Packaging è una parola di derivazione anglosassone che significa letteralmente impacchettare, imballare. Inizialmente, ossia nei secoli precedenti, l’imballaggio di un bene aveva solo la funzione di protezione dello stesso per farlo arrivare a destinazione in perfette condizioni. Lo sviluppo della produzione industriale, dei materiali e dei moderni mezzi di comunicazione ha fatto acquisire nuovi significati al segmento industriale del confezionamento.
Alla fine del XX secolo, il confezionare un prodotto, non è più la semplice di operazione di chiuderlo all’interno di una scatola, ma diventa strumento di comunicazione di massa. L’involucro conquista, con la sua forma, con il materiale con cui è realizzato, con il messaggio che trasmette attraverso colori, immagini e testo, la platea di potenziali acquirenti. Diventa strumento capace di far vendere un prodotto, di veicolarne i gusti e di conseguenza gli acquisti da parte dei consumatori. Uno per tutti, basti pensare alla bottiglia della Coca Cola diventata oramai icona e simbolo di un prodotto.
Riassumendo, quindi, gli aspetti determinanti o fattori primari di un packaging per il successo di un prodotto, sono:
- leggerezza
- sicurezza
- trasportabilità
- resistenza
- ingombro ridotto.
A questi si aggiungono, con il cambiamento delle esigenze e delle mode, altri fattori secondari, ma sempre determinanti per il successo di vendita di un prodotto, come ad esempio, colore, materiale, design, marchio.
In base alla normativa, nel nostro paese (D.L. 152/06), un imballaggio viene così definito:
il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere e a proteggere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, e ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo.
La stessa normativa prevede che gli imballaggi, in Italia, vengano classificati in tre differenti categorie: primari, secondari e terziari.
CLASSIFICAZIONE IMBALLAGGI |
Si definiscono imballaggi primari, i rivestimenti che confezionano il prodotto pronto per il consumo. Tale imballaggio deve consentire di conservare nel tempo e trasportare beni alimentari altrimenti deperibili. L’imballaggio primario costituisce l’unità di vendita del prodotto, ad esempio, una lattina di alluminio è l’imballaggio primario per la bibita che contiene al suo interno.
Si definiscono imballaggi secondari, quegli detti anche multipli, perché costituiscono nel punto vendita il raggruppamento di un certo numero di unità destinate alla vendita. Il singolo prodotto può essere rimosso senza alterare le caratteristiche della confezione. Ad esempio una confezione di bottiglie, una campana di DVD, un pacchetto di sigarette.
Si definiscono imballaggi terziari, quegli imballaggi di maggiori dimensioni che hanno la finalità di facilitare il trasporto di numerose unità di vendita o di imballaggi multipli. L’imballaggio terziario, è riservato alla catena di distribuzione e non arriva quasi mai all’utente finale. Normalmente il gruppo di confezioni pallettizzate, sono unite tramite confezionamenti in reggia e plastica.
Nella stragrande maggioranza dei casi, il packaging, costituisce come detto, il veicolo più importante per determinare il successo nelle vendite di un prodotto. Proprio per questo motivo, deve fornire la massima quantità di informazioni all’acquirente così da rassicurarlo e stimolarlo all’acquisto. Il packaging di un prodotto pronto per la vendita può presentarsi in 3 differenti modi all’acquirente, definendo 3 differenti tipologie di acquisto:
Packaging a vista
Si definisce packaging a vista quel contenitore utilizzato per alimenti freschi o per il take away, costituito da una vaschetta e da una pellicola trasparenti che consentono di vedere il prodotto in esse contenuto.
Questo tipo di contenitore è sinonimo di freschezza, perché esibisce il prodotto contenuto al suo interno, mostrandone la genuinità e l’ottima conservazione. Ma proprio per le sue caratteristiche, questo tipo di confezione presenta maggiori rischi a causa della sua fragilità e richiede particolari accorgimenti ed attenzioni nella sua gestione, incrementando conseguentemente i costi.
Packaging a finestra
Si definisce packaging a finestra quel contenitore che presenta un’apertura trasparente attraverso cui poter vedere un campione del prodotto contenuto. Ad esempio è molto utilizzata nelle confezioni che contengono pasta. Lo scopo è quello di giocare sulla percezione visiva in modo da fornire un’informazione in più all’acquirente.
La dimensione della finestra dipende dal prodotto in vendita e dalla sua fragilità. Ad esempio in un pacco di biscotti, la percentuale visibile, data la facilità allo sbriciolamento del prodotto durante la logistica, dovrà necessariamente essere ridotta in modo che questo aspetto, ritenuto positivo, non consenta di vedere il deterioramento del prodotto, trasformandosi in un aspetto negativo che sconsiglierebbe l’acquisto.
Packaging a scatola chiusa
Si definisce packaging a scatola chiusa quel contenitore che usa solo i messaggi contenuti sull’involucro (perché il prodotto non è visibile), quindi forma, pittogrammi, colore, logo e immagini, per veicolare un messaggio che esorti all’acquisto. Il prodotto può essere rappresentato sulla scatola oppure no in base a scelte di marketing e non essendo fisicamente visibile, risulta maggiormente protetto da alterazioni esterne. La comunicazione che avviene attraverso la confezione ha la scopo di rassicurare l’acquirente sulla bontà dell’acquisto del prodotto.
LE 7 CHIAVI DEL PACKAGING |
Di fronte alla complessità di questo fenomeno in continua evoluzione, dove molteplici variabili si intrecciano continuamente (sicurezza, salubrità, messaggistica, logistica), sono intervenuti organi internazionali al fine di supportare le aziende che si occupano di questo segmento di mercato nel loro difficile compito.
La European Organization for Packaging and the Environment, ha realizzato nel 2011 un decalogo intitolato “Packaging and Sustainibility“, nel quale ha individuato 7 diversi punti chiave per la realizzazione del corretto packaging.
1 – SCELTA DEL MATERIALE
E’ un processo che implica una profonda analisi del prodotto e delle sue caratteristiche per adattare la confezione alle specifiche caratteristiche di questo. Costo, lavorazione, logistica, smaltimento sono alcuni tra i parametri da tenere in considerazione, ma questo solo in prodotti che non presentano particolari criticità come quelli elettronici. Se consideriamo il settore alimentare, allora, altri aspetti diventano primari, come ad esempio la compatibilità del contenitore con il prodotto da custodire.
I materiali con cui può essere realizzato un contenitore sono diversi e tranne rari casi, il packaging è in vetro, plastica, carta, metallo o legno.
2 – DESIGN
Una confezione indovinata può determinare il successo di un prodotto. Il progettista, deve conciliare aspetti diversi nella fase creativa, quali praticità d’uso, minimo ingombro, massima leggerezza, modularità e nel settore Food & Beverage anche la capacità di aumentare la shelf life, ossia la data fino a quando un prodotto alimentare è ancora idoneo al suo consumo.
3 – PREFERENZA DEI CONSUMATORI
I gusti dei consumatori sono cambiati profondamente negli ultimi anni e continuano a cambiare con molta rapidità. Ad esempio sono cresciuti i redditi delle famiglie, è cambiato lo stile di vita, si sono modificati i nuclei familiari, oggi in molti casi composti da un solo soggetto. Venire incontro a queste esigenze, come ad esempio realizzando confezioni mono-dose per i single, rappresenta un altro elemento fondamentale nel successo di vendita di un prodotto.
4 – TRASPORTO
La sicurezza di un prodotto dipende dalla qualità del suo packaging che lo protegge e conserva in maniera efficace. Ma peso e volume incidono grandemente sulla facilità di trasporto, sulla movimentazione, sul consumo di carburante e conseguentemente sull’inquinamento ambientale.
5 – SMALTIMENTO
Anche la confezione, utilizzato il prodotto che contiene, necessita di essere smaltita; questo si porta dietro evidenti costi di gestione, impatto sull’ambiente, sostenibilità del processo di produzione. Migliorare questi singoli aspetti, significa aumentare i benefici a discapito dei costi nel processo produttivo.
6 – COMUNICAZIONE NELLA FILIERA PRODUTTIVA
Il percorso produttivo coinvolge differenti attori che cercano di massimizzare i profitti e minimizzare i costi. Questo vuol dire fare un’analisi costi-benefici per individuare la soluzione migliore. Non sempre, però, le esigenze degli attori coinvolti coincidono, per cui diventa fondamentale la comunicazione tra i diversi soggetti in modo da poter raggiungere la soluzione ideale per tutti.
7 – INNOVAZIONE
La filiera del packaging opera in una realtà in continua evoluzione e mutamento, per cui risulta fondamentale che le aziende coinvolte investano costantemente nello studio di nuove soluzioni. Queste dovranno massimizzare gli aspetti già indicati nei precedenti punti rendendo le nuove realizzazioni sempre più funzionali e parallelamente, sempre più sostenibili per l’ambiente.
Il TETRAPAK è un contenitore di cartoncino paraffinato di forma tetraedrica usato per il confezionamento, conservazione e trasporto di latte, succhi o altri alimenti liquidi. Il nome deriva dalle parole inglesi Tetra (hedral), tetraedro e Pack, pacco o contenitore.
La LATTINA è un contenitore normalmente di forma cilindrica con chiusura ermetica prodotta per contenere sostanze liquide, ed è realizzata normalmente in metallo come l’alluminio o oramai sempre più in disuso, lamiera di ferro stagnata detta latta. L’alluminio ha soppiantato la latta in virtù della stessa resistenza alla corrosione, minor peso e soprattutto minor costo.
Il PALLET per il carico di confezioni, altro non è che una pedana o pancale, su cui vengono appoggiate e legate confezioni di prodotti in modo da poter essere immagazzinate e movimentate all’interno delle industrie.
Con LATTA si indica un lamierino di ferro sulla cui superficie, per processo elettrolitico, viene applicato uno strato di stagno. Questo consente di ottenere contenitori che hanno la resistenza del ferro e la capacità di non ossidarsi dello stagno. Queste caratteristiche hanno reso la latta un materiale idoneo a contenere e trasportare alimenti liquidi o semi-liquidi.