Nov 202012
 

Quante volte ci siamo trovati nei guai perché abbiamo forato uno pneumatico? “Dov’è il crick? Come faccio ora a cambiare la gomma? Avrei fatto bene a restare a casa oggi“. Queste alcune delle frasi che ognuno di noi almeno una volta ha pronunciato quando si è trovato in questa situazione. Ma pare che tra poco tutto ciò sarà un ricordo. Dal Giappone e in particolare dalla multinazionale degli pneumatici Bridgestone, si sta lavorando ad AirFree, un concept del “non-pneumatico” che dovrebbe risolvere i problemi delle gomme sgonfie.

In pratica si tratta di un’ingegnosa struttura a raggi, capace di sostenere il peso dell’autovettura e delle sollecitazioni durante la corsa, ricoperta di un particolare tipo di gomma come battistrada. Lo scopo di questo progetto, però è molto più ambizioso. Infatti, l’intero insieme di elementi che costituiscono l’AirFree sono al 100% eco, nel senso che tutti i componenti sono totalmente riciclabili. Sia l’acciaio, che la gomma che la plastica usata per i cerchioni sono totalmente riutilizzabili. AirFree, potrebbe vedere la luce già nel 2015 e sostituire piano piano i vecchi e inquinanti pneumatici. La cosa che rende inoltre questi unici gli AirFree, è che i copriruota in plastica sono stampabili, per cui chiunque potrà far stampare sul fianco delle proprie ruote l’immagine che vuole e cambiarla a proprio piacimento ogni qual volta lo desidera, ovviamente dal gommista.

Infine, dei sensori sistemati sotto lo pneumatico, trasmetteranno al conducente tutte le informazioni sul percorso per rendere l’esperienza di guida serena e sicura. Tali sensori, inoltre, trasmetteranno queste informazioni agli altri veicoli vicini in modo da realizzare una rete di sicurezza della guida.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=qQAOEkscBMs&w=480&h=360&rel=0]

Nov 182012
 

Internet, la connessione wi-fi, la necessità di restare sempre in collegamento con il mondo, sembrano oggi diventati un imperativo per tutti, qualcuno addirittura non riesce a farne a meno, ma fino ad oggi c’era un posto dove ciò non era possibile e oltre a dover smettere di fumare, ci veniva imposta una disconnessione dal mondo della rete…fino ad oggi. Quel luogo, come molti di voi avranno intuito, sono gli aeroplani di qualunque compagnia aerea. Infatti, le possibili interferenze dei nostri dispositivi digitali, con la sofisticatissima strumentazione di bordo degli aeroplani ha consigliato per motivi di sicurezza, lo spegnimento preventivo di ogni possibile devices digitale. Ma pare che questo limite stia per cadere;  la società americana Gogo Inflight Internet ha messo a punto un sistema di reti wireless in volo con tecnologia ATG-4 (Air-To-Ground) che verrà installata inizialmente sui voli di tre compagnie aeree americane: Delta, US Airways e Virgin America.

La tecnologia sviluppata da Gogo, offre una velocità di picco di 9,8 Mbps maggiore degli attuali sistemi di trasmissione che hanno una velocità di 3,1 Mbps. La maggiore velocità è raggiunta attraverso l’applicazione di due antenne direzionali, una su ciascun lato dell’aereo e di un modem doppio che va ad aggiungersi alla tecnologia EV-DO Rev.B, usata per la trasmissione senza fili attraverso i segnali radio. Per garantire il funzionamento del servizio, bisognava aggiornare anche i ripetitori e le antenne di terra e la Gogo ha già aggiornato i suoi 150 ripetitori di terra. Dopo quest’inizio, si prevede che la Gogo installerà questa nuova tecnologia su centinaia di aerei entro la fine del prossimo anno di compagnie non solo americane.

Il lato negativo di tutto ciò, è l’aumento dei prezzi dei voli che utilizzano questa tecnologia di circa 18$.

Vedremo se e quando questa novità tecnologica verrà adottata anche in Italia o sugli aerei che solcheranno i nostri cieli.

Nov 162012
 
LINEE INCLINATE
Dati LINEE INCLINATE distanti 2 quadretti e poi 1 quadretto
CONSEGNE:
Consegna 1 LINEE INCLINATE 1
Consegna 2 LINEE INCLINATE 2
Digit Esegui le consegne in digitale utilizzando il CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le 2 consegne delle schede sotto.

LINEE INCLINATE 1

posizionando il foglio in verticale (ossia con il lato corto verso di noi) e i fori a sinistra, procediamo nel seguente modo:

  • partendo dall’alto dell’area da disegno, segniamo con la matita ogni 2 quadretti verso destra un puntino di riferimento. E’ importante che vediate il puntino, ma che questo non sia eccessivamente grande e preponderante rispetto al disegno.
  • allo stesso modo, sempre dall’alto a sinistra e procedendo questa volta verso il basso, segniamo ogni 2 quadretti un puntino, per tutta la lunghezza della linea.
  • ripetiamo la stessa operazione sul lato destro della squadratura e sulla linea in basso, ossia per tutto il rettangolo di disegno.
  • avendo completato di segnare i puntini sui quattro lati dell’area da disegno, potremo cominciare a tracciare le linee inclinate del nostro disegno come in figura sotto.

  •  Completare tracciando le linee inclinate per tutta l’area da disegno.

LINEE INCLINATE 2

Ripeti la stessa procedura distanziando, questa volta, le linee solo di 1 quadratino. Otterrai una sequenza con il doppio delle linee rispetto alla consegna precedente.

  • procedere come per l’esercizio precedente fino ad aver riempito tutta l’area da disegno.

 

Nov 122012
 
Mappa2_icon MAPPA CONCETTUALE DELL’ARGOMENTO

L’involucro edilizio è un elemento architettonico che delimita l’organismo costruttivo e strutturale, come fosse una scatola la cui funzione è di separare l’interno dall’esterno.

Delimita una porzione di spazio, creando all’interno un micro-clima il cui scopo è quello di garantire sempre condizioni ottimali per chi soggiorna all’interno. Serve funzionalmente a isolare ciò che sta all’interno da ciò che sta all’esterno; ad esempio isolare dall’azione degli agenti atmosferici (pioggia, freddo, caldo, vento, ecc.) o di altri fattori che possano perturbare la quiete necessaria allo svolgimento delle attività svolte al suo interno, ad esempio il rumore.

L’utilizzo del termine involucro in edilizia, è piuttosto recente e nasce come evoluzione del concetto di chiusura, e indica differenti elementi disposti verticalmente (muri) o orizzontalmente (solai) e possono essere sia opachi che trasparenti (finestre, porte, lucernai, ecc).

Ne risulta che, la scatola edilizia (involucro) può essere scomposta in elementi funzionalmente e morfologicamente diversi:

  1. STRUTTURE
  2. CHIUSURE ESTERNE
  3. PARTIZIONI INTERNE
  4. DISTRIBUTORI (esterni e interni)
STRUTTURE:

(vedi LE STRUTTURE ELEMENTARI – trilite, arco, capriata, telaio) rappresentano gli elementi portanti dell’edificio e possono essere:

  • ORIZZONTALI (solai, travi, travature, ecc.)
  • VERTICALI (pilastri, colonne, ecc.)
  • DI FONDAZIONE (continue e discontinue) (vedi LE FONDAZIONI).
CHIUSURE ESTERNE:

sono gli elementi che realizzano la separazione tra lo spazio interno dell’edificio e quello esterno. Sono gli elementi che garantiscono il rendimento termico e acustico degli impianti garantendo all’interno dell’organismo edilizio condizioni climatiche e ambientali ideali per vivere e lavorare. Possono essere, a seconda della loro collocazione:

  • VERTICALI
  • ORIZZONTALI (inferiori o superiori)
  • INCLINATE (tetti)

CHIUSURE VERTICALI

Le chiusure verticali esterne costituiscono lo schermo verticale esterno dell’organismo architettonico. Possono essere:

portanti: assolvono anche le funzioni statiche e in tutto o in larga misura quelle relative al comfort;

portate: assolvono il solo comfort, possono essere opache (tamponamenti o muri) o trasparenti (serramenti – porte e finestre).

Agli effetti della funzione protettiva le chiusure verticali esterne devono assicurare sia un sufficiente grado di difesa igro-termica e acustica allo spazio interno sia presentare caratteristiche di inalterabilità, resistenza agli agenti atmosferici e resistenza gli urti, per quanto riguarda la durevolezza.


CHIUSURE ORIZZONTALI

Si definiscono anche solai e fanno parte delle più generali “chiusure orizzontali”. Possono essere:

superiori: come i solai delle terrazze (o lastrici solari);

inferiori: come i solai che realizzano la separazione dell’edificio dal terreno garantendo un adeguato isolamento dall’umidità.

La struttura portante del solaio può essere realizzata in legno, in calcestruzzo armato o in acciaio con la presenza o meno di altri materiali, quali elementi in laterizio, pani di polistirolo, ecc., con funzione prevalente di alleggerimento.


CHIUSURE INCLINATE

Normalmente sono rappresentate dai tetti a falde inclinate e rappresentano la chiusura superiore dell’edificio al posto di quelle orizzontali. Possono essere anch’esse opache ricoperte di tegole o altri elementi funzionali o trasparenti come abbaini o lucernai.

PARTIZIONI:

Il termine partizione viene usato in senso generico con il significato di separazione in più parti. In edilizia, rappresenta tutti quegli elementi che consentono la separazione dello spazio interno di un organismo edilizio in più spazi funzionalmente diversi. È un elemento architettonico con il compito di separare in stanze (orizzontalmente) e piani (verticalmente) lo spazio interno dell’edificio. Proprio per questo si differenziano in:

  • VERTICALI
  • ORIZZONTALI

PARTIZIONI VERTICALI

Le partizioni verticali consentono la suddivisione dello spazio interno dell’organismo architettonico. Questa è ottenuta mediante elementi portanti o portati (tramezzi) che non devono assolvere i compiti di protezione delle chiusure verticali esterne ma sostanzialmente provvedere solo agli effetti della migliore fruibilità, all’isolamento acustico tra vano e vano.

Sono partizioni verticali interne anche le porte di separazione tra i vani.


PARTIZIONI ORIZZONTALI

Una partizione orizzontale interna portante che interessa una porzione di vano, si considera un solaio e determina quindi un ulteriore piano.

DISTRIBUTORI:

In edilizia il significato di distributore, coincide con quegli elementi che consentono lo smistamento e la distribuzione di persone e oggetti all’interno degli spazi dell’edificio. Essendo lo spazio diviso sia verticalmente (piani) che orizzontalmente (partizioni), i distributori dovranno essere sia orizzontali che verticali.

DISTRIBUTORI ORIZZONTALI

Si tratta di uno spazio solitamente stretto, e comunque sempre molto più lungo che largo, e serve per consentire il passaggio da una parte all’altra ed è presente praticamente in tutte le case, oltre che in altri luoghi. Può essere interno o esterno all’edificio. Nel primo caso coincide con i corridoi, mentre nel secondo caso prende il nome di ballatoio. Consiste in un passaggio accostato a una parete di un edificio, in genere sul lato esterno con una ringhiera, un parapetto o una balaustra di protezione. La casa a ballatoio spazi comuni per accedere alle diverse stanze o, nel caso di un condominio, alle singole unità abitative.

DISTRIBUTORI VERTICALI

Sono tutti quegli elementi funzionali che consentono il collegamento tra differenti piani di un edificio, ad esempio le scale, gli ascensori, i montacarichi, ecc.

La scala in architettura è una costruzione edilizia che va a definirsi come struttura di collegamento verticale fra i diversi piani di un edificio.

La scala è formata da un insieme di strutture orizzontali posizionate a quote differenti chiamate gradini. La parte orizzontale del gradino è chiamata pedata, mentre la parte verticale tra due elementi successivi è chiamata alzata.

Un insieme di gradini compone una rampa, mentre la rampa stessa collega tra di loro due pianerottoli. I pianerottoli possono essere di arrivo o di partenza se permettono lo smistamento verso altre zone dell’edificio oppure di riposo se servono solo a collegare più rampe. L’interpiano è la differenza di quota tra due pianerottoli di arrivo.

PROSSIMA LEZIONE SULLE COSTRUZIONI:

LE TIPOLOGIE DI MURI

Nov 102012
 

E’ di appena qualche mese il lancio da parte di Apple del superdisplay retina utilizzato su iPhone e iPAD che dalla società giapponese Japan Display è arrivato l’annuncio di un nuovo super display con risoluzione doppia rispetto a quella del retina dell’iPAD. La società ha prodotto uno schermo da 2,3 pollici con la pazzesca risoluzione di 651 ppi usando la tecnologia LTPS.

 [ LTPS – Acronimo di Low Temperature PoliSilicon Tipo di schermo LCD per computer ultrasottili, fotocamere digitali, PDA e telefoni cellulari ]

Non è dato sapere se questo super schermo sarà mai realizzato. Il produttore, ha per ora voluto dimostrare soltanto che è possibile raggiungere tali risultati e livelli di qualità. I campi di utilizzo potrebbero essere tanti, anche se oggi, costi e produzione potrebbero essere non proprio economici. Vedremo verso quale direzione si muoverà l’industria in questo campo.

Nov 102012
 

Che la creatività non manchi hai giovani è risaputo; perché hanno un’insita curiosità che li porta a sperimentare e curiosare e proprio sulla base di questa considerazione che apro l’articolo di oggi. Infatti, uno studente inglese dal nome non proprio semplice, Florian Kraeutli, ha realizzato nel suo studio sulle interfacce utente, un ingegnoso sistema, denominato Vibrative Virtual Keyboard, che trasforma un qualunque pezzo di carta in una tastiera virtuale per iPhone sfruttando l’accelerometro interno dello smartphone.

Sfruttando uno dei componenti interni del telefonino, Florian ha scritto un software in grado di rilevare le vibrazioni associate a ogni tasto virtuale, che può anche essere disegnato su un foglio di carta. Il software usa una tecnica di autoapprendimento, cioè bisogna prima fargli apprendere la posizione dei tasti, un po’ come la calibrazione di una Lavagna Multimediale, a quel punto basterà lasciare il cellulare fermo nella stessa posizione e scrivere sulla tastiera virtuale come se si usasse una tastiera vera. Il limite sta nel fatto che il riconoscimento è preciso per circa l’80%, ma potrebbe essere migliorato se all’interno del telefonino fosse inserito un accelerometro più sensibile di quello attuale.

Che Apple non decida di sfruttare questa ingegnosa ulteriore innovazione all’interno del suo melafonino?

[vimeo http://vimeo.com/49780741]
Nov 062012
 

La rete mobile italiana fa finalmente un grosso passo in avanti. 3 Italia ha lanciato da Acuto, un paesino in provincia di Frosinone, i primi servizi di Internet in banda larga mobile con tecnologia LTE (velocità fino a 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload).

Il lancio è avvenuto in grande stile con la presenza tra gli altri del ministro Passera, del sindaco di Acuto e dell’astronauta italiano Umberto Guidoni oltre, ovviamente, all’amministratore delegato di 3 Italia Vincenzo Novari. Qui, è stato presentato il nuovo servizio all’avanguardia di 3 Italia che partirà nel mese di dicembre dalla capitale e da Milano. 3 ha dimostrato le caratteristiche di questo nuovo servizio e i devices che lo utilizzeranno a partire dal prossimo dicembre, effettuando una videochoamata intercontinentale ad alta definizione LTE con la sede dell’azionista di maggioranza di 3 Hutchison Whampoa a Hong Kong. Il progetto è stato sviluppato nel biennio 2011-2012 al costo di circa un miliardo di euro ed è stato realizzato in collaborazione con la Ericsson. Confrontando questa nuova rete con la precedente si è ottenuto un miglioramento prestazionale di circa 10 volte rispetto alla tradizionale rete 3G.

La cosa più interessante è che 3 Italia, ha distribuito gratuitamente a studenti e insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del paese 95 tablet Samsung Galaxy Tab 8.9 LTE per il loro utilizzo come sussidi didattici. Questi sono dotati di tutti i libri di testo in formato digitale, e svariate applicazioni tra cui antivirus e dizionari digitali.

Non ci resta che sperare che anche la nostra città sia presto aggiornata alla nuova rete 4GLTE in modo da poter usufruire dei vantaggi intrinseci a questa nuova tecnologia.

Nov 052012
 

Se parliamo di immagini, tutti sanno di cosa si tratta e come si possono usare su diversi programmi quali ad esempio Word di Microsoft ossia il programma di video scrittura più utilizzato e diffuso. Però quanti di voi sanno cosa stanno facendo realmente mentre inseriscono un’immagine e se quell’operazione automatica che stanno eseguendo è corretta? Vediamo, quindi, di mettere in luce pregi e difetti di quello che realizziamo sui nostri elaborati digitali.

Scopriamo come inserire le immagini. Prima però, conviene comprendere qualcosa in merito alle immagini. Entrare nell’universo grafico-digitale per evidenziare alcuni aspetti sui formati, sulle dimensioni e sui pixel. A quel punto sapremo come utilizzarle al meglio sui nostri elaborati.

I FORMATI, questi sconosciuti

Quante volte utilizzando le immagini, copiandole da Google Image o dal PC di un amico, ci siamo accorti che oltre al nome del file, compare come suffisso formato da un punto seguito da tre caratteri alfanumerici? Cosa vogliono dire quei caratteri? Si tratta dell’estensione del file (extension in inglese significa appunto suffisso), ossia un codice attraverso il quale il sistema operativo del computer, riconosce la tipologia del file e ne interpreta il contenuto (testo, immagine,video, suono,ecc.) e stabilisce con precisione quale applicativo utilizzare per aprirlo. Nei moderni sistemi operativi, al suffisso si è aggiunta anche l’icona che identifica il programma che ha creato il file o che è in grado di aprirlo. Vi è mai capitato di cambiare l’estensione ad un file? Anche la sua icona cambierà di conseguenza, perché il sistema operativo verrà ingannato, riconoscerà quel file per qualcosa di diverso e gli assegnerà un programma per aprirlo. L’unico problema è che il nuovo programma, ovviamente, non riuscirà ad aprire il file informandoci, nel migliore dei casi, che il file è danneggiato.

Tantissimi sono i formati grafici esistenti, a causa delle rivalità tra sviluppatori software. Ognuno ha cercato di imporre il proprio standard e le proprie soluzioni, con il risultato di un proliferare di formati. Con l’avvento dell’open-source, e con l’affermarsi di alcuni software rispetto ad altri, alcuni formati sono diventati universali (cioè gestiti da tutti i software) proprio per la loro reale qualità rispetto ad altri o semplicemente perché figli di un software egemone a livello mondiale. Non voglio fare qui una disamina di tutti i formati grafici esistenti, ma solo mettere in evidenza quelli più importanti e più diffusi (gestiti tra l’altro anche da Word). Tra i formati maggiormente utilizzati troviamo:

JPEG (Joint Photographic Experts Group) è un formato nato da un consorzio open-source e si tratta di un algoritmo in grado di comprimere le immagini digitali, sia a toni di grigio che a colori, con perdita di qualità. Si basa sul fatto che l’occhio umano percepisce maggiormente le basse frequenze rispetto alle alte, quindi opera con l’eliminazione delle informazioni a partire dall’alto. Maggiore sarà il fattore di compressione maggiori saranno le informazioni eliminate con deperimento dell’immagine.


TIFF(Tagged Image File Format) è un formato che consente di memorizzare un gran quantità di dati oltre all’immagine stessa. Questo vantaggio è anche uno svantaggio dato che non esiste un interprete perfetto dell’immagine. Questo significa che la stessa immagine può essere visualizzata con colori diversi a seconda dell’interprete scelto. E’ un formato fortemente  diffuso in ambito grafico e di desktop publishing e sono possibili anche diversi formati di compressione, come LZW e lo ZIP sono di tipo lossless, ossia senza perdita di dati e JPEG di tipo lossy, ossia con perdita di dati.


GIF (Graphics Interchange Format) è un formato per immagini digitali di tipo bitmap molto utilizzato su internet. Con questo formato, sono memorizzabili solo 256 colori, ma questo limite è superato dal fatto che è possibile creare immagini animate. Il formato che consente la registrazione di più immagini diverse in un unico file per la creazione di piccole animazioni è possibile grazie al formato GIF89a.


BMP (Windows Bitmap) è un formato dati utilizzato per la rappresentazione di immagini raster sui sistemi operativi Microsoft Windows con i quali fu introdotto nel 1990. Uno dei motivi per la grande diffusione di questo formato è l’estrema velocità con cui le immagini vengono lette e scritte su disco. La rappresentazione dei dati, infatti, è identica a quella dei dati su disco, per cui il processore non le deve interpretare e codificare, ma solo leggere o scrivere. Una grave limitazione di questo formato, invece, è la mancanza di supporto alle trasparenze.


PNG (Portable Network Graphics) è un formato sviluppato in seguito all’introduzione del pagamento di una royalty all’usatissimo formato GIF. Quindi il PNG è un’alternativa (libera) al GIF. E’ capace di immagazzinare immagini in modo lossless ed è più efficiente con immagini non fotorealistiche. Essendo stato sviluppato molto tempo dopo, non ha molte delle limitazioni del GIF: può memorizzare immagini in colori reali e ha un canale dedicato per la trasparenza, il cosiddetto canale alfa.


PSD (PhotoShop Document) è un formato di file nativo del programma di fotoritocco Adobe Photoshop e serve per il salvataggio di immagini con le differenti caratteristiche gestite dal programma. In questo formato è possibile conservare informazioni di ogni tipo, tra cui i livelli, le maschere, gli spazi colore, i profili ICC, il canale alfa, il testo e molto molto altro. I vantaggi sono evidenti; rappresenta il punto di partenza per gli operatori della grafica, lo svantaggio deriva dal fatto che tutte queste informazioni richiedono spazio per cui le dimensioni dei files sono enormi, rendendo difficile lo scambio di files in questo formato.

LE DIMENSIONI CONTANO

Un altro importantissimo aspetto delle immagini, sono le sue dimensioni. Le immagini che visualizziamo sul monitor o stampiamo sulla carta, non si misurano in centimetri o pollici, bensì in pixel (acronimo di picture element). Sul, monitor, ogni immagine deve essere interpretata dal processore per cui essa è scomposta in un numero molto alto di righe e colonne che si incontrano a tra loro in punti precisi sullo schermo, chiamati appunto pixel, definiti dalla loro posizione XY, dal colore e dall’intensità. In questo modo il processore riesce a visualizzare correttamente l’immagine a video.

Quindi il pixel è la più piccola parte in cui può essere scomposta l’immagine. Tantissimi pixel l’uno vicino all’altro compongono l’immagine completa. I pixel, generalmente, sono così vicini tra di loro da non essere distinguibili ad occhi nudo ne sul monitor ne in stampa.

Ne consegue che maggiore è il numero di pixel di cui è composta l’immagine, maggiore sarà il dettaglio e la nitidezza con cui questa viene rappresentata. Il concetto di pixel è applicato uniformemente a tutti i tipi di immagine digitale benché in alcuni casi prenda nomi leggermente differenti come quando parliamo di immagini prodotte da un dispositivo fotografico digitale; li infatti si parla di mega-pixel, ossia milioni di pixel. Quando, invece, ci riferiamo all’immagine sul monitor questa misura è espressa come un prodotto. Infatti definiamo la risoluzione di un monitor come ad esempio 768*1024 indicando in questo prodotto il numero di pixel in altezza per quelli in larghezza. Bisogna, comunque, ricordarsi che la misura del pixel sullo schermo è relativa, in quanto l’utente può modificarla a piacimento dal pannello di controllo. Cambiando la risoluzione si modifica anche quella dell’immagine che risulterà a questo punto deformata o sfuocata (per rendersi conto basta scegliere un’immagine come sfondo scrivania e provare tra le scelte che il sistema operativo fornisce per la sua visualizzazione).

Compresi questi pochi ma fondamentali concetti, vediamo come inserire correttamente le immagini su WORD.

PASSO 1 – SCELTA DELL’IMMAGINE

Innanzitutto dobbiamo scegliere l’immagine da utilizzare. Questa dovrà rappresentare il più possibile quello che stiamo descrivendo, quindi la scelta andrà fatta con attenzione. La fonte potrebbe essere una nostra foto in formato digitale o un’immagine presa su internet. Se scegliamo di cercare la nostra immagine su internet, possiamo utilizzare motori di ricerca specifici che ci aiutano a trovare ciò che ci serve. Ma vi siete chiesti come i motori di ricerca trovano immagini che corrispondono alle nostre esigenze? Lo fanno tramite i TAG (etichette); in pratica i siti che consentono di salvare immagini tipo Flickr o Google Image, nel momento in cui ne aggiungete una, vi chiedono di associare dei tag, ossia delle parole chiave legate a ciò che l’immagine rappresenta. Per cui se cerchiamo ad esempio il Burj Khalifa di Dubai, basterà digitare le parole buri e khalifa (non vi è differenza tra maiuscolo e minuscolo) per trovare immagini rappresentanti l’edificio. Ma mettiamo il caso di non ricordare il nome, grazie ai tags potremo trovare lo stesso le immagini cercate. Inseriamo ad esempio le parole grattacielo, records, Dubai e diamo invio. La ricerca sarà leggermente diversa, ma avremo comunque trovato il Burj Khalifa.


Tag: burj khalifa

Tag: grattacielo record Dubai

 

 

 

 

 

 


Adesso, quale immagine scegliere? Google ci da una mano ammesso che noi siamo in grado di leggere le informazioni aggiuntive che ci fornisce. Infatti, se passiamo il cursore del mouse sopra l’immagine, questa si ingrandisce e ci mostra altre informazioni.

Clicca per ingrandire

Clicchiamo su “Simili“, la ricerca precedente verrà affinata selezionando solo immagini in qualche modo simili a quella che avete scelto come mostrato nell’immagine sotto.

Filtro ricerca: Simile

Altro piccolo accorgimento da adottare nella scelta delle immagini, è la dimensione. Google Image ci aiuta a filtrare anche questo aspetto in modo da ottenere come risultato finale solo immagini che corrispondano alle nostre esigenze.

Sulla colonna di sinistra la selezione di default è “Qualsiasi dimensione“; modifichiamola in “Medie” avremo così la certezza di selezionare un’immagine dalle dimensioni sufficienti per il lavoro che dobbiamo fare. La scelta “Grandi” è preferibile quando abbiamo necessità di inserire immagini di grandi dimensioni che riempiano, ad esempio, tutta la pagina. La sconsiglio nella maggior parte dei casi perché sarete costretti a lavorare con files pesantissimi sia da elaborare che da salvare.

Doppia risoluzione

Come si può vedere nel dell’immagine posta qui a sinistra, ho messo a confronto la stessa immagine con due risoluzioni differenti (una il doppio dell’altra). Se osservate attentamente, l’immagine di destra è notevolmente più dettagliata di quella di sinistra pur avendo la stessa dimensione. Questo significa che se dovrò scalare verso l’alto l’immagine, otterrò un risultato migliore con l’immagine di destra che si sfocherà, ma resterà comunque più nitida di quella di sinistra. Quindi, ricapitolando, immagini troppo piccole sono comunque da evitare. Risoluzioni sopra i 400 pixel sono consigliabili per qualunque lavoro, mentre quando abbiamo necessità fotografiche le risoluzioni dovranno essere di gran lunga superiori.


PASSO 2 – INSERIMENTO DI UN’IMMAGINE IN WORD

Abbiamo selezionato su Google o su altro supporto le nostre immagini e vogliamo adesso inserirle efficacemente sul nostro lavoro. Diamo per scontato di aver già scritto il testo dell’articolo e decidiamo di voler inserire ad un certo punto l’immagine selezionata. Posizioniamo il cursore del mouse sul punto del testo dove vogliamo che l’immagine appaia, quindi selezioniamo dal menu “INSERISCI” la voce “FOTO” e poi “IMMAGINE DA FILE…”, si aprirà la finestra di dialogo del browser che ci consentirà la ricerca dei files che abbiamo scaricato dalla rete o dalla macchina fotografica.

Browser file

Selezioniamo l’immagine e premiamo il tasto “Inserisci“. Questa sarà posizionata sul documento con una modalità definita “In linea con il testo“.

Inserimento “In linea con il testo”

Se vogliamo cambiare questa disposizione bisognerà selezionare dal menu “FORMATO” la voce “IMMAGINE”, questo consentirà di aprire una finestra di dialogo in cui sarà possibile effettuare scelte sulla modalità di formattazione.

Selezioniamo la voce “LAYOUT”; da qui sarà possibile scegliere i modi per posizionare l’immagine sul documento.

LAYOUT dell’immagine

Di seguito i Layout.

Layout: INCORNICIATO

INCORNICIATO – Qui il testo scorre intorno all’immagine e possiamo posizionarla in qualunque parte del foglio di lavoro. E’ la soluzione più elastica e che meglio si adatta alle differenti soluzioni possibili.

Layout: DIETRO AL TESTO

DIETRO AL TESTO – In questo caso l’immagine si posizionerà dietro al testo fungendo da sfondo. E’ importante per ottenere un buon risultato agire sulla trasparenza dell’immagine, rendendola meno evidente altrimenti rischiamo di creare solo confusione ed un pessimo effetto.

Layout: DAVANTI AL TESTO

DAVANTI AL TESTO – E’ una soluzione di scarso utilizzo, perché l’immagine si posiziona davanti al testo nascondendolo. Può risultare utile per realizzare test in cui la risposta è coperta e spostando l’immagine la riveliamo.

Non ho utilizzato il layout RAVVICINATO direte voi. E’ vero, perché apparentemente è il più inutile, troppo uguale a “Incorniciato” ma è quello da cui possiamo trarre le migliori realizzazioni.

Quante volte ci è capitato di veder sulle riviste, soprattutto quelle patinate il testo che scorre attorno ad una immagine dai contorni non netti e rettilinei? Tante, e forse vi sarete chiesti come hanno fatto. Ebbene, si può fare in modo abbastanza semplice anche su Word, basta utilizzare qualche piccola accortezza. Useremo sempre la stessa immagine del Burj Khalifa, questa volta però, con un programma di grafica raster, tipo Photoshop o l’open-source Glimp, scontorniamo il grattacielo, ossia togliamo l’azzurro del cielo e salviamo l’immagine nel formato PNG (vedi sopra) che gestisce ottimamente le trasparenze. In pratica l’area occupata prima dal cielo azzurro di Dubai, verrà sostituita con un’altra priva di colore chiamata “canale alfa“. Se il programma in cui inseriamo l’immagine gestisce i files grafici e il canale alfa il gioco è fatto. Word è uno di questi. Importiamo l’immagine scontornata del Burj Khalifa e inseriamola nel documento. Word provvederà a posizionarla nel solito modo, ossia “In linea con il testo“.

Layout: IN LINEA CON IL TESTO

Fin qui non è cambiato molto tranne che manca l’azzurro del cielo. Ma basta selezionare dal pannello IMMAGINE > LAYOUT la voce RAVVICINATO e il testo magicamente circonderà il Burj Khalifa creando un documento molto più accattivante dal punto di vista grafico e efficace dal punto di vista comunicativo.

Layout: RAVVICINATO

Infine, prima di chiudere questo tutorial, ho inserito una tabella che mostra i formati grafici gestiti da Word, quindi utilizzabili all’interno dei suoi documenti, con le accortezze fin qui indicate. Buon lavoro a tutti e sperimentate…

Nov 012012
 

Nella mitologia i Titani erano dei giganti con forza e poteri illimitati, tanto da sfidare gli dei per potenza. Anzi, molti li definiscono più potenti degli dei stessi, tant’è che ancor oggi si parla di sforzo titanico per indicare qualcosa di veramente grande. E questo nome non deve essere stato scelto a caso dall’Oak Ridge National Laboratory in Tennessee per la realizzazione di “Titan“, il più veloce super-computer per gli studi scientifici al mondo secondo la Top 500 list.

Le prestazioni sono veramente da record. Titan supera i 20 petaflop (cioè 20 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo) – ottenuti grazie a 18.688 acceleratori su GPU Tesla K20 basati su processori di NVIDIA chiamati Kepler.
Titan rappresenta solo l’inizio di un percorso di crescita delle capacità di calcolo che ha come obiettivo finale la realizzazione di un super-computer da 1000 petaflop. Il consorzio che gestisce Titan, oltre che dall’Oak Ridge National Laboratory è costituito dal US Department of Energy e mette il super-computer a disposizione dell’open science, ossia dei ricercatori del mondo accademico, dei laboratori e delle aziende, i cui scopi saranno quelli di studiare i fenomeni fisici e biologici al fine di accelerare le procedure di sperimentazione attraverso la modellazione fisica sul calcolatore.
Titan è un gigante nei calcoli, ma un nano su altri aspetti. Infatti, pur essendo 10 volte più potente del suo predecessore, lo Jaguar da 2.3 petaflop, consente di risparmiare enormemente (5 volte meno) energia, occupando pressoché la stessa superficie di spazio fisico. Tutto questo grazie alla nuova GPU, la Tesla K20 di Nvidia che con la sua architettura consente enormi quantità di calcoli in più, consumando meno energia delle GPU con architettura precedente.

Lo sviluppo di Titan ha richiesto 3 anni di duro lavoro da parte di laboratori dell’Oak Ridge e rappresenta una pietra miliare nello sviluppo di super-computer per lo studio dei fenomeni fisici e naturali.

Chi sarà il prossimo sfidante di TITAN? Qualcuno riuscirà a batterlo nei calcoli? Vedremo quale altro mitologico computer sarà in grado di realizzare questa impresa. Noi staremo sempre attenti per raccontarvi tutto.

Ott 302012
 

Apple, durante la manifestazione per la presentazione dell’iPAD Mini, ha rinnovato buona parte del suo parco macchine. Dal MacBook Pro agli iMac, dal Mac Mini all’iPAD 4.

La cosa più interessante da notare, dal nostro punto di vista, è l’uso di una nuova tecnologia denominata FUSION DRIVE. Infatti, Apple ha re-ingegnerizzato le sue macchine desktop. Oltre all’aspetto dal design incredibile come ogni prodotto della casa californiana, Apple ha probabilmente fatto fruttare una serie di tecnologie proprietarie, realizzate insieme a Intel o sfruttato quelle acquisite qualche anno fa comprando la società israeliana Anobit specializzata in memorie NAND.

[ NAND, anche chiamata flash memory, è una tipologia di memoria a stato solido, di tipo non volatile, che può essere usata anche come memoria di lettura-scrittura. ]

Già dallo scorso anno, Apple, negli iMac che utilizzano un processore Sandy Bridge della Intel, aveva potuto utilizzare e abbinare tecnologie allo stato solido ai tradizionali HDD. Oggi offre un’ulteriore vantaggio per il fatto che il sistema operativo gestisce l’hard disk tradizionale come deposito di dati mentre l’unità a stato solido viene utilizzata per scrivere i dati di codice utilizzati più frequentemente. Questa modalità di funzionamento consente un enorme incremento di velocità soprattutto in operazioni come avvio e spegnimento del computer, apertura di file e un miglioramento generale nel comportamento della macchina.

Una tecnologia simile è quella utilizzata da Seagate con le sue unità ibride a stato solido chiamate Momentus XT, che grazie ad una tecnologia denominata Adaptive Memory, permette alle unità SSHD di ridurre in maniera evidente i tempi di avvio ed esecuzione delle applicazioni offrendo prestazioni elevatissime molto simili a quelle ottenute con le unità a stato solido. Questa tecnologia funziona attraverso l’uso di appositi algoritmi che, analizzano l’uso dei dati sul computer, facendo in modo che vengano depositati sulla memoria Flash NAND quelli utilizzati con maggior frequenza, permettendo in questo modo di aumentare le prestazioni complessive del sistema.

Fusion Drive, consente di combinare 128GB di NAND flash con un disco rigido standard da 1TB o 3TB e creando un singolo volume di archiviazione in grado di gestire in maniera intelligentemente i files per ottimizzare le fasi di lettura e scrittura. E’ una tecnologia molto “furba”, perché consente al computer di adattarsi al modo operativo dell’utente. Essa sposta i files maggiormente utilizzati sulla velocissima memoria NAND e lascia gli altri nella più lenta memoria magnetica tradizionale.

Lo spazio che appare all’utente, è quello di un solo hard disk pur possedendo due unità, una allo stato solido e una tradizionale. La fusione è gestita a livello di sistema da Mountain Lion il più recente sistema operativo di Apple. Ecco perché il nome Fusion Drive, perché il sistema si occupa di fondere in un’unica unità fisica le due tipologie di memoria e l’utente non deve far nulla se non lavorare com’è abituato a fare solitamente.

Fusion Drive rappresenta un passo avanti nelle tecnologie di storage dei dati e un’indubbia innovazione nel campo dell’informatica, capace di rivitalizzare i nostri computer attraverso l’eliminazione di un altro “collo di bottiglia” presente tra l’elaborazione del processore e la restituzione dei dati.

Ott 292012
 

TriangoloEquilatero

DESCRIZIONE:

Strumenti da Disegnofoglio F4 liscio gr.220, matita HB/2, squadretteriga e compasso.

Livello: classi seconde.

Difficoltà: bassa.

Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le esercitazioni della scheda sopra.

PROCEDURA OPERATIVA:

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

  1. tracciare una retta orizzontale r per tutta la lunghezza del foglio, avendo cura di tracciarla leggermente più in basso della metà foglio;
  2. individuare sulla retta r un segmento AB lungo 15 cm;
  3. adesso, puntando il compasso in A con apertura AB, tracciare un arco come in figura; analogamente puntare il compasso in e con apertura BA tracciare l’archetto come in figura. I due archi si incontreranno in un punto che chiameremo C;
  4. basterà adesso unire il punto C con il punto A;
  5. infine, unire il punto C con il punto B per definire gli ultimi due lati del triangolo equilatero che sarà così costruito.

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Ott 292012
 
QUADRATO DATO IL LATO
Dati LATO DEL QUADRATO pari a 12 cm o secondo indicazione del docente
CONSEGNE:
Consegna 1 Esegui la costruzione geometrica
Digit Esegui le consegne in digitale utilizzando il CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

Prima di iniziare, pulisci il piano di lavoro e gli strumenti da disegno. Usando un foglio F4 liscio, effettua la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le consegne.

FIGURA DI RIFERIMENTO:

PROCEDURA OPERATIVA

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

STEP #01 – con la riga o la squadretta, tracciamo la retta orizzontale “r” a circa 5 centimetri dal bordo inferiore del foglio;

STEP #02 – sulla retta, individuiamo un segmento A-B di misura data, pari al lato del quadrato da costruire;

STEP #03 – puntiamo adesso il compasso in A e con apertura a piacere tracciamo una circonferenza che intersecherà la retta “r” nei punti 1 e 2;

STEP #04 – puntiamo il compasso in 1 e con apertura 1-2, tracciamo un arco dalla parte superiore della retta “r”;

STEP #05 – allo stesso modo puntiamo il compasso con la stessa apertura sul punto 2 e tracciamo un arco opposto a partire dal punto 1;

STEP #06 – i due archi si intersecheranno in un punto che chiameremo 3; con la riga uniamo i punti A e 3 e tracciamo la semiretta passante per entrambi;

STEP #07 – puntiamo il compasso in A e con apertura A-B tracciamo un arco che intersecherà la retta “s” in un punto C;

STEP #08 – sempre con la stessa apertura A-B pari al lato del quadrato, puntiamo il compasso in C e tracciamo un archetto dal lato di B;

STEP #09 – allo stesso modo spostiamo il compasso in B sempre con la stessa apertura pari al lato del quadrato e tracciamo un altro archetto che intersecherà il precedente in un punto D;

STEP #10 – rinforziamo adesso il segmento A-C;

STEP #11 – uniamo poi il punto B ed il punto D;

STEP #12 – infine, uniamo il punto C con il punto D;

Ricordo che le linee colorate di rosso sono quelle che vanno rinforzate nel disegno.

VIDEO

Ott 282012
 
Vedere il gigante di Redmond inseguire i concorrenti non è cosa di tutti i giorni, ma è quello che sta accadendo sulla scena internazionale. Basti pensare alla recente situazione di Nokia, colosso finlandese della telefonia, fino a pochi anni fa incontrastato dominatore del mercato mobile con i propri cellulari, oggi, scalzato dalle prime posizioni da Apple e Samsung oltre che da LG e altri concorrenti nel segmento smartphone. Microsoft ha visto pian piano venire erosa da concorrenti sempre più agguerriti la propria posizione dominante, trovandosi per la prima volta a dover inseguire e non doversi fare inseguire. Apple con il suo iOS e Android sull’altro versante spopolano incontrastati e a Redmond non tocca altro che la rimonta. E questa rimonta parte da Windows 8, la nuova incarnazione del sistema operativo di Microsoft, per molti versi rivoluzionario. A New York dopo l’annuncio in pompa magna, il CEO di Microsoft, Steve Ballmer, il presidente della divisione Windows e Windows Live, Steven Sinofsky, il vice presidente della divisione Windows Julie Larson-Green ed il responsabile hardware Mike Angiulo sono saliti sul palco per la presentazione del nuovo sistema operativo. Windows 8 è definito un sistema a “piastrelle”, il cui scopo è quello di unificare l’esperienza dei personal computer con quella dei recenti dispositivi mobili soprattutto tablets. Un sistema in grado di interfacciarsi sia con tradizionali sistemi di output e input che di  utilizzare le ultime tecnologia multi-touch in ogni ambito.
Ma scopriamone alcune caratteristiche fondamentali. Innanzitutto ciò che colpisce subito è la Start Screen in perfetta interfaccia Metro. Questa all’inizio lascia effettivamente disorientati, perché difronte ad un uso classico del PC questa nuova interfaccia totalmente touch confonde e non è detto sia altrettanto utile e efficace come su un tablet. Microsoft ha comunque lasciato la possibilità di ristabilire la vecchia interfaccia qualora non ci si ritrovi con la nuova, anche se questa sarà scarna di fronzoli e orpelli perché tutta la progettazione degli ingegneri di Microsoft è stata concentrata sul nuovo ambiente. Le vecchie applicazioni funzioneranno sul nuovo OS anche se alcune caratteristiche peculiari, tipo il cloud e il controllo in remoto del PC saranno possibili solo con Windows 8 versione Pro. Incluse nel sistema operativo alcune importanti applicazioni a partire da Internet Explorer 10, ma anche SkyDrive, Mail, Calendario, Messaggi e Foto. Non si comprende perché Microsoft non abbai parlato apertamente, ma solo citato il proprio Windows Store, il proprio negozio online (come iTunes di Apple o l’AppStore di Android) per cui non si capisce se l’apertura sarà contestuale al lancio del sitema operativo o se avverrà in seguito.
Dal 26 ottobre, Windows 8 è disponibile anche nel nostro Paese. Microsoft ha attivato una nuova pagina internet, windows.it studiata appositamente per fornire informazioni agli utenti italiani sul nuovo OS o per consentire loro di acquistare una licenza online. Il costo è di 29,99 euro solo per i possessori di una regolare licenza di una precedente versione del sistema operativo. Se si desidera ricevere il DVD di installazione il costo sarà di 59,99 euro e l’offerta sarà valida solo fino al 31 gennaio 2013.
Vedremo come questa nuova incarnazione del sistema operativo di Redmond sarà accolta dal mercato e soprattutto dagli utenti e se Microsoft riuscirà a recuperare il gap che la separa dalle agguerrite concorrenti.
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