prof. Davide Betto

laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria; dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione. Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.

Feb 062014
 
Alunni Articolo scritto: NAUSICA ANTONELLI, GABRIELE BUDA, MARCO DELLA MONICA, VALENTINA DI GRAZIA, VIRGINIA PODESTA’
Classe: 3E – Anno: 2007-08

Prefazione a cura del prof. Betto

Pubblico con grande piacere un articolo scritto da un gruppo di studenti di una terza classe di qualche anno fa. Un lavoro completo, approfondito, appassionato di cui questo estratto è solo una parte di un lavoro molto più ampio condotto lungo l’intero anno scolastico e attraverso tante ore di laboratorio pomeridiano. Un percorso teorico-pratico che ha portato alla realizzazione, tra l’altro, di un modello in scala dell’Empire State Building di New York e di una serie di volumi scritti su grandi temi di architettura. Una racconto entusiasmante sulle caratteristiche e sulla storia di una delle tipologie costruttive più discusse e controverse dell’umanità, i GRATTACIELI. Buona lettura a tutti.

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Il grattacielo è un edificio altissimo, caratteristico dell’architettura urbana del XX secolo. La nascita e la diffusione della tipologia edilizia del grattacielo furono rese possibili dall’introduzione di nuove tecnologie ingegneristiche e costruttive, dall’invenzione e messa a punto di nuovi impianti (ad esempio l’ascensore) e dall’utilizzo di nuovi materiali, principalmente dell’acciaio. Infatti, a differenza degli edifici tradizionali, nei quali la struttura portante è costituita dai muri, i grattacieli sono generalmente retti da solide intelaiature d’acciaio, alle quali vengono fissate solette destinate a sopportare carichi non grandi. Tale tecnica architettonica consente attualmente di realizzare edifici alti anche più di 600 metri.
UN PO’ DI STORIA: GRATTACIELI FAMOSI
Monadnock Building

Monadnock Building

La storia del grattacielo ebbe inizio a Chicago negli anni Ottanta del XIX secolo. Dopo il grande incendio che aveva distrutto la città nel 1871 si rese necessaria una rapida e massiccia ricostruzione, che vide affermarsi il modello dell’edificio molto alto. Alcuni architetti realizzarono per la prima volta palazzi con più di dieci piani, retti tuttavia ancora da spessi muri portanti (il Burnham & Root’s Monadnock Building, 1889-1892, ad esempio, si leva per 16 piani su una struttura tradizionale in mattoni). Tra le prime testimonianze dell’uso di pilastri portanti d’acciaio nell’edilizia civile (già da tempo la pratica era diffusa, soprattutto in Gran Bretagna, nell’architettura industriale), significativo è il brevetto depositato nel 1888 dall’architetto di Minneapolis Leroy S. Buffington, per una struttura in acciaio destinata a uffici e appartamenti.

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Manhattan Building

Il primo edificio costruito con questa nuova tecnica fu il Manhattan Building, progettato a New York da William Le Baron Jeney nel 1890-91. Lo sviluppo verticale degli edifici rese necessarie non solo nuove ricerche sui problemi ingegneristici, ma anche una nuova concezione dell’architettura, e portò allo sviluppo di inedite convenzioni estetiche.

Nel saggio Theall Building Artistically Considered (1896), Louis Sullivan affermò che “la forma segue sempre la funzione”: fu questa fondamentale impostazione teorica a determinare i caratteri dello sviluppo architettonico a Chicago. Le innovazioni tecniche e stilistiche statunitensi influenzarono profondamente anche gli architetti europei, molti dei quali trascorsero lunghi periodi oltreoceano per studiare attentamente le maggiori opere.

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Seagram Building

Il tedesco Ludwig Mies van der Rohe, ad esempio, si trasferì negli Stati Uniti, dove, sviluppando intuizioni già abbozzate in Germania, ideò una nuova tipologia di grattacielo, ben esemplificata dal Seagram Building (1958) di New York, disegnato insieme a Philip Johnson. A Chicago, lo studio Skidmore, Owings and Merrill progettò il John Hancock Center (1970) e la Sears Tower (1974), che con i suoi 443 metri fu l’edificio più alto del mondo per oltre vent’anni. Nel 1974 l’architetto statunitense di origine giapponese Yamasaki Minoru firmò, insieme con Emery Roth and Sons, le famose Twin Towers (Torri gemelle) del World Trade Center a New York, alte 110 piani: costruiti secondo le più avanzate tecnologie antisismiche, i due grattacieli vennero distrutti nel corso di un catastrofico attentato terroristico l’11 settembre del 2001. In anni più recenti, architetti come Philip Johnson, Michael Graves, César Pelli, Norman Foster e Helmut Jahn sono andati evolvendo la concezione architettonica del grattacielo.

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Sony Building

Ad esempio, il Sony Building (ex AT&T Building, 1978-1984) di New York, di Johnson, è un tipico grattacielo postmoderno; il Portland Building (1982) di Graves (a Portland, Oregon) appare improntato a uno stile “tecnologico” ancora più estremo.

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Portland Building

 

 

 

 

 

 

La Millennium Tower di Tokyo, progettata a partire dal 1989 da Norman Foster, sarà, una volta terminata, un edificio di 170 piani alto circa 800 metri; al suo interno troveranno posto, oltre agli uffici, alberghi, centri commerciali e appartamenti privati. Benché vengano sempre considerati criticamente per il loro forte impatto ambientale, i grattacieli diventano sovente simboli di orgoglio nazionale. La corsa alla costruzione più alta ora coinvolge, oltre alle metropoli statunitensi ed europee, anche le città asiatiche. Al momento l’edificio più alto del mondo è il Burj Khalifa alto 828 metri e sorge a Dubai (Emirati Arabi Uniti) seguito dal Taipei Financial Center, noto come Taipei 101, che raggiunge i 509 m d’altezza a Taipei (Taiwan). Seguono le Petronas Towers di Kuala Lumpur (Malaysia), progettate da César Pelli, che raggiungono i 451,9 metri attualmente le torri gemelle più alte al mondo.

TIPOLOGIE DI GRATTACIELI NEWYORKESI

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Equitable Building

Il Woolworth Building progettato da Cass Gilbert nel 1910 e completato nel 1913; in basso si nota il corpo centrale dell’edificio che è stato il più alto del Mondo fino al 1930. Il problema dell’eccessiva elevazione verticale del fronte degli edifici era sorto nel 1915 quando al termine della costruzione, tutti si accorsero che l’Equitable Building, alto 164 metri e a pianta molto estesa, soffocava le strade a sud di Wall Street e rendeva perennemente bui (anche in pieno giorno) due interi isolati del centro finanziario di Manhattan.

Nel 1916 l’entourage del governo municipale newyorkese stabilì tre diverse tipologie (o modelli) strutturali a cui architetti ed ingegneri dovevano adeguarsi:

  • modello a campanile;
  • modello a ziggurat;
  • modello a plaza.

MODELLO A CAMPANILE

Woolworth Building

Woolworth Building

L’edificio doveva essere concepito con una base ben ancorata al terreno che doveva elevarsi per non più di 15-17 piani e che doveva occupare tutta l’estensione territoriale del lotto. Il fronte della torre poteva elevarsi solo nella parte centrale del nocciolo (del core) dell’edificio. Da qui deriva il nome a campanile dal momento che tutti gli edifici di questo tipo mostravano un’esile ma alta torre che emergeva dal corpo centrale dell’edificio proprio come un campanile. Questa limitazione non solo garantiva una normale illuminazione naturale delle strade ma permetteva (al largo della base della costruzione) uno sviluppo in altezza teoricamente infinito per la torre. L’esempio più celebre di questa tipologia di edificio è rappresentato dal Woolworth Building che, con il suo “campanile”, raggiunge già nel 1913 quota 241 metri senza problemi.

MODELLO A ZIGGURAT

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General Electric Building

Secondo questo modello strutturale l’edificio poteva svilupparsi in altezza teoricamente all’infinito ma con un progressivo arretramento del fronte che doveva culminare con l’apice della costruzione. Da qui deriva il nome che fa riferimento alle antiche piramidi mesopotamiche e che porta qualche suggestione d’antichità alle più moderne costruzioni dell’uomo. Questo nuovo modello garantiva sì (ancora una volta) un’illuminazione naturale sufficiente alle strade sottostanti ma permetteva uno sviluppo più dinamico e vertiginoso agli edifici, eliminando quel forte stacco architettonico fra la base dell’edificio e la torre vera e propria (che si elevava già a partire dai primi piani della base), permettendo agli architetti di poter raggiungere quote considerevoli dell’ordine degli oltre 200 metri. Così fu concepita l'”ammiraglia” del famoso Rockefeller Center: il celebre General Electric Building, che l’architetto Raymond utilizzando i caratteristici set-backs (o rientri del fronte) è riuscito a elevare per oltre 260 metri di altezza dal suolo. L’edificio è stato definito new babylon per la sua complessa struttura.

MODELLO A PLAZA

L’ultimo modello elaborato dai tecnocrati del grattacielo rappresenta la soluzione più tecnologica e complessa al problema dell’elevazione degli edifici nella città moderna. In base a questo modello (che ricalca l’antico “campanile”) la torre viene concepita direttamente nel centro esatto del lotto di terreno, nel quale quasi tutta l’area rimane libera e costituisce una vera e propria piazza, sottostante tutto il perimetro dell’edificio (da cui il nome di derivazione spagnola). Questo sistema non solo crea nell’immaginario collettivo la torre dalla classica forma di parallelepipedo regolare, ma permette, senza oscurare le strade, uno sviluppo teorico completo e complessivo della torre infinito che dà ad architetti e scienziati delle costruzioni la possibilità di utilizzare tutta la tecnologia necessaria per poter arrivare ad altezze dell’ordine di centinaia di metri giungendo quasi al mezzo chilometro di altitudine dal suolo.

Grattacieli17Gli esempi di questo genere di costruzioni possono naturalmente essere infiniti poiché questa tipologia di edificio non solo è quella attualmente “in vigore” a New York, ma è anche quella utilizzata in tutto il Mondo per costruire grattacieli ed è per questo motivo che si dice che gli edifici costruiti in questo modo hanno uno stile internazionale (international style). Tuttavia si possono fare esempi celebri di edifici costruiti secondo questo criterio quali le Torri Gemelle del World Trade Center (alte rispettivamente 417 e 415,5 metri ma distrutte l’11 settembre del 2001), o la Sears Tower di Chicago che con i suoi 108 piani raggiunge i 442 metri. Da notare che è in questo momento storico e tecnologico che gli edifici concepiti come grattacieli perdono il nome classico di building (palazzo) per acquisire, per la prima volta, l’appellativo forte ed inequivocabile di tower (torre).

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Feb 022014
 

box 02

Ancora 2.0, ancora software. La gestione della classe 2.0 richiede un tipo di approccio nuovo, completamente diverso, basato sul lavoro in remoto, lontano dalla classe e in condivisione. Per far si che questo si concretizzi, è necessario strutturare una piattaforma in grado di ospitare tutti gli alunni e capace di consentire un lavoro collaborativo a distanza. I gruppi potranno così procedere a realizzare il proprio lavoro anche senza incontrarsi fisicamente, da casa con comodità e in qualunque momento.


 Internet-iconNella continua ricerca sulla rete di soluzioni adatte al mio lavoro nella classe 2.0, ho subito capito che era necessario un approccio differente e per realizzare questo diverso metodo avevo bisogno di strumenti idonei. Il primo è stato il CAD Draftsight di cui vi ho già parlato, ma sia il programma da disegno che qualunque altro software sarebbero risultati poco produttivi senza la possibilità di lavorare con essi in remoto. Gli studenti dovevano poter usare i software anche a casa e consegnarmi il risultato del loro lavoro attraverso la rete. Il lavoro della 2.0 parte dalla rete e sulla rete deve potersi completare. Molto spesso si è parlato di tele-lavoro, di controllo remoto, di tele-assistenza. La classe 2.0 è la concretizzazione proprio di tutti questi aspetti procedurali nuovi. Nella 2.0 lo studente deve ritrovare molte delle operazioni e delle attività che ognuno di noi svolge quotidianamente e automaticamente.

Box_iconNella ricerca di piattaforme capaci di dare spazio alla mia idea, mi sono imbattuto in diverse, tra le quali Dropbox, CloudON, ecc., ma quella che mi ha maggiormente colpito per velocità, facilità di utilizzo, compatibilità multipiattaforma è stata BOX. Si tratta di un software di “storage cloud”, ossia di un software che fornisce, previo registrazione, uno spazio sulla nuvola (cloud) per la memorizzazione, scambio modifica di files diversi, tra cui quelli di Microsoft.

In BOX, è possibile salvare il proprio lavoro, foto, filmati, files audio e ogni altro tipo di contenuto digitale, condividerlo con altri utenti, pubblicarlo, modificarlo con software appositi, in pratica ogni operazione che normalmente facciamo sul desktop del nostro computer.

Individuata la piattaforma era giunto il momento di condividerla con tutti i ragazzi della classe e insegnare loro il modo di usarla.

ENTRIAMO NELLA NUVOLA

BOX04Il primo passo da compiere era quello dell’installazione del software su ciascuno dei computer adoperati dai ragazzi. Digitando www.box.com, si accede nella homepage del software dove in perfetto italiano (il sito è multilingue) viene spiegata la procedura di iscrizione al servizio.

Box05Cliccando sul tasto “iscriviti“, si è condotti ad una pagina di registrazione, dove con pochi passi e poche informazioni si riceve l’accesso e l’apertura dell’account. Prima però di poter utilizzare il servizio, bisognerà rispondere all’email automatica inviata all’indirizzo di posta con il quale ci siamo registrati per confermare la veridicità dei nostri dati e accedere al nostro spazio.

Lo spazio che viene fornito dalla procedura standard gratuita è di 10 gigabyte, che diventano 50 se si procede alla registrazione da iPad. Un’altra delle cose belle di BOX è la sua disponibilità su ogni piattaforma, MAC, WIN, iOS, Android, Linux, Windows Phone, Blackberry.

CONDIVIDIAMO LO SPAZIO

L’apertura dell’account è solo il primo passo verso una vera e propria integrazione del lavoro di classe sulla rete. Il docente dovrà creare una cartella sul suo spazio virtuale e condividerla con i suoi studenti. Per fare ciò è necessario conoscere le email di iscrizione al servizio di tutti gli studenti della classe in modo da creare una classe virtuale e invitare tutti i partecipanti a condividere lo spazio sulla rete con il docente.

Attraverso lo stesso BOX, invieremo gli inviti a tutti i nostri studenti e da questo momento saremo una vera e propria classe virtuale, in grado di interagire a distanza, scambiare e modificare i files prodotti a casa con il nostro lavoro.

BOX06E’  giunto il momento di sperimentare. Condividiamo dei files sul cloud e mettiamoli a disposizione degli studenti della classe. Non abbiamo più la necessità di usare chiavette USB, CD o DVD, o hard disk portatili per scambiare e immagazzinare i files della classe 2.0. Ognuno imparerà ad usare questo spazio come un cassetto digitale dove riporre il lavoro da svolgere. Diventerà facile fornire materiale e strumenti ai propri alunni, correggere i loro lavori durante la fase di realizzazione e modificarli in formato digitale in modo che essi trovino gli errori che noi abbiamo individuato. Potremo integrare gli elaborati di altri contenuti o semplicemente limitarci a osservarli. Gli alunni potranno chiedere il nostro intervento o i nostri consigli attraverso i commenti, a cui parteciperà tutta la classe.

Articoli1

Gen 242014
 

OTTAGONO_2

DESCRIZIONE:

Strumenti da Disegnofoglio F4matita HB/2, squadretteriganormografo e compasso.

Livello: classi seconde.

Difficoltà: bassa.

Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare l’esercitazione della scheda sopra.

PROCEDURA OPERATIVA:

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

  1. disegnare al centro del foglio gli assi orizzontale e verticale che si incontrano in un punto O detto centro;
  2. puntare in compasso in O e tracciare la circonferenza di raggio 9 cm;
  3. la circonferenza interseca gli assi orizzontale e verticale nei punti A, B, C e D;
  4. puntando il compasso nei punti ABC e D, con apertura 9 cm tracciamo gli archetti come in figura intersecantesi a due a due;
  5. uniamo questi punti, tracceremo così le diagonali che intersecano la circonferenza nei punti E, F, G e H;
  6. uniamo, infine, i punti ABCDEFG e H trovati sulla circonferenza per ottenere l’ottagono regolare inscritto ad una circonferenza.
Gen 232014
 
OTTAGONO DATO IL LATO
Dati LATO DELL’OTTAGONO pari a 7 cm o secondo indicazione del docente
CONSEGNE:
Consegna 1 Esegui la costruzione geometrica
Digit Esegui le consegne in digitale utilizzando il CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

Prima di iniziare, pulisci il piano di lavoro e gli strumenti da disegno. Usando un foglio F4 liscio, effettua la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le consegne.

FIGURA DI RIFERIMENTO:

PROCEDURA OPERATIVA

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

STEP #01 – con la riga o la squadretta tracciamo un segmento AB di lunghezza data al centro di una retta r posta nella parte bassa del foglio;

STEP #02 – puntiamo il compasso in A, e con apertura AB, tracciamo un arco di circonferenza;

STEP #03 – puntiamo poi il compasso in B e con la stessa apertura tracciamo l’arco di circonferenza opposto;

STEP #04 – i due archi si intersecano in un punto che chiameremo 1; uniamo adesso con un righello il punto 1 con il punto medio M del segmento AB;

STEP #05 – puntiamo il compasso in M e con apertura MB, tracciamo un arco di circonferenza che interseca la retta passante per i punti 1 e M in un punto che chiameremo N;

STEP #06 – adesso puntiamo il compasso in N con apertura NB, e tracciamo una circonferenza che interseca il prolungamento della retta passante per M e per 1 in un punto che chiameremo 0;

STEP #07 – allo stesso modo puntiamo il compasso in 0 e con apertura 0B, tracciamo una circonferenza;

STEP #08 – adesso, regolando il compasso con apertura AB, tracciamo sulla circonferenza più grande un archetto da A che la interseca in C;

STEP #09 – allo stesso modo da B facciamo la stessa cosa trovando l’intersezione in D;

STEP #10 – ripetiamo l’operazione da C, senza cambiare l’apertura del compasso che resta pari ad AB, troveremo il punto E;

STEP #11 – facciamo la stessa cosa da D per determinare il punto F;

STEP #12 e #13 – infine, ripetiamo la stessa operazione prima da E per determinare il punto G e da F per determinare il punto H;

STEP #14 – #20 – infine, non ci resta che unire i punti a due a due: A con C, C con E, E con G, G con H, H con F, F con D e D con B.

Ricordo che le linee colorate di rosso sono quelle che vanno rinforzate nel disegno.

VIDEO

Gen 202014
 

E-LEARNING

In base all’esperienza maturata come docente in una classe 2.0, ho ritenuto fosse utile condividere con voi la mia prima volta in una classe del genere e le strategie adottate in quell’occasione.

Docente 2.0.4Riprendiamo la discussione dall’articolo precedente (Docente 2.0).

Essere un Docente 2.0 significa “cambiare”, dove per cambiamento si intende tutto, a cominciare dal luogo. Le nuove tecnologie consentono la realizzazione di lavori collaborativi (i vecchi lavori di gruppo), rivisti in virtù delle nuove modalità comunicative. Oggi condividere un documento non necessita la presenza fisica sul luogo, ma semplicemente una connessione internet. La delocalizzazione e la dematerializzazione sono il futuro del lavoro e della comunicazione. Molti lo hanno già capito e spostato la propria attività in un ambito virtuale attraverso blog, e-commerce, social o altro. Questo non significa che le lezioni non si dovranno più svolgere in classe, ma che la classe assumerà una nuova identità, dovrà divenire un nuovo spazio creativo in cui le modalità di scambio e interazione tra gli occupanti (alunni e docenti) dovrà svolgersi in modo diverso, così da favorire questo nuovo processo comunicativo. Quindi, la prima cosa da cambiare sarà lo spazio fisico in cui si lavora. La classe, i banchi, i colori delle pareti, la disposizione degli occupanti dovrà essere realizzata in modo nuovo, più consono a questo processo apprenditivo. I banchi potranno essere conseguentemente disposti ad isole, a percorso, aree multimediali di comunicazione e condivisione, trasformabili e riposizionabili per adattarli alle nuove attività. Così come cambiamo la disposizione dei mobili in casa per riadattare lo stesso ambiente (la stanza) alle nuove esigenze abitative, anche la classe deve trasformarsi per accogliere un nuovo modo di fruire la didattica. Lavagne, computer, cablaggio, impianto elettrico suggeriscono e sollecitano questo cambiamento. Alla Dante ci siamo posti da subito questo problema, cercando di immaginare e prevedere possibili ricadute sul funzionamento della didattica. La scelta doveva essere nella direzione del cambiamento, di qualcosa di diverso e più idoneo e dopo diverse considerazioni e prove il miglior compromesso tra problematiche tecnico-logistiche e didattiche è stato quello di adottare una disposizione ad isole (vedi sotto):

Alcune Soluzioni Planimetriche Valutate per la Classe
Prima Soluzione Mappa 2 MAPPA 3
Prima Soluzione Seconda Soluzione Soluzione Finale

Il cambiamento nella forma, destabilizzante all’inizio, diventa ben presto familiare e si impara a gestire questa nuova dimensione. Ai ragazzi questa disposizione piace molto predisponendoli positivamente all’attività didattica. Genera, ovviamente, più confusione e interazione tra loro, però facilità e molto, il processo collaborativo e l’interazione attiva tra loro. È come dare loro l’autorizzazione a dialogare, inizialmente (come prevedibile) in maniera scomposta, ma ben presto questa nuova dimensione diventa familiare e facilmente padroneggiabile sia nelle relazioni interpersonali che in quelle con il docente.

UNA GIORNATA QUALUNQUE NELLA 2.0

ClasseDue01Assegniamo i ruoli. Come qualunque gioco o attività, i partecipanti debbono assumere un ruolo. Ovviamente il docente è il coach, svolgendo la funzione di coordinatore e guida delle attività della classe. La disposizione ad isole evita il problema della formazione dei gruppi (che comunque cambieranno di volta in volta). Giochiamo con gli alunni stabilendo con loro le regole di questo gioco. Per primo dovranno scegliere un nome per il loro gruppo. Visto la disposizione delle postazioni, la scelta che hanno fatto è stata quella di chiamarsi come alcune isole italiane (Sicilia, Sardegna, Favignana e Salina). Questa schematizzazione è stata riportata sulla LIM della classe sotto forma di mappa planimetrica.

Isole

I gruppi così formati, hanno avuto assegnato il compito di nominare un segretario per isola, il cui ruolo era quello di supervisionare e organizzare il lavoro della propria squadra.

A questo punto bisognava dare inizio al gioco (lezione). Stabilito l’argomento, ho messo in evidenza sulla LIM i punti chiave, dividendoli per argomenti verticali (per un solo gruppo) e trasversali (per tutti i gruppi) e facendo scegliere loro quale avrebbero voluto sviluppare.

SIGNORE E SIGNORI, AL LAVORO

TracciaDopo un primo momento di smarrimento in cui la confusione era la protagonista in aula, magicamente tutti (e dico tutti) gli alunni si sono messi a lavorare collaborando tra di loro, suggerendosi, aiutandosi, consultandosi e hanno iniziato a scandagliare la rete senza il mio benché minimo intervento. Anzi ho addirittura filmato parte della lezione senza che loro si accorgessero della mia presenza (vedi alla fine dell’articolo).

Fondamentale in questa fase è la figura del docente-coach, necessaria per fornire loro chiavi di ricerca, suggerimenti, indicazioni utili raggiungere il risultato desiderato. L’abilità del coach sta nel far funzionare il gruppo come squadra, e in quest’ottica l’insegnante deve concentrare la propria attività nel far massimizzare il risultato dei gruppi con il minimo sforzo possibile.

ClasseDue02In un primo momento questo nuovo approccio appare distorsivo, lesivo delle procedure finora adottate nell’insegnamento, ma vi assicuro che la sperimentazione condotta, ha portato a risultati davvero insperati, senza nuocere o intaccare programmazione, apprendimento e obiettivi, tipici del “vecchio” modo di fare didattica. Anzi, nell’esperienza maturata, l’osservazione dei meccanismi e delle dinamiche che si sono sviluppate, mi ha fortemente motivato e spronato a ripeterla. Forse in tutto ciò sfugge inizialmente la valutazione individuale a discapito di quella del gruppo. L’acquisizione dei contenuti sviluppati (e quindi approfonditi) dal discente durante la ricerca e la composizione del puzzle disciplinare, ci consente comunque di effettuare verifiche incrociate e valutare abbondantemente e compiutamente l’alunno in modi differenti (interrogazione orale, controllo del materiale prodotto, elaborazioni o approfondimenti sviluppati, capacità individuali nel gestire lo strumento elettronico).

A testimonianza di quanto descritto, allego foto e video di alcuni momenti di lezione nella 2.0 alla Dante Alighieri. Buona visione.

GALLERIA IMMAGINI:
GUARDA I VIDEO:

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Gen 142014
 

museo-dello-sbarcoVi ho detto che avrei dedicato più spazio ai vostri ragazzi, nonché miei alunni e così farò. Racconterò nello spazio di “SUCCEDE ALLA DANTE” quanto accade e quanto condividiamo quotidianamente oltre alle attività prettamente didattiche.

Anche oggi alla Dante è SUCCESSO qualcosa. Piccole cose, ma che fanno parte di un percorso di crescita e di formazione che è fatto di lezioni, di attenzione, ma anche di svago e momenti di apprendimento al di fuori delle mura scolastiche. Ed è SUCCESSO che oggi con gli alunni della 3D, ci siamo recati al Centro Fieristico “Le Ciminiere” di Catania a visitare i musei “Dello Sbarco” e “Del Cinema“. Due esperienze diverse ma in qualche modo legate e debbo dire che i ragazzi, a parte i classici aspetti goliardici tipici della loro età, hanno trovato interessante e seguito con piacere. Anzi, in molti casi sono stati coinvolti e hanno partecipato con curiosità e interesse.

Siamo passati così dalla narrazione per video e immagini dello sbarco degli alleati sulla nostra isola, alle illusioni cinematografiche.

L’entusiasmo ha ovviamente raggiunto l’apice all’interno del simulatore del “rifugio antiaereo”, dove in un minuto e mezzo vengono fatti vivere o rivivere momenti di ansia e angoscia tipici di quella situazione drammatica.

Tra armi, statue di cera, scene ricostruite di un recente passato, siamo giunti a metà del nostro percorso museale. Usciti all’aperto, dopo una breve pausa “gastronomica”, ci siamo immersi nella magia del cinema raccontata da guide e grandi attori come Lando Buzzanca.

SUCCEDE che una mattinata intensa, scolastica e per certi versi divertente, è stata impressa dalla fotocamera del mio fedele iPhone. E SUCCEDE, inoltre, che le foto abbiano subito una trasformazione e deciso di raccontare, a modo loro quasi scaturite dal luogo nel quale siamo stati , la nostra “Giornata al Museo”. Buona visione a tutti e chi desiderasse ricevere le foto in originale può richiederle al sottoscritto attraverso queste nostre pagine.

Galleria

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Gen 132014
 

ORARIO DEFINITIVO CORSI PON

ORARIO PON RADIO 2.0


Come sempre SUCCEDE qualcosa alla Dante e questa volta parliamo di RADIO e addirittura di RADIO 2.0. Il prof. si è ammattito, direte voi. E invece, non è così. Nei prossimi giorni, SUCCEDERA’ che nella nostra scuola si avvieranno diversi corsi pomeridiani finanziati con i Fondi Europei aventi come obiettivo quello di avviare “Azioni condivise e innovative per il successo scolastico“.

PON

Di cosa si tratta direte voi? Semplice, di corsi laboratoriali gratuiti destinati agli studenti delle classi prime e seconde del nostro istituto. In collaborazione con l’istituto Vaccarini di Catania, capofila di una rete di scuole tra cui la nostra, saranno attivati corsi sulla Radio WEB, sulla CrossMedialità, sul teatro  e sulla Street Art. Tutti interessanti, tutti divertenti, tutti accattivanti, tutti che aspettano voi.

radioMa oggi sono qui per pubblicizzare e invitare tutti voi a partecipare al corso nel quale sarò tutor, ossia quello su DIGITAL NATIVE OH YEAH!!!! e RADIO 2.0. Di cosa si tratta? Semplice, di un laboratorio nel quale ognuno divori si cimenterà nella costruzione di palinsesti radio, svolgendo il ruolo del DJ di turno, scegliendo la colonna sonora preferita, organizzando i programmi che la radio dovrà trasmettere, cimentandosi nel difficile ruolo del commentatore radiofonico. Divisi per gruppi, giocando e divertendoci, costruiremo la nostra radio virtuale….ma mica tanto. Infatti, l’attività prevede sessioni in sala di registrazione (quella vera!!!) e se sarà possibile anche alla partecipazione in orario mattutino ad una trasmissione radiofonica in diretta (vi immaginate ;-)?

Il corso si terrà nei giorni di lunedì e mercoledì in parte nei locali scolastici e laboratori, in parte in studio di registrazione o in radio….

radio-2L’orario dei nostri corsi è quello organizzato dalla scuola, ossia dalle ore 13:30 (al termine delle lezioni ci mangiamo un panino insieme e ci beviamo una Coca) alle 16:30. Una durata di tre ore circa divise tra sessione di studio e sessione di laboratorio. Non preoccupatevi, non si tratterà di studiare nel senso stretto del termine, ma di organizzare il lavoro per gruppi, e ricercare il materiale necessario su internet da sfruttare nella sessione in laboratorio.

Il corso, ripeto, è assolutamente gratuito e rivolto agli studenti delle classi prime e seconde dell’istituto. Ha la finalità di costruire competenze nei nostri alunni al passo con il tempo e avrà probabilmente, anche ricadute curricolari. Dovrebbe iniziare in questo mese di gennaio e completarsi entro aprile per una durata complessiva di 40 ore. Il corso, inoltre, si integrerà lungo il suo cammino con un altro corso sull’ACCOGLIENZA che trasversalmente si interfaccerà con tutti i corsi citati sopra.

ALLORA? SUCCEDE solo alla Dante che possiate partecipare a corsi di questo genere. Quindi affrettatevi perché il corso è a numero chiuso pari a un massimo di 25 alunni e chi prima arriva meglio…partecipa.

Cosa dovete fare per partecipare? Semplice. Parlarne con i genitori o far leggere loro questo articolo, verificare se nella vostra agenda personale c’è spazio per una meraviglia del genere, farvi autorizzare “per iscritto” e presentare a me o alla prof.ssa Carpinteri le vostre adesioni. A brevissimo vi verrà comunicata la data di inizio e….BUONA RADIO a TUTTI.

Gen 102014
 
INVILUPPO QUADRO
Dati
AREA DA DISEGNO QUADRATA
LINEE distanti 2 quadretti e poi 1 quadretto
CONSEGNE:
Consegna 1 INVILUPPO QUADRO 1
Consegna 2 INVILUPPO QUADRO 2
Digit ESEGUI LE CONSEGNE 1 E 2 IN DIGITALE USANDO IL CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

Usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (clicca sulla Tavola tutta a sinistra per la procedura). Per tracciare l’inviluppo, dovremo disegnare un’area perfettamente quadrata (clicca sulla Tavola qui a sinistra per la procedura).

  • dividiamo l’area quadrata in 4 parti uguali tracciando le linee orizzontale e verticale passanti per il centro;
  • ora prendiamo in considerazione uno dei quattro quadrati che si sono disegnati sul foglio, ad esempio, quello in alto a destra;
  • seguendo l’esempio dell’animazione sotto, dovremo unire i punti sulla linea verticale con quelli sulla linea orizzontale usando le squadrette;
  • il primo punto in alto sulla linea verticale con il secondo da sinistra su quella orizzontale;
  • poi il secondo con il terzo, il terzo con il quarto, così fino alla fine delle linee;
  • ripetiamo specularmente la stessa procedura nel quadrato in alto a sinistra, in basso a destra e in basso a sinistra;
TUTORIAL VIDEO:

CONSEGNA 1
  • nella prima consegna, dovrete unire punti distanti 2 quadretti come nell’immagine sotto;

CONSEGNA 2
  • nella seconda consegna, dovrete ripetere la stessa procedura, ma in questo caso unire punti distanti tra loro solo 1 quadretto;

 

Gen 092014
 

Ancora un’innovazione degna di nota “made in Apple”. La casa di Cupertino, sta lavorando all’integrazione sui propri MacBook o successivi dispositivi di un pico-proiettore in grado di lavorare contemporaneamente con più dispositivi in un’area condivisa. In pratica, basterà un’area coperta dal segnale wi-fi per poter condividere i contenuti tra differenti devices Apple quali iPad, iPhone e Mac da tavolo.

Punto-interrogativo2-icon

pico proiettore – è in tutto e per tutto un proiettore che, a differenza degli esemplari più grandi, ha dimensioni che vanno dal pacchetto di sigarette, fino al libro tascabile. ]

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L’idea potrebbe essere quella di un rivoluzionario computer in grado di sfruttare qualunque superficie proiettando i contenuti e le immagini che prima comparivano sui monitor e al tempo stesso di condividere e interagire sui contenuti da più dispositivi contemporaneamente. L’idea porta direttamente alla scuola e ai suoi possibili impieghi e sviluppi.

Il brevetto depositato presso il Patent and Trademark Office numerato 8,610,726 viene descritto un computer portatile dal quale sono completamente assenti display, tastiera e altre periferiche (vedi immagine sotto).

brevetto-computer-proiettoreSono invece presenti solo LED o un altro sistema di proiezione equivalente e gli speaker per l’audio. L’altra innovazione riscontrabile nel brevetto è il meccanismo di ricarica a induzione su cui sta lavorando da tempo la Apple che eliminerebbe così gli antiestetici fili.

Il nuovo brevetto, che Apple accredita al progettista Anthony Fai, è già in corso di sviluppo dal 2009, anno in cui Apple fece intendere che nei futuri dispositivi, un sistema di proiezione avrebbe potuto sostituire i classici schermi. Nel marzo del 2010 Apple ha, inoltre, depositato una domanda di brevetto relativa ad un dispositivo per la proiezione.

Nel progetto, per altro molto dettagliato, non si tratterebbe solo di un semplice proiettore, ma un dispositivo utilizzabile come un computer, mobile e installabile in vari ambienti, liberando l’utente dall’uso di schermi fissi o dalla necessità di collegare schermi di proiezione dedicati. Apple parla di “desk-free computer”, proprio a suggerire la realizzazione di qualcosa completamente nuovo in grado di elaborare e trattare media diversi senza bisogno di player esterni o altri componenti dedicati.

Il dispositivo sarà in grado di rilevare colore e materiali della superficie e altre caratteristiche che possano influenzare l’immagine proiettata, ottimizzando dinamicamente l’output. Inoltre, sarà in grado di correggere e compensare angoli di inclinazione delle proiezioni al fine di evitare immagini quadrate o trapezoidali deformate. Il sistema sarà in grado di proiettare uno schermo di 40 pollici da meno di mezzo metro di distanza. Prevederà anche connessioni wi-fi o bleutooth per dispositivi di input quali tastiere e mouse.

Articoli1

Gen 052014
 

DraftSight-Avatar2

Nella mia ricerca di software freeware (gratuito) disponibile sulla rete e da utilizzare nella classe 2.0, mi sono imbattuto in una applicazione veramente interessante che mi sento oggi di suggerirvi e proporvi. Cercavo, per avviare la mia didattica sul disegno tecnico, un software in grado di realizzare ogni tipo di progetto, ma contemporaneamente, di fornire agli alunni uno strumento professionale, un’esperienza da poter spendere successivamente nella scuola superiore e nel mondo del lavoro. All’inizio la scelta era caduta su AutoCAD, “programma” di disegno tecnico per eccellenza, quello più utilizzato universalmente negli studi di progettazione e disegno. La versione ovviamente la light, da un lato per le capacità poco performanti dei netbook della classe, dall’altro perché la versione completa è assolutamente sproporzionata per studenti delle scuole medie. Ma ho presto desistito per problemi di licenze, installazioni, dimensioni e richieste hardware del programma. Cercando sulla rete ho trovato diverse soluzioni, ma la scelta è caduta su DraftSight perché è un perfetto compromesso senza i compromessi richiesti dalle altre soluzioni. Il programma è disponibile per tutte le piattaforme, è leggerissimo, compatibile perfettamente con il formato DWG di AutoCAD e dal quale riprende, quasi copiandoli, i comandi ed è in italiano. Il risultato è un software la cui curva di apprendimento non è perduta perché spendibile in seguito con AutoCAD, in grado di realizzare qualunque progetto in 2D, gratutito, multipiattaforma e compatibile al 100% con gli altri C.A.D.


DraftSight-IconDraftSight è un programma di disegno, gratuito, con supporto nativo per il formato .dwg, che è lo standard adottato da Autocad, di cui offre i medesimi strumenti di disegno.

L’unica condizione imposta per l’utilizzo del programma, è il portare a termine la registrazione dello stesso, fornendo un indirizzo email, in cui ci sarà inviata l’email di attivazione.
Anche se attualmente il programma è ancora in versione beta, si è dimostrato molto affidabile ed è stato con la versione V1R1.4 anche risolto un problema che ne impediva l’utilizzo su computer con scheda grafica integrata Intel.
DraftSight è un programma di disegno meccanico “puro”, cioè non integra la capacità di effettuare calcoli FEM di resistenza strutturale dei componenti disegnati; la conseguenza di questo è anche nella sua leggerezza, permettendogli di disegnare anche su computer datati o poco potenti.

Alcuni dei pregi del programma sono che:

  • è gratuito;
  • è prodotto dalla Dassault, un’autorità nel campo dei prodotti per il disegno tecnico e l’elaborazione FEM;
  • i menu sono in italiano;
  • richiede poche risorse hardware, funzionando bene anche sugli Atom dual core;
  • supporta nativamente il formato .dwg;
  • è disponibile nei sistemi Windows, Mac e Linux.

La piena compatiblità al formato .dwg, permette di utilizzare senza problemi su Autocad i file creati in DraftSiht e di utilizzare su quest’ultimo, senza problemi di alcuna compatibilità, i file creati su Autocad.
Potrete così leggere anche su dispositivi iOS7, iPAD, Android, i file creati in DraftSight, utilizzando il player gratuito di Autodesk.

Il programma è molto reclamizzato per il suo potenziale nel bidimensionale, ma è possibile anche disegnare nel tridimensionale; è sicuramente da valutare perché vi si ritrova la stessa filosofia d’uso che si applica (e menu molti simili) nei prodotti Autocad, per cui può esserne un’alternativa o può servire per imparare la mentalità del disegno meccanico e sfruttarne le potenzialità.

La guida è in inglese e fa riferimento alla versione anglosassone; sta alle vostre preferenze se installare la versione inglese del programma o quella italiana.

Il programma si scarica da qui.

Gen 052014
 

befana

La notte tra il 5 e il 6 gennaio, ogni bambino aspetta l’arrivo di una arzilla vecchietta vestita di stracci che tutti conoscono come Befana. Ma quanti conoscono la “vera storia della befana“? Beh, neanche io, per questo ho deciso di scandagliare la rete alla ricerca di significati, aneddoti, tradizioni che mi facessero conoscere meglio questa curiosa festa che affonda le proprie radici nella notte dei tempi. Leggete con me….

Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, nella tradizione cristiana, si narra che i Re Magi giunsero a Betlemme in visita a Maria e Giuseppe per portare i doni (oro, incenso e mirra ) a Gesù. Ma per coincidenza si tratta della stessa notte in cui la Befana compare nei cieli di tutto il mondo in sella alla sua scopa per portare dolcetti ai bambini buoni o carbone ai bambini cattivi. In realtà il legame sarebbe spiegato da una leggenda.

scopare jicky 2.0Questa narra che in una sera di un inverno freddissimo (la notte tra il 5 e il 6 gennaio) tre eleganti signori, vestiti con abiti d’oro e pietre preziose bussarono ad una porta di una casina di Betlemme per chiedere informazioni sulla strada da seguire per giungere alla grotta dove dovevano consegnare gli omaggi al bambino Gesù. Alla porta rispose una vecchina (la befana appunto) che indicò loro la strada per la grotta di Betlemme, ma che rifiutò l’invito dei tre galanti signori per accompagnarli lungo la strada perché, a dir suo, troppo impegnata nelle faccende di casa.

Quando i Re Magi furono andati via, la Befana si pentì di non aver accettato il loro invito e vestitasi prontamente con quello che aveva a portata di mano (gli stracci) e armatasi di un bastone per reggersi nella tormenta (forse la scopa), uscì di casa per raggiungerli.
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Cercò, cercò e ancora cercò, ma non riuscendo a trovarli decise di lasciare un dono a ogni bambino che trovava nelle case a cui bussava, nella speranza che almeno uno di essi fosse Gesù, il bimbo a cui i Magi dovevano consegnare i doni.

La fantasia ha fatto il resto, ma è così che da millenni, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, una scia luminosa segna la strada percorsa velocemente dalla Befana sulla sua scopa.

ICONOGRAFIA

Nell’immaginario collettivo, la Befana oramai è una vecchia con tratti somatici non proprio piacevoli, naso adunco, porri, mento sporgente, pochi denti, capelli bianchi e vestita di stracci e sporca perché accede alle case dei bambini attraverso il camino, quindi ricoperta di nera fuliggine. Alla tradizione è stata pian piano aggiunta la calza che ogni bimbo lascia sul camino o in un punto ben visibile della stanza, in modo che lei di notte possa riempirla con i suoi doni. Questi saranno dolcetti o piccoli regali per i bambini che si sono comportati bene, e carbone e null’altro per quelli che, invece, non si sono comportati correttamente (sulla base di cosa la Befana effettui tale scelta, non è dato sapere).

Il nome Befana deriva dalla parola greca “epifania” e significa “manifestazione, apparizione”. Per la religione cristiana rappresenta una delle maggiori festività religiose e si festeggia 12 giorni dopo il Natale. Nei paesi in cui l’Epifania non è una festa civile, viene festeggiata di domenica nelle date tra il 2 e l’8 gennaio e coincide con la chiusura delle festività; si suole dire infatti che: “l’Epifania tutte le feste porta via“.

LE FILASTROCCHE

Befana 01Tante sono le filastrocche cantate nelle diverse tradizioni, ma alcune sono diventate molto popolari e universalmente riconosciute. Le più famose:

LA BEFANA VIEN DI NOTTE

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte
col vestito alla romana: Viva viva la Befana!”
“La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, 
con la scopa di saggina: viva viva la nonnina!”
“La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte 
le calzette a la romana tira giu’ la cappellana.
La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte 
un ciuffone tutto blu fichi e noci butta giu’.
La Befana zitta zitta quando vien la neve fitta 
passa riempie la calzina oh, che bella Befanina!”

“La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte
il suo sacco è pien di toppe e le ossa ha tutte rotte.
La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte,
il vestito trulla là, la Befana: “Eccomi quà!!!”
“La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte,
le sue guance son pagnotte, i suoi occhi fanno a botte.

Ti va bene se ci credi, perché troverai bei doni.
Ti va male se la vedi mentre passa a mezzanotte,
perché troverai carboni con cipolle cotte!”
“Vien dai monti a notte fonda. Com’è stanca! La circonda 
neve, gelo e tramontana. Viene, viene la Befana!

ZITTI ZITTI PRESTO A LETTO

Zitti, zitti presto a letto la Befana è qui sul tetto,
sta guardando dal camino se già dorme ogni bambino,
se la calza è ben appesa, se la luce è ancora accesa!

Quando scende, appena è sola, svelti, svelti sotto alle lenzuola!
Li chiudete o no quegli occhi! Se non siete buoni niente dolci nè balocchi

Gen 022014
 

onetouch-fire-01Dalla collaborazione tra Telecom Italia e Mozilla, nasce il primo cellulare con sistema operativo Firefox OS. Si tratta di un cellulare entry level (quelli di fascia bassa e con caratteristiche ridotte) il cui prezzo proposto al pubblico e di 79,90 euro ed è acquistabile direttamente dallo Store di Telecom. Si tratta del OneTouch Fire di Alcatel con display da 3,5 pollici e risoluzione HVGA, un processore da 1 GHz, 256 MB di RAM, 512 MB di memoria per l’archiviazione dei dati (espandibile tramite microSD fino a 32 GB) e una fotocamera con sensore da 3,2 megapixel. Supporta Wi-Fi, Bluetooth 3.0, GPS, radio e UMTS, e integra una batteria rimovibile da 1400 mAh.

Il team Mozilla ha ringraziato Telecom per l’adozione di un cellulare con il loro sistema operativo e Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia ha dichiarato che: “Siamo particolarmente orgogliosi che TIM sia il primo operatore mobile in Italia e tra i primi al mondo nell’adozione di Firefox OS” e inoltre: “la diffusione delle soluzioni basate su HTML5 sarà un grande motore d’innovazione per le Telco e un’opportunità per lo sviluppo del nuovo ecosistema. Abbiamo collaborato con Mozilla fin dall’inizio perché crediamo che l’apertura dei sistemi operativi di smartphone e tablet ai paradigmi del Web sia un percorso virtuoso che migliora l’esperienza del cliente e offre maggiori spazi a tutti gli attori dell’ecosistema Internet”.

alcatel-one-touch-fireAlle parole di Patuano hanno fatto eco quelle di Jay Sullivan, Chief Operating Officer di Mozilla, il quale ha commentato affermando di essere particolarmente felice che Telecom Italia abbia aderito al loro progetto, considerando Firefox OS appunto parte del progetto globale Mozilla che, mira a mettere nelle mani degli utenti smartphone la potenza di internet e dell’HTML5.

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Gen 012014
 

Vi ricordate che poco tempo fa abbiamo parlato della fotocamera sferica SQUITO da lanciare in aria? Oggi proponiamo un’altra fotocamera che svolge lo stesso lavoro, ma in maniera leggermente diversa. Infatti, PANONO Camera Ball, questo è probabilmente il suo nome di commercializzazione, altro non è un guscio sferico che contiene al suo interno ben 36 fotocamere ad alta definizione. Un accelerometro contenuto al suo interno, misura la velocità al momento del lancio e calcola l’attimo in cui sarà all’apice della sua corsa. A quel punto un sistema computerizzato, farà scattare contemporaneamente 36 fotocamere contenute al suo interno in modo da realizzare una foto panoramica a 360° ruotabile. Tale foto grazie all’app gratuita Panono, può essere assemblata per realizzare spettacolari immagini.

Panono 01Si tratta, tecnicamente, di una sfera con guscio metallico di circa 11 centimetri di diametro per un peso complessivo di 300 grammi circa, la cui forma agevola il movimento del lancio. Le fotocamere all’interno scattano le foto per un complessivo di 72 megapixel che vengono trasferite immediatamente via wi-fi allo smartphone o al tablet, o in assenza di connessione wireless, vengono immagazzinate nella memoria interna capace di conservare fino a 400 panorami.

Panono 05Sullo smartphone o tablet viene inviata una copia leggera in modo da avere un’anteprima dell’immagine e se questa è soddisfacente, verrà inviata al servizio cloud previsto dal produttore del dispositivo.

La fotocamera è in stato di progetto ed è pubblicizzata sul sito Indiegogo, dove è indetta una campagna per raccogliere fondi per la produzione e la vendita del prodotto. Ad oggi si è quasi raggiunta la quota di capitale necessaria e chi parteciperà economicamente al progetto avrà dei benefit in base a quanto avrà investito. Il budget richiesto è di  900.000 dollari e la quota minima di partecipazione è di 25 dollari. Il contributo, tra l’altro, consentirà un acquisto della fotocamera ad un prezzo di 100 dollari inferiore al prezzo di vendita che è previsto tra i 500 e 600 dollari e la consegna immediata.

Panono 03Sarà utile un simile prodotto? Oramai sono diversi i progetti o i prodotti che iniziano ad affacciarsi sul mercato, sinonimo di una crescente richiesta o comunque di un interesse verso prodotti di questo tipo. Mancano solo tre giorni per poter ancora contribuire e oramai il budget è quasi raggiunto, ragion per cui, presto vedremo sul mercato questo nuovo gadget tecnologico.

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