatti la realizzazione di lastre piane avveniva attraverso un procedimento molto costoso che, consisteva nel realizzare la lastra per colata, estrusione o laminazione e le superfici, di conseguenza, non avevano le facce otticamente parallele, dando origine alle caratteristiche aberrazioni visive. Il parallelismo veniva ottenuto successivamente attraverso un’operazione di lucidatura meccanica, con un notevole aumento dei costi.

Vetro tirato

Grazie ad Alastair Pilkington e a Kenneth Bickerstaff, fu sviluppato con successo il primo metodo commerciale per la fabbricazione di vetro piano di alta qualità a basso costo, quello che oggi è chiamato Vetro float. Il tentativo di Pilkington era quello di trovare un modo per lisciare il vetro su entrambe le superfici senza ricorrere a costosissime operazioni di molatura meccanica. L’intuizione fu quella di far galleggiare il vetro fuso su un bagno di stagno fuso. Il vetro galleggiando forma una superficie liscia su entrambi i lati.

IL PROCEDIMENTO

Impianto per la produzione del vetro float

In questo processo, la pasta vitrea, proveniente dal crogiolo alla temperatura di 1100 °C, assume forma perfettamente piana in un forno a tunnel la cui base è formata da un letto di 7cm di stagno fuso. In questo forno, l’atmosfera è ricca di azoto e idrogeno, il cui scopo è evitare che il vetro durante la cottura e il successivo raffreddamento si ossidi. Ma vediamo quali sono le fasi principali di questo metodo.

Inizialmente, vengono caricate nel forno le materie prime:

  • UN VETRIFICANTE – sabbia silicea (70/74%);
  • UNO STABILIZZANTE – carbonato di calcio (12/13%);
  • UN FONDENTE – solfato di sodio (12/13%).

In questa zona di ingresso, il controllo della temperatura è importantissimo. Termometri a raggi infrarossi controllano che questa si mantenga all’interno di valori precisi, al fine di evitare di deteriorare rapidamente le termocoppie di cottura del forno (date le alte temperature operative).

La miscela di materie prime, opportunamente dosate in un silo, attraverso un nastro trasportatore giunge alla fornace di fusione, dotata di 5 camere, dove questa, viene portata alla temperatura di circa 1300 °C.

Uscendo dalla fornace di fusione, il vetro ormai fuso viene portato nella sala di galleggiamento dove viene versato su una superficie di stagno fuso, alla temperatura di circa 1000 °C. Il vetro che, a questa  temperatura è molto viscoso e lo stagno che invece è molto fluido non si mischiano e la superficie di contatto tra i due elementi risulta piana e liscia. Il vetro forma così un nastro di circa 3 metri di larghezza, con uno spessore che può esser fatto variare da 2 a 19 mm. Lo stagno leviga la superficie inferiore del vetro per contatto diretto, mentre la parte superiore si appiattisce per gravità essendo ancora allo stato semifuso. Lo spessore del nastro di vetro float è determinato dalla velocità di rotazione dei rulli, detti top, situati ai bordi della vasca. Un rallentamento dei top determina una stesura del vetro liquido a minore velocità e la formazione di un nastro di vetro di maggiore spessore.

Alla fine di quest’ultima fase, la temperatura del vetro è di circa 600 °C ed entra, ormai allo stato solido, in una camera di ricottura passando su una serie di rulli. Questa fase del processo, serve a modificare le tensioni interne facendo in modo che il nastro di vetro, reso assolutamente piano, possa essere tagliato in lastre senza problemi. Viene quindi sollevato e posto in un tunnel di raffreddamento.

Segue la fase di taglio trasversale del vetro in lastre (in genere di 6m di lunghezza) e un ulteriore taglio longitudinale per rimuovere le tracce dei rulli. Le lastre di vetro Float sono disponibili solo negli spessori di 2, 3, 4, 5, 6, 8, 10, 12, 15 e 19 mm e in due versioni: normale, con la sua caratteristica leggera colorazione tendente al verde, ed extrachiaro, praticamente incolore e molto più costoso.

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http://www.youtube.com/watch?v=w3g3LF-7YFE&w=480&h=360&rel=0

Articoli1

Apr 122012
 

Articolo scritto da Diego Di Giovanni e Tommaso Licciardello della classe prima D.

Prefazione a cura del prof. Betto

Un’arte antica tramandata nel tempo, da generazione in generazione, apprezzata nel mondo, simbolo di un artigianato che conferma ancora, in alcuni settori, l’eccellenza del made in Italy. A trattare di questo tema sono stavolta i ragazzi della prima D della Dante Alighieri di Catania. Devo essere sincero è stato divertente leggere i loro elaborati e mai come questa volta il livello era in assoluto alto e interessante. Permane ancora in loro troppa dipendenza da Wikipedia nelle ricerche, ma nell’elaborazione e nella ricerca di una soluzione informatica, alcuni si sono distinti. E’ per questo che ho scelto il lavoro di Diego e Tommaso, per l’originalità nella costruzione e nella rappresentazione del tema. Ottimo il powerpoint, buone le foto trovate, interessante la trama del racconto. Vi invito per questo a leggere ancora una volta un articolo da educazionetecnica.com, realizzato da giovani scrittori, i vostri figli. Buona lettura.

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Storia del vetro

Il vetro ha origini molto antiche e ancora oggi è difficile stabilire con certezza quale popolo possa vantarne la scoperta, che probabilmente avvenne per invenzione fortuita. Secondo un’antica leggenda fenicia, tramandata da Plinio, alcuni mercanti, tornando dall’Egitto con un grosso carico di carbonato di soda, si fermarono una sera sulle rive del fiume Belo per riposare. Non avendo pietre a disposizione su cui collocare gli utensili per la preparazione delle vivande, presero alcuni blocchi di salnitro e vi accesero sotto il fuoco che continuò a bruciare per tutta la notte. Al mattino i mercanti videro con stupore che al posto della sabbia del fiume e del carbonato di soda vi era una nuova materia lucente e trasparente.

La leggenda contiene delle verità sulla composizione del vetro e sulla diffusione di questo materiale ad opera dei Fenici. Il vetro nasce dalla combinazione della silice, minerale contenuto nelle sabbie dolci, combinata con la calce; la fusione è favorita da una sostanza poco acida la soda: quest’ultima era ricavata nell’antichità dalle ceneri delle alghe o di piante costiere.

Storia del vetro di Murano

Da sempre la produzione dei vetri artistici rappresenta per la città di Venezia un’importante realtà economica.
Il più antico documento oggi a disposizione relativo all’arte del vetro risale al 982, e si tratta di un atto di donazione: in base alla data di questo scritto, nel 1982 si sono ufficialmente festeggiati i mille anni dell’attività vetraria veneziana. Molti documenti risalenti alla fine del 1200 testimoniano la concentrazione delle fornaci lungo il Rio dei Vetrai a Murano, dove ancor oggi si trovano i laboratori più antichi.
Realizzazione
La lavorazione del vetro si effettua a Murano fin dal lontano 1291, in quell’anno infatti tutte le fornaci presenti a Venezia vennero trasferite nell’isola a causa dei numerosi incendi che esse provocavano in città. La lavorazione del vetro richiede molti sforzi fisici e la resistenza al calore, poiché nelle fornaci si arriva ad una temperatura di circa 1000 gradi. Per la realizzazione artistica del vetro occorre una lavorazione prevalentemente manuale che richiede vari passaggi nella fornace, una particolare manualità, fantasia e senso artistico, oltre a segreti del mestiere che vengono tramandati da maestri vetrai.

Vetro ricchezza inesauribile

Il vetro è uno dei materiali più facilmente riciclabili e meno tossici. Ogni giorno noi utilizziamo molti oggetti di vetro, come bottiglie, bicchieri; il vetro è utilizzato anche nelle industrie;
La produzione del vetro (circa 3.000.000 di tonnellate annue) risulta per più di un terzo realizzata con vetro riciclato;
Nell’arco di 9 anni (dal 1998 al 2007) il tasso di riciclo di vetro è passato dal 39% al 60,4%, gli obiettivi fissati al 2008 sono stati realizzati e raggiunti con un anno di anticipo dal 2000 al 2007 la raccolta differenziata nazionale dei rifiuti di imballaggi in vetro è passata da 997.000 tonnellate a 1.400.000 tonnellate.
Dati riciclo vetro anno 2010Grafico