Per città si intende l’insieme degli spazi e delle realizzazioni che caratterizzano un insediamento umano stabile ed esteso.
Per territorio si intende, in urbanistica o pianificazione territoriale, lo spazio geografico terrestre divisibile in zone urbanizzate, agricole o naturali ove è possibile realizzare e regolamentare l’ambiente “costruito”. Si tratta in pratica di spazi in cui sono controllati i processi costruttivi, la qualità ambientale, il rapporto città-campagna in modo da garantire a tutti pari condizioni e qualità d’uso del territorio.
Il territorio e le città si trasformano continuamente, a causa di fenomeni sociali, culturali, politici. Ogni epoca lascia un segno ben preciso come una cicatrice sulla pelle. Anche la città e il territorio subiscono profonde trasformazioni ed è possibile leggere e codificare questi segni sullo spazio che ci circonda. Ad esempio, una città medioevale è caratterizzata da sistemi di mura necessarie alla difesa ed è realizzata prevalentemente in pietre squadrate, mentre una città moderna è segnata da un groviglio di reti stradali, da periferie degradate e industrializzate e centri storici caotici e frastagliati.
La nascita dei primi insediamenti umani stabili è da far coincidere con il momento in cui l’uomo abbandonò le abitudini nomadi per dedicarsi all’agricoltura; questo richiedeva un’organizzazione sociale complessa e strutturata. I primi impianti abitativi erano costituiti da capanne disposte in modo circolare così da facilitarne la difesa.
Pian piano questi semplici insediamenti cominciarono ad articolarsi e comparve per la prima volta il centro storico e amministrativo e le aree periferiche (i quartieri).
Furono i greci a creare una prima vera struttura urbana intorno al V secolo. Si trattava di un impianto attraverso una griglia di strade ortogonali, le principali chiamate plateiai mentre le secondarie stenopoi. Qui, ancora non è presente il centro storico che normalmente era decentrato sulle alture chiamate acropoli, mentre i quartieri risultando tutti uguali e indifferenziati.
I romani, partendo dall’impianto greco, diedero un’ulteriore svolta allo sviluppo dello schema planimetrico delle città. La griglia ortogonale greca restò lo schema prevalente, con la differenza che quest’impianto, basato sugli schemi dell’accampamento militare, era diviso da due assi ortogonali principali al cui incrocio sorgevano gli edifici principali, il foro, sedi delle riunioni politiche, amministrative, commerciali e religiose.
Planimetria di città romana
Nel Rinascimento la città diventa radiocentrica, ossia basata su rigidi schemi geometrici con sviluppo dal centro verso tutte le direzioni, razionale e ordinata.
Planimetria radiocentrica (Palmanova)
Nel XIX secolo si assiste a un ulteriore trasformazione dell’impianto urbano della città con la rivoluzione industriale che, stravolge l’organizzazione territoriale preesistente provocando grandi cambiamenti. Nuove periferie non pianificate rompono lo schema della città racchiusa dentro le mura, sconvolgendo i centri storici, differenziando i quartieri per ceto sociale, introducendo edifici industriali e produttivi all’interno degli spazi urbani.
Città industrializzata
LA GESTIONE DEL TERRITORIO |
L’organizzazione e la regolamentazione di un territorio, come di una città, richiede l’adozione di strumenti efficaci, capaci di garantire condizioni uguali a tutti gli abitanti e il rispetto dell’ambiente. Tutto questo si è potuto realizzare solo attraverso l’emanazione di apposite leggi nazionali o locali valide su tutto il territorio. In Italia la normativa urbanistica ha inizio nel 1942 quando fu emanata la cosiddetta legge urbanistica la n.1150. Questa legge, importantissima, prescrive per la prima volta vari livelli di pianificazione, limita l’attività costruttiva, prevede la facoltà di espropriazione per pubblico interesse ed introduce la licenza edilizia per tutte le nuove edificazioni private.
Altre leggi importantissime per la gestione del territorio sono state il decreto interministeriale n.1444/68 che fissava limiti inderogabili nell’edificazione (ad esempio le distanze tra gli edifici o la loro altezza), la legge n.1187/68 che modificava e integrava la legge del 1942 e la legge n.10/77 che fissava un principio fondamentale e cioè che l’edificabilità del suolo non poteva essere legata alla proprietà ma ottenibile attraverso un procedimento amministrativo di concessione.
P.R.G. E REGOLAMENTO EDILIZIO |
Gli strumenti che oggi l’urbanista e il legislatore utilizzano per il controllo del territorio sono il Piano Regolatore Generale (P.R.G.) e il Regolamento Edilizio.
Il Piano Regolatore Generale è il complesso di norme che regolano lo sviluppo edilizio dei centri abitati. Il progetto e la compilazione del piano regolatore, completo di norme applicative, è affidato al Comune che si avvale della collaborazione di ingegneri e architetti esperti in urbanistica. È composto da planimetrie del territorio comunale, in cui vengono segnate la rete stradale, le vie di comunicazione più importanti, le aree già costruite e quelle ancora da costruire con l’indicazione del loro utilizzo.
Schema di P.R.G.
Per rendere queste mappe facilmente comprensibili gli urbanisti adoperano colori e trame differenti per individuare le diverse zone. Sulla planimetria di un piano regolatore individuiamo diverse zone distinte per lettera e colori che rappresentano altrettante zone omogenee sul territorio. Vediamo quali sono queste zone:
Zona A – Centro storico (ossia tutti edifici e le opere che rappresentano il passato dell’insediamento edilizio);
Zona B – zone di recente costruzione prevalentemente residenziale dette anche zone sature perché non vi sono più spazi liberi per ulteriori edifici; i rimanenti spazi vengono adibiti ad aree a verde o a servizi.
Zona C – zone di nuova costruzione caratterizzata da ampie aree libere capaci di accogliere nuovi insediamenti edilizi.
Zona D – zone destinate ad attività economiche non agricole.
Zona E – zona esterne al centro edificato destinate ad attività agro-silvo-pastorali.
Zone F – zone per i servizi di interesse generale (cimitero, ospedali, impianti sportivi, ecc.).
Zone G – zone per i servizi di interesse locale (si tratta di edifici pubblici di interesse esclusivamente di quartiere).
Zone H – zone non edificate ad uso pubblico pavimentate o asfaltate (si tratta in generale di strade, parcheggi e piazze).
Zone V – zone edificate ad uso pubblico piantumate (giardini pubblici, parchi, area gioco).
Il Regolamento Edilizio è l’insieme delle norme a livello comunale che fissano i criteri edificatori garantendo così il rispetto di condizioni igienico sanitarie, di sicurezza, tecniche, estetiche e di vivibilità degli immobili. È legato al Piano Regolatore Generale del quale fissa, a livello normativo, ogni possibile aspetto delle zone omogenee.