prof. Davide Betto

laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria; dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione. Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.

Feb 162013
 

Il METODO GENERALE, è una procedura grafica con la quale è possibile disegnare qualunque poligono regolare, utilizzando lo stesso metodo. Non è possibile definire in questo caso la dimensione del lato del poligono, bensì si dovrà partire dal diametro del cerchio che inscrive il poligono da disegnare.

Per rendere più semplice la procedura, sarà opportuno, fare in modo che il diametro del cerchio, sia sempre un multiplo del numero dei lati del poligono da disegnare. Quindi, ad esempio, se dobbiamo disegnare un pentagono, ossia un poligono di 5 lati, la dimensione del cerchio che lo inscrive dovrà essere un multiplo di questi lati, ossia misurare 10, 15, 20,…. cm, perché in questo modo sarà più facile poterlo dividere secondo il procedimento grafico. Se il poligono è un esagono (6 lati), il diametro del cerchio potrà essere 12,18,….cm. Stessa procedura per l’ettagono, ottagono, ecc.

ESEMPIO: COSTRUZIONE DI UN PENTAGONO

DESCRIZIONE:

Strumenti da Disegnofoglio F4 liscio gr.220, matita HB/2, squadretteriga e compasso.

Livello: classi seconde.

Difficoltà: media.

Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare l’esercitazione della scheda sopra.

PROCEDURA OPERATIVA:

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

  1. dividere con due rette una orizzontale r e una verticale s il foglio in 4 parti uguali;
  2. puntiamo il compasso al centro del foglio, all’incrocio delle due linee r e e tracciamo una circonferenza del diametro stabilito (10cm o 15cm) che intersecherà le due rette nei punti A e B su r e C e D su s;
  3. dividiamo ora il segmento CD in un numero di parti pari al numero di lati della figura che andremo a realizzare (stiamo costruendo un pentagono, per cui il segmento CD andrà diviso in 5 parti uguali);
  4. puntiamo il compasso in C e con apertura CD (pari al diametro dl cerchio), tracciamo un arco di circonferenza che intersecherà la retta orizzontale r in un punto E;
  5. uniamo ora E con il punto 2 sul segmento CD (il punto 2 è il secondo tratto in cui abbiamo diviso CD) e prolunghiamo questa retta fino ad incontrare la circonferenza nel punto F;
  6. la distanza DF rappresenta la lunghezza di uno dei lati del pentagono. Essendo il pentagono che andiamo a disegnare una figura regolare, ossia con lati e angoli tutti uguali, apriamo il compasso con lunghezza DF e puntandolo su F tracciamo un archetto che interseca la circonferenza in un punto G;
  7. puntiamo ora il compasso in D con la stessa apertura DF e tracciamo un archetto che interseca la circonferenza in un punto H;
  8. infine, puntiamo il compasso su H sempre con la stessa apertura (DF) e tracciamo un archetto che interseca la circonferenza in un punto I;
  9. uniamo i punti DFGIH; otterremo il PENTAGONO costruito con il metodo detto generale.

MetGenPent_movie

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Feb 102013
 

IL RITORNO DELL’ARABA FENICE

Di nuovo come l’Araba Fenice, Educazionetecnica.com risorge dalle sue ceneri. Ricordate qualche tempo fa che il sito andò in tilt e rischiammo di perdere tutto? Bene, a quell’evento seguì un articolo di aggiornamento intitolato proprio all’araba fenice, così da celebrare la rinascita e il proseguimento della sua esistenza sulla rete. Ma…..è successo qualcosa di altro nel frattempo. Siamo cresciuti, tanto, forse troppo e questo senza che me ne rendessi conto o che mi accorgessi quanto questo avvenisse al di fuori di regole stabilite. Finché l’altro ieri mi arriva una laconica comunicazione, da parte di chi ci ospita e ci consente di essere presenti sulla rete: mi avvertono che abbiamo superato di oltre il 10% la CPU / memoria / MySQL per cui saranno costretti a chiudere il sito o dovremo passare ad uno spazio dedicato, con abbonamento mensile e costi ovviamente molto più alti. In pratica, il basso costo che ci consente spazio illimitato e banda anch’essa illimitata per poter essere mantenuta ad un costo basso deve essere condivisa con altri. Un consumo eccessivo di banda toglie spazio agli altri, per cui per garantire un servizio efficiente a tutti, dobbiamo cambiare. Mi sono molto allarmato e ho subito contattato gli amministratori di sistema, chiarendo che educazionetecnica.com è un sito didattico senza scopo di lucro ed autofinanziato, per cui un aggravio di quel genere avrebbe significato da parte mia la chiusura del sito stesso. Debbo essere sincero, la scelta di Hosting99 come fornitore del servizio è stata una scelta anche vincente. La mia richiesta è subito stata indirizzata agli amministratori che mi hanno comunicato questa mattina che Educazionetecnica.com potrà continuare a esistere in uno spazio migliore, con risorse dedicate a costo zero, perché sponsorizzeranno loro stessi questa operazione. Per cui da oggi troverete in alto sulle nostre pagine il banner con il link ad Hosting99 e in basso la dicitura “Questo sito è sponsorizzato da Hosting99“; credo un ottimo compromesso alla nostra sopravvivenza. Colgo quindi l’occasione, visto che non l’ho ancora fatto in un anno e mezzo di esistenza, per ringraziare tutti quelli di Hosting99 per l’ottimo lavoro svolto e per il grande supporto datomi in momenti di sconforto. Ed ecco spiegato il perché dell’araba fenice 2, una seconda rinascita ancora meglio della prima.


SIAMO UN ESERCITO

Come vi ho detto, siamo diventati grandi e siamo proprio in tanti. Gli iscritti alle nostre pagine sono ora più di 500, circa 5.000 le pagine visitate ogni giorno e oltre 1.000 i contatti unici durante la giornata (1.419 il record assoluto fino ad oggi). Molti dei nuovi iscritti sono docenti di scuola media che hanno scoperto queste pagine e le usano quotidianamente come strumento didattico nelle loro classi (qualcuno di loro mi ha pure scritto). Siamo visitati e linkati ogni giorno da diversi siti nazionali tra cui il sito che è stato per me un riferimento, ossia quello del prof. Rosario Berardi, il sito di informazione e comunicazione OkNotizie dove è possibile pubblicare i propri articoli che, oltre ad essere visti, possono anche essere votati dagli utenti; e poi, un link alle proiezioni ortogonali dalla pagina della classe 2D dell’Istituto Silvio Pellico di La Spezia e dal sito Scoop.it dove veniamo citati diverse volte per la qualità degli articoli. Link arrivano anche dai maggiori social network, quali Facebook, Twitter, Google+, Linkedin.

Di questo debbo ancora una volta ringraziare voi, utenti fedeli e appassionati di queste pagine che nelle vostre manifestazioni, nei vostri voti (sondaggio) e nei vostri feedback continuate a darmi fiducia per migliorare questo spazio.


La MELA di MARCO

MelaMarcoSi apre per la prima volta, ma non per mia scelta, il sito alla vostra azione diretta. Tra qualche giorno svelerò la nuova rubrica “La MELA di MARCO”, in cui un vostro compagno si cimenterà a scrivere articoli per le nostre pagine. Spero sia solo un inizio, e che molti altri abbiano la voglia o il semplice piacere di scrivere per le nostre pagine. Non è richiesto alcun impegno, ma il curare la propria rubrica aggiornandola di tanto in tanto con articoli che vi coinvolgono, interessano o incuriosiscono. Appena pubblicata, fatemi sapere cosa ne pensate.


SICUREZZA

Migliorato il sistema di sicurezza per il controllo degli accessi, ottimizzazione di cui non vi potete rendere conto se non in casi particolari, accedendo da semplice visitatore e non da utente registrato. Infatti, adesso, tutte le pagine di didattica, ossia quelle che ci riguardano direttamente sono accessibili solo ad utenti registrati e a nessun altro. La sicurezza, si sa è un gran bene soprattutto sulla rete e farò sempre il massimo affinché queste pagine siano quanto di più sicuro e trasparente.


TECNOLOGIA

Aggiunta una nuova pagina al sito in cui si parla della tecnologia in quanto disciplina, attraverso documenti ufficiali, ministeriali, programmi, curricoli e quant’altro possa agevolare nella comprensione delle finalità e degli obiettivi che nel percorso formativo del discente questa disciplina si propone di raggiungere. Una guida, questa volta, per i professionisti della disciplina e non per gli studenti. Uno strumento informativo anche per le famiglie e chi ne volesse fare uso, ad esempio per la preparazione ad un concorso come quello in corso di realizzazione in questi giorni sul territorio nazionale. Una pagina che colma una lacuna presente sul sito sin dalla sua nascita e che pian piano si riempirà di contenuti come tutte le altre pagine.


…e come sempre non mi resta che augurarvi BUONA NAVIGAZIONE….

Feb 052013
 

L’Unione Europea ha stanziato un miliardo di Euro per sviluppare la ricerca su un nuovo materiale, molto promettente e che potrà avere incredibili prospettive di sviluppo industriale e commerciale: il grafene. Questo è stato scoperto in laboratorio nel 2004 da due fisici Andre Geim e Konstantin Novoselov dell’Università di Manchester e gli è valso il premio nobel. I progetti, selezionati dall’Unione Europea, in un novero di progetti pilota, saranno  finanziati con la cifra di un miliardo di euro spalmati in un periodo di circa 10 anni coinvolgendo un gruppo di grandi aziende europee tra le quali Nokia.

Il grafene è un materiale derivato dalla grafite e presenta una combinazione di caratteristiche le rendono uno dei più interessanti scoperti negli ultimi anni. E’ infatti un materiale “bidimensionale” dallo spessore pari a quello di un solo atomo, ma allo stesso tempo leggerissimo e resistentissimo, considerato al momento il materiale più resistente fra quelli conosciuti, ancor di più del diamante. Oltre a questo è un ottimo conduttore di elettricità, è trasparente ma anche flessibile.

Vedremo quali miracoli verranno fuori dalle future applicazioni di questo nuovo  materiale sviluppato da mani esperte in avanzatissimi laboratori sparsi per il mondo.

Feb 042013
 

Ricordate che qualche tempo fa vi ho parlato su queste pagine del LIQUIDMETAL la misteriosa lega metallica a cui si è interessata la Apple per i propri prodotti? Lega in grado di resistere perfettamente ai graffi e alla corrosione, leggerissima e resistentissima? Bene, pare che Apple stia cominciando a muoversi in tale direzione. Infatti, è stato individuato un nuovissimo brevetto (datato 31 gennaio 2013), riferito alla fabbricazione di una matrice di fogli di vetro metallico. Nel brevetto si fa riferimento alla fusione di fogli di metallic glass e in particolare alla combinazione di rotoli con fogli di materiale grezzo e composito in ambiente inerte.
Questo nuovo prodotto, presenta notevoli vantaggi: può assumere facilmente qualunque forma per cui può essere prodotto in massa, ha ottime capacità termiche per cui resiste alle alte temperature, mantiene la forma e un’ottima resistenza all’azione degradante del tempo.
La realizzazione avviene attraverso una tecnica chiamata Twin Roll Casting. Si tratta di far scorrere un metallo allo stato liquido tra due rulli che ruotano in direzione opposta, raffreddati ad acqua. Il processo, già applicato a molte leghe metalliche si avvale della proprietà della malleabilità che alcuni metalli possiedono, e consente di realizzare fogli sottilissimi, vetri metallici detti bulk metallic glass (BMGS). I, processo a cui sta lavorando Apple è molto diverso, proprio in virtù della naturale fragilità che il metallic glass ha a temperature ambiente. Infatti, il vetro metallico a causa della scarsa durezza del vetro, rischia di fratturarsi durante il processo di laminazione. Nei disegni allegati al brevetto di Apple è mostrato come automatizzare la realizzazione vetri metallici e amorfi. Il brevetto depositato da Apple, riporta anche i nomi di chi ha lavorato alla sua realizzazione ed è interessante notare come questi scienziati lavorino al Materials Scientist e Metallurgist presso il Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology, il laboratorio che si occupa, tra le altre cose, dello sviluppo e della costruzione di sonde spaziali per la NASA.

Brevetto della Apple

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=HvouMeeJFzk&w=560&h=420&rel=0]

Feb 032013
 
IMPIANTO TERMICO
Indice Argomenti
1 L’IMPIANTO TERMICO
2 GLI ELEMENTI DI UN IMPIANTO TERMICO
3 CALCOLO TERMICO
4 I TERMOARREDI
5 L’IMPIANTO A PAVIMENTO
M MAPPA CONCETTUALE DELL’ARGOMENTO
V APPROFONDISCI CON I VIDEO
Argomenti correlati
#1 IMPIANTO ELETTRICO
#2 IMPIANTO FOGNARIO E DEPURATORE
#3 IMPIANTO IDRICO-SANITARIO

L’IMPIANTO TERMICO

Alle nostre latitudini, l’alternanza delle stagioni è evidente, passando da estati anche molto calde a inverni, al contrario, molto freddi. Da qui la necessità di garantire nello spazio interno dell’edificio, il corretto micro-clima in grado di consentire durante il corso dell’anno lo svolgimento di tutte le funzioni e attività per cui è stato pensato (lavoro, ricreazione, studio, sonno, ecc.). Per fare ciò, bisogna progettare gli edifici in modo da poter essere scaldati in inverno e rinfrescati d’estate. Ma questo non basta. Oggi, la parola d’ordine è risparmio energetico, per cui il primo intervento da realizzare è proprio sull’involucro edilizio, sugli elementi che dividono lo spazio interno da quello esterno. Diverse tecnologie sono allo studio e diverse sono già applicate per rendere il guscio dell’edificio a perfetta tenuta stagna, in modo da consentire risparmi energetici anche notevoli. Ma a parte questo, un buon impianto di riscaldamento consente a chi occupa la casa in inverno di ottenere un ottimo comfort abitativo. Ma com’è fatto un impianto termico e come si realizza?

Abbiamo già visto l’impianto elettrico precedentemente e abbiamo immaginato di seguire l’elettricità nel percorso che compie dal luogo di produzione al luogo di utilizzo. Affronteremo in modo simile anche l’impianto termico.

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GLI ELEMENTI DI UN IMPIANTO TERMICO

Immagine tratta dal libro TECNOLOGIA del prof. Gianni Arduino

L’impianto termico, è quel sistema che realizza il riscaldamento dell’aria negli spazi interni della costruzione per garantire condizioni di benessere degli occupanti. Il modo in cui riesce in questo compito è molteplice. Molteplici possono essere infatti i combustibili utilizzati per il riscaldamento (metano, solare, elettrico, ecc.), molteplici possono essere i modi (impianto radiante, pompe di calore, impianto a pavimento, ecc.), molteplici possono essere le soluzioni (impianto collettivo, impianto autonomo, impianto condiviso, ecc.). I sistemi di riscaldamento si sono evoluti e specializzati con il tempo, dalle semplici stufe o caminetti, in grado di riscaldare un solo ambiente alla volta, agli impianti autonomi, in grado di garantire ad un intero appartamento il raggiungimento delle condizioni ottimali, per finire agli impianti centralizzati in grado di riscaldare interi edifici. Sono, infatti, gli impianti autonomi e centralizzati quelli di cui ci occuperemo in questa sede. Essi sono caratterizzati, pur con le dovute differenze, da alcuni elementi in comune. Sono dotati entrambi di un generatore di calore (caldaia) alimentato da un combustibile liquido o gassoso e dotato di camino per l’evacuazione all’esterno dei prodotti della combustione (fumi), di un sistema di distribuzione del fluido termovettore (acqua, aria o vapore) e di terminali per fornire ai singoli ambienti la potenza termica necessaria al controllo della temperatura interna (caloriferi o termosifoni).

GENERATORE DI CALORE (CALDAIA)

Tutti gli impianti termici hanno bisogno di un generatore di calore. Questo è composto da due elementi principali: il bruciatore e la caldaia. Il bruciatore è quell’apparecchiatura che consente di immettere nella caldaia la giusta quantità di combustibile richiesta, facendo si che questa si mescoli opportunamente con l’aria necessaria (ad esempio un combustibile liquido viene spruzzato sotto forma di minute goccioline). Il calore che si produce dalla combustione, serve a scaldare l’acqua che circola nella caldaia.

CONTATORE

In generale, oggi, il combustibile più utilizzato, è il metano, scelta dovuta al fatto che tra i combustibili fossili è il più pulito, il più economico e dotato di una capillare rete di distribuzione che attraversa le nostre città sotto il manto stradale. Proprio in virtù di ciò, il primo elemento di cui si compone un impianto di riscaldamento è un allaccio ad una rete di distribuzione e quindi la presenza in prossimità dell’utenza di un apparecchio contatore.

Questo è uno strumento che registra (come nel caso del contatore elettrico), il passaggio del gas consentendo una quantificazione e di conseguenza una sua monetizzazione. Tutto ciò presuppone la stipula di un contratto con un ente fornitore che provvede  all’allaccio ed alla fornitura.

VASO DI ESPANSIONE

L’acqua contenuta nell’impianto al momento dell’attivazione, si riscalda dilatandosi. Se l’impianto fosse sigillato ermeticamente, questo aumento di volume provocherebbe la rottura dei tubi e il guasto dell’impianto stesso. Per evitare ciò, l’impianto deve essere dotato del cosiddetto vaso di espansione. Si tratta di una vasca posta nella parte più alta dell’impianto progettata in modo da avere dimensioni proporzionali all’acqua contenuta nell’intero sistema circolatorio dell’impianto.

IL CAMINO

La caldaia, nella maggior parte dei casi, è alimentata da combustibili fossili che bruciando emettono fumi e prodotti della combustione. Questi debbono necessariamente essere smaltiti all’esterno e per realizzare questa operazione l’impianto viene dotato di un camino. Questi altro non è che un condotto verticale che emerge dal tetto dell’edificio in grado, per aspirazione forzata, di portare all’esterno i fumi della combustione. E’ necessario che sia ben progettato, perché una sua inefficienza in questo compito potrebbe comportare grossi problemi.

CIRCUITO DI DISTRIBUZIONE
Attraverso un sistema di tubi a circuito chiuso, collegati a piastre metalliche radianti o annegato in serpentine nel massetto del pavimento, il calore viene distribuito in ogni ambiente della casa. Gli elementi fondamentali che realizzano questo sistema sono: pompa, collettore, termostato, tubi. Scopriamoli insieme.

L’acqua, o l’aria presenti nel circuito, viaggiano all’interno di questo per effetto della spinta generata da una pompa collegata all’impianto subito dopo la caldaia. Si tratta di un compressore elettrico che comprime il fluido presente nel circuito costringendolo a girare.

I tubi che realizzano questo circuito si definiscono di andata e di ritorno. I tubi di andata, sono quelli che partono dalla caldaia, in cui scorre il fluido caldo, mentre i tubi di ritorno si definiscono quelli che dall’ultimo elemento dell’impianto, ritornano alla caldaia con il fluido ormai raffreddato.

Nel passato, gli impianti di riscaldamento erano monotubo, ossia un tubo che usciva e rientrava nella caldaia a cui erano collegati da due a sei radiatori. Questo, pur facilitando la progettazione e la realizzazione dell’impianto, aveva lo svantaggio che il fluido man mano che procedeva lungo il percorso si raffreddava, per cui l’ultimo radiatore dell’impianto era sempre il più freddo. Oggi per evitare ciò, le caldaie sono collegate ai radiatori attraverso il collettore, un sistema che consente lo smistamento del fluido in una rete di tubi pari al numero di radiatori presenti nell’impianto. Per cui se a casa nostra ci sono sette termosifoni, dal collettore partiranno sette diversi tubi e ne torneranno altri sette. In pratica un circuito per ogni elemento dell’impianto. In questo modo, ogni elemento riceverà la stessa quantità di calore, rendendo l’impianto molto più efficiente.

I tubi, sono disposti dall’installatore direttamente sotto il massetto del pavimento, sono in rame o acciaio e sono avvolti in una guaina di materiale coibentante, di colori diversi in funzione della resistenza e della tipologia di isolamento da garantire. In questo modo, si evita la dispersione del calore lungo il percorso e si evitano problemi di dilatazione termica nelle pavimentazioni soprastanti.

CALORIFERI o TERMOSIFONI

I tubi isolati che corrono sotto il pavimento, emergono da questo in punti specifici delle stanze e entrano all’interno di elementi dell’impianto chiamati termosifoni o caloriferi. La disposizione dei caloriferi nella stanze è frutto di considerazioni e valutazioni precise e non casuali. Normalmente il calorifero va posizionato li dove la dispersione termica è maggiore, ossia sotto le finestre o vicino a porte disposte sulle chiusure esterne. I caloriferi hanno la funzione di irradiare il calore nella stanza e l’efficienza di questa funzione dipende da diversi fattori quali il materiale, il numero di elementi e dalla dimensione. Partiamo dal primo aspetto, il materiale: sono ovviamente in metallo, per antonomasia ottimo conduttore termico, e possono essere nelle varianti in ghisa, acciaio, alluminio.

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CALCOLO TERMICO

I termosifoni, si compongono di una serie di elementi modulari che possono essere agganciati l’uno all’altro aumentando così il potere scaldante dello stesso. Ma come si fa a determinare quanti elementi sono necessari per scaldare un ambiente?

Questo è frutto di complessi calcoli e di una molteplicità di parametri da prendere in considerazione (superficie, esposizione, numero di aperture, area climatica, ecc.) però, esiste un metodo che consente a chiunque di calcolare con una buona approssimazione il numero di elementi da installare per ogni calorifero. Il calcolo è semplice: bisogna innanzitutto determinare il volume dello spazio da scaldare. Bisogna poi determinare la potenza necessaria a scaldare l’ambiente; generalmente si considerano circa 30kcal per metro cubo. A questo punto abbiamo un valore indicativo di potenza energetica da installare. Non ci resta che recarci da un qualunque rivenditore o verificare il dato via internet. Nei propri cataloghi, ogni rivenditore indica la potenza generata da ogni elemento, per cui diventa semplice determinare quanti di questi sono necessari per raggiungere la potenza determinata.

Immaginiamo che un elemento del termosifone abbia una potenza di 160 watt. Possiamo adesso determinare quanti elementi saranno necessari per scaldare la nostra stanza.

Volume Stanza = 4 m x 3 m x 2,7 m = 32,4 m3
Coefficiente Termico = 35 kcal/m3
Fabbisogno Termico in kcal = 32,4 m3 x 35 kcal/m3 = 1.134 kcal
Fabbisogno Termico in kW = 1.134 kcal x 1,1630 : 1.000 = 1,32 kw
Numero Elementi Termosifone da 160W = 1,32 kw x 1.000 : 160 w = 8,2 elementi
Bisogna poi valutare ulteriori fattori di dispersione della stanza e la sua esposizione al sole per confermare il numero di elementi ottenuti dal calcolo. In genere si sale del 30%, quindi, circa 10 elementi.

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I TERMOARREDI

Oggi i termosifoni stanno vivendo una seconda giovinezza ribattezzati, termo-arredi; i designer, li hanno re-inventati, trasformandoli in oggetti di arredo, bellissimi da guardare non più oggetti da nascondere dietro una tenda o una griglia, ma da esibire. Hanno anche specializzato le loro funzioni e le loro possibilità di applicazione: scaldavivande, scaldasalviette, appendiabiti, quadri e tanto altro.

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L’IMPIANTO A PAVIMENTO

Una soluzione che sta prendendo piede nel campo del riscaldamento di interni, migliore da un punto di vista delle resa termica e da quello estetico, ma evidentemente più costoso, è quello del riscaldamento radiante a pavimento.

In pratica, si stende uno strato isolante sul sottofondo del pavimento, in modo che il calore non possa essere disperso verso il basso e vi si posano sopra una serie di tubazioni con un andamento a serpentina di tubo flessibile. Successivamente si annega l’opera costruita nel massetto di posa del rivestimento (solitamente piastrelle).

Il sistema presenta notevoli vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali:

  • miglioramento del benessere abitativo. Il calore si trasferisce uniformemente dal pavimento in ogni angolo della casa;
  • riduce i costi d’esercizio nell’ordine del 30/40%;
  • può fungere anche da impianto di refrigerazione estiva apportando minime modifiche. Ovviamente nel periodo estivo circolerà acqua fredda a 10°C. In questo caso è necessaria l’installazione di un sistema di deumidificazione.

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MAPPA CONCETTUALE DELL’ARGOMENTO

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APPROFONDISCI CON I VIDEO
IMPIANTO A PAVIMENTO TERMOSIFONE CALCOLO ELEMENTI
Durata: 4:38 Durata: 2:04
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Feb 022013
 

Il codice a barre si evolve, e diventa uno strumento capace di contenere una quantità enorme di dati e informazioni. Si chiama QR-CODE che sta per “Quick response”, risposta rapida. E’ un codice che è stato creato in Giappone nel 1994, dalla Denso-Wave, ed ha trovato nel paese del Sol Levante una ampia diffusione. Si tratta di un codice a barre bidimensionale, a forma di quadratino, che consente di immagazzinare informazioni testuali sotto forma di immagine. Le informazioni possono essere di diverso tipo, come ad esempio: numeri di telefono, testi, indirizzi, pagine web ed altro. La creazione di un QR-Code è semplicissima. Sono distribuiti per tutte le piattaforme diversi software gratuiti per creare il proprio codice personalizzato, ma non volendo cercare o scaricare materiale dalla rete, è possibile realizzarlo collegandosi a siti internet che offrono questo servizio on-demand.

La Denso-Wave ha creato, poi, degli appositi scanner per la lettura di questi particolarissimi codici bi-cromatici, ma la vera diffusione si è avuta con l’avvento degli smartphone. Infatti, questi sono dotati di videocamere ad alta definizione in grado con semplicissimi software scanner di leggere questi codici ed eseguire in automatico lo specifico comando celato dietro quei segni in bianco e nero.

Quindi, basterà scattare una foto del QR-Code perché il nostro cellulare esegua in automatico una determinata operazione. Pensiamo all’e-commerce, una società può farsi pubblicità o essere direttamente raggiungibile attraverso la diffusione di QR-Code su riviste, cartelloni pubblicitari, siti internet. A quel punto ci basta scattare una foto del codice e il nostro cellulare aprirà il browser internet e ci porterà direttamente sulla pagina della società o sul prodotto pubblicizzato sul banner.

Oppure, ancora, pensiamo ad un biglietto da visita. Basta scattare una foto al codice perché il cellulare registri sulla rubrica il nome, l’indirizzo e i recapiti del soggetto o della società che usa il codice.

Allo stesso modo, se voglio trasmette un messaggio di testo specifico, anche in questo caso il QR-Code sarà d’aiuto. Dovremo scattare la solita foto e il messaggio sarà memorizzato sul dispositivo.

Una ricerca condotta dalla Nellymoser ha evidenziato come questo strumento stia aumentando il proprio livello di diffusione in modo più rapido degli altri strumenti di informazione quali email e cataloghi (6,4%, contro il 4,4% per le email e il 4,3% per i cataloghi).


Provare per credere. Se avete uno smartphone, fate una foto al codice qui sotto e vedrete cosa succede…..

QR-ET…bravi, avete indovinato, è il QR-CODE di EDUCAZIONETECNICA.DANTECT.IT. Non appena scatterete la foto il cellulare o il tablet vi porteranno immediatamente sulla pagina principale del sito, è questo lo si può fare con qualsiasi pagina o elemento memorizzato in esse.

GUARDA I VIDEO:
http://www.youtube.com/watch?v=itbjp-I3CTE&w=560&h=420&rel=0
Gen 312013
 
PENTAGONO DATO IL LATO
Dati Il LATO misura 8 cm o secondo indicazione del docente
CONSEGNE:
Consegna 1 Esegui la costruzione geometrica
Digit Esegui le consegne in digitale utilizzando il CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

Prima di iniziare, pulisci il piano di lavoro e gli strumenti da disegno. Usando un foglio F4 liscio, effettua la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le consegne.

FIGURA DI RIFERIMENTO:

PROCEDURA OPERATIVA

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

Step #1 – tracciamo una retta orizzontale r nella parte bassa del foglio;

Step #2 – tracciamo poi un segmento A-B di lunghezza data al centro della retta r;

Step #3 – punta il compasso in B e con apertura a piacere, ma comunque inferiore alla metà di A-B, e traccia una circonferenza che intersecherà la retta r nei punti 1 e 2;

Step #4 – adesso con apertura 1-2, punta il compasso in 1 e traccia un arco di circonferenza dalla parte superiore della retta r;

Step #5 – con la stessa apertura, punta il compasso in 2 e traccia l’arco opposto; i due archi si intersecheranno in un punto che chiameremo 3;

Step #6 – con il righello uniamo i punti B e 3 tracciando così la retta perpendicolare a r passante per B;

Step #7 – puntiamo il compasso in B e con apertura B-A pari alla lunghezza del segmento dato, tracciamo un arco di circonferenza che intersecherà la retta verticale in un punto che chiameremo L;

Step #8 – con il righello o la squadretta, misuriamo la metà del segmento A-B che indicheremo con la lettera M; puntiamo il compasso in M e con apertura M-L, tracciamo un arco che intersecherà la retta r in un punto N;

Step #9 – adesso puntiamo il compasso in A e con apertura A-N, tracciamo un arco dalla parte superiore della retta r sufficientemente lungo;

Step #10 – senza cambiare l’apertura puntiamo il compasso sul punto B e tracciamo l’arco opposto che intersecherà il precedente in un punto che chiameremo D;

Step #11 – apriamo adesso il compasso con la lunghezza A-B pari alla misura del lato dato e puntiamolo in D per tracciare un arco che intersecherà quello precedente in un punto che chiameremo E;

Step #12 / 15 – a questo punto possiamo disegnare il pentagono unendo il punto B con C, C con D, D con E ed infine E con A.

Ricordo che le linee colorate di rosso sono quelle che vanno rinforzate nel disegno.

TUTORIAL VIDEO

Gen 302013
 

A volte bisogna saper ridere di se stessi e sapersi mettere in gioco. E’ proprio questo lo spirito di un articolo a firma di una certa Cristina Montini (suppongo sia una studentessa) che scrive sulla pagine di scuola.net un divertentissimo articolo sul rapporto a volte difficile tra studenti e insegnanti. Il titolo dice già tutto, ma il sotto titolo è ancora meglio “7 regole per non commettere una strage a scuola“. Lo pubblico integralmente e spero che anche voi possiate sorridere come ho fatto io leggendolo.

NON UCCIDERE… IL PROF – Consapevoli del fatto che nella mente di ogni buon studente che si rispetti, almeno una volta nella vita, è balenato un istinto omicida nei confronti del proprio professore, oggi proviamo a darvi alcune indicazioni su come provare a mantenere la calma durante le lezioni e contenere la strage dei prof.

COME COSTRUIRE UN BUON RAPPORTO – I buoni risultati a scuola si ottengono anche grazie ad insegnanti che riescono a coinvolgere i ragazzi e a farli studiare, ma molto dipende anche dall’atteggiamento degli studenti stessi che non sempre rendono la “vita facile” ai loro prof. Quindi, ammettendo che i vostri insegnanti siano di quelli “in gamba”, ricordatevi che anche voi dovete fare la vostra parte e impegnarvi a costruire con loro un rapporto quanto più sereno possibile.

1. Pensate come un prof
Innanzitutto pensate che un insegnante non ha un compito facile: riuscire a gestire una classe di studenti, magari numerosa, non è un gioco da ragazzi. Se il professore è nuovo, dategli il tempo di conoscervi e di farsi conoscere, la prima impressione potrebbe non essere quella giusta.

2. Attenti durante le lezioni
Il modo più semplice per piacere ad un professore è quello di stare attenti durante le sue lezioni. Non serve trasformarsi da un giorno all’altro in antipatici secchioni. È sufficiente ascoltare quello che il prof spiega con un occhio sveglio anziché mezzi sdraiati sul banco. Può bastare anche alzare la mano ogni tanto per chiedere dei chiarimenti su quello che è stato spiegato invece di parlare o ridacchiare con il vostro compagno di banco della partita della sera prima (per questo c’è la ricreazione!).

3. Attitudine positiva
Think positive, ovvero non entrate a scuola con il motto “che palle, proprio non mi va”… potrà succedere ogni tanto di desiderare di essere in qualsiasi altro posto piuttosto che a scuola, ma visto che ci dovete andare, almeno cercate un motivo per ritrovare il sorriso (magari è l’occasione buona per assistere a qualche strafalcione memorabile del prof).

4. Rispetto
Se volete che il vostro professore non vi prenda di mira e che vi tratti sempre in modo equo e imparziale, senza subire favoritismi o “ritorsioni”, allora siate i primi a rispettarlo! Comportatevi sempre in modo educato, non rispondete con offese o parolacce, evitate qualsiasi atteggiamento strafottente… ricordatevi, quindi, che si tratta di una persona (anche nel caso non vi sia simpatica) e come tale, ripetiamo, va rispettata. Rispettare gli altri è un grande segno di maturità, chiunque lo apprezza.

5. Studiate e impegnatevi
Cercate di dimostrare al vostro insegnante che studiate regolarmente: evitante quindi di farvi beccare impreparati o di giustificarvi troppo spesso. Se si accorgerà che date il massimo, anche se un giorno doveste andare male ad una interrogazione o ad un compito, sarà più indulgente e vi darà con più facilità la possibilità di recuperare.

6. Non siate polemici
Evitate polemiche e discussioni troppo accese. È giusto confrontarsi e difendere le proprie idee, ma a tutto c’è un limite. Soprattutto non lamentatevi con l’insegnante dei vostri compagni o di altri professori (a meno che non si tratti di qualcosa di veramente serio): ricordatevi che tutti hanno dei “difettucci”, anche voi stessi. Quindi preferite la tolleranza alla polemica.

7. Ammettete i vostri errori.
È facile dare la colpa di quello che non va agli altri: se il compito va male è perché il prof ha sbagliato a correggerlo, se all’interrogazione avete preso una insufficienza è perché le domande che vi ha fatto erano troppo difficili… A volte è necessario fare un esame di coscienza e domandarsi in cosa abbiamo sbagliato noi. Sicuramente ci accorgeremo che la colpa non è sempre e solo degli altri. Ammettere di aver sbagliato non significa fallire, ma crescere.”

Brava Cristina che è riuscita a cogliere alcune divertenti realtà della scuola moderna e a raccontarle in modo ironico, leggero e mai volgare. Ora, però, mi impegnerò a cercare sulla “rete” un articolo analogo, su come noi docenti possiamo sopravvivere all’istinto di lanciare gli alunni fuori dalla finestra…. 😛  

Gen 292013
 

A sorpresa, dopo le voci, la conferma. Il 5 febbraio Apple lancerà sul mercato mondiale un nuovo iPAD di quarta generazione con capacità di memorizzazione doppia rispetto al modello di punta attuale. Confermate tutte le altre caratteristiche del device, display retina e iOS 6.1 appena uscito, con attivazione delle reti 4G LTE sul territorio nazionale tramite i gestori TIM, VODAFONE e 3.
I modelli disponibili saranno quello con Wi-Fi e quello Wi-Fi + Cellular. La presentazione di questi nuovi modelli è dovuta alla scelta di Apple di consentire ai propri utenti una memorizzazione doppia e comunque molto capiente di contenuti, che spaziano dalle applicazioni, ai libri, ai brani musicali e video. Sono rivolti al mercato business e imprese e vengono conservate tutte le altre specifiche del dispositivo.
Le nuove versioni da 128GB saranno disponibili a partire da martedì 5 febbraio, nei colori classici nero o bianco, e i prezzi indicativi saranno di 799 euro IVA inclusa per il modello iPad Wi-Fi e di 929 euro IVA inclusa per il modello iPad Wi-Fi + Cellular. Tutte le versioni di iPad da 128GB saranno disponibili sull’Apple Online Store, presso gli Apple Store e alcuni rivenditori autorizzati Apple.

Gen 262013
 

SUCCEDE che alla Dante, quel genio creativo del professor Grillo, realizzi quel piccolo capolavoro di creatività e manualità che è il PRESEPE.

SUCCEDE, inoltre, che ormai da anni il Presepe è diventato una tradizione della nostra scuola, un elemento identificativo della qualità didattica che nella nostra scuola si realizza. E SUCCEDE ancora che il nostro Presepe stia diventando una mostra permanente, che illustra l’estro e la creatività dei nostri alunni.

E SUCCEDE ancora che tutti aspettano il Natale per vedere questa creazione, frutto della partecipazione di tutte le classi e dei tanti alunni di cui si compongono.

Ma siccome in queste pagine nulla si racconta in modo tradizionale, ma tutto è visto da un’ottica speciale, vi siete mai chiesti cosa SUCCEDE se a guardare il Presepe non siamo noi, ma i suoi protagonisti, gli stessi pastori che animano gli spazi, le vie, gli angoli di questa magica realizzazione?

Qui a SUCCEDE alla Dante tutto diventa possibile, anche questo. E quindi diamo un’occhiata al nostro Presepe attraverso una serie di immagini in soggettiva, scorci unici che ciascuno di noi non può e non potrà mai vedere.

Gen 242013
 

La casa, l’appartamento, un edificio, una costruzione in generale, debbono essere dotati di reti e impianti che ne garantiscono la funzionalità dopo la costruzione. Infatti, nessun edificio potrebbe essere utilizzabile in assenza di impianti. Possiamo paragonare gli impianti dell’edificio, al sistema di reti che attraversano il nostro corpo sistema sanguigno, sistema nervoso, sistema linfatico e così via dicendo. E’ anche vero che in un edificio, solo alcuni degli impianti sono indispensabili. Tra questi, quello elettrico, idrico, di scarico o fognario e, alle nostre latitudini, anche il quello di riscaldamento.

E’ ovvio che oggi in una realtà fortemente tecnologica, i sistemi di reti all’interno degli appartamenti o delle costruzioni sono in genere molti di più, come ad esempio la rete citofonica, la rete telefonica, il sistema di video-sorveglianza, il cablaggio internet (wi-fi o ethernet) e altri, ma solo quelli citati in precedenza sono necessari e la loro definizione è effettuata in fase di progettazione dell’edificio.


IMPIANTO ELETTRICO

L’impianto elettrico è quel sistema di fili conduttori, di cavi e di accessori che hanno la funzione  di portare l’elettricità all’interno delle nostre case. Questo presuppone l’esistenza di un ente fornitore (gestore elettrico) e di un utente (noi), che stipuliamo un contratto per la fornitura dell’elettricità. Oggi, la scelta è varia, perché siamo entrati nel regime del libero mercato, ossia l’elettricità non può più essere fornita dal gestore monopolista (ENEL), ma può essere erogata anche da altri soggetti non necessariamente italiani (questo ha consentito in alcuni casi, concorrenza e abbassamento dei costi).

Vediamo quindi di scoprire com’è realizzato un impianto elettrico e quali sono gli elementi essenziali che lo costituiscono seguendo il percorso che l’elettricità fa dalla centrale (gestore) alla nostra casa (utenza).

Per prima cosa bisogna dire che, l’impianto elettrico trasportando corrente, è potenzialmente una fonte di pericolo per le persone e le cose, quindi non può avvenire (questo trasporto) all’aperto o in modo che sia facilmente raggiungibile dagli individui. Per cui questo avviene o nel sottosuolo o molto in alto sui cavi dell’alta tensione sospesi su enormi tralicci metallici.

Dalla centrale, la corrente viaggia velocissima verso le nostre case. Una rete sotterranea di cavi attraversa le nostre città sotto le strade e da queste giunge ad ogni utenza servita.

IL CONTATORE ELETTRONICO

Il primo oggetto “elettrico” che troviamo nel nostro edificio (sia si tratti di un condominio che di una casa singola) è il cosiddetto “contatore“. E’ una scatola normalmente di colore bianco che ha lo scopo di registrare i consumi effettuati in modo da poter definire l’importo di spesa da addebitare. Il suo display, fornisce diverse informazioni che possono essere lette in tempo reale dall’utente. Ad esempio il numero di contratto, il consumo registrato, la potenza erogata, il funzionamento dell’impianto, ecc.

Questo oggetto, detto anche “contatore intelligente” è uno strumento che ha cambiato il rapporto che l’ente gestore ha con i suoi clienti, inserendo parametri di semplicità, trasparenza e rapidità. Il contatore, lavora in maniera bi-direzionale, aiutando l’utente a sviluppare maggiore consapevolezza sui propri consumi e a effettuare scelte più consapevoli tra le tariffe offerte e facilita il gestore nell’effettuare controlli e modifiche in remoto (ossia dalla sede) permettendo operazioni quali, nuovi allacci, cessazioni, subentri, senza intervento dell’operatore e senza disturbare l’utente.

Se il contatore rappresenta lo strumento di ingresso dell’elettricità nel nostro edificio, l’interruttore magneto-termico (salvavita) rappresenta il primo elemento elettrico dentro casa nostra.

IL SALVAVITA

L’interruttore magnetotermico differenziale, detto anche salvavita, è un dispositivo di sicurezza in grado di interrompere il flusso elettrico in un circuito in caso di contatti accidentali con parti in tensione o di guasto (cortocircuito o sovracorrente).

L’interruttore magnetotermico differenziale svolge, quindi, tre funzioni:

una magnetica proteggendoci in caso di cortocircuito;

una termica proteggendoci da un sovraccarico, cioè da un assorbimento di corrente superiore a quella del normale funzionamento dell’impianto;

una differenziale proteggendoci dai contatti accidentali con parti in tensione o dalle dispersioni di corrente.

Protezione dal cortocircuito (protezione magnetica)
Questo tipo di guasto si verifica quando due conduttori a differente potenziale entrano in diretto contatto tra loro, provocando un elevatissimo e istantaneo flusso di corrente.
La rilevazione di questo evento avviene per mezzo di un relè. L’elevato impulso di corrente crea un campo magnetico che attira una piccola ancora, la quale provoca l’apertura dell’interruttore. Il tempo di intervento è istantaneo, in modo da evitare sollecitazioni termiche e meccaniche dovute all’elevata corrente di corto circuito, dannose per le condutture e le apparecchiature elettriche.

Protezione dal sovraccarico (protezione termica)
Questo problema si verifica quando l’intensità di corrente supera un valore prefissato ad esempio per troppi apparecchi accesi contemporaneamente. La rilevazione avviene per mezzo di una “resistenza elettrica” costituita da una lamina realizzata con due metalli diversi. A causa della differenza nella dilatazione termica di due metalli accoppiati, la lamina si piega fino a provocare lo scatto dell’interruttore. Il tempo di intervento non è istantaneo ma dipende dai modelli di magnetotermici.

Protezione da dispersione o contatto (protezione differenziale)
Questo problema si verifica quando in un sistema monofase, la corrente che passa dalla fase e dal neutro è diversa, ciò significa che questa sta percorrendo una strada diversa. Ad esempio attraverso il corpo di una persona (scossa elettrica) ossia per contatto diretto o attraverso un elettrodomestico collegato all’impianto di terra per cedimento dell’isolante o difetto di fabbricazione. L’interruttore differenziale confronta continuamente la corrente nella fase con quella nel neutro e scatta quando avverte una differenza.

Per il principio di Kirchhoff, in un circuito, le correnti entranti e quelle uscenti debbono essere pari a zero. Se l’isolamento di un’apparecchiatura elettrica, ad esempio una lavatrice, si guasta, è possibile che si crei un collegamento molto pericoloso tra la carcassa della lavatrice e la linea elettrica. Questa connessione, può causare una folgorazione delle persone che toccano la carcassa o un incendio a causa dell’accumulo di calore per effetto Joule (per evitare che sia un essere umano a restare folgorato per contatto, ogni apparecchiatura elettrica deve essere collegata ad un adeguato impianto di messa a terra).

TUBI CORRUGATI

Attraverso una serie di condutture (tubi) annegate nel massetto sotto il pavimento o incassate nelle pareti, l’elettricità raggiunge ogni punto della casa in modo discreto e invisibile realizzando quello che viene chiamato impianto elettrico.

I tubi che contengono i conduttori devono essere di tipo semirigido corrugati e sono colorati in base a quanto stabilito dalla normativa CEI 64-100/2 che ne fissa i colori in funzione del loro utilizzo. Questa schematizzazione per colori, favorisce la differenziazione dell’impianto ed una più semplice progettazione da parte dell’installatore. Avremo così un utilizzo dei tubi corrugati secondo lo schema illustrato di seguito:

L’utilità del tubo è quella di garantire un percorso ottimale, una sicurezza contro le possibili folgorazioni e dispersioni elettriche e una garanzia contro eventuali incendi dell’impianto in quanto realizzato in polietilene ignifugo.

CONDUTTORI

All’interno dei tubi corrugati, passano i cavi elettrici. Questi, come un’autostrada per le automobili, consentono all’elettricità di raggiungere ogni punto desiderato della casa, individuato in fase progettuale. I cavi elettrici, sono avvolgimenti di fili metallici (conduttore) normalmente rame (ottimo compromesso tra costo e conducibilità elettrica) all’interno di guaine di gomma colorate (isolante). I colori delle guaine di gomma sono normalmente nero e/o marrone per il conduttore di fase, blu per il conduttore neutro e giallo verde per il conduttore di terra. Questi colori sono stabiliti dalla normativa e sono una condizione essenziale affinché l’impianto possa essere dichiarato conforme. Sono ammessi altri colori solo nel caso in cui tali colori siano espressamente indicati nella suddetta dichiarazione. Quindi se dovete adeguare l’impianto assicuratevi che l’installatore usi solo i colori a norma, in caso contrario richiedete uno schema elettrico dell’impianto con una descrizione del codice colori usato.

PUNTO LUCE

Ogni punto in cui la corrente è utilizzabile, ossia dove i conduttori fuoriescono dai loro percorsi all’interno delle murature, prende il nome di punto luce. Per cui un punto luce è ad esempio una presa elettrica, un interruttore, una scatola di derivazione, una lampada sul soffitto, ecc. Pertanto se in una camera abbiamo tre prese elettriche, due interruttori e un lampadario, avremo sei punti luce.

Ma quali sono gli elementi essenziali di cui è composto un punto luce classico?

Iniziamo dalla scatoletta, un guscio in plastica rigida normalmente di colore giallo o arancio che viene incassato nella parete li dove dobbiamo realizzare un punto luce. La scatoletta, diventa punto di smistamento (arrivo e partenza) dei cavi elettrici e dei tubi corrugati. La sua posa è affidata al muratore su indicazione dell’elettricista. Una volta che il cemento con cui è fissata la scatoletta è asciutto, l’elettricista può iniziare il suo lavoro.

Il supporto, è l’elemento in plastica su cui vengono fissati per incastro gli elementi dell’impianto elettrico. Questo viene avvitato alla scatoletta attraverso una coppia di viti poste agli estremi.
Ogni supporto, è dotato di uno spazio centrale per il fissaggio degli elementi elettrici pari a tre posizioni. Se le tre posizioni non vengono riempite tutte da elementi funzionanti dell’impianto, l’elettricista vi pone un elemento fisso che prende il nome di tappo la cui funzione è estetica, ma soprattutto di sicurezza evitando che restino scoperti elementi dell’impianto elettrico.
I frutti, sono tutti quegli elementi dell’impianto che vengono collegati ai conduttori e che ci consentono di sfruttare la corrente dell’impianto. Sono ad esempio gli interruttori, le prese, i pulsanti, i dimmer, ecc. A seconda della serie, possono riempire una, due o tutte e tre le posizioni del supporto.

Infine, la placchetta, è il rivestimento che si fissa per incastro o avvitamento al supporto ed ha molteplici funzioni, prima tra tutte quella di rifinire esteticamente il nostro punto luce. È l’unico elemento che coinvolge direttamente nella scelta l’utente che può optare tra una gamma di colori e materiali diversi che ne influenzano anche il prezzo.

ELEMENTI DELL’IMPIANTO
Approfondiamo adesso, per finire, alcuni degli elementi dell’impianto elettrico maggiormente diffusi e utilizzati. Partiamo dagli interruttori; sono dispositivi elettrici in grado di interrompere un circuito elettrico. Quando l’interruttore consente il passaggio della corrente si definisce chiuso, quando invece il passaggio della corrente è impedito, si definisce aperto.
Da non confondere l’interruttore con il pulsante deviatore; formalmente simili, sono profondamente diversi tra loro. Il pulsante, a differenza dell’interruttore ha una molla che, una volta premuto, lo riporta alla posizione di partenza appena viene rilasciato. Il deviatore, non interrompe il flusso di corrente di un cavo elettrico (come l’interruttore), ma devia questo flusso su di un altro cavo. Per cui, potremo comandare lo stesso punto luce da più punti diversi, oppure comandare diversi punti luce dallo stesso deviatore.
Le prese, invece, sono dei particolari elementi dell’impianto elettrico che consentono il collegamento di lampade o altre apparecchiature. Queste per funzionare debbono essere dotate di connettori meccanici detti spine. Esistono tantissime tipologie di prese che variano a seconda del paese in cui ci troviamo, ma alcuni tipi sono diventati standard grazie alla diffusione di apparecchiature elettriche che li sfruttano. Una tra queste è la presa detta Shuko, che in tedesco vuol dire messa a terra. E’ una presa simmetrica che presenta i contatti della messa a terra lateralmente anziché con un perno.
Esistono, infine, una quantità enorme di elementi elettrici che consentono le più disparate tipologie di connessioni. TV, telefono, ethernet, audio, dimmer, parti integranti del nostro sistema di vita, basato sempre più sul concetto di domotica, ossia la scienza che studia le tecnologie atte a migliorare tutti gli aspetti della vita all’interno della casa.
GUARDA I VIDEO:
PROSSIMA LEZIONE SULLE COSTRUZIONI:
Gen 212013
 
PENTAGONO DATA LA CIRCONFERENZA
Dati RAGGIO CIRCONFERENZA 8 cm o secondo indicazione del docente
CONSEGNE:
Consegna 1 Esegui la costruzione geometrica
Digit Esegui le consegne in digitale utilizzando il CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

Prima di iniziare, pulisci il piano di lavoro e gli strumenti da disegno. Usando un foglio F4 liscio, effettua la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le consegne.

FIGURA DI RIFERIMENTO:

PROCEDURA OPERATIVA

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

STEP #01 – con la riga o la squadretta tracciamo gli assi orizzontale e verticale r e s che si intersecano in O passanti per il centro del foglio;

STEP #02 – puntiamo il compasso in O e con apertura data, pari al raggio della circonferenza, tracciamo un cerchio che interseca l’asse r nei punti A e B e l’asse s nei punti C e D;

STEP #03 – con il righello determiniamo il punto medio tra O e B che chiameremo M;

STEP #04 – puntiamo il compasso in M e con apertura MC, tracciamo un arco che interseca l’asse r in un punto che chiameremo N;

STEP #05 – puntiamo poi il compasso in D e con apertura DN, tracciamo un altro arco che intersecherà la circonferenza nei punti E ed F;

STEP #06 – senza cambiare l’apertura, puntiamo il compasso in E e tracciamo un archetto che interseca la circonferenza in un punto che chiameremo G. Allo stesso modo puntiamo il compasso in F e tracciamo un altro archetto che intersecherà la circonferenza in un punto che chiameremo H;

STEP #07 – a questo punto con il righello uniamo il punto D con il punto E; allo stesso modo uniamo E con G, G con H, H con F e infine F con D.

Ricordo che le linee colorate di rosso sono quelle che vanno rinforzate nel disegno.

VIDEO

Gen 182013
 
GRIGLIA DI CERCHI
Dati CERCHI di raggio 4 quadretti
CONSEGNE:
Consegna 1 GRIGLIA DI CERCHI
Digit ESEGUI LE CONSEGNE 1 E 2 IN DIGITALE USANDO IL CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le consegne richieste sopra.

GRIGLIA DI CERCHI

posizionando il foglio in verticale (ossia con il lato corto verso di noi) e i fori a sinistra, procediamo nel seguente modo:

  • partendo dallo spigolo in alto a sinistra dell’area da disegno, segniamo con la matita un punto distante 5 quadretti dal bordo superiore e da quello sinistro. Poi con il compasso con apertura di 4 quadretti tracciamo una circonferenza.

  • allo stesso modo, segniamo un punto ogni 4 quadretti verso destra (vedi figura sotto).

  • Tracciamo per ciascuno dei punti segnati una circonferenza. Si realizzerà una sequenza di cerchi orizzontali. L’ultimo cerchio a destra potrebbe essere parziale.

  • Le successive sequenze orizzontali andranno tracciate posizionando i centri dei cerchi 4 quadretti più in basso.

  • Terminata la seconda sequenza, iniziamo la terza. Scendiamo ancora una volta di 4 quadratini e ripetiamo come in figura sotto.

  • Ripetiamo la sequenza fino alla fine del foglio in basso.
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